La quinta giornata di Napoli

Fri, 03/10/2014 - 11:56
di
Fate Spazio - area nord di Napoli

''Negozio chiuso per manifestazione''. Il clima di terrore incitato da giornali e televisioni nei giorni precedenti al corteo ha palesato una volontà chiara da parte di chi gestisce l'informazione nel nostro paese. Quella di criminalizzare gli unici cittadini che oggi dicono la verità, gli unici ancora pronti a lottare contro le politiche di austerità e demolizione dei più basilari diritti. Il diritto al lavoro, all'istruzione, alle cure mediche, alla casa, alla mobilità. Diritto di vivere con dignità, con la certezza di un futuro privo di soprusi e di precarietà.
Violenti criminali! Questo è il messaggio che le cento telecamere di stamattina avevano la voglia di filmare. Ma non è andata così. I veri black block erano blue block, in assetto antisommossa, con gli idranti carichi e già puntati, tutti già schierati a difendere la reggia di Capodimonte, dove rintanati nelle fogne dei loro affari c'erano i responsabili della crisi e dei sacrifici che ancora continuano a pagare le fasce più deboli della società. I veri criminali, ''assassini in giacca e cravatta'', erano a parlare di nuova austerity, di altri bilanci da far quadrare... e ne hanno parlato nella nostra Napoli! Città inquinata dai poteri mafiosi internazionali, piegata dallo strapotere della finanza e dal capitalismo colonialista italiano, che fa del sud la terra da stuprare e il posto dove smerciare i prodotti di mezza Europa... mentre a Napoli la disoccupazione è al 50 per cento e la gente applaude dai balconi chi parla di riscatto sfilando per le strade.
Ecco. Il disagio, la rabbia. Quei sentimenti veri che accomunano studenti e disoccupati, operai e precari, immigrati e casalinghe. Il disagio di chi vuole cambiare la propria vita, di chi vuole l'essere umano al primo posto e non il capitale, non le banche, non le speculazioni sulla pelle della povera gente. Così, ci si ritrova nel rione Sanità a cantare con i commercianti e la gente del quartiere le canzoni di Nino D'Angelo. ''Jamme jà, si stamme 'nzieme putimme j8 luntano!''. Un popolo sempre meno gregge, che dalle viscere della propria natura vulcanica, esplode con un grido di libertá senza uguali. Simile al grido di quegli scugnizzi che hanno combattuto le quattro giornate di Napoli.
Ora il nemico non è il nazifascismo, è forse qualcosa di più pericoloso, forse perché più subdolo e forte di decenni in cui le coscienze e le speranze sono state alienate, addormentate, distratte.
La sfida di ripartire da oggi per costruire nuove basi sociali, nuovi e più legittimati luoghi di decisione collettiva, nuovi e più forti presidi di libertà, antifascismo, democrazia reale. Superare il capitalismo e le sue logiche diventa non più un'aspirazione ideologica di una parte della società, bensì una necessità, una molla spontanea che attraversa trasversalmente tutte le fasce sociali e i variegati soggetti che oggi compongono la classe sottomessa. La ricerca del pane passa inevitabilmente dallo scavalcare quella scala, la stessa che Mario ha scavalcato oggi per superare il recinto del bosco, quella che porta all'affermazione di una semplice e inconfutabile verità: IL POPOLO È SOVRANO, PRETENDE DI DECIDERE IL PROPRIO AVVENIRE SENZA SE E SENZA MA. I ladri siete voi. I violenti siete voi. Burattini e burattinai di un teatrino che s' è fatto vecchio e che, volente o nolente, vedrà la sua cessazione ad opera di nuovi attori protagonisti. E questi non saranno i bancheri, gli imprenditori, i mafiosi, i padroni, i politicanti. Fatevi due conti, ci avete avvelenato e affamato. Sì, 'o muort rind'a casa fet. Pagherete caro tutta l'arroganza del vostro denaro. ''Via da Napoli, stop Austerity, block Bce''. Da qui non ce ne andiamo. Non ci fermeranno idranti, lacrimogeni e repressione. Il nostro limone di salvezza per le lacrime è il sostegno della popolazione, è la consapevolezza di essere dalla parte della ragione. E non ci smuovete. Il futuro è nostro e se non ce lo date con le buone, ce lo prenderemo con ogni mezzo. Non abbiamo niente da perdere, se non le nostre catene.
Adesso, non bisogna dargli tregua. Bisogna tornare nei territori e parlare con la gente, come abbiamo sempre fatto e come è stato stamattina nei quartieri di Napoli. Metteremo in campo tutta la nostra determinazione come stamattina è stato fatto sfilando percorsi alternativi non autorizzati verso la questura, dimostrando che se non avessero rilasciato Mario avremmo occupato Napoli all'infinito. Sarà dai territori che costruiremo LA QUINTA GIORNATA DI NAPOLI.