In Europa è necessario un Piano B

Wed, 10/02/2016 - 18:39
di
Eric Toussaint

Dopo la capitolazione del governo greco nel luglio 2015 di fronte ai creditori e alle istituzioni europee occorre fare passi avanti nell’elaborare un Piano alternativo. Per risolvere i problemi di una società rompendo con gli orientamenti neoliberisti applicati da decenni, occorre porre in atto, al contempo: misure di carattere fiscale – e non soltanto per prendere ai ricchi il più possibile e rimpinguare con questo le casse dello Stato, ma anche per ridurre drasticamente tasse e imposte ingiuste che gravano sulla maggioranza della popolazione; applicare misure a livello del debito; introdurre misure sul piano della banca, instaurare misure in termini di moneta complementare – soprattutto se siamo nel quadro dell’euro, ma non solo; naturalmente, abrogare tutta una serie di ingiuste misure di austerità, e lanciare un processo costituente che si basi sulla partecipazione attiva dei/delle cittadini/e. Se ci riuniamo in un’Assemblea civica europea sul debito non è per costituire una sorta di contingente che si presenterà a tutti i dibattiti sul tema del debito e per ripetere sempre lo stesso discorso, ma per riflettere tra noi, tra tutte le organizzazioni e movimenti che partecipano sia al movimento-debito sia al movimento complessivo che resiste al neoliberismo, per far convergere le lotte, inserendovi al tempo stesso in buona collocazione gli obiettivi e le alternative che riguardano il rifiuto dei debiti illegittimi.

In Europa, il movimento per l’audit civico del debito è molto giovane

In Europa, questo movimento ha appena 4-5 anni di esistenza. Si tratta di un movimento nuovo, che va rafforzato. Mi limito a fornire alcuni dati: il movimento in Grecia (noto come ELE) è nato nel marzo-aprile 2011 e a lanciarlo eravamo 3.000 nel maggio 2011 in un’università ateniese. Poi è rimbalzato, o si è quasi contemporaneamente sviluppato in Spagna, nel quadro del movimento degli Indignados nel marzo-aprile 2011, quando una serie di sue commissioni economiche, soprattutto quella della Puerta del Sol a Madrid, hanno cominciato a porsi il problema del debito, a rimettere in discussione la legittimità del debito ricorrendo allo strumento dell’Audit civico. Sull’onda del movimento degli Indignati è nata la Piattaforma di audit civico del debito (PACD). Poi il movimento è sbarcato in Portogallo, dove è cominciato un dibattito sulla rimessa in discussione del pagamento del debito, ricorrendo in un primo tempo all’audit. Una prima conferenza si è svolta nel giugno 2011 a Lisbona, ed è poi sfociata nella creazione dell’Iniziativa per un audit civico (IAC) del debito nel dicembre dello stesso anno. L’IAC ha prodotto una prima Relazione nel dicembre 2012. In Francia, il movimento è nato nel settembre 2011, dopo che Attac e il CADTM (Comitato per il debito del terzo Mondo) hanno concordato con tutta una serie di movimenti di promuovere il Collettivo d’audit civico (CAC). In Belgio è servito un po’ più di tempo perché l’Audit civico del debito (ACiDe) è nato nel febbraio 2013.

Su scala europea e del Mediterraneo, la prima iniziativa di coordinamento delle iniziative di audit civico si è avuta a Bruxelles nell’aprile 2012, quando si è costituita International Citizen Audit Network (ICAN – la rete internazionale di audit civico), su invito del CADTM Europa. La prima riunione euro-mediterranea della rete si è tenuta il 7 aprile 2012 a Bruxelles. I paesi rappresentati erano 12: Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, Polonia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Egitto e Tunisia. In questi vari paesi stava nascendo un processo di audit civico del debito e/o una campagna contro l’austerità comprendente la problematica del debito (per maggiori informazioni e materiali vari si veda il sito del CADTM: http://cadtm.org/Francais, ma anche in altre lingue: inglese, spagnolo, portoghese, greco…).

