#EXPROPRIO cap.1 ovvero nel dubbio scegli COOP

Wed, 19/02/2014 - 02:31
di
L. I. Bergkamp

E' ormai inziata la marcia di avvicinamento al grande evento che dalla metropoli meneghina dovrebbe coinvolgere tutto il mondo: Expo 2015.

“Nutrire il pianeta – energie per la vita” è il tema dalle alte aspettative di questa esposizione universale italiana, che però ha più l'aria di un grande buco nell'acqua. Se da un lato, infatti, l'attenzione mediatica (a dire il vero poca) è tutta concentrata sulle grandi iniziative e i grandi nomi, all'occhio degli abitanti della provincia lombarda non è sfuggito il lento declino delle ambiziose aspettative iniziali, ora farcite di collusioni mafiose e appalti semi-legalmente truccati.

Solo due anni fa si parlava di Milano come della metropoli ecologica del pianeta e dell'area Expo come di un orto-giardino globale. Solo due anni in cui tutto questo è stato smontato per lasciare spazio alla nuova proposta, molto più conveniente economicamente, del grande “supermercato del futuro”, con il patrocinio di Coop dopo la fuoriuscita (lasciata passare in sordina) di Slow Food.
Certo si potrebbe dire che l'idea di supermercato è molto più in linea con quello che Expo sarà: niente orti, niente giardini, niente boschi (1), insomma niente ecologia e nutrizione, solo una grande fabbrica di debito, cemento e precarietà.

Anche la scelta del supermercato in questione è paradigmatica. Coop è il supermercato che sembra combattere lo sfruttamento, sembra essere attento all'ecologia, sembra, in rapporto a questo, garantire dei prezzi convenienti. Poi guardi un po' meglio e ti accorgi dell'inganno, esattamente come con Expo.

Coop, tra i leader nel settore della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), non combatte lo sfruttamento, anzi lo alimenta pagando prezzi irrisori ai produttori e ai lavoratori di filiera. Coop non garantisce prezzi convenienti, ma aumenta spropositatamente il costo dei suoi prodotti (soprattutto quelli biologici) e i soldi poi se li intasca, lasciando che i consumatori credano che finiscano in compensi più onesti (2). Questo non lo dice, non può dirlo, lascia semplicemente che tu non lo sappia. Coop il supermercato del futuro? Sinceramente, speriamo di no.

Lasciamo momentaneamente da parte queste questioni (avremo motivo di tornarci lungamente in seguito) e volgiamo lo sguardo al magnifico feudo di signori, signore e signorotti che dirige i lavori, cioè parliamo di imprese, società appaltanti e relativi consigli d'amministrazione.

Nel 2008 nasce Expo Milano 2015 so. ge. s.p.a., allo scopo di adempiere agli “impegni assunti dalla Repubblica Italiana nei confronti del Bureau International des Expositions (BIE)”(3). In poche parole ha il compito di realizzare Expo.
L'azionario di Expo s.p.a. è composto dal Governo della Repubblica Italiana nella figura del Ministero dell'Economia e delle Finanze (40%), Regione Lombardia (20%), Comune di Milano (20%), Provincia di Milano (10%), Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato di Milano (10%).

Nel consiglio di amministrazione troviamo:
– come presidente la dama di gran croce Diana Bracco, rappresentante della Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato di Milano, in passato presidente di Federchimica e Assolombarda, ora vicepresidente di Confindustria con delega per ricerca e innovazione e presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco, multinazionale nel settore della salute;
– come commissario unico delegato Giuseppe Sala, per il Comune di Milano, ex direttore generale di Telecom Italia;
– tra i consiglieri Alessandra Dal Verme, già al centro delle polemiche perché presidente del collegio sindacale delle Ferrovie, società non quotata del Tesoro, e contemporaneamente dirigente di prima fascia del Ministero dell'Economia, che rappresenta in Expo s.p.a.
– conflitti d'interesse, tanti, in ogni posizione, che rappresentano un po' tutti.

Dato che questo puzzle di nomi, incarichi e capitali più è complicato e più sembra divertire, viene fondata un'altra società, Arexpo s.p.a..
Arexpo s.p.a. è costituita da:
– Regione Lombardia (34,67% del capitale, per un valore di 32 milioni di euro);
– Comune di Milano (34,67%, di cui in valore 4 milioni conferiti tramite cessione di terreni);
– Fondazione Fiera Milano (4) (27,66%, trasformando in quote il valore di parte dei terreni);
– Provincia di Milano (2,00%);
– Comune di Rho (1,00%).

Arexpo ha come scopo l'acquisizione di terreni per le aree del sito espositivo, la cessione a Expo s.p.a. degli stessi e la progettazione urbanistica post-Expo. Arexpo, infatti, diventerà proprietaria dei terreni dopo la fine dell'esposizione mentre Expo 2015 s.p.a. si estinguerà.

Dopo una prima ipotesi di cessione ad uso gratuito dei terreni, evidentemente ritenuta una concessione eccessiva, Arexpo opta per la richiesta di un affitto simbolico di 400-500 mila euro a Expo 2015 s.p.a.: insomma, il debito ormai c'è, che differenza fa mezzo milione in più o in meno?

I soldi pubblici spesi inutilmente continuano ad aumentare, come se non bastassero gli 823 milioni con cui il governo contribuisce alla realizzazione del sito...

Passiamo quindi all'acquisizione vera e propria dei terreni. Il bando viene vinto al terzo tentativo, dopo i primi due deserti, da una cordata di banche guidate da Intesa San Paolo, con un'offerta di 160 milioni di euro (a fronte dei 270 richiesti da Arexpo inizialmente per l'assegnazione). A questa cifra vanno aggiunti i 50 milioni di euro già anticipati da Arexpo, attraverso un prestito da Finlombarda.
Il contributo ad ora già versato per i terreni è di 151 milioni, secondo l'Agenzia delle Entrate non giustificabile se non a posteriori della bonifica e della rivalutazione dei terreni dopo Expo(5), ma nessuno sembra accorgersene.

I terreni acquisiti erano di proprietà di Belgioioso s.r.l. (di proprietà del gruppo Cabassi), del comune di Rho e di altri proprietari privati, tra cui Fondazione Fiera Milano (oltre ai terreni ceduti entrando nell'azionario, Arexpo ha comprato per un valore di 66,4 milioni di euro), con il ruolo fondamentale di Cassa Depositi e Prestiti per la permuta di alcune aree.

Per fortuna esiste un vincolo per un uso pubblico futuro del 56% dei terreni del sito, approvato con una delibera che ha messo in evidenza che, per garantire l'interesse pubblico post Expo, sarà necessaria la creazione di opere al servizio della collettività, la costruzione di 30 mila metri quadrati di housing sociale e il mantenimento di un parco che coprirà 475 mila metri quadrati. Già, un parco. Che gran bel regalo da Expo.

Ad aprile 2013 viene presentato il parco in questione, in Corso Europa a Rho, ma il trucco c'è e si vede. La sovrapposizione dell’Accordo di Programma Fiera e dell’Accordo di Programma Expo fa sì che i terreni su cui sarebbero dovuti essere costruiti due parcheggi di Fiera (P5 e P6) vengano ceduti a Expo. Fondazione Fiera decide quindi di realizzare i parcheggi in un'altra area dove avrebbe già dovuto, secondo accordi, realizzare un parco. Come risolvere il problema? Acquisendo l'area agricola di Corso Europa a Rho e realizzando lì il parco che, quindi, non è affatto un regalo.

Le aree agricole di proprietà di Fondazione Fiera (tra cui i terreni dei parcheggi P5 e P6) valevano 12 euro al metro quadro. Arexpo chiede una perizia che valuta però le aree dopo l'esposizione, quindi come edificabili e residenziali. I terreni vengono acquistati a 164 euro al metro quadro, fruttando 90 milioni di euro (pubblici) a Fondazione Fiera. E vi ricordate chi c'è in Arexpo con un azionario del 27,66%? Proprio Fondazione Fiera Milano.

Come per Coop, la strategia si conferma: ti chiedo i soldi (in questo caso pubblici), ci lucro e ti lascio pensare di aver fatto un grande (ed etico) affare. Non importa se le aspettative create non corrispondono minimamente alla realtà dei fatti, basta che non se ne accorga nessuno. Per impare un po' di whitewashing (6), Expo non poteva scegliere patrocinio migliore.

(1) Un bosco a dire il vero ci sarà e sarà “verticale”. Si tratta di due grattacieli progettati dall'architetto Stefano Boeri, già assessore alla cultura con Pisapia. Già, ma solo fino a marzo 2013, poi delle “divergenze” con lo stesso sindaco lo hanno portato ad una dismissione forzata della carica.
(2) http://www.communianet.org/news/11-gennaio-2014-giornata-di-sostegno-all...
(3) http://www.expo2015.org/expo-in-chiaro/chi-siamo
(4) Direttore generale di Fondazione Fiera è Corrado Peraboni, dal 1994 nella commissione bicamerale per la vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti (tra l'altro in passato presidente di Federchimica e Assolombarda, proprio come Diana Bracco).
(5) I piani previsionari di Arexpo stimanano di vendere l'area a 305-330 milioni di euro una volta terminata l'esposizione.
(6) Whitewashing (lett. passare con la calce, imbiancare) è un'espressione di origine anglosassone che indica il glissare o coprire vizi, crimini o scandali o scagionarsene attraverso dati superