Al via L/ivre: il gusto dell'indipendenza!

Tue, 16/12/2014 - 16:53
di
Esc atelier autogestito - Roma

L'indipendenza non è un'opzione come le altre ma un terreno di battaglia nella crisi.

Il tema dell'indipendenza oggi rischia di essere digerito dal dibattito mainstream provocandone l'inevitabile caduta nel novero delle etichette utili alla vendita: tra il vintage, l'etnico e l'immancabile bio, troviamo l'indipendente, una variante sul mercato per palati raffinati.

Così come il benessere diventa un prodotto che si compra in beauty farm, il buon vino e il buon cibo stanno, portafoglio permettendo, nel ventaglio delle possibilità: dal Junk Food al Made in Eataly, per molti ma non per tutti. Ed è un vezzo ostinarsi al lavoro artigiano dell'editore: nell'epoca del megabookstore, il libro è un prodotto come gli altri ma scade molto prima. Però fanno colore gli editori indipendenti, fanno chic, quasi tenerezza. E nei salotti, nelle fiere, persino nelle Feltrinelli, chi non gli riserva un cantuccio nell'ultimo scaffale? chi non testimonia il suo dispiacere per la scomparsa del panda? ma gli affari sono affari!

E invece, oggi più che mai, l'indipendenza non è un'opzione tra le altre, ma è un terreno di battaglia, una sfida, una modalità di agire discontinuità e praticare l’alternativa dentro la crisi che viviamo. Questo è il senso della scommessa che ci poniamo anche con L/Ivre, il festival dei vini e dei libri indipendenti, organizzato dall'atelier autogestito ESC.

Dal 17 al 21 dicembre torna L/ivre. Giunto alla sua terza edizione, L/ivre è un festival di cultura indipendente autofinanziato e autorganizzato, che si sviluppa in sinergia con editori, produttori vinicoli, artisti, autori, ricercatori. Non vuole essere la costruzione di un ennesimo "salotto alternativo", insomma, ma prova ad agire dentro le contraddizioni e i conflitti che si aprono nel panorama di una produzione culturale, editoriale e enogastronomica sempre più mercificata e esclusiva, uniforme e usa-e-getta. Assume valore politico, oltre che culturale, costruire ambiti in controtendenza e autonomi rispetto alla definizione di monopoli nel mondo editoriale. La concentrazione di molte case editrici in pochi potentissimi gruppi che controllano tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione e vendita, rappresenta l'articolazione nostrana di un problema che a livello globale porta il nome di colossi come Amazon. La finanziarizzazione del mercato del libro e della cultura è un tema immediatamente democratico: la minaccia che questi processi costituiscono per la "bibliodiversità" parla di una sempre più condizionata circolazione dei saperi, dell'informazione e delle conoscenze. A fronte di condizioni sempre più dure in cui conquistare visibilità, il mondo dell'editoria indipendente continua a essere molto vivace e a nutrirsi di sempre nuovi esperimenti. Un serbatoio di idee e nuovi autori, di ricerca e sperimentazione, che riesce a rafforzarsi tanto più sa entrare in condivisione e scambio con i laboratori culturali e sociali attivi nei territori.

E assume valore politico, oltre che sociale e culturale, concentrarci su ciò che mangiamo e beviamo, promuovere una produzione agro-alimentare rispettosa del territorio e dei diritti di chi la lavora, educarsi a riconoscere prodotti e sapori non standardizzati e massificati, fuori da fasce di mercato sempre più rigide e inaccessibili. Aldilà di vezzi da gourmet, si tratta di questioni di eccezionale materialità e concretezza: nel momento in cui beni fondamentali come l'acqua, la terra, il cibo sano sono trattati alla stregua di merci qualunque, sottrarre il cibo dalle regole del mero profitto vuol dire rivendicare e praticare l'accesso per tutti al buon cibo, al buon bere e alla qualità non come un lusso ma come un diritto.

L'ambizione di L/ivre è quella di contribuire a fare rete tra spazi liberati e autogestiti, editori, lettori, artisti, produttori, autori, ricercatori; di costruire nuovi spazi di visibilità per questo grande bacino di ricerca, nuovi circuiti di circolazione e produzione di beni e saperi, nuovi spazi di promozione e distribuzione indipendenti. A 10 anni dalla sua occupazione, Esc rilancia affinché la pratica dell'autogestione e dell'indipendenza continuino a concatenarsi per preservare e moltiplicare gli spazi di libertà, autonomia e sperimentazione, oggi così duramente attaccati; e per disegnare linee di fuga dentro la ridefinizione del mercato culturale e della conoscenza. Anche a partire dalla rivendicazione del diritto alla cultura e a una socialità non schiacciate sul mero consumo, in discontinuità e in rottura con logiche di cattura della creatività diffusa e di mappatura dei gusti a fini commerciali. Il festival sarà, come sempre, l'occasione per discutere insieme di società, mondo, cultura, crisi, cibo, sport, ambiente, arte, attraverso dibattiti, reading, presentazioni, degustazioni, mostre, concerti, proiezioni, nuovi linguaggi artistici (leggi il programma completo). Ma la piazza di Esc sarà soprattutto l’occasione per conoscere le produzioni dei 43 editori indipendenti aderenti alla manifestazione, su cui verrà praticato lo sconto del 15%. Ci sarà inoltre l'opportunità di incontrare alcuni dei 16 vignaioli che partecipano al festival e di degustare vini alla mescita, accomunati dall'alta qualità, dal prezzo accessibile, dalle modalità di produzione rispettose della materia prima, del lavoro e della terra.

Per quanto riguarda il programma segnaliamo in particolare, tra le presentazioni: la riedizione del Derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio (Alegre), Il tumulto e il silenzio (Il Sirente), La dittatura dello Spread. Germania, Europa e Crisi del debito; Senza Padri. Economia del desiderio e condizioni di libertà nel capitalismo contemporaneo (Derive Approdi), Un giorno triste così felice (66thand2nd), "VILLADROME" reading delle poesie di Emilio Villa, a cura Di ESCargot. Tra gli ospiti: Donatella della Ratta (esperta di media arabi Mediaoriente.com, co-fondatrice di SyriaUntold.com), Valerio Mastandrea, Lorenzo Iervolino, Vincenzo Ostuni ed ESC/argot.

Le degustazioni: Rasicci (Abbruzzo), Patruno (Puglia)

Musica: Okapi, Minim’art, Turàn, Folkways, Underdog, Luzy Elle, Samba do Bigode

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