Disintossichiamoci - Il Festival di letteratura sociale a Roma

Tue, 05/06/2018 - 16:47
di
Giulio Calella*

Dall’inizio della campagna elettorale fino alla formazione del nuovo Governo Salvini-Di Maio, non abbiamo praticamente mai smesso di sentire narrazioni tossiche su migranti, spread, legalità, “pacchia”, “cambiamento”, e su un presunto “popolo” liscio e indistinto. È arrivato il momento di disintossicarsi, di smontare queste narrazioni e raccontare altre storie. Le nostre. Abbiamo bisogno di riconquistare il significato di alcune parole, di ricostruire visioni della realtà alternative all’esistente, e di una cultura politica all’altezza della crisi epocale che viviamo. Provando a guardare più lontano del prossimo talk show o della prossima scadenza elettorale.

Il nostro piccolo contributo in questa direzione lo daremo dall’8 al 10 giugno a Roma, con il festival di letteratura sociale organizzato per il settimo anno nello spazio di mutuo soccorso Communia a S. Lorenzo. Si sono fermate le pubblicazioni della rivista Letteraria fondata da Stefano Tassinari, che in questi anni ha dato il nome al festival, ma non si è fermata la nostra ricerca della letteratura nel conflitto sociale e del conflitto sociale nella letteratura.
Proprio a questa ricerca è dedicato il programma del festival, quest’anno ancora più ricco del solito.

Cominciamo venerdì 8 giugno smontando le narrazioni aziendaliste, autoritarie e meritocratiche sulla scuola, con un dialogo voluto e coordinato direttamente dal collettivo di insegnanti “Scuola fuori mercato” a partire dai libri La lettera sovversiva di Vanessa Roghi – sul libro-manifesto di Don Milani e degli alunni della scuola di Barbiana –, Tutti i banchi sono uguali di Christian Raimo, L’università nei primi quarant’anni della Repubblica di Luciano Governali e dall’inchiesta sull’alternanza-scuola lavoro fatta dal collettivo studentesco Erre zero di Tor bella monaca.
La serata di venerdì 8 giugno sarà invece dedicata a una donna nera, femminista, lesbica e rivoluzionaria, uccisa in Brasile il 14 marzo scorso e divenuta simbolo di tante battaglie. «Quanti altri devono ancora morire affinché questa guerra finisca?», si chiedeva Marielle Franco su Twitter il 13 marzo, portando avanti le sue denunce sull’aumento della violenza della polizia militare brasiliana nelle favelas. La sera seguente, per le strade della sua Rio, è stata uccisa con quattro colpi di pistola alla testa. Per parlare di lei e delle sue lotte intrecciate con quelle del movimento femminista in tutto il mondo, ci sarà un live painting di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, autori per il manifesto della graphic novel “Marielle cattiva ragazza”, e interventi di Valeria Ribeiro Corossacz, docente di antropologia di genere di origine brasiliana, di una rappresentante del Psol – il partito di estrema sinistra di cui faceva parte Marielle – e di Tatiana Montella del movimento Non una di meno.

Il sabato pomeriggio del 9 giugno sarà invece interamente dedicato alle narrazioni del Quinto Tipo, gli oggetti narrativi non identificati che raccontano storie aliene al mainstream, con la presentazione in sequenza delle ultime tre uscite della collana diretta da Wu Ming 1. Si inizia con l’anteprima della narrazione non pacificata sul calcio e sui suoi rapporti con il potere di Luca Pisapia nel suo Uccidi Paul Breintner. Frammenti di un discorso sul pallone, su cui interverranno con l’autore i giornalisti Giuliano Santoro e Paolo Giannace. Poi il direttore di collana Wu Ming 1 presenterà due libri che raccontano due storie che sono l’una il contraltare dell’altra: quella scritta da Luigi Lollini in La Controfigura, inchiesta narrativa sul misterioso Eduardo Ròsza Flores, il comunista anticomunista, patriota magiaro andato a combattere a fianco dei croati in Jugoslavia, convertito all’Islam e infine morto mentre provava ad attentare alla vita del Presidente Morales in Bolivia; e il reportage narrativo Hevalen, scritto in prima persona da Davide Grasso, uno dei giovani europei che – come non accadeva dai tempi della guerra civile spagnola – ha deciso di raggiungere la Siria per combattere, armi alla mano, l’Isis insieme ai curdi in Rojava, partecipando alla loro rivoluzione.
La serata del sabato sarà invece dedicata ai 200 anni dell’intempestivo Karl Marx. Nessuno è stato dichiarato “morto” tante volte quante lo è stato il filosofo di Treviri, eppure ancora oggi è indispensabile per leggere la crisi del capitalismo degli ultimi dieci anni. Ma va riscoperto anche il Marx “politico”, ben lontano dal rozzo determinista dipinto dai suoi detrattori, sempre consapevole del “troppo presto” e “troppo tardi” in cui s’inscrive la scommessa dell’azione politica. Dialogheranno su questi temi Salvatore Cannavò, l’economista Marta Fana e David Broder della rivista marxista americana Jacobin, vero e proprio caso editoriale internazionale degli ultimi anni.
La serata infine si chiuderà con una dedica ad un’altra donna rivoluzionaria, la comunarda Luise Michel, con la presentazione-concerto di Marco Rovelli del suo libro Il tempo delle ciliegie, che è anche il nome della ballata della Comune di Parigi che sarà suonata dall’autore insieme a reading tratti dal libro e alle canzoni del suo album “Don Chsciotte, Kobane, Maremma e altre storie”.

La domenica entreremo nel vivo della moderna working class, riattualizzando in chiave storica, intersezionale e letteraria la frattura fondamentale delle nostre società che pure sembra diventata parola tabù nel dibattito politico: quella di classe.
Inizieremo proprio dalle sue intersezioni con le oppressioni di genere e razza, con il dialogo, coordinato da Pietro De Vivo, tra i traduttori del libro Donne, razza e classe di Angela Davis, Marie Moise e Alberto Prunetti, e Lorenzo Iervolino autore di Trentacinque secondi ancora, libro che narra la storia di Tommie Smith e John Carlos, i due atleti con i pugni alzati, e i guanti neri, nel podio della premiazione dei 200 metri delle olimpiadi del 1968.
A seguire andremo là dove ebbe inizio il movimento operaio che oggi non c’è più, tra le pratiche di mutuo soccorso e solidarietà di classe poi relegate al ruolo di ancella di partiti puramente elettorali e sempre più leaderistici. Lo faremo presentando Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistra di Salvatore Cannavò, insieme a Lorenzo Zamponi, Gaia Benzi e Francesco Raparelli coordinati da Maurizio Franco.
La serata della domenica finirà con la ricerca di un nuovo immaginario working class, presentando l’ultimo libro di Alberto Prunetti, 108 metri. The new working class hero, insieme a Wu Ming 1 e a Rosa Mordenti. E a seguire il teatro popolare di Napoli metterà in scena lo spettacolo teatrale Workers con la regia di Matteo Giardiello e testi tratti da Amianto di Alberto Prunetti, Meccanoscritto del collettivo Metalmente con Wu Ming 2 e Ivan Brentari e Figlia di una vestaglia blu di Simona Baldanzi.

Tre giorni intensi, che come al solito faranno anche da fucina di nuovi progetti editoriali. E in cui contiamo di vedervi partecipare in tanti e tante.
Qui il programma dettagliato

*Fonte articolo: http://ilmegafonoquotidiano.it/news/disintossichiamoci-il-festival-di-le...