Si tratta di un movimento nuovo che ha incontrato problemi sin dall’inizio. Una serie di forze politiche radicali sostengono: «perché revisionare il debito, va annullato, esaminarlo equivale a legittimarlo», per cui gli esponenti di queste forze abbandonano il movimento e si rifiutano di sostenere l’iniziativa di audit civico del debito. In Grecia, la maggioranza della sinistra radicale ha deciso di non sostenerla (la coalizione di sinistra radicale Antarsya, buona parte di Syriza, o il Partito comunista che è arrivato a trattarci da nemici). Per fortuna c’erano militanti di alcune organizzazioni di sinistra (una parte di Syriza, alcuni militanti del NAR - Nuova corrente di sinistra, fuoriuscita dal PC - membri di Antarsya, dei sindacalisti), ma la maggior parte dei membri erano individui o organizzazioni civiche che si mobilitavano sul problema del debito, senza il sostegno di organizzazioni politiche. Continuiamo ad aspettare dalle organizzazioni politiche che si sono rifiutate di sostenere l’audit del debito in Grecia che ci dicano, dopo aver letto la Relazione preliminare prodotta a giugno e quella di settembre 2015, se il nostro lavoro è servito a legittimare parte del debito o meno. Quel che è certo è che, se queste organizzazioni, anziché criticarci o limitarsi a starsene in finestra, avessero partecipato all’audit presentando argomenti in favore dell’annullamento, questo avrebbe certamente rafforzato chi voleva porre in atto realmente una politica alternativa alla capitolazione di Alexis Tsipras e del suo governo.

In tutti i paesi si sono riscontrati problemi analoghi. Quel che è chiaro, è che non si è assolutamente bene accolti dai governi. Come ha detto Zoe Kostantopoulou, che ha presieduto il parlamento greco da febbraio a settembre 2015, i governi non vogliono l’audit del debito perché non vogliono rimetterne in radicale discussione l’illegittimità, il carattere odioso, la sostenibilità, dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Il colmo è che esiste un regolamento europeo, dal maggio 2013, che ingiunge agli Stati sotto tutela finanziaria di sottoporre ad audit il debito.[2]Finora, nessun governo ha deciso di avviare l’audit e ancor meno di concluderlo. Per fortuna la presidente del parlamento greco ha deciso di farlo nel marzo 2015, protraendo l’audit del debito.[3]All’inizio, è riuscita ad avere l’appoggio del governo, che però non ha utilizzato realmente quest’arma e non si è basato sulle conclusioni del Rapporto preliminare pubblicato a giugno 2015 per far fronte ai creditori.

Una delle lezioni della Grecia: il movimento civico non ha esercitato sufficiente pressione sui partiti di sinistra, in particolare su Syriza

Uno degli insegnamenti di fondo su quanto è accaduto in Grecia è che il movimento di audit civico, che era decollato molto bene nel 2011, non si è rafforzato a sufficienza, non ha retto e non ha creato la pressione indispensabile – soprattutto su diverse forze politiche, non solo su Syriza – per far sì che, in caso di arrivo al governo, la realizzazione dell’indagine del debito con partecipazione civica costituisse un obbligo, una priorità ineludibile. Eppure, era nel programma presentato da Syriza alle elezioni di maggio-giugno 2012.
Mentre Syriza aveva avuto il 4% alle elezioni del 2009, nel maggio riusciva a raccogliere il 16% dei suffragi, poi il 26,5% alle elezioni di giugno 2012, appena 2 punti sotto Nuova Democrazia, il grande partito della destra. Syriza era così diventata il secondo partito greco. Tra le due tornate, Tsipras avanza due proposte concrete per avviare trattative tra i partiti in contrapposizione con la Trojka (solo Alba Dorata, pur contraria al memorandum, viene esclusa):

1. abolizione di tutte le misure antisociali (comprese le riduzioni di salari e pensioni);
2. abolizione di tutte le misure che hanno ridimensionato i diritti dei lavoratori in materia di protezione sociale e contrattazione;
3. abolizione immediata delle immunità parlamentari e la riforma del sistema elettorale;
4. audit delle banche greche;
5. creazione di una commissione internazionale di audit del debito insieme alla sospensione del pagamento del debito fino alla fine dei lavori di questa commissione.

