In azione con il Soc-Sat in Almeria - #Tappa3

Wed, 13/09/2017 - 18:27
di
Delegazione CommuniaNet

Lo chiamano il mare di plastica. È la porzione di territorio che comprende tutta la provincia di Almeria in Andalusia. Dalle basse montagne si può vedere il mare in lontananza ma la vista si confonde impattando sulla distesa di plastica che occupa ogni metro disponibile non edificato. Una distesa di serre dedicata alla coltivazione di buona parte dei prodotti ortofrutticoli che vengono consumati sulle tavole di mezza Europa.
La manodopera è composta quasi interamente da lavoratori e lavoratrici migranti, provenienti dal vicino Magreb o dall'Africa centrale. I contratti di lavoro stagionale, quando ci sono, non vengono rispettati. I giornalieri, spesso in nero, sono la maggior parte. Alcuni vivono in ghetti o case semi-diroccate, altri in piccoli poli urbani come San Isidro dove per le strade si vedono solo migranti di un centinaio di etnie diverse. L'affitto di queste abitazioni, come l'affitto per vivere nelle slums, viene decurtato dagli stipendi direttamente poiché anche le case sono proprietà delle stesse aziende che gestiscono il lavoro giornaliero. La popolazione migrante in questa zona è stimata sulle 130 mila persone.
Non si vedono le grandi firme delle multinazionali dell`agrobusiness da queste parti. Solo manifesti di centinaia di piccole aziende, spesso nate dalla proprietà familiare di un terreno, evolute in piccole e medie imprese che vendono alla grande distribuzione nascosta nell'ombra.
La provincia di Almeria è un intero territorio sottoposto alle dinamiche di accumulazione più predatoria del capitalismo. È l'esempio pratico di cosa è in grado di fare l'industria dell'agrobusiness in uno spazio geografico di frontiera, governato da una classe politica criminale, sfruttando l'infinito esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici migranti.

In uno spazio come questo la risposta anticapitalista deve essere su base sociale e sindacale, occupando i molteplici terreni del conflitto. Ed il SOC-SAT riesce in questi compiti.
Quí, il sindacato andaluso dei lavoratori, da anni si fa collettore di vertenze multiple. Abbiamo partecipato, con la delegazione di Fuori Mercato, a due azioni sindacali.
La prima è stata la distribuzione di un depliant sui diritti autoprodotto dal sindacato all'interno di un sito di impacchettamento e imbustaggio di un'azienda locale. Il sindacato non era mai entrato in questa sede, ma segue da tempo i lavoratori e lavoratrici delle serre della stessa azienda. La contraddizione che si è dispiegata di fronte a chi di noi è entrato nell'azienda è stata enorme: una sede all'avanguardia, dai macchinari high-tech, punto ristoro pulito e fontane; il padrone dell'azienda si é subito presentato ad accoglierci, parlando direttamente con il sindacalista del SOC e permettendo la distribuzione dei depliant sui diritti sindacali. Le lavoratrici, tutte andaluse e donne, hanno accettato volentieri i depliant informativi raccontandoci delle ottime condizioni di lavoro interne all'azienda.
Usciti, la nostra guida e sindacalista locale, ci dice che è esattamente quello che si aspettava. Questa azienda è molto vicina al Partito Socialista, il 40% dei fondi utilizzati per rendere operativa questa sede high-tech sono fondi europei per le aziende ecosostenibili. Lo stesso nome dell'azienda conferma le certificazioni di produzione biologica di cui si fa vanto. Il lavoro da fare, su questo sito di produzione, non è solo di sindacalizzazione ma anche di informazione sulle condizioni di lavoro schiavistico dei lavoratori migranti nelle serre della stessa azienda dal volto "green".
La seconda azione a cui abbiamo partecipato è un volantinaggio all'ingresso di alcuni ettari di serre, prima che sorga il sole, prima dell`ingresso dei lavoratori. La nostra guida ci spiega che una delle difficoltà maggiori nella sindacalizzazione dei giornalieri è sapere dove lavoreranno: siamo ai cancelli di queste serre grazie ad una soffiata di un'iscritta al sindacato. Le serre sono costruzioni leggerissime e molto rudimentali, prive di ventilazione e acqua potabile. La temperatura interna, durante la mattinata, può superare i 50° gradi. Ci raccontano che una pianta di pomodori, costretta a crescere fino 3/4 metri, può produrre fino a 300 chili, senza alcuna pausa stagionale.
Dopo pochi minuti cominciano ad arrivare le prime auto cariche di braccianti. La maggioranza sono migranti ed accettano volentieri i volantini, scritti in castigliano e arabo, con informazioni come lo stipendio giornaliero e la paga minima contrattuale oraria, gli orari degli sportelli vertenze e degli altri sportelli come quello sul diritto alla casa o lo sportello d'ascolto per le donne. I pochi andalusi che incontriamo all'ingresso invece sono abbastanza ostili, ci viene spiegato che alcuni di loro sono caporali dell'azienda.

Queste due azioni sono la semplice narrazione dell'atto pratico e del lavoro quotidiano che il SAT-SOC porta avanti.
Un documentario, girato dall`Interbrigadas, un collettivo berlinese di supporto e informazione, narra delle mobilitazioni dell'anno scorso a Nihar, cittadina vicino ad Almeria. Le forme di autorganizzazione di lavoratori e lavoratrici migranti sono molto simili nei contenuti alla lotta di Rosarno. Ad El Ejido nel 2010, in seguito ad un'ondata di aggressioni razziste, lavoratori e lavoratrici migranti dei ghetti erano scese in strada protestando, già in quella fase sostenute dal SOC-SAT.
In tutto questo leggiamo innumerevoli punti di contatto tra ciò che sta facendo il SOC-SAT e la Rete Nazionale Fuori Mercato. Primo fra tutti il collegare il piano di vertenza dei soggetti oppressi alla costruzione di alternativa anticapitalista. Ma non secondario è anche l'approccio simile all'organizzazione su nodi locali, lo scambio virtuoso e la rottura della dicotomia città-rurale. Risuona anche, nelle parole del portavoce del SOC-SAT di Almeria Spitou Mendy, la necessità dell'operare un'azione su scala internazionale. Ma ciò che più ci colpisce è l'approccio profondamente rivoluzionario del SAT-SOC a ciò che dovrebbe essere il sindacato oggi: un'azione concordata tra soggettività oppresse in grado di costruire sindacalizzazione nel mercato capitalista e resistenze autorganizzate che formino organizzazione su diverse scale geografiche costruendo alternativa economica.