Omnia Sunt Communia

gli spazi sociali a roma
Tue, 02/05/2017 - 21:19
di
Communia Roma

Questa è la prima di tre puntate in cui lo spazio di mutuo soccorso Communia Roma si racconta in rete e sui social. Autorganizzazione e nuovo mutualismo dal 2013 ad oggi, la solidarietà non si sgombera

Il cancello rosso di via dello Scalo San Lorenzo 33 è a pochi passi da Porta Maggiore, un crocevia di macchine e asfalto nel ventre di Roma.
Dentro ad attendervi, oltre al faccione di Thomas Muntzer sbombolettato su una saracinesca, c'è lo spazio di Mutuo Soccorso Communia.
Siamo a ridosso della stazione Termini e della più grande università d'Europa, La Sapienza, nel quartiere degli studenti e della gentrification.
Siamo a San Lorenzo, nel punto esatto dove l'ammasso di capannoni e lamiere delle ex officine Piaggio è stato trasformato in un centro polifunzionale per la collettività.
“Omnia Sunt Communia!” fu il grido di liberazione che il 7 settembre 2013 rimbombò negli androni della neonata occupazione, “Tutto è di tutti” come nella Germania del 1500, quando i contadini insorsero contro i soprusi dei principi.
Stavolta ad insorgere fu un gruppo di studenti e precari, desiderosi di riprendersi ciò che gli era stato rubato.
“Ci ritroviamo con un calo drastico di iscritti all’università (-50.000 nel 2012); con una disoccupazione giovanile vicina al 40%; con i pochi occupati costretti alla precarietà; con un numero crescente di licenziamenti e cassa integrazione; con i servizi sociali sempre più ridotti o privatizzati; e con l’assenza di un diritto fondamentale come quello alla casa. Tutto questo senza poter condividere un luogo sociale con chi subisce la nostra stessa condizione: molti lavori oggi non hanno un luogo di lavoro fisso o, ancora più spesso, durano troppo poco per permettere di capire quali sono i compagni di lavoro con cui organizzarsi per rivendicare diritti. Vogliono che ognuno di noi rimanga solo. Ma nessuno può farcela da solo”.





Mutuo soccorso, parola in voga nei movimenti dei lavoratori di fine Ottocento, pratica delle prime lotte contro sfruttamento, soprusi padronali, ricatti, salari sotto la soglia di sussistenza. Primissimo esperimento sindacale di soggetti precari che adottano ognuno la lotta dell’altro, sostengono materialmente la stessa possibilità di lottare, e iniziano a strappare i primi diritti dando inizio al grande Movimento operaio del Novecento.
Per molti aspetti in effetti il ventunesimo secolo somiglia più al XIX che al XX secolo. Un ventennio di politiche di precarizzazione del lavoro e privatizzazioni, e un quinquennio di politiche di austerity come risposta alla crisi, hanno distrutto molto dei diritti conquistati riportando indietro le lancette dell’orologio. E le sconfitte politiche della sinistra pongono la necessità di ricostruire un pensiero della trasformazione sociale, ridando dignità all'idea della politica come pratica collettiva di emancipazione.




Un viaggio che non promettiamo breve



Communia nasce il 7 aprile 2013 in via dei Peligni, alle porte di San Lorenzo.
Dopo aver recuperato la vecchia rimessa, il collettivo occupa le ex fonderie Bastianelli in via dei Sabelli.
Lo sgombero arriva il 16 agosto con le camionette quasi accatastate una sopra l'altra e un esercito di polizia pronto ad assediare l'intero quartiere alle prime luci dell'alba.
Il 7 settembre la risposta: una manifestazione imponente entra nelle ex officine Piaggio, centinaia di persone in corteo, San Lorenzo tagliata in due.
Lo scopo è creare uno spazio in cui poter realizzare progetti di mutuo soccorso tra studenti, precari di ogni genere, lavoratori, abitanti del quartiere, uomini e donne, ripartendo da bisogni basilari in un contesto sociale martoriato dalla crisi economica. Analizzando le trasformazioni in atto della società, la frammentazione delle diverse soggettività sociali, l'obiettivo è ricostruire una rete di rapporti di solidarietà e confronto con cui gettare le basi per una ricomposizione di classe.


numeri di Communia dal 2013 a oggi


25.000 euro spesi, 2500 ore di lavoro per riqualificare un non luogo della speculazione.
Le fogne erano al collasso, le sale strabordavano di liquami e rifiuti, un odore nauseante ristagnava nei locali delle ex officine Piaggio.
Le pareti imputridivano per le infiltrazioni d’acqua, le travi del soffitto sfondate, penzolavano in un mare di macerie e calcinacci.
Mancavano tutte le finestre, in alcune stanze anche gli infissi e le porte.
Olio di gomito e tanta voglia di cambiare il mondo, indossando tute bianche scalcagnate, pala e piccozza tra le mani, le prime ore di occupazione furono sconvolgenti. “Abbiamo eliminato e smaltito in maniera ecologicamente ed igienicamente corretta qualsiasi ingombro per poi procedere, tramite ditte specializzate, alla disinfestazione dei locali, eliminando i rischi infettivi dovuti alla sporcizia”.
Mattoni, calce, stucchi, vernici, silicone, chiodi, viti, assi e travi di legno, tubi, cavi, solventi e isolanti.
Adesso esiste un nuovo impianto idraulico, tre bagni con sanitari scintillanti, pronti per l’uso, lavandini con acqua corrente e uno spogliatoio con quattro docce. “Abbiamo eliminato le infiltrazioni, rasato, stuccato, imbiancato e decorato le pareti, messo in sicurezza i punti pericolanti, isolato termicamente le sale, montato porte e infissi”.


In soli quattro anni, sono state organizzate 250 assemblee pubbliche, ospitati 150 eventi culturali, tra cui decine di concerti e di spettacoli teatrali, proiezioni di film, presentazioni e reading di libri.
Aperitivi in lingua, laboratori di videomaking e teatro, corsi di ripetizione, formazioni e dibattiti.
Quattro edizioni del Festival di letteratura sociale “Letteraria”, con ospiti d'eccezione, da Zerocalcare a Goffredo Fofi, da Daniele Vicari a Erri de Luca, passando per il collettivo di scrittori Wu Ming e l’europarlamentare di Podemos Miguel Urbàn.
Lo spazio di Mutuo Soccorso capitolino è promotore del network CommuniaNet.org, una rete nazionale per lo sviluppo di idee e pratiche politiche “rivoluzionarie”, collaborando con altre esperienze come la fabbrica occupata RiMaflow e lo spazio sociale RiMake di Milano, Terranostra di Casoria o il Bread and Roses di Bari.
Inoltre Communia è parte attiva della Libera Repubblica di San Lorenzo, il comitato di quartiere che da anni si batte contro il cemento dei palazzinari e il profitto degli affaristi in giacca e cravatta; costruisce DecideRoma, un coordinamento di realtà sociali e associazioni che dal “basso” intende sovvertire il concetto di diritto alla città, rilanciando sui principi dell’autogoverno e del potere popolare. Senza contare infine la partecipazione alle manifestazioni, ai cortei e alle assemblee di “Non una di Meno”, movimento femminista contro la violenza maschile e patriarcale sulle donne, che lo scorso 26 novembre ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone.
i servizi di Communia



Costruire Comunità, Fuorimercato



La prospettiva politica che il collettivo romano di Communia si è dato negli ultimi mesi, è quella di contribuire al rafforzamento e alla strutturazione della rete nazionale Fuorimercato.
Nata tre anni fa dall’incontro tra la fabbrica recuperata RiMaflow di Trezzano s/N (Milano) e SOS Rosarno per la distribuzione diretta dei prodotti agricoli, Fuorimercato ha man mano dato vita a un collegamento tra diverse realtà urbane e rurali in nome dello scambio e del mutuo soccorso.
Tra le realtà aderenti che ne condividono il progetto politico anticapitalista e che hanno in corso una comune attività economica ci sono: La Sobilla e Gasp di Verona, La Boje di Mantova, Mondeggi Bene Comune di Firenze, Netzanet-Solidaria di Bari, Diritti a Sud di Nardò (Lecce), Funky Tomato di Venosa (Potenza), Terranostra di Casoria (Napoli), Riff Raff e Gas Cipollotti di Salerno, Cooperativa Mani e terra e SOS Rosarno (Reggio C.), Terre di Palike di Paternò (Catania), ContadinAzioni di Palermo-Trapani.


Per fornire strumenti sindacali adeguati alla complessa fase che il mondo del lavoro e del precariato sta vivendo da anni, partendo dalla rete nazionale descritta, le varie realtà hanno costituito l’associazione sindacale “Fuorimercato, autogestione in movimento”.
Ambizione primaria è quella di coinvolgere nell’associazione tutte quelle tipologie di lavoratori e lavoratrici del circuito economico formale e informale, precari e disoccupati, senza distinzioni di categorie, genere, provenienza e contratto di lavoro. Il progetto si ispira alle società operaie di mutuo soccorso, combinando conflitto e solidarietà sociale; promuove vertenze per la tutela delle condizioni di vita e di lavoro di tutti i settori sfruttati e oppressi della società, nelle metropoli come nel mondo rurale; promuove e organizza forme societarie di produzione (comunitaria, cooperativistica o aziendale) basate sui principi dell'autogestione, come forma di resistenza alla privazione dei diritti, ai tagli al welfare, alle privatizzazioni e soprattutto per tutelare reddito e dignità; promuove e organizza forme di riappropriazione sociale dei mezzi di produzione, delle terre e degli spazi abbandonati che siano pubblici o privati .