Brasile: la travolgente crescita della nuova destra

Thu, 11/10/2018 - 17:30
di
Raul Zibechi*

Con quasi la metà della totalità dei voti (46%), l'ex capitano Jair Bolsonaro si stacca di circa venti milioni di voti da Fernando Haddad e si trova nelle condizioni ottimali per essere eletto presidente nel secondo turno, che si terrà il prossimo 28 ottobre. Con questo voto, si può parlare di una vera e propria "ondata" a favore del candidato del Partito social-liberale (PSL).

A fronte dell'entità di questo risultato, a poco servono aggettivi come "fascista" per spiegare la schiacciante vittoria al voto perché, anche se non del tutto sbagliati, non sono sufficienti per capire lo stato d'animo che ha portato i brasiliani, in soli cinque anni, a compiere una brusca svolta dal supporto alla sinistra verso quello all'estrema destra.

La prima lettura consiste nel constatare che Bolsonaro ha avuto un sostegno consistente in tutti i settori sociali, ma in primo luogo tra i maschi bianchi e la gioventù della classe media con un livello di istruzione superiore. Ciò rappresenta una differenza rispetto al sostegno ricevuto dagli altri candidati di destra, come Donald Trump. Questo studio, che analizza le intenzioni di voto della base sociale più fedele a Bolsonaro, sottolinea che egli riceve la maggior parte dei voti dagli under 34, da gli evangelici e i pentecostali e specialmente tra coloro che frequentano il liceo e l'università.

In questo settore, il principale problema del Brasile è la corruzione e, in secondo luogo, la violenza, ben prima della salute, della disoccupazione e dell'istruzione. Ma ciò che più lo differenzia dagli altri candidati è il sostegno alla pena di morte e al trasporto di armi, questioni che Bolsonaro difende come punti centrali del suo programma politico.

La seconda chiave di lettura è la frattura geografica. Gli stati meridionali, i più popolosi, i più bianchi e con i più alti livelli di vita, hanno votato in massa per Bolsonaro. A San Paolo, lo Stato più popoloso e ricco, ha raggiunto il 53% rispetto al 16% di Haddad. In Santa Catarina il 65%, nel Paranà il 56% e nel Rio Grande do Sul il 52%. La cosa curiosa, tuttavia, è che è proprio in queste regioni che sono nati, quarant’anni fa, il Partito dei Lavoratori, il sindacato CUT e il Movimento Sem Terra.

Nel nord e nero, l'immagine è l'opposto. A Bahia, il candidato PT ha raggiunto il 60%, in Piauí il 63% e nel Maranhao il 60%. Questa regione stata schiva nei confronti del PT fino a quando Lula ha raggiunto il governo nel 2003 e ha lanciato politiche sociali come Bolsa Familia, che comportano sovvenzioni per le famiglie con i redditi più bassi.

La terza questione è legata a un profondo cambiamento di orientamento delle élite economiche e sociali. Da quando è cominciato il periodo neoliberista nel 1990, l’opzione elettorale di destra era il partito della socialdemocrazia (PSDB) dell'ex presidente Fernando Henrique Cardoso, che ha governato per due mandati e ha consegnato il governo a Lula nel 2003. La divisione tra il PSDB e il PT, i due maggiori partiti in Brasile, ha segnato la mappa politica del paese per tre decenni.

Ma in queste elezioni il candidato del PSDB, Geraldo Alckmin, ha ottenuto una percentuale quasi marginale (4,7%), e ciò rappresenta un fenomenale cambiamento in quanto le basi sociali del partito sono emigrate in massa verso Bolsonaro. È probabile che uno dei principali risultati del trionfo dell'ex capitano sia il crollo di questo partito. In ogni caso, va evidenziato che le élite che lo hanno sostenuto fin dal primo momento, smettendo di credere nella conciliazione tra le classi sociali e anche nella democrazia.

Il quarto elemento consiste nel constatare che la maggioranza dei banchi del parlamento eletto continuino ad essere rappresentanti dei centri di affari agroalimentari e minerari, della bancada dei proiettili che sostiene la proposta di armarsi contro i delinquenti e dell'industria della fede, cioè le chiese evangeliche e pentecostali. Questi settori sono diventati forti nel Parlamento nelle elezioni del 2014, quando vinse Dilma Rousseff (PT), ed essi stessi spinsero per la sua destituzione illegittima.

La quinta questione è la maschera anti-sistema che ha indossato Bolsonaro, mentre la sinistra rappresenta la politica tradizionale. Durante la sua campagna ha criticato i grandi media come O Globo ed è stato costretto a cercare influenza sui social network perché aveva pochissimo tempo gratuito in televisione. Questa situazione, aggiunta al suo profilo e alle sue dichiarazioni, lo ha reso una figura anti-sistema che gli ha permesso di connettersi con sentimenti profondi che attraversano la società brasiliana.

Al contrario, Haddad e lo stesso Lula fanno parte della classe politica tradizionale screditata, che la popolazione identifica con la corruzione e l’inefficienza. Questo è grave perché il PT era arrivato al Governo con la speranza di produrre un ​​cambiamento, ma ben presto si è adattato al sistema, ha iniziato a praticare i suoi peggiori vizi e non ha mai fatto una seria autocritica. Gli intellettuali del PT si sono semplicemente limitati a negare la corruzione e attribuire tutti i problemi alla destra, ai media e ai giudici capricciosi e di destra che si sono accaniti su Lula.

Altri aspetti che hanno pesato in queste elezioni sono più evidenti, come ad esempio la crisi economica iniziata nel 2013 e dalla quale il paese non si è ancora ripreso, con alti livelli di indebitamento delle famiglie e di precarietà nel lavoro. Un clima di crescente violenza, ampiamente sponsorizzato dal narcotraffico, che ha permesso ai governi di impiegare l'esercito per gestire l’ordine pubblico. Una parte della popolazione percepisce i militari come salvatori e difende la crescente militarizzazione delle grandi città.

In questo clima di disperazione e disgregazione della società, si è inserito perfettamente il discorso opportunistico di Bolsonaro. L'impressione è che questa estrema destra sia qui per rimanere. Senza dubbio, i brasiliani non lo hanno votato per sbaglio e hanno scelto un maschio alfa in grado di dire ad una deputata "non la violenta perché è troppo brutta" e crede che i neri siano inferiori.

Forse è necessario concludere con la storica Lilia Schwarcz, una delle intellettuali più rispettate in Brasile, che sostiene che "c'è un desiderio di vedere la dittatura come un'utopia che migliorerebbe la sicurezza, l'economia e la stabilità". In realtà, il regime militare (1964-1985) continua a essere visto da buona parte della popolazione come un periodo di prosperità, crescita e mano forte.

Tutto indica che, nonostante abbia il Parlamento a suo favore, in caso di ascesa al potere, Bolsonaro non sarà in grado di soddisfare la maggior parte delle sue promesse e che il suo governo sarà instabile, e dovrà affrontare una forte opposizione nelle strade e in alcune istituzioni.

*Fonte articolo: https://mundo.sputniknews.com/firmas/201810091082568302-brasil-arrollado...
Traduzione a cura di Marta Autore.