Pratiche di mutuo soccorso, autogestione e conflitto

Thu, 10/12/2015 - 16:10
di
Communia Roma

La crisi storica, economica e politica che attraversiamo chiede uno sforzo eccezionale di fantasia e sperimentazione per ricominciare. È questo l’obiettivo che ci siamo posti fin dalla nascita del nostro spazio e del network Communia. Mettere in piedi esperienze esemplari di autoproduzione e mutuo soccorso conflittuale, in grado di creare un ponte tra l’esperienza diretta e un’idea complessiva di trasformazione sociale.
Giovedì 17 inauguriamo a Communia Roma la sartoria autogestita Karalò – nata dalla condivisione con migranti e operatori sociali delle lotte per l’accoglienza a Roma – e il Punto Fuori Mercato nato per distribuire i prodotti a sfruttamento zero degli operai della fabbrica recuperata Rimaflow, dei migranti di Sos Rosarno e di Sfruttazero di Puglia e Basilicata, e dei contadini della Fattoria senza padroni di Mondeggi a Firenze.
La necessità di reagire alla disoccupazione e alla mancanza di reddito è oggi, nel contesto di crisi che viviamo, una spinta potente all’azione. Ma noi non vogliamo creare delle semplici cooperative, né tantomeno delle presunte isole felici. Vogliamo costruire una rete di mutuo soccorso tra esperienze conflittuali, costruendo solidarietà reciproca come motore per battaglie politiche comuni e attraversabili anche da altri soggetti sociali. Sperimentando l’autogestione come mezzo per rimettere radicalmente in discussione i diritti di proprietà del capitale e lo statuto del lavoro salariato.
L’esperienza recente più avanzata di tali pratiche è quella delle fabbriche recuperate argentine, non a caso a questa nostra inaugurazione abbiamo invitato – oltre a tutte le esperienze con cui costruiamo percorsi comuni – un operaio della tipografia recuperata Chilavert di Buenos Aires, per imparare dai successi e dagli errori di chi sperimenta nella nostra direzione. Con l’obiettivo di estendere il controllo pubblico e sociale sulla produzione per costruire un’altra società, libera, democratica e autogestionaria.
Di seguito la presentazione della sartoria Karalò e del Punto Fuori Mercato.


Karalò: il nostro posto fisso è il mondo intero

Ci hanno detto per anni che il posto fisso ce lo saremmo dovuto scordare, che ci saremmo dovuti reinventare di continuo, essere flessibili, disponibili, imprenditori di noi stessi, in questo mercato del lavoro sempre più precario e deregolamentato. Ci hanno proposto come modello quello delle startup, giovani, brillanti, “smart”, sempre in cambiamento, e magari lavorando dal letto di casa (con partita IVA), perché no. Bene, abbiamo deciso di dargli retta, ma a modo nostro. Dopo enormi sacrifici (con la benedizione e la supervisione della Troika) anche Communia avrà il suo incubatore, ma – sacrilegio! – fuori mercato.

Qualche mese fa grazie al nostro sostegno alle lotte degli operatori sociali abbiamo conosciuto quattro ragazzi del Gambia e del Mali, richiedenti asilo, vogliosi di iniziare un progetto insieme a noi. I nostri quattro compagni d’avventura, sarti di professione nel loro paese, avrebbero voluto poter continuare il loro lavoro anche in Italia. Dopo aver avviato l’attività all’interno del centro che li ospitava grazie al sostegno degli operatori, sono incappati nelle storture del nostro sistema di accoglienza, hanno quindi pensato di portare fuori dalla struttura la loro sartoria e ci hanno proposto di ospitarli. L’idea è di costruire un progetto di vita autonomo partendo dalla valorizzazione delle competenze professionali ma fuori da una logica assistenzialista e dallo sfruttamento, agendo in cooperazione con altri soggetti che vivono sulla propria pelle la stessa precarietà lavorativa. Quale migliore occasione per concretizzare la nostra idea di spazio: dare corpo al nostro progetto di mutuo soccorso tramite una startup fuori mercato!

Riteniamo che in questo contesto di crisi sia fondamentale ripartire da pratiche di mutualismo e autoproduzione a sfruttamento zero per creare dei modelli di collaborazione lavorativa e sociale che si pongano in maniera conflittuale con gli attuali meccanismi di mercato, non per costruire isole felici chiuse in sé stesse, bensì per mettere in discussione il sistema economico e sperimentare nuove pratiche di lotta. Abbiamo allora deciso di costruire dentro Communia uno spazio, fisico e politico, da mettere di volta in volta a disposizione di quei soggetti che vorranno sperimentare con noi queste nuove pratiche di mutuo soccorso. Una sorta di startup fuori mercato, un incubatore per progetti di mutuo soccorso.

