La "montagna incantata" su cui poggia l'attuale crescita economica

Sun, 10/09/2017 - 15:26
di
Marco Bertorello (da il manifesto)*

Possiamo dire che ce l’hanno fatta. Almeno per ora ce l’hanno fatta, e quest’ultima precisazione non intende ridimensionare la portata del risultato ottenuto. Dopo dieci anni, dopo aver visto l’abisso, ora l’economia di mercato intravede persino una, seppur modesta, crescita.

Il quadro resta piuttosto stagnante, ma non ha senso utilizzare la lente con cui venivano osservate epoche precedenti, specie quella dei Trenta gloriosi. Stabilizzatosi il contesto, si tratta di comprenderne i contorni, le nuove caratteristiche. Il recupero del sistema economico-finanziario è stato raggiunto quasi esclusivamente schiacciando il pedale sul versante finanziario, grazie all’intervento delle banche centrali.

Dal 2008 i loro bilanci sono complessivamente quadruplicati. Ora, come sostiene l’Economist, le preoccupazioni dei banchieri centrali sono cambiate, passando dal recupero alla stabilità finanziaria. L’aver pompato denaro a ritmo sostenuto nella passata decade ha spinto gli attori finanziari alla ricerca di nuovi rischi sul piano globale.

A proposito della sequenza dei quantitative easing si è persino parlato di «turismo finanziario». Tanto più dopo la riduzione della redditività dei bond sovrani e dopo i tassi intorno allo zero. Perciò il settimanale britannico parla di «paura della finanza». Per la prima volta in dieci anni la ripresa appare simultanea a livello mondiale, ma anche gli eccessi appaiono arrivare da tutte le latitudini.

Ad agosto il Fmi sottolinea come nella sola Cina il debito sia passato dal 2008 al 2017 dal 150 al 280% del Pil. Negli Usa da mesi si fa riferimento ai potenziali rischi di nuove bolle, sottolineando come i prezzi delle azioni delle imprese quotate in borsa siano spropositati rispetto ai loro profitti. Probabilmente tale rapporto è alterato da una riduzione dei profitti realizzatisi con le crisi del 2001 e soprattutto del 2008, ma in ogni caso non sfugge a nessuno come la ripartenza della finanza avvenga dentro un quadro di riferimento fatto di bassi tassi d’interesse, bassa inflazione e modesta crescita.

Il premio Nobel Robert Shiller sostiene che il rapporto prezzi-profitti, che nella media storica dal 1881 è 15, nella media dei guadagni degli ultimi dieci anni si aggira intorno a 29. Nel 2000 era stato di 43.

Probabilmente nessuna crisi è dietro l’angolo, ma gli squilibri tornano ad aumentare proprio a causa della cura monetaria somministrata. Nonostante i principali indicatori forniscano dati positivi, la scorsa settimana sul Sole 24 Ore Isabella Bufacchi parlava della liquidità di questi anni come di una «montagna incantata», sollevando ripetutamente il problema delle banche centrali su «come prepararsi alla prossima recessione».

Il rischio è quello che le banche centrali siano con le armi spuntate, incapaci di ridurre in tempi ragionevoli i loro bilanci e persino dotate di regole ormai superate.

La sfera finanziaria, dopo aver assorbito quella dell’economia reale, detta norme onnicomprensive, dunque l’obiettivo di un’inflazione al 2% appare desueto per il nuovo contesto.

La finanza ha salvato l’economia oltre che se stessa, ma l’economia non può più essere intesa, neppure in maniera residuale, come una sfera autonoma. I target che descrivono un’economia in salute devono essere riformulati.

Se il batter moneta consente la ripresa, tale operazione va condotta e misurata in relazione alla capacità di traino della finanza. Nulla può intralciare tale prospettiva, tanto meno un’economia reale che non riesce a produrre quote significative di valore aggiunto e che si trova in un quadro di tendenziale saturazione.

Se i banchieri centrali leggono nella fase attuale i rischi di eccessi finanziari il loro ruolo deve essere rimodulato, a prescindere dall’impossibilità di dare una traiettoria salutare all’economia reale. Questi appaiono i nuovi contorni entro cui agisce il mondo economico-finanziario e dimostrano una trasformazione ormai avvenuta.

Fonte articolo: https://ilmanifesto.it/leconomia-reale-assorbita-dalle-banche/