L'Expo visto da Mantova

Thu, 10/04/2014 - 19:53
di
Favilla - CommuniaMantova

No cemento // #Exproprio

Expo2015 sta arrivando, ve ne sarete accorti, le televisioni hanno ripreso operai che fingevano di scavare (1), mentre i giornali locali (e non) raccontano ogni giorno supercazzole (padiglioni galleggianti, smart city gonzaghesche, progetti per canali navigabili trasformati in canali di scolo(2) , treni gastronomici in ritardo(3) ).
La giunta comunale, nonostante le difficoltà nel trovare qualche euro per disoccupati, precari e migranti ha deciso di investire 350mila euro.
Expo si sta rivelando peggio di ciò che i comitati di Milano contestano da anni. Le grandi opere imposte dai grandi gruppi politico-commerciali (e non è uno slogan oramai, vedi le connessioni PD – Centrodestra – Coop – Compagnia delle Opere – Comunione e Liberazione) possono solo concretizzarsi in grandi abbuffate di soldi pubblici in infrastrutture inutili.

Negli scorsi giorni il governatore della Lombardia Maroni lamentava alla Gazzetta che Mantova che è indietro poiché avrebbe già dovuto comporre un ente unico per ricevere i 10milioni di euro messi in palio per EXPO dalla regione (4), in modo da dare i soldi ai soliti noti.

Nel mentre, per quanto in sordina, promuovendo Expo2015, Barilla e Coop accompagnate dal leghista Gianni Fava, hanno spiegato lo sviluppo sostenibile agli studenti dell’istituto agrario (5).
Naturalmente si sono scordati di accennare alle condizioni di sfruttamento dei propri lavoratori e del ruolo dell’industria alimentare di cui fanno parte nel causare disastri ambientali e deficit nutritivi.
Expo diventa così anche strumento per fare ginnastica di obbedienza e precarietà, tanto con i corsi e gli eventi per le scuole superiori, quanto per la sperimentazione in EXPO 2015 di relazioni lavorative che anticipano il Job Act di Renzi: zero tutele e lavoro gratuito (6) .

Tornando all’impatto delle grandi opere sulle nostre vite, la loro inutilità non impedisce a questi interventi di modificare il tessuto urbano, trasformando la viabilità e le periferie, spostando la concentrazione di risorse sul territorio (7).
A ciò si lega un aspetto di concretezza delle contraddizioni di sistema nella stagione dell’austerità che stiamo vivendo: ma se ci sono così tanti capitali da bruciare in opere speculative, perché non espropriarli ed investirli per la difesa dell’ambiente, per un nuovo welfare e per opere che partano dalle necessità dei cittadini?

L’attuale giunta vinse la precedente tornata elettorale con l’idea dell’architetto-consigliere Benedini di costruire un tunnel automobilistico sotto i laghi. Insieme a questo la città avrebbe “beneficiato” di una metropolitana leggera, di due o tre parcheggi sotterranei multi-piano e di una cittadella dei servizi per la quale sono state portate le carte in tribunale.
In mancanza di un approccio ai processi urbanistici che mettesse al centro le necessità e la discussione di chi il territorio lo abita, il centro-destra cittadino ha seguito un processo di cementificazione del territorio inaugurato dal centro-sinistra più di vent’anni fa (negli ultimi 10 anni è stato alterato il 12,4% del suolo).
Ad essere un po’ banali, quello che cambia è il marchio dei Supermercati, dalle Coop passiamo ad Esselunga.

Benedini è intervenuto ripetutamente rispetto le opportunità di Expo anche negli ultimi mesi, fecondo retorica sull’importanza dei prodotti enogastronomici del nostro territorio in un EXPO che ha come titolo “nutrire il pianeta, energia per la vita”, e sulla città intelligente dei Gonzaga.

Mantova in realtà non è affatto una città intelligente. Il centro storico è stato impoverito di attività sociali e attività di piccolo commercio a causa della costellazione di centri commerciali che la circondano (8).
Il tessuto sociale dei quartieri è stato progressivamente sfibrato sia dalla chiusura di servizi e negozi, sia dalle lottizzazioni compulsive che hanno ingigantito i 4 comuni alle porte dell’aggregato urbano.
Il risultato è una città che fatica a trovare le proprie identità e punti di convergenza: i quartieri sono dei dormitori impoveriti, la cintura della Grande Mantova è un inferno di case a schiera senza luoghi di aggregazione e comunicazione tra chi vi abita, gran parte della socialità è stata spostata dai portici del centro a spianate di cemento in cui sorgono cinema, discoteche e spazi commerciali di vario tipo.

L’attuale disastro deriva sicuramente dal percepire il territorio non tanto come un bene comune da difendere e plasmare collettivamente, piuttosto come una merce da cui pochi traggono profitto.
Questa dimensione, fa notare lo studioso di urbanizzazione David Harvey nel suo libro “Città Ribelli”, diventa palese in paesi come India e Brasile, dove l’incredibile processo di urbanizzazione di città come San Paolo e Mumbai – sostenuto dall’indebitamento – ha creato un’enorme speculazione sul costo dei terreni delle aree più povere, slums e favelas, con la conseguente repressione per abbattere e requisire le abitazioni.

Ma anche a Mantova i capitali provano a puntare sul mattone quale settore salvifico per risollevarsi dalla crisi, oppure sfruttare questa per cogliere prossime opportunità.
Non è da escludere infatti, anzi sarebbe un aspetto da indagare, che la chiusura delle fabbriche dell’area industriale e la deregolamentazione nell’utilizzo dei terreni, possano offrire un’occasione di riattivazione del settore dell’edilizia.
É visibile a tutti come mentre si investono soldi in progetti avveniristici, si scarichino sulle periferie i problemi derivanti dalla mancanza di soldi nelle casse delle giunte comunali: rimangono così masse di amianto da bonificare e scarseggiano le infrastrutture per anziani, giovani e disabili (9).

Allo stesso modo si seguono le linee dettate dalla Deutsche Bank nella svendita dei terreni agricoli, in un’ottica che lede la sovranità alimentare dei popoli (10) e le specificità culinarie, a vantaggio di un’industria dell’alimentazione selvaggia e criminale.

Solo in questo modo possiamo leggere l’apertura del prossimo supermercato di Esselunga, non come un semplice capriccio di Caprotti contro Legacoop, ma come un intervento che, andando a modificare la viabilità dell’accesso sud alla città, andrà ad intercettare automaticamente diverse ipotesi speculative e di trasformazione urbana.

Come al solito si proverà a disincentivare la partecipazione, evitando di coinvolgere le idee e le critiche che emergono dalle assemblee e i comitati.
Da parte loro, EXPO e speculatori giustificheranno l’abbuffata di soldi pubblici con la retorica del progresso e delle opportunità di lavoro.

Noi che resistiamo a difesa dei territori dovremmo invece aver capito ormai, che solo dalla discussione e dal confronto con gli abitanti, al di fuori degli interessi di mercato, possono emergere disegni della città utili e liberi da infiltrazioni mafiose (11).

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(1) http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/03/27/news/scandalo-inf...

(2) http://www.offtopiclab.org/sulla-via-dacqua-larroganza-di-expo-piegata-d...

(3) http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/02/23/news/expo-ecco-i-...

(4) http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/04/02/news/maroni-alla-...

(5) http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/02/08/news/studenti-a-l...

(6) http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/24/expo-2015-e-lavoro-a-che-gioc...

(7) http://www.articolozero.org/2013/07/pre-occupati-del-tuo-quartiere-recla...

(8) Con una media di circa 570mq di spazi commerciali ogni 100 abitanti che è quasi doppia di quella della Lombardia

(9) http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/04/01/news/amianto-spaz...

(10) http://www.rimaflow.it/index.php/2014/03/23/cose-la-sovranita-alimentare/

(11) http://www.communianet.org/content/exproprio-cap-2-ovvero-cemento-debito...