La sartoria Karalò – questo il nome dell’attività dei ragazzi, Karalò, che in mandinga significa “sarto” – ha così preso corpo a Communia. È stato importante iniziare questo percorso proprio col loro progetto anche alla luce dell’attuale percezione sociale del fenomeno migratorio, ora spacciato al grande pubblico come un’emergenza contingente, ma che in realtà versa in queste gravi condizioni da anni. Il liberismo occidentale regola i flussi migratori in maniera idraulica in funzione delle esigenze di un mercato del lavoro precario, quando va bene sottopagato, altrimenti gratuito, in nero, sotto caporale e letteralmente schiavistico, sfruttando la manodopera dei soggetti costretti a spostarsi dai loro paesi di origine a causa della povertà e delle guerre causate da quello stesso sistema. Ed è proprio per questo che rifiutiamo tanto la semplice retorica umanitaria che, con un approccio da carità pelosa, si pone in maniera assistenzialistica (se non colonialistica) nei confronti dei migranti, senza incentivare meccanismi di autorganizzazione e inclusione sociale, quanto le differenziazioni istituzionali tra rifugiati politici e migranti economici, che legano la sorte di quelli che non sono altro che esseri umani a categorie giuridiche o sociologiche tanto convenzionali quanto ipocrite.

Tutto l’assetto del sistema di accoglienza italiano si regge su logiche malate, da un lato trattando i soggetti migranti come oggetti da controllare e smistare e dall’altro, tramite appalti ed esternalizzazioni, tagliando servizi e peggiorando le condizioni di lavoro degli operatori, fungendo da fonte di arricchimento per i soliti pochi affaristi speculatori che, con la connivenza delle istituzioni e la collusione con l’estrema destra fascista e mafiosa, ne traggono profitto, come lo scandalo di Mafia Capitale ha dimostrato. Consci della necessità di rivendicare un diverso sistema di accoglienza dal basso, che metta in rete operatori e migranti, rispondendo alle necessità e garantendo i diritti tanto degli uni quanto degli altri, il nostro obiettivo è creare con la sartoria Karalò un progetto di mutuo soccorso che non sia sussidiario al sistema di accoglienza ma che, con la sua carica emancipatoria, stimoli processi di autorganizzazione e di inclusione sociale tramite la collaborazione mutuale tra diverse soggettività, alludendo allo stesso tempo a meccanismi di lavoro e di scambio alternativi a quelli dell’attuale sistema di mercato. Progettare insieme, farsi carico reciprocamente delle differenti necessità e condividerle, lavorare gomito a gomito, è anche un modo per scardinare la sindrome del terrore e la retorica securitaria con cui si cerca di dividere chi, in realtà, è dalla stessa parte: precari, sfruttati, oppressi. Perché il nostro posto fisso è il mondo intero.

Il 17 dicembre, durante l’iniziativa “Pratiche di mutuo soccorso, autogestione e conflitto”, inaugureremo a Communia la sartoria Karalò. Non mancate.

Un Punto Fuori Mercato a Roma

Chi siamo
Fuori Mercato è una comunità di produttori e consumatori critici alla grande distribuzione che propongono una spesa sostenibile e solidale come atto consapevole che può cambiare il mercato globale. Il progetto nasce dalla messa in connessione di alcune esperienze esemplari che si sono opposte alla privatizzazione dei beni comuni, allo sfruttamento del lavoro, alla chiusura e alla delocalizzazione dei posti di lavoro e al razzismo. Comunità che cercano di costruire una via d’uscita al profitto a ogni costo e propongo prodotti a sfruttamento zero: ambientale e umano. Fuori Mercato amplifica la relazione tra queste esperienze, crea una rete di distribuzione dei prodotti su scala locale e nazionale, collega la campagna con la città e mette in connessione consumatori critici con produttori impegnati nella salvaguardia della biodiversità e nel rispetto del lavoro. Ci proponiamo di ampliare la nostra comunità, vogliamo essere una reale alternativa alla grande distribuzione organizzata, mettendo a valore le filiere territoriali (gruppi di offerta, patti di preacquisto e azioni mutualistiche, definizione comune del prezzo) collegando tutti gli attori presenti – dalla produzione alla trasformazione, alla logistica, al consumo – e delineando modelli di economie condivise e autogestite che ridefiniscano l’attuale sistema sociale.

