L'istat e l'austerity: la lotta dei 400 precari a rischio licenziamento

Thu, 16/10/2014 - 11:15
di
Precari Istat

Nuova protesta ieri dei precari dell'Istat nella sede centrale in via Balbo a Roma in occasione del rilascio dei dati sui conti economici trimestrali. I 372 lavoratori che hanno i contratti in scadenza tra 50 giorni hanno bloccato l'ingresso dell'Istituto nazionale di statistica facendo saltare il previsto briefing con la stampa. Pubblichiamo di seguito il loro comunicato.

Oggi nella sede centrale dell’Istituto Nazionale di Statistica era previsto il rilascio dei dati sui conti economici trimestrali con conseguente briefing esplicativo per i giornalisti.
L’Amministrazione, a fronte della mobilitazione dei 372 precari dell’Istat i cui contratti scadono tra 50 giorni, ha deciso di mettere a tacere la protesta annullando in sordina l’incontro con la stampa e limitandosi ad inviare il comunicato via mail alle redazioni.

La sola conferenza stampa che si è tenuta oggi all’Istat è stata quella organizzata dai precari che, ad un anno dalla mobilitazione avviata nello scorso ottobre con cui si contestava il decreto D’Alia, sono nuovamente in stato di agitazione per contestare le scellerate politiche di gestione del personale operate dall’Amministrazione Istat e rivendicare con forza il diritto all’immissione in ruolo di quanti quotidianamente contribuiscono a garantire lo svolgimento delle normali attività di produzione statistica.

A fronte della possibilità di procedere alla stipula di contratti con scadenza al 31/12/2020 con il solo vincolo della disponibilità finanziaria, pur non essendoci alcun impedimento tecnico, l’Amministrazione Istat ha deciso di attestarsi su una proroga annuale, al termine della quale si prospetta l’espulsione del personale precario selezionato tramite concorso pubblico, formato ed inserito in maniera strutturale nei processi ordinari.
L’Istat in questo modo non si vuole assumere la responsabilità di affermare con atto formale il bisogno dell’istituto di continuare ad avvalersi del contributo dei lavoratori precari fino al loro progressivo assorbimento in ruolo, scaricando all’esterno, come di consueto, l’onere delle proprie scelte.

E' lampante come questo atteggiamento derivi dall’asservimento dell’Amministrazione alle politiche di austerity tanto care al Governo Renzi, che dei tagli lineari al pubblico impiego sta facendo un vessillo. La recente nomina bipartisan di Giorgio Alleva a nuovo Presidente dell’Istat, a luglio 2014, sta evidentemente cominciando a esplicare gli effetti desiderati.

Eppure l’Istituto Nazionale di statistica si appresta a entrare in una nuova fase.
Il censimento permanente è alle porte. Anche quest’ultima iniziativa, sbandierata come parte del processo di ammodernamento del Paese, sembra non vedrà mai la luce, visto che i fondi previsti rimangono bloccati. Lo stesso Presidente, infatti, nel corso dell’occupazione effettuata lo scorso lunedì ha affermato di non poter promettere niente circa il futuro. Sembra che lui stesso non sappia che ne sarà dell’Istat dopo il 2015.

Noi, riteniamo, viceversa, che sia quanto mai urgente difendere la ricerca pubblica e rovesciare la logica imperante che lega la parola ammodernamento a tagli indiscriminati, i quali vanno a colpire unicamente la componente più vulnerabile della forza lavoro. Nessun processo di ammodernamento può essere credibile se il suo unico obiettivo è tagliare i costi.

Chiediamo all’Amministrazione Istat di presentare ai precari proroghe pluriennali, coerenti con le necessità presenti e future dell’Istituto, al fine di indirizzare opportunamente le scelte finanziarie e legislative del Governo per la stabilizzazione generalizzata ed effettiva che riguardi la totalità dei dipendenti a tempo determinato attualmente presenti in Istat.