Non vi sono state sufficienti pressioni su Syriza provenienti dai cittadini mobilitati per dire che i cinque punti dovevano restare prioritari.
L’impegno a realizzare l’esame del debito e a sospenderne il pagamento è progressivamente sparito dal discorso di Tsipras e degli altri dirigenti di Syriza.[4]La cosa è avvenuta silenziosamente e la quinta misura proposta da Tsipras a maggio 2012 è stata sostituita dalla proposta di convocare una Conferenza europea soprattutto per ridurre il debito greco. Quando Syriza ha formato il governo dopo la sua vittoria elettorale del 25 gennaio 2015, la sospensione del pagamento e l’audit erano stati messi da parte, a torto. Questo dovrebbe rafforzarci nell’idea che occorre spendere energie per rafforzare le iniziative di audit civico, perché le forze politiche che si propongono di andare al governo si impegnino con molta fermezza ad utilizzare misure forti per affrontare la sfida del rimborso del debito illegittimo.

Lezioni dell’esperienza dell’audit e della sospensione del rimborso del debito in Ecuador

Ho partecipato alla Commissione di audit creata dal governo ecuadoriano nel luglio 2007. Abbiamo lavorato dal luglio 2007 a settembre 2008 e, sulla base delle nostre conclusioni, il governo ha sospeso il pagamento di una parte del debito, imponendo una sconfitta ai creditori. Questo ha permesso allo Stato di risparmiare 7 miliardi di dollari, che sono stati reinvestiti in spese sociali. Si tratta di una completa vittoria dell’Ecuador, nel quadro di una sospensione parziale.
Ma non è caduta dal cielo, si era costruita una campagna fin dal 2000. C’era stata una battaglia di 6 anni per dimostrare alla popolazione che nel caso ecuadoriano il problema del debito era centrale. Si è cominciato con una cosa concretissima: un paese come la Norvegia rivendica dall’Ecuador un debito servito ad acquistare 5 imbarcazioni da pesca. Che cosa sono diventate queste 5 imbarcazioni fornite all’Ecuador dalla Norvegia? Gli attivisti ecuadoriani del movimento debito hanno dimostrato che erano state trasformate in imbarcazioni per il trasporto di banane a vantaggio di un grande esportatore privato del paese. Si è cominciato ad affrontare questo problema nel 2000. Ma chi c’era in quel movimento? C’era soprattutto Ricardo Patiño, oggi ministro degli Esteri, dopo essere stato ministro dell’Economia e delle Finanze quando abbiamo realizzato l’audit nel 2007-2008. Cioè, fra le persone che hanno guidato l’iniziativa dell’audit civico alcuni hanno poi occupato posti di governo e hanno rispettato l’impegno che avevano assunto di risolvere la questione del debito illegittimo. Perlomeno va riconosciuto loro di essere stati coerenti e coraggiosi. Hanno compiuto, a partire dal governo, un primo gesto unilaterale: lanciare una Commissione di audit che né i creditori né la comunità internazionale volevano. Poi, hanno compiuto un secondo gesto unilaterale, in base ai risultati della commissione: la sospensione, senza chiedere a nessuno il diritto di farlo, del pagamento del debito. Era, dunque, particolarmente scandaloso per i creditori che l’Ecuador dicesse: «Io smetto di rimborsare un debito che ho individuato come illegittimo, mentre dovrei pagarlo con i soldi del petrolio. Io, Stato ecuadoriano, voglio che gli introiti petroliferi servano al popolo e non a creditori illegittimi».

Se ci si è riusciti in Ecuador è perché si era costruito un rapporto di forza a partire dal basso rispetto alle forze politiche che sono state spinte al potere perché il presidente della Repubblica e vari ministri con incarichi chiave erano propensi a forzare i creditori perché facessero concessioni. Quel che ho appena detto vale perlomeno per i primi 3 anni di governo, il periodo 2007-2009.

Insegnamento per Podemos in Spagna

Se questo insegnamento si potesse applicare in altri paesi, a cominciare ad esempio dalla Spagna, sarebbe un grosso passo avanti. Fare in modo che Podemos e altre forze alleate, se fanno parte di un governo, non possano mollare sulla questione del debito in nome del realismo politico. Cercare di far sì che Podemos e i suoi alleati siano sotto la pressione dei cittadini spagnoli, che i movimenti che li sostengono non riducano la pressione e l’iniziativa su questa questione. Se la Piattaforma di audit civico del debito (PACD) in Spagna non ritrova la forza e la dinamica che ha avuto nel 2011-2012, alcuni dei dirigenti di Podemos potrebbero ben dire: «Alla fin fine, il debito illegittimo non è un problema centrale». La pressione su Podemos e i suoi alleati da parte dei mezzi di comunicazione di massa spagnoli è fortissima; dicono: «se Podemos va al governo, si comporterà male come in Grecia». D’un tratto, una serie di dirigenti di Podemos cercano di aggirare il problema del rimborso del debito, insistono sul fatto che la Spagna si finanzia senza problemi sui mercati finanziari, mentre la Grecia non ha più accesso a questa fonte di finanziamento. Quindi, alcuni di loro sostengono che in Spagna il rimborso del debito non costituisce un problema grave. Sbagliano, tanto più che svariati fattori che provvisoriamente rendono finanziariamente sostenibile il rimborso del debito potrebbero deteriorarsi. Uno di questi è dato dallo stato di cattiva salute delle banche. Se il movimento civico, i movimenti sociali, i membri di Podemos e altre forze di sinistra mollano sulla questione del debito in Spagna, ci sarà un’altra esperienza deludente come in Grecia. Bisogna dunque avere chiara l’importanza di questa lotta e mobilitarsi senza risparmio di energia nell’investire in questa battaglia.

L’esigenza di ricorrere a gesti unilaterali di autodifesa da parte dei governi di sinistra

Un’altra lezione da ricavare dalle esperienze greca ed ecuadoriana, tra le altre, è la necessità di stabilire gesti unilaterali di autodifesa. Il termine “unilaterale” non lo amiamo in partenza, perché siamo favorevoli a iniziative comuni, al multilateralismo. Denunciamo l’unilateralismo degli Stati Uniti che impongono i propri interessi al resto del pianeta. Denunciamo l’unilateralismo dello Stato di Israele che viola tutta una serie di risoluzioni della Carta dell’ONU e che opprime il popolo palestinese. Tuttavia, l’unilateralismo degli oppressi è un diritto assolutamente fondamentale. Un governo che arriva al potere con una legittimazione popolare ha il dovere di resistere alle istituzioni che impongono il rimborso di un debito illegittimo, illegale, insostenibile od odioso. Un governo che accede al potere con l’appoggio popolare deve poter avere il coraggio di imporre l’atto unilaterale della sospensione di pagamento.
Di fronte a coloro che sostengono che se la Grecia non avesse pagato il debito sarebbe stato un dramma, si deve rispondere che, non sospendendo il pagamento del suo debito a partire dal febbraio 2015, la Grecia ha speso 7 miliardi di euro per rimborsare i creditori, mentre il piano di lotta contro la crisi umanitaria costituiva una spesa di 200 milioni di euro. Si tratta dunque di 200 milioni contro 7 miliardi! Si sono svuotate le casse della Grecia tra febbraio e giugno 2015 per rimborsare i creditori che, fin dall’inizio, non avevano alcuna concessione da fare.
Se rimborsate un creditore, il vostro debito non è un problema suo. Come ben dice un adagio britannico, se avete un debito di 1000 euro con la vostra banca e non potete rimborsarlo, siete voi ad avere un problema, ma se avete un debito di 10 milioni con la vostra banca e sospendete il rimborso, allora è la banca che ha un problema.

Ricordate, tre settimane dopo la vittoria di Syriza e la formazione del governo Tsipras, la Grecia si è trovata di fronte al rifiuto netto dei creditori, rappresentati dal socialista olandese Jeroen Dijsselbloem, di tenere conto della volontà popolare. L’Eurogruppo, che da allora in poi avrebbe rappresentato la trojka nei negoziati con il governo greco, ha in sostanza dichiarato: «poco mi importa delle elezioni del 25 gennaio, decido io che 1) continuiate a rimborsare il debito, 2) si prolunghi il programma d’austerità fino alla fine del 2015 e voi ci fate proposte per dimostrarci che siate bravi allievi rispettando l’austerità e seguendo la via delle riforme neoliberiste. Vedremo se le vostre proposte verranno approvate». Se Tsipras o Varoufakis, in nome del governo greco, avessero invertito la cosa e dichiarato intorno al 20 febbraio: «Abbiamo dimostrato buona volontà durante i negoziati che si stanno svolgendo da tre settimane, e voi non ci offrite niente, non tenete conto del mandato che ci ha dato il popolo greco, allora noi sospendiamo il pagamento, e applichiamo il paragrafo 9 dell’articolo 7 del regolamento n. 472 del 21 maggio 2013, che ingiunge a uno Stato sotto tutela finanziaria di effettuare l’audit del debito.[5]E per la durata dell’audit sospendiamo il pagamento. Vedremo a quel punto 1) se comincerete a tener conto di ciò che vuole il popolo greco e 2) se siete in buona fede nei nostri confronti». Se Tsipras lo avesse fatto, questo avrebbe cambiato il rapporto di forza.
Questo si chiama un gesto unilaterale di autodifesa. Nel tipo di situazioni come quella in cui si trovava la Grecia, se non vi sono gesti unilaterali dei debitori non succede niente di positivo dal lato dei creditori.

Ora che il governo greco ha capitolato, che ne sarà del debito greco? Non è impossibile che i creditori compiano un piccolo gesto se il governo Tsipras II accetta gli ukaze dell’Eurogruppo e della BCE, ma non rinunceranno mai alla maggior parte del debito che chiedono alla Grecia di pagare perché questo è il loro modo di ricattare. La cosa più probabile è che i creditori, nel migliore dei casi, risistemeranno le scadenze dei rimborsi per protrarne qualcuna.

Va letto il Rapporto elaborato dalla Commissione per la verità sul debito greco

È molto importante leggere attentamente questo Rapporto. Lo potete scaricare gratuitamente, in varie lingue, ed è fatto di sole 65 pagine e vi si forniscono una serie di argomenti chiave insieme ad alcune definizioni. Trenta persone provenienti da 11 paesi diversi costituiscono la Commissione per la verità sul debito greco. Fra i loro membri si trovano eminenti specialisti in diritto internazionale, economisti, un ex presidente di banca centrale, revisori di conti pubblici, ex responsabili di banche, delegati di movimenti sociali con competenze in molteplici campi e con grandi conoscenze dell’impatto delle politiche imposte alla Grecia dai creditori. Uno dei primi compiti affrontati è consistito nel mettersi d’accordo sui termini di riferimento e alcune definizioni: che cos’è un debito illegale, un debito illegittimo, un debito odioso, un debito insostenibile. Queste definizioni e questi termini di riferimento, per quanto perfettibili, possono essere utili per l’audit in altri paesi.

Annullare il debito illegittimo è una condizione indispensabile ma insufficiente

Risolvere il problema del debito illegittimo è una delle condizioni indispensabili della rottura con le politiche di austerità, ma non è la sola. Un’alternativa deve consistere in un piano integrato e coerente che comprende l’audit e la sospensione del pagamento del debito; la soluzione della crisi bancaria, che passa per la loro socializzazione (in Grecia, questo sarebbe dovuto passare dalla dichiarazione di fallimento delle banche private e la creazione di una banca pubblica socializzata sana salvaguardando i depositi); il lancio di una moneta complementare; misure fiscali molto forti per far pagare i ricchi e ridurre il gravame fiscale sui poveri; l’abrogazione delle misure socialmente ingiuste; il blocco delle privatizzazioni e la de-privatizzazione; misure per avanzare verso la transizione ecologica. Se si tratta di uscire dall’euro, va combinata l’uscita con una riforma monetaria redistributiva. Occorre anche lanciarsi in un processo costituente per modificare democraticamente la Costituzione del paese. Nei nostri paesi, occorre sia cambiare le Costituzioni nazionali sia rifondare l’Europa. Questo passa per l’abrogazione dei trattati inaccettabili. Il problema del processo costituente implica una grande partecipazione popolare: i/le cittadini/e devono tornare ad essere padroni della questione politica e delle scelte politiche; e, per questo, occorre poter ridefinire le Costituzioni. Ecco una delle lezioni positive che andrebbero ricercate sul versante latinoamericano, nei ricchissimi processi costituenti nel 2009-2010-2011 sia in Venezuela (1999), sia in Bolivia (2006-2008) o in Ecuador ((2007-2008), che hanno del resto consentito di inserire nella Costituzione ecuadoriana punti così importanti quali il totale divieto di socializzare debiti privati.