Certificazione e patto di partecipazione
Riteniamo che la certificazione biologica istituzionale sia troppo spesso una farsa, mentre crediamo fortemente nella garanzia partecipata, dove la qualità dei prodotti è data e garantita da tutti i diversi attori che partecipano alla filiera comunitaria, attraverso la conoscenza reciproca e dell’intero processo produttivo del cibo proposto, garantendo genuinità, salute, rispetto del lavoro, tutela del bene terra e di tutte le risorse ambientali coinvolte.

Communia, un Punto Fuori Mercato a Roma
Lo spazio di Mutuo Soccorso Communia si propone di essere il primo nodo romano della rete Fuori Mercato. Ci candidiamo a gestire un punto di stoccaggio per i prodotti a bassa deperibilità e a organizzare l’incontro tra domanda e offerta, ma soprattutto vogliamo costruire comunità con tutte quelle realtà che come noi vogliono promuovere prodotti dall’alto impatto sociale e ambientale. Partendo dal consumo consapevole vogliamo costruire pratiche nuove di mutuo soccorso, che sappiano andare oltre la spesa e costruiscano interazione sociale, sostenendo e promuovendo percorsi di produzione conflittuale.

I nostri partners:

Mondeggi Bene Comune - Fattoria senza padroni
Mondeggi è una fattoria di 200 ettari, situata nel comune di Bagno a Ripoli, di proprietà della Provincia di Firenze, che ospita vigneti, pascoli, oliveti, boschi, giardini, fabbricati rurali. È una terra pubblica che sta subendo una speculazione da parte della Città di Firenze e che un gruppo di cittadini/e e produttori/trici locali hanno occupato per sottrarla al processo di svendita. La riqualificazione di Mondeggi è un atto di sottrazione alla speculazione, per guardare la realtà da una diversa prospettiva, una proposta radicale che intreccia al suo interno numerosi piani differenti, mescolando cibo e gioco, salute e lavoro, socialità e agricoltura. Autogestire un bene comune per autogestire un pezzetto della propria vita, in sostanza; un pezzetto che auspichiamo possa crescere e crescere ancora.

Netzanet di Sfruttazero
Netzanet in tigrino significa libertà. La libertà per i migranti di poter circolare senza dover essere soggetti a continue espulsioni e respingimenti; libertà di essere padroni/e del proprio corpo e della propria forza lavoro senza dover subire i continui ricatti di padroni, caporali e multinazionali. La libertà nel rivendicare un’accoglienza, e perché no, un mondo diverso! Netzanet è un progetto che vuole legare la riappropriazione e il riuso immobiliare a scopo abitativo all’esperienza di avviamento di un'attività lavorativa per alcuni migranti, giovani disoccupat* e precari*, attraverso le autoproduzioni di prodotti locali e di conserve. L'obiettivo del progetto è anche quello di inserirsi in un circuito di produzione e distribuzione "fuori mercato" e a "sfruttamento zero". Attraverso l'avvio delle autoproduzioni si vuole sperimentare anche un nuovo modo di vivere le relazioni umane fuori dalle logiche della concorrenza e della produttività, attraverso la socializzazione e la condivisione di pratiche positive e innovative.

Occupy Maflow
Sono lavoratori e lavoratrici, in grande maggioranza licenziati dalla Maflow di Trezzano sul Naviglio, che hanno occupato gli spazi della fabbrica lasciata abbandonata e hanno avviato un progetto produttivo autosufficiente. Hanno recuperato la fabbrica, riconvertendola da automotive al una cittadella dell’Altra Economia sostenibile e autogestita, avviando diversi progetti: il riuso e riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche e degli scarti del legno; il mercatino dell’usato e del baratto; una cucina popolare; spazi ludico pedagogici (sala musica, sala teatro, palestra popolara, etc); uno spazio di stoccaggio dei prodotti FuoriMercato che rifornisce oltre 20 GAS sul territorio milanese; una produzione di prodotti derivati, primo fra tutti il RiMoncello. L’Associazione Occupy Maflow si ispira alle società operaie di mutuo soccorso e alle grandi esperienze nate agli albori del movimento operaio.

Sos Rosarno
È una rete di piccoli produttori locali e persone impegnate a realizzare un modello di agricoltura, relazioni e società basato sulla sostenibilità, sull’equità e sulla solidarietà. Non un modello astratto, ma una pratica quotidiana che mette insieme i deboli con i deboli, un percorso interetnico di costruzione dell’alternativa. Dopo i primi progetti di economia etica in solidarietà con i braccianti africani degli anni scorsi, oggi è stata creata una cooperativa di lavoro formata da afrocalabresi e calabresi di nascita per produrre ortaggi, conserve e marmellate, coordinare arrivi e accoglienza nell’ambito dei progetti di turismo responsabile e organizzare eventi di carattere culturale e interculturale.