Stato Spagnolo: Andalucía o il momento Vox

Wed, 05/12/2018 - 14:35
di
Emmanuel Rodríguez*

Pubblichiamo un articolo di Emmanuel Rodriguez, storico, sociologo e saggista, che analizza il successo della formazione di estrema destra Vox nelle elezioni della Comunità Autonoma di Andalucía che si sono tenute la scorsa domenica.

Se si vuole parlare di cambiamento, bisogna farlo sostenendolo - con i movimenti e con la società civile - contro una realtà in crisi che si rompe; una realtà per cui le promesse della politica istituzionale non sono valide.

Ieri (2 dicembre, ndt) si è votato in Andalucía (Stato Spagnolo). Il voto è stato contro Susana (Susana Dìaz, candidata del PSOE – Partito Socialista Operaio Spagnolo, ndt). Ma anche dal punto di vista dello Stato Nazionale, della Spagna. La maggioranza in questa comunità, per la prima volta dalle prime elezioni regionali, è di "destra". Eppure, né nel sud né nel resto della Spagna è il momento di quell' "alternanza" che ha caratterizzato la storia della recente democrazia. È successo qualcosa di nuovo e non dovremmo sottovalutarlo.

Ieri è successo, perché negarlo, l'imprevisto. Pochi, pochissimi, nemmeno loro stessi, avevano previsto il successo di Vox. La sequenza della sua ascesa ricorda molto quella di Podemos nel maggio 2014: in quelle elezioni europee, in cui anche i viola non prevedevano la grandezza della loro ascesa. Ricorda anche il successo delle candidature municipali di Madrid, Barcellona e Saragozza, quando a pochi giorni dal voto l'entità del terremoto politico era a malapena sentito.

Quello che è successo ieri rientra nell'ordine dell'imprevedibile; anche a causa della prevedibilità di Vox. Un partito nato nell'onda "liberale" dell'esaurimento del PP - Partido Popular- (come era UPYD, Unión Progreso y Democracia, e successivamente Cs, Ciudadanos) che è poi giunto a un'improvvisa svolta neofranchista. Per molti (per me), Vox è in parte ridicolo. Basta vedere il suo capo a cavallo che parla di "riconquista della Spagna" o ascoltare i suoi discorsi al volante di un'auto, metafora del forte governo a cui aspira. In parte è anche anacronistico, troppo franchista, troppo "vetero" e falangista. Oltre ad essere pacato e pro-establishment. Nato dai resti del PP, la bussola di Vox è la pura politica istituzionale: Abascal (leader di Vox, ndt) non ha lavorato fin dalla sua giovinezza in nessun altro luogo che non siano cariche pubbliche (nel Partido Popular) e Fondazioni (come DENAES) nutrite con denaro pubblico.

Ma Vox non è Fuerza Nueva (partito spagnolo di estrema destra degli anni ‘70/80, ndt). Non si può spiegare come un effetto Fuerza Nueva. A portarlo avanti è stato quel poco di "nuovo" che aveva. Il poco che Bannon ha presentato e che Losantos ha accompagnato. La retorica di "noi siamo la resistenza, unitevi" o "siamo fascisti e orgogliosi di esserlo". Il grande uso di simboli, come cercare fortuna a Vistalegre nello stile di Podemos. Le piccole dosi di antisistema, esposte nelle battaglie culturali contro i “progre” (termine dispregiativo in castellano che va a definire gli ambienti di sinistra progressista “radical chic”, ndt) , quelli di Soros e della "partitocrazia". Vox gioca a malapena con la crisi della rappresentanza, con la crisi politica generale, ma comunque scende in campo ed è per questo che sale nei consensi. Questo è ciò che nessuno è stato in grado di fare dentro Podemos per tre anni.

Vox non è certamente il partito della gente. Sembra più che altro il partito della borghesia maschile invecchiata contro "l'ideologia di genere", della "Spagna viva" contro l'anti-Spagna e i cattivi spagnoli, sempre più legato al cattolicesimo militante e risentito dell’Opus Dei e dei Quicos. Non è quindi il partito di coloro che si sentono defraudati dal 15M e forse nemmeno il partito della "protesta", anche se lo è in parte. Un solo dato: nel 2015, PP, UPyD, Cs e Vox hanno ricevuto un milione e mezzo di voti in Andalusia. Nel 2018 ne hanno ricevuti solo 275.000 in più. È molto ma non abbastanza. La cosa importante è stata la distribuzione tra i partiti. Vox ha preso una parte dell'elettorato di Podemos, un po' del PSOE, ma il suo grande bacino elettorale è ancora il PP. Un enorme serbatoio di voti conservatori, nostalgici e risentiti.

Si può quindi dire che Vox è sempre esistita, ma come elemento secondario del grande sogno di Fraga alla fine del 1976: riunire tutta la destra in un unico partito (il PP). Liberali, conservatori, franchisti, falangisti, cattolici militanti, repubblicani di destra ... tutti insieme, sotto il comando di Fraga, Aznar, Rajoy. Il paradosso è che ieri si sono presentati separatamente e in uno dei territori più difficili hanno ottenuto più di quando si sono presentati insieme.

Ma se i voti della destra sono quasi gli stessi, perché hanno vinto ieri? Semplice, perché l'altra parte non è andata a votare. Astensione storica per l'Andalusia: 41,4% e quasi 700.000 voti persi per il marchio Podemos-IU e il PSOE. C'è stato qualche trasferimento di voti al PP, a Cs o a Vox dalla sinistra e dall'astensione, ma la cosa dominante in queste elezioni è stata semplicemente la noia di fronte alla morbidezza clientelare del susanismo e del linguaggio fumoso di Podemos.

È lo stesso male che si trova a Madrid, in Aragona, in Galizia, nelle Asturie ... il "cambiamento" si è esaurito e non è riconosciuto nel tradizionale ruolo sussidiario di Izquierda Unida di fronte al PSOE, o di un PSOE a guida Sanchez che ripete i gesti di Zapatero, quando nessuno vuole Zapatero. Ancora meno nello scommettere sulla logica dei blocchi, e del "Fronte popolare" agitando la paura del fascismo, come ha fatto anche ieri il “Bonaparte” Iglesias, sull'orlo dell'esilio a Sant'Elena e principale responsabile del proprio disastro fatto di lotta tra fazioni, plebiscitarismo e capricci bulgari.

Ieri è successo qualcosa di nuovo senza dubbio. È morto il 15M. Non è rimasto quasi nulla di quel viaggio iniziato a maggio 2011 e prolungato nel 2014 e nel 2015. Ma diremmo qualcosa di falso nel rappresentare la confusione che si sta aprendo nel nome della paura. Non c'è paura che tenga. Abbiamo ricevuto solo un avviso. D'ora in poi non si potrà fare politica con batuffoli di cotone e parole dolci: cambiamento, cittadinanza, persone, "los de abajo" (quelli che stanno in basso, ndt), diritti. Da questo momento, se vuoi parlare di cambiamento, devi farlo sostenendolo (con i movimenti e con la società civile) contro una realtà in crisi che si sta scomponendo; una realtà per cui le promesse della politica istituzionale non sono valide. I tempi duri stanno arrivando. E dovremo affrontarli.

* Fonte: https://ctxt.es/es/20181129/Firmas/23207/andalucia-vox-podemos-pablo-igl...
Traduzione di Dario Di Nepi.