Occorre prendere di petto il problema dei debiti privati illegittimi

In Belgio o in Francia, i debiti privati illegittimi non costituiscono ancora un tema centrale, ma in Spagna, se non parlate del debito ipotecario illegittimo reclamato nei confronti di migliaia di famiglie spagnole, trascurate un’ingiustizia fondamentale. Tra il 2008 e il secondo trimestre del 2015, sono state emanate 416.332 ordinanze di sfratto contro famiglie che non riuscivano a rimborsare i loro debiti ipotecari. Gli sfratti sono una delle conseguenze della crisi, ma la legge che li autorizza è ben precedente. Si tratta della “Legge ipotecaria” imposta per decreto sotto la dittatura di Franco nel 1946, tuttora vigente.[6]
Come potete pretendere che gente umiliata perché piena di debiti, spremuta dalle banche, buttata fuori dalla propria casa e che, nonostante questo, deve ancora saldare parte del debito, possa mobilitarsi collettivamente perché si smetta di pagare il debito pubblico statale?. Se queste persone sono state sconfitte nella loro battaglia individuale perché non c’era un movimento di resistenza sufficientemente forte da impedire l’espulsione dagli alloggi, rischiano di non trovare la forza di continuare a battersi, rischiano di pensare che la questione del debito pubblico illegittimo non le riguardi. Per fortuna, in Spagna un importante movimento contro gli sfratti si è sviluppato a partire dal 2010. Il Coordinamento delle persone colpite dalle ipoteche (PAH) denuncia come «numerose clausole abusive si siano affiancate ai prestiti e che i beni ipotecati come garanzia fossero assolutamente sopravalutati e debbano quindi considerarsi prodotti finanziari tossici». Ada Colau, nuova sindaca di Barcellona dal 2015, si è fatta conoscere quando è diventata una delle animatrici del movimento che si oppone agli sfratti forzati e ha partecipato a molteplici iniziative di occupazione delle banche.

In Gran Bretagna, dove la riforma neoliberista è avanzata più che sul continente, se non parlate del debito degli studenti, del debito illegittimo degli studenti, ignorate una tematica essenziale. Analogamente, negli Stati Uniti, dove il debito che si chiede agli studenti di rimborsare rappresenta più di 100 miliardi di dollari, dove dopo l’esplosione della crisi più di 14 milioni di famiglie sono state sfrattate dalle loro case, almeno 500.000 delle quali illegalmente. Numerose vittime aiutate da movimenti sociali, in particolare Strike Debt, hanno reagito organizzandosi per affrontare gli usceri e respingere lo sfratto.[7]Migliaia di querele sono state depositate presso le banche. Negli anni 2010-2015, le autorità statunitensi hanno fatto accordi con le banche per evitare loro una condanna in tribunale nello scandalo dei crediti ipotecari e degli sfratti illegali. Le banche se la sono cavata pagando solo un’ammenda.[8]

In Belgio, anche se il tema del sovra-indebitamento delle famiglie pauperizzate non ha assunto proporzioni altrettanto drammatiche degli Stati Uniti, della Grecia o della Spagna, 352.270 persone non riuscivano a rimborsare i loro debiti (bollette della luce, ipoteche, ecc.) nel 2015[9]e il tasso medio di indebitamento (rispetto al reddito) non smette di salire dall’inizio della crisi. L’austerità contribuisce di sicuro ad accrescere l’indebitamento delle famiglie più vulnerabili. Partendo dalla constatazione che la questione del sovra-indebitamento non è risolvibile a titolo individuale, all’inizio di quest’anno è nata una nuova iniziativa per porre il problema di un audit e dell’annullamento dei debiti privati illegittimi, che raccoglie insieme il CADTM, la Rete vallona di lotta contro la povertà, il Centro d’appoggio al servizio delle mediazioni di debiti di Bruxelles, altre associazioni e persone sovra-indebitate.

