Mercati contadini ed economia solidale

Wed, 04/02/2015 - 15:59
di
Laura Castellani*

Il contadino ha un rapporto privilegiato con il contesto e la comunità circostante. Coltiva prodotti locali e conosce direttamente chi consuma i frutti del suo lavoro. In quest’ottica dunque il ruolo del consumatore diventa centrale nell’agricoltura contadina sia per il sostegno alla sua attività produttiva che per la definizione della scelte produttive.

Una sinergia, quella appunto tra contadino e comunità, che nel tempo si è logorata ed è stata progressivamente sostituita dalla flessibilità e dalla velocità del rapporto tra produzione e consumo che caratterizza la Grande Distribuzione Organizzata. Una relazione sconosciuta a tanti, abituati agli scaffali del supermercato e alla perenne presenza di qualsiasi tipo di prodotto nel reparto alimentare, in particolare ortofrutticolo. Un rapporto che per quel che mi riguarda ho ritrovato, imparando a conoscere la stagionalità e la freschezza dei prodotti, e a comprare da produttori locali e contadini.

Ho cambiato stile di vita non per caso ma grazie al lavoro meticoloso di contadini, consumatori e cittadini, che ho conosciuto quando abitavo a Bologna, e che da anni si impegnano nel sostegno e nella diffusione dell’agricoltura contadina. È un lavoro culturale, formativo e produttivo che tesse faticosamente una ragnatela tra diversi settori della società e che diventa pian piano capillare. Oggi sono contadina anche per l’impegno di tanti che credono in un tipo di agricoltura che rispetta la terra e che con pratiche quotidiane hanno convinto anche me dell’importanza di mangiare prodotti di qualità e di costruire un rapporto diverso con il cibo e il territorio che ti circonda. Produrre cibo con metodo biologico è un’attività piena di incertezze e rischi, a rendere poi tutto più complicato è l’assenza di canali distributivi adeguati per un tipo di agricoltura che produce su piccola scala e che non può e non deve competere con le leggi di mercato. In questi ultimi anni sono proliferati mercati “contadini” o presunti tali ed esperienze di stampo solidale come gruppi di acquisto; ma queste realtà aiutano realmente l’agricoltura contadina e se si come?

Molto spesso si da per scontato che sia semplice entrare nei mercati dei produttori, solitamente organizzati dalle associazioni di categoria e dalle amministrazioni comunali, tante volte mi sono sentita dire “Tra qualche mese compreremo le tue verdure al mercatino dei produttori della città X o Y” e io fiduciosa rispondevo che presto ci sarei stata anch’io. Non facendo però i conti con la realtà. Il momento della richiesta di accesso a quei mercati è arrivata ma io non sono ben accetta, ovvero non è così semplice entrare nei mercati esistenti soprattutto se hai una piccola azienda non competitiva e non interessante per l’associazione di categoria. Sì perchè noi siamo troppo piccoli per chiedere finanziamenti, non siamo “un’azienda strutturata” ovvero con un’attività di lunga durata come più volte mi sono sentita dire dall’impiegato di turno e dunque non risultiamo un’esperienza interessante per chi i mercati li organizza. L’agricoltura contadina ha diverse facce, bisogna dire che non solo è costituita da esperienze giovani come la nostra, ci sono aziende contadine più grandi e strutturate rispetto noi, ma un problema che emerge dalla gestione dei mercati è l’assenza di politiche che sostengono realmente i piccoli giovani contadini. A ciò si aggiunge l’incapacità dei produttori di questo territorio di organizzarsi e di chiedere altri mercati oppure di autorganizzarli come sta avvenendo in altre città. Escludendo i mercati quali possibilità distributive ci sono per i piccoli produttori contadini?

Il passaparola, le reti familiari, internet, biglietti da visita, e l’economia solidale se essa rappresenta veramente un ponte tra chi produce e chi consuma. Oggi i Gruppi di Acquisto Solidale censiti sono quasi un migliaio e sono diffusi su gran parte del territorio italiano. Ci sono Gas di diverso tipo, credo che le esperienze più vicine all’agricoltura contadina siano quelle in cui è presente un’attenzione particolare alla scelta dei produttori da sostenere e che creano un rapporto diretto e costante con i produttori stessi. I gasisti possono essere definiti come consumatori critici che organizzano collettivamente la distribuzione e la logistica di una gamma di prodotti che si procurano attraverso una rete di produttori per una rete di consumatori (Forno; Grasseni; Signori 2013). Da questo punto di vista i Gas rappresentano «nuovi spazi partecipativi all’interno dei quali gli individui si cimentano in nuove pratiche di azione, immaginando e sperimentando alternative concrete a un sistema economico percepito come non sostenibile.» (ibidem 2013: 23). La pratica gasista è dunque uno strumento di crescita in senso solidale: la pratica deliberativa, le scelte collettive, le relazioni che si instaurano con i produttori e tra i partecipanti ai gruppi di acquisto, la capacità di trovare soluzioni a problematiche di carattere tecnico sono repertori attivi di partecipazione democratica. I Gas, che scelgono consapevolmente di sostenere determinate esperienze anche rinunciando alla vasta gamma di prodotti che magari un’altra azienda più grande può dare, e di assumersi la responsabilità di far vivere e crescere produzioni alternative, piccole e nuove aziende o alcune in difficoltà, possono rappresentare un alleato dell’agricoltura contadina.

La nostra idea..
Per andare avanti crediamo sia importante creare relazioni stabili, collaborazioni, comunità attorno a esperienze come la nostra. Noi come altri piccoli produttori non vogliamo solamente produrre cibo da vendere al cliente X o Y, vogliamo coltivare ed allevare prodotti contadini che vengano acquistati e cucinati da persone di cui conosciamo il volto e con cui instauriamo uno scambio di conoscenze e opinioni su quello che facciamo e produciamo. Non ci basta produrre, vogliamo creare comunità e fare cultura. Vogliamo condividere conoscenze e saperi e costruire una comunità di consumatori critici che acquisti le verdure da noi giornalmente o settimanalmente, che possa venire a prenderle direttamente in campo o che abbia la pazienza di ricevere la cassetta a casa in un giorno di distribuzione fissato insieme.

L’agricoltura contadina ha bisogno di sostegno, di fiducia e di reddito costante per sopravvivere e mantenere la sua autonomia dai tempi e dalle logiche di mercato.

Nell’articolo è citato l’articolo di Forno, Grasseni, Signori (2013) “Dentro il capitale delle relazioni. La ricerca nazionale gas in Lombardia”, in Un’economia nuova, dai Gas alla zeta a cura del Tavolo per la Rete Italiana di Economia Solidale, Altreconomia Edizioni, Milano

* https://dallapartedelcavolo.wordpress.com/