Turchia: il colpo di stato è sconfitto, viva il colpo di stato!

Fri, 04/11/2016 - 15:41
di
Aydin Uraz*

Ieri la polizia turca ha arrestato Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag, co-presidenti del Partito democratico dei popoli (HDP) – che rappresenta la terza forza politica rappresentata nel parlamento turco; nelle stesse ore sono stati arrestate/i diversi altre/i deputate/i, soprattutto nella regione sud-orientale, in totale 11 membri del parlamento. E ancora sono state bloccate diverse reti sociali come Facebook, Twitter, YouTube e WhatsApp.
Queste operazioni repressive rappresentano un proseguimento logico delle politiche messe in campo da Erdogan e dall'AKP dopo il tentato golpe dello scorso luglio. Allo stesso tempo si tratta di un pericoloso salto di qualità, che non solamente mette in soffitta ogni pretesa democratica del potere turco, ma rischia di proporsi in maniera sempre più avventurista fuori dai confini, nell'insieme della regione mediorientale. E' di queste settimane lo spregiudicato gioco delle alleanze di Erdogan, presidente di uno stato membro della Nato che riallaccia legami importanti con la Russia di Putin e con il governo Nethanyahu e che scalpita per intervenire direttamente nella “liberazione” di Mosul, come ha già fatto nel nord della Siria.
La nostra solidarietà va ancora una volta all'HDP e alle esperienze di democrazia partecipata dei municipi curdi in Turchia – mentre guardiamo con preoccupazione ogni mossa delle diverse potenze globali e regionali, che andranno a colpire ogni possibile evoluzione democratica dei vari regimi della regione.
Pubblichiamo un articolo scritto qualche giorno fa da un compagno della sinistra radicale turca, che rimane valido anche alla luce degli ultimi arresti (nota della redazione)

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L'ondata di repressione iniziata nel quadro dello stato d'emergenza decretato in seguito al tentativo di colpo di stato del 15 luglio scorso sembra sia destinata a proseguire a lungo.
Gli eventi degli ultimi giorni mostrano chiaramente il carattere dittatoriale che Erdogan intende dare al suo regime e che non si differenzia se non in misura impercettibile da quanto avrebbe potuto ottenere un colpo di stato militare.

Secondo i decreti pubblicati la sera di sabato 29 ottobre, più di 10.000 dipendenti della funzione pubblica e di diversi ministeri sono stati licenziati e una quindicina di mezzi di comunicazione, per lo più legati al movimento curdo, sono stati chiusi.
Tra i 1.260 accademici esclusi ai sensi del decreto figurano i firmatari della petizione per la pace e membri del sindacato di sinistra Egitim-Sen. Il decreto ha anche annunciato l'abolizione delle elezioni dei rettori delle università (che aveva solamente un'importanza consultiva), rettori che ora saranno nominati direttamente da Erdogan.
Il numero totale di persone licenziate dai loro posti nel settore pubblico (e interdetti da una possibile riassunzione) è pertanto pari a 70.000 e quelli sospesi a 93.000. Gli arresti hanno raggiunto la cifra di 35.000 e le persone in custodia cautelare 50.000.

Il popolo curdo nel mirino
Il giorno dopo, il sindaco e la sindaca di Diyarbakir [NdT: i municipi curdi hanno la doppia rappresentanza di genere in queste cariche], la più grande città curda, Firat Anli e Gültan Kisanak, così come l'ex deputato del Partito delle Regioni Democratiche (partito fratello dell'HDP nel Kurdistan turco) Ayla Akat Ata, messo in custodia cautelare per diversi giorni, sono stati arrestati con l'accusa di essere "membri dell'organizzazione terroristica PKK".
Legittimando tutte le sue misure autoritarie con la "volontà nazionale", il regime di Erdogan non ha avuto esitazioni, da più di un mese, a rimuovere dalla carica più di venti sindaci di municipi curdi, designando al loro posto nuovi amministratori - manco a dirlo – legati all'AKP (il partito di Erdogan al potere), certificando in questo modo che la volontà nazionale non comprende quella del popolo curdo ma s'identifica direttamente con quella del “duce” di Ankara.

Il co-presidente dell'HDP, Selahattin Demirtaş, ha recentemente dichiarato che etichettando come terroristi tutti coloro che si rifiutano di vedere in Erdogan "il loro sultano", lo Stato turco prende la forma di uno "stato fascista hitleriano", mentre Kilicdaroglu, il leader del partito di opposizione repubblicano CHP ha optato per un confronto storico con il "regime Baath".

Giornalisti in carcere, giornali chiusi...
Lunedi, 31 ottobre al mattino, al momento della scrittura di queste note, è la volta del principale quotidiano di opposizione - di centro sinistra - Cumhuriyet ["Repubblica"] a essere colpito dalla repressione. Tredici mandati di arresto sono stati emessi contro responsabili, giornalisti e vignettisti del quotidiano e 10 di loro sono stati messi in custodia cautelare dopo la perquisizione delle loro case. Sono sospettati di "aver commesso reati per conto del PKK e dell'organizzazione terroristica fethullahiste (legate cioè a Fethullah Gulen, accusato di aver condotto il tentativo di colpo di stato), senza essere membri di queste organizzazioni."

Pubblicando oltre un anno fa le immagini della fornitura di armi ai gruppi jihadisti in Siria da parte dei servizi segreti turchi, il giornale aveva attirato le ire di Erdogan. Il numero di giornalisti in carcere ha superato i 130, mentre più di 2.300 hanno perso il lavoro a seguito della chiusura di decine di canali televisivi e giornali, tra cui diversi dell'opposizione curda e della sinistra radicale.

I lupi sono entrati Ankara...
Tutte queste misure repressive per schiacciare ogni minima possibilità di opposizione al regime sono accompagnati, a livello della politica istituzionale, al riavvicinamento con l'estrema destra del MHP (i "Lupi grigi"), che avviene principalmente sulla creazione di presidenzialismo voluto da molto tempo da Erdogan, e sul ripristino della pena di morte.
Tutto questo avviene in mezzo ai tamburi di guerra in Siria, approfittando delle operazioni anti-Daesh per contrastare l'avanzata dei combattenti curdi del YPG verso la frontiera turca. E in Iraq, anche se Ankara non ha ottenuto il via libera dalle potenze occidentali a partecipare, il potere vuole "recuperare Mosul" come parte del sogno espansionista confessionale neo-ottomano.

Un futuro davvero nero, quindi.

*Fonte articolo: https://npa2009.org/actualite/international/turquie-le-coup-detat-est-de...
Traduzione di Piero Maestri.