Se si esce dal campo dei paesi maggiormente industrializzati, ci si rende conto che la problematica dei debiti privati illegittimi costituisce tra l’altro una sfida per i movimenti che si battono contro il sistema-debito. In India, sono oltre 300.000 i contadini pieni di debiti che si sono suicidati nel corso degli ultimi 15 anni. In Marocco, le vittime del micro-credito abusivo si organizzano con il sostegno di ATTAC/CADTM Marocco.[10]

Conclusione

Non è più possibile tergiversare sulle possibilità di negoziazione con i creditori dei debiti illegittimi. È ormai chiaro da parecchi anni che questi non cercano né compromessi né regolazioni amichevoli, ma il ricorso a qualsiasi possibile mezzo pur di massimizzare i loro profitti. E, questo, quale che ne sia il costo umano che ne dipende, che già i popoli stanno pagando, da Atene a Dehli, dai campus americani alle strade di Bamako. Né possiamo contare ciecamente sulla buona volontà di partiti politici di sinistra radicale, anche fossero portatori di una speranza diventata fin troppo rara – Syriza ne è una triste prova. Solo la massiccia mobilitazione su forti rivendicazioni consentirà una cambiamento reale e durevole verso una società più egualitaria, rispettosa della natura e dei diritti fondamentali di tutti gli esseri umani.

Note:

*Traduzione in italiano tratta da: http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=a...

[1] Il testo è stato rielaborato a partire dall’intervento orale alla Conferenza civica europea sul debito (che si era tenuta il 16 ottobre 2015 à Bruxelles - Voir le compte-rendu général de cette journée). L’autore ringrazia Noémie Cravatte, Damien Millet, Rémi Vilain, Brigitte Ponet, Jérémie Cravatte e Pierre Gottiniaux pour la loro collaborazione.

[2]Cfr. Éric Toussaint, «Si un gouvernement Syriza appliquait à la lettre un réglement de l’UE sur la dette...», 22 janvier 2015 http://cadtm.org/Si-un-gouvernement-Syriza

[3]Vedi http://cadtm.org/Annonce-officielle-de-la-creation. e http://www.rtbf.be/info/dossier/euranetplus/detail_il-est-possible-et-lo...

[4] Lo ho spiegato in: Éric Toussaint, «Grecia: perché la capitolazione? Un’altra strada è possibile» (testo del video con note esplicative), 27 agosto 2015 http://cadtm.org/Grece-pourquoi-la-capitulation-Une,12143

[5]«Uno Stato membro oggetto di un programma di “aggiustamento“ macro-economico effettua un audit completo delle proprie finanze pubbliche allo scopo, soprattutto, di valutare quali ragioni hanno comportato l’accumularsi di livelli eccessivi di indebitamento, nonché di scoprire qualsiasi eventuale irregolarità» in http://eur-lex.europe.eu/legal-cont...

[6] Vedi http://cadtm.org/Espagne-pres-d-un-demi-million-d

[7]Vedi http://cadtm.org/Strike-debt-un-plan-de-sauvetage . Strike Debt, United States: The Debt Resisters’ Operations Manual’, 25 marzo 2014, http://cadtm.org/The-Debt-Resisters-Operations

[8] Vedi http://cadtm.org/Etats-Unis-Les-abus-des-banques

[9] Vedi http://www.lalibre.be/economie/actualite/nombre-record-de-belges-en-reta...

[10] Vedi http://cadtm.org/Des-femmes-contre-le-piege-du e http://cadtm.org/Micro-credit-Degage-Sur-la-lutte