Il Messico a 20 anni dalla ribellione zapatista

Fri, 14/02/2014 - 12:53
di
Guillermo Almeyra

Pubblichiamo questo articolo di Guillermo Almeyra, giornalista de La Jornada, che prova a fare il punto sulla situazione dei movimenti messicani a 20 anni dalla ribellione zapatista del 1994.

In Messico l'oligarchia legata al capitale finanziario internazionale applica da più di trent’anni un unico piano distruttore della sovranità e della stessa indipendenza del paese, di tutte le politiche sociali derivanti dalle conquiste della rivoluzione messicana del 1910 e dal governo di Lazaro Cardenas [1]. L'imposizione di politiche neoliberali ha distrutto la campagna messicana negli anni 80, brutalmente aumentato l'emigrazione, realizzato un sistema totalmente dipendente dalle importazioni di prodotti alimentari pagati con il petrolio, causato scandali, prodotto decine di migliaia di militanti uccisi e dispersi, e, infine, appoggiato le frodi elettorali dei seguenti governi del PRI-PAN (Partido Revolucionario Institucional – Partido de Acciòn Nacional) e dei loro partiti alleati (compreso il PRD, il partito di centrosinistra messicano).
L’attuale governo di Peña Nieto è oggi la punta più infame di tutto ciò e se i movimenti sociali non ritornano in campo sarà solo il preludio di una situazione ancora peggiore simile a quella di governi come Puerto Rico, che faranno diventare il Messico un'isola colonizzata ed integrata nell'economia degli Stati Uniti come fornitore di manodopera a basso costo.
Come durante il regime di Porfirio Díaz [2] i grandi media oggi svolgono il ruolo di servitori del regime, intossicando l'opinione pubblica e costruendo una falsa ideologia adatta alle classi medie e ai settori più ignoranti della popolazione.
Come durante il regime di Porfirio Diaz però la protesta sociale è in continuo aumento ma non è ancora sufficientemente organizzata. C'è comunque una continuità nella resistenza indigena, contadina, operaia e popolare contro la trasformazione del Messico in un nuovo stato virtuale degli Stati Uniti, che di fatto stanno praticando una vera e propria politica di annessione dello stato messicano.
C’è però un filo rosso che lega gli episodi di lotta e resistenza degli ultimi anni della storia di questo Paese: il trionfo elettorale di Cuauhtémoc Cárdenas nel 1988, l'azione della Teologia della Liberazione in Chiapas, il movimento studentesco del 1990, la rivolta neo-zapatista del 1994, le successive lotte contadine, la resistenza di Atenco e la lotta di Oaxaca.
In questa continuità delle lotte, la ribellione neo-zapatista nel gennaio 1994 e l'eroica resistenza dell'EZLN alla repressione militare fino agli Accordi di San Andrés sono stati particolarmente importanti perché hanno segnato l'inizio di un controffensiva popolare dopo le azioni selvagge dei neoliberisti, una controffensiva ben radicata nel movimento contadino. L’ EZLN ha dimostrato al mondo e al Messico che era possibile dire di no alle politiche neoliberiste, era possibile resistere e mantenere i territori dove iniziarono a costruire il processo di autonomia.
Gli zapatisti del Chiapas hanno anche raggiunto un enorme eco in altri settori indigeni del paese e della sinistra sociale messicana, ampiamente dispersa e colpita dalle repressioni degli anni settanta, l'accettazione passiva delle frodi del PRD nel 1988 e le successive uccisioni dei militanti del partito.
Sulla base di questa simpatia attiva, l'EZLN ha cercato inizialmente di trovare alleanze nazionali, costruire ampi fronti contro nemici comuni, ma purtroppo non ha persistito in questi tentativi unitari e, dopo diverse battute d'arresto e tradimenti, si ritirò nella costruzione di basi in Chiapas. Nel panorama nazionale, ha adottato una politica di astensione e si è ritirato di fatto dall'attività politica, considerando tutti gli avversari e tutte le parti ugualmente dannosi; questo atteggiamento ha finito per favorire le frodi di Calderón e poi di Peña Nieto.
Nello stesso tempo però l’EZLN ha organizzato e difeso i Caracoles zapatisti portando educazione avanzata, sanità, giustizia, nelle sue zone di influenza, mantenendo per 20 anni, nonostante gli sforzi del governo di soffocare e sabotare il processo, l’indipendenza regionale di centinaia di migliaia di persone indigene del Chiapas e mantenendo una influenza reale sui settori giovanili di tutto il paese.
L'EZLN, nonostante i suoi difetti ed errori politici, non fu solo l'inizio di un forte impulso per altre lotte, ma, oggi, rimane una forza politica e organizzativa che deve essere presa in considerazione per la costruzione di un fronte nazionale in difesa della democrazia, dell'indipendenza, dei diritti umani e delle conquiste della Rivoluzione Messicana. Infatti con la privatizzazione del petrolio e la cancellazione della proprietà statale delle risorse del sottosuolo si sta aprendo la strada alla privatizzazione dell'acqua e dei minerali ma anche ad una profonda crisi economica.
L’economia Messicana dipende infatti da due fattori: il petrolio, che ad oggi viene di fatto consegnato alle multinazionali tramite la vendita della PEMEX (la società pubblica petrolifera messicana), e l'esportazione di mano d’opera negli USA che di fatto diventa un nuovo elemento di neocolonialismo.
Il “semi-stato” messicano si deve quindi confrontare con tutto ciò nelle comunità, nella resistenza zapatista, nei gruppi di autodifesa del paese, tra gli studenti universitari. Dal basso vi è la necessità di un fronte di resistenza e come nel 1910-1920, il neoporfirismo dovrà essere sconfitto.

1] Lazaro Cardenas è stato il 53° Presidente del Messico, dal 1 dicembre 1934 al 1 dicembre 1940. È ritenuto il presidente più popolare dell'intera storia recente del Messico.
2] Porfirio Diaz fu Presidente del Messico per due mandati, dal 29 novembre 1876 al 20 novembre 1880 e dal 1º dicembre 1884 al 25 maggio 1911. È considerato a tutti gli effetti un dittatore.

Da: www.lajornadaquincenal.com.ar
Traduzione di Dario Di Nepi