Livorno. La fine della sanità pubblica?

Wed, 01/02/2017 - 11:54
di
Communia Livorno

La situazione della sanità pubblica versa in uno stato disastroso, ormai volutamente non è più in grado di affrontare i problemi e le difficoltà di chi ha bisogno di assistenza e di cure.
Nei giorni scorsi anche i mass-media nazionali hanno affrontato il problema, nel solito modo scandalistico e superficiale, scaricandole o su situazioni “particolari” locali, o su chi lavora in sanità, spesso in situazioni davvero drammatiche.
In realtà il problema è nazionale, con vere e proprie punte di criticità. Noi come Communia Livorno interveniamo sulla situazione locale, consapevoli che la nostra situazione è quella di molte realtà della penisola.

Sono arrivate anche alla stampa cittadine le notizie “dell’emergenza posti letto" nella struttura ospedaliera livornese.
Emergenza attribuita all'epidemia influenzale, come se questa malattia non colpisse tutti gli anni nello stesso periodo, e allora che emergenza è? Infatti la vera emergenza è la situazione della sanità, in generale, e in particolare a Livorno.
Situazione voluta e costruita nel tempo che sta portando alla fine del sistema della sanità pubblica. Da anni ormai assistiamo a tagli nazionali e regionali dei finanziamenti alla sanità, con la chiusura di Ospedali e di reparti, blocco delle assunzioni, esternalizzazione dei servizi.
La scelta della cosiddetta “intensità di cura” non è altro che uno strumento nato negli USA e nel Regno Unito per tagliare ulteriormente posti letto e i finanziamenti, in pratica accorpando tutte le specialistiche insieme in repartoni. La situazione è quella che tutti hanno davanti agli occhi: semplicemente a Livorno i posti letto per gli abitanti non bastano. Infatti la percentuale dei posti letto per abitanti è la più bassa della Toscana e fra le più basse del resto d’Italia.
Per questo i malati non trovano posti letto nei reparti di medicina, per questo sono sottoposti ad aspettare ore in barelle in attesa che si liberi un posto, oppure vengono “ospitati” in reparti di chirurgia, parcheggiati in attesa. Questo provoca non solo un “disagio” ai pazienti, ma un vero danno alla loro salute e una negazione dei loro diritti, che sono quelli di cure adeguate e tempestive, con diagnosi certe e cure nei tempi giusti, una questione particolarmente urgente per le persone già fragili, come gli anziani e chi versa in difficoltà economiche

La situazione descritta crea inoltre al personale infermieristico e medico, uno stress enorme sia nei reparti sovraffollati di medicina, sia nei reparti “ospitanti” delle chirurgie dove già convivono più specialistiche, dalla ginecologia, alla chirurgia, alla chirurgia vascolare e si aggiungono patologie mediche impegnative quali ictus, polmoniti, demenze ecc.
In realtà sembra di essere tornati indietro di 50 anni nella considerazione delle patologie e dei pazienti.
Le risposte date dall’azienda, non risolvono il problema, ma soltanto lo nascondono sotto il tappeto, ad esempio limitandosi ad aspettare che passi l’epidemia influenzale, per poi ritrovarsi fra pochi mesi nella stessa situazione

Le risposte devono essere altre. Elenchiamo solo alcuni proposte per dare inizio a un vero cambiamento:
Chiudere con il percorso dell’intensità di cura perché pericoloso per la salute pubblica, Riapertura delle specialistiche con personale medico e infermieristico. Da subito aumento dei posti letto in medicina, assumendo personale, usando anche l’ex reparto day hospital del 3° padiglione piano terra chiuso da 3 anni.
Potenziare il Pronto Soccorso, approntando un vero reparto di assistenza e emergenza con posti letto adeguati che faccia filtro e faccia diagnosi corrette in tempi rapidi .Per fare questo necessita che chi lavora nella sanità insieme alla popolazione livornese si mobiliti e scenda in campo.

I fondi ci sono, per salvare i conti correnti del Monte dei Paschi, in un giorno sono stati trovati 20 miliardi, perché non è possibile per salvare la vita e la salute di chi soffre? Quali sono i costi dei ritardi della diagnosi, delle cure inadeguate, dell’allungamento dei ricoveri e delle dimissioni affrettate? Per non parlare dei costi delle sofferenze e di vite umane.