Mantova risponde all'aggressione fascista

Mon, 14/08/2017 - 18:53
di
La boje - Mantova

Giovedì sera, nonostante la vicinanza al fine settimana di Ferragosto, un centinaio di persone si è trovato in centro a Mantova per manifestare contro l'aggressione fascista avvenuta sabato scorso.
La manifestazione è riuscita non solo per la copertura mediatica sollevata dal caso, ma anche per l'immediato passaparola tra antifascisti mantovani partito a pochi minuti dal pestaggio. L'episodio di sabato ha certamente creato una maggiore consapevolezza sulla minaccia neofascista, ma se non ci fossimo "tenuti chiamati" sarebbe stato impossibile trovarsi in tante e tanti giovedì pomeriggio.

Uno strumento per segnalare aggressioni, scritte o attività neofasciste nel nostro territorio è diventato indispensabile per rendere sicure ed inclusive le strade della nostra città.
Giovedì in piazza si sono viste tante associazioni, anche quelle più istituzionali con cui avevamo fatto fatica a costruire fronti larghi in diversi episodi passati. Per quanto continuiamo a pensare che per fermare le narrazioni razziste (e quindi la legittimità politica per i neofascisti) serva l'attivismo quotidiano e diversificato dei singoli, è importante che l'antifascismo sia patrimonio di un fronte largo e che questo sia capace di mobilitarsi e mobilitare oltre le ricorrenze.

La crescita delle organizzazioni neofasciste avviene in una zona dell'Italia in cui la struttura della lega nord è inserita nelle istituzioni da 25 anni (maggioranza o minoranza), durante i quali ha generato diverse relazioni con l'estrema destra, spesso usata come manovalanza.
Con la Lega guidata dal progetto nazionalista "Noi con Salvini", i naziskin hanno potuto contare su consiglieri comunali ben disposti a coprirli e a sostenere i comitati "civici" contro i migranti. Questo elemento, unito ad una maggiore unità ottenuta proprio nelle manifestazioni contro i richiedenti asilo, porta sicuramente a sopravvalutare una crescita dei militanti di estrema destra, in realtà numericamente più contenuta.

Non è un caso che questo fatto sia avvenuto in queste settimane dominate dal dibattito su legge Minniti, ONG, pseudo-invasioni, raccolte firme contro i migranti: lo spazio politico costruito dal razzismo istituzionale e dal terrorismo mediatico rappresenta una prateria per ogni organizzazione di destra.
Tant'è che ci troviamo in un cortocircuito logico per cui chi ha creato il razzismo istituzionale (Legge Turco Napolitano, Legge Bossi-Fini, Decreto Sicurezza Maroni, Decreto Minniti) insegue la destra e questa denuncia come "buonisti" tutti quelli che non credono alla teoria sulla sostituzione della razza. Gli antirazzisti che lottano contro questo modello di accoglienza (e grazie a questo lavoro sono emersi maltrattamenti dei migranti, precarizzazione delle prestazioni lavorative degli operatori e speculazioni, non certo grazie alle molotov fasciste contro le strutture) e contro il razzismo istituzionale finiscono così per essere equiparati a chi questo sistema l'ha creato (e lo sta trasformando in senso ancor più repressivo -> vedi Legge Minniti (PD)).

Non c'è alcuna scorciatoia per eliminare il protagonismo politico neofascista se non si passa per percorsi di lotta che uniscano i poveri, nativi e migranti che siano. In diversi quartieri della nostra città ragazzini provenienti da diverse latitudini del mondo crescono insieme già da un paio di generazioni. Durante la loro vita, nonostante colori della pelle o cognomi diversi, dovranno affrontare la crescente precarietà e la riduzione drastica di fondi e servizi sociali. Creare un'identità antirazzista e direttamente meticcia che dal basso unisca le vertenze sociali delle classi popolari impoverite dall'austerità è fondamentale per non essere schiacciati dalle letture regionaliste, nazionaliste e razziste.

LA BOJE!

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COMUNICATO di avvicinamento al presidio di giovedì
MANTOVA É DI CHI AMA LA LIBERTÁ
L'antifascismo non si delega!

Non è stato un brusco risveglio. E’ solo che questa volta i riflettori si sono accesi e a farne le spese è stato un giovane ragazzo, Lorenzo, che oggi abbracciamo e al quale manifestiamo la nostra solidarietà. A chi in questi anni ha sostenuto che i fascisti fossero un residuo ricordo del passato, un’incrostazione da superare in nome del liberismo, il pestaggio organizzato nel centro della nostra città testimonia ben altro.
Eppure sono passati poco più di 40 anni da quando i fascisti mettevano le bombe a piazza della Loggia, a Piazza Fontana, alla stazione di Bologna, e ci sono voluti 47 anni perché la giustizia riconoscesse che lo Stato sapeva, era a conoscenza delle stragi fasciste, quelle stesse Istituzioni a cui affidiamo la protezione delle nostre vite.

Sembra un abisso temporale, eppure si tratta di pagine buie di un paio di generazioni fa con cui dobbiamo ancora fare i conti. Ma il fascismo in questi anni non ha mai smesso di lasciare il sangue per strada. Davide Cesari a Milano, Nicola Tommasoli a Verona e Renato Biagetti ad Ostia sono solo le ultime in ordine di tempo tra le vittime delle aggressioni fasciste.

Per questo vogliamo portare l’attenzione alla copertura politica che alcuni consiglieri in città e in provincia offrono a tali realtà. Ricordiamo che solo poche settimane fa l’organizzazione Veneto Fronte Skinhead ha messo in atto un’incursione squadrista durante un incontro sull’accoglienza dei migranti che si stava tenendo in una piazza di CastelGoffredo.
Qualche settimana dopo il consigliere Lamagni, uscito a destra dalla Lega Nord, ha proposto una mozione in consiglio comunale che riprendeva nella sostanza molti dei punti esposti nel volantino di Veneto Fronte Skinhead.

Nelle stesse settimane gravi episodi, come il lancio di molotov contro la struttura ospitante, si sono registrati anche a Roncolevà dopo una manifestazione, sempre contro l’accoglienza, organizzata da “Verona ai veronesi” alla quale ha partecipato anche il sindaco del paese.
Questa è una delle tante sigle dietro cui gruppi di estrema destra si nascondono per crescere sull’onda della “paura dei migranti”, trattati da media e leggi come un problema di ordine pubblico.
20 anni di RAZZISMO ISTITUZIONALE consolidato da tutti i partiti al governo ha reso accettabile il discorso dei fascisti: quelli a cui i cittadini di qualche paese affidano le petizioni contro i migranti, sono gli stessi che organizzano i pestaggi in tutta la nostra provincia.

Siamo qui per ribadire che non ci deve essere nessuno spazio per i fascisti nelle nostre città e pensiamo sia possibile farlo solo se si punta a smontare le narrazioni che questi gruppi fanno, a partire dai fenomeni migratori e sulla solidarietà tra soggetti impoveriti dalla crisi.

La presa di posizione da parte di alcune istituzioni è benvenuta, ma ci sembra ridicolo pensare di eliminare il problema della crescente violenza razzista con “daspo”, gli stessi dispositivi desiderati dalla destra e regalati dal ministro Minniti per reprimere i poveri, attaccare chi difende la terra dalle speculazioni e sgomberare i progetti di solidarietà dal basso.

Siamo convinti che l’antifascismo non si delega, è necessario costruire un antifascismo diffuso a partire dal territorio cittadino, facendo pratica e creando unità tra le persone che attraversano la città e hanno a cuore l’antirazzismo, l’antisessismo e l’uguaglianza.

La Boje!