Occupato il Centro dati Istat contro la riforma Giannini

Fri, 20/05/2016 - 12:34
di
Enti In Piedi Per la Ricerca

Oggi il Presidente dell’Istat presenterà a Montecitorio di fronte al Presidente della Repubblica e alle massime cariche dello stato il Rapporto Annuale sulla situazione del paese.
Si tratta di una collezione di approfondimenti su temi di rilevante interesse pubblico reso possibile dal lavoro quotidiano di quasi duemila lavoratori e lavoratrici, precari e di ruolo.
Come sappiamo il mondo della ricerca, che con il suo mandato istituzionale garantisce innovazione, sviluppo e strumenti strategici di indirizzo e supporto alle policy, subisce da tempo un duro attacco che sta minando la concreta possibilità di continuare a svolgere la propria funzione.
Nella giornata di ieri l’usuale conferenza stampa di presentazione del Rapporto Annuale sulla situazione del Paese è stata cancellata e le stesse organizzazioni sindacali, di norma chiamate a presenziare in Parlamento, che avevano messo a disposizione dei lavoratori i loro inviti, sono state confinate in una sala secondaria lontane dalle alte cariche dello Stato. La paura che si manifestasse il dissenso nei confronti di un provvedimento che distrugge il futuro della Ricerca era evidentemente troppo grande. In risposta i lavoratori e le lavoratrici dell’Istat hanno scelto di occupare il Centro Diffusione Dati, trascorrendovi la notte in presidio per chiarire al Governo e all’Amministrazione quale sia la loro determinazione nell’opporsi al processo di dismissione della Ricerca Pubblica.

Nell’assemblea unitaria di ieri, durante la quale colleghi precari e di ruolo di diversi enti hanno esaminato il provvedimento sottolineando i rischi che incombono su tutti i lavoratori e le lavoratrici degli EPR e manifestato la necessità di lanciare una grande campagna nel paese che chieda il ritiro del decreto e riaffermi la centralità della Ricerca Pubblica e generalizzi la mobilitazione.
Il taglio sempre più violento al bilancio ordinario degli Enti, i vincoli all’assunzione di personale, il blocco delle possibilità di carriera, l’accorpamento del comparto della ricerca con quello della scuola, il mancato rinnovo del CCNL mirano a depotenziare in modo grave una funzione che dovrebbe essere strategica per l’intero paese.

A questo scenario sta per aggiungersi il progetto di riforma degli EPR targato Giannini che introduce ulteriori e pesanti misure volte a destrutturare il sistema della ricerca pubblica. In questo testo non si prevede alcuna misura strutturale per l’azzeramento del bacino di precariato che negli ultimi 10 anni è cresciuto abnormemente arrivando a rappresentare oltre il 20% dell’intera forza lavoro. Al contrario si introducono nuove forme di precariato ancora meno tutelate (assegni di ricerca, contratti d’opera) e perfino lo strumento della tenure track si trasforma in un circolo vizioso della precarietà elitario in cui solo il 10-20% dei candidati potranno aspirare a un futuro inserimento in ruolo. La riforma prevede la soppressione delle figure di ricercatore e tecnologo di III livello professionale con la messa a esaurimento di questi profili e la de-contrattualizzazione dei livelli I e II. Infine, nel testo non è presente alcun richiamo al personale tecnico e amministrativo per cui si profila una marginalizzazione progressiva e lo spettro della mobilità.

Per questo motivo i lavoratori e le lavoratrici degli EPR stanno prendendo pubblicamente la parola per denunciare con forza il processo di smantellamento complessivo della ricerca pubblica e il trasferimento di ingenti risorse pubbliche verso la lobby private, in primis l’Istituto Italiano di Tecnologia per l’avvio del progetto dello Human Technopole. Un percorso che ha preso avvio dalla Nuitdebout della ricerca del 15 maggio e che ha aperto uno spazio pubblico di discussione, coordinamento e iniziativa comune con l’obiettivo dichiarato di ottenere il ritiro della bozza di riforma.

Ci vogliono flessibili e in ginocchio
Ci avranno resistenti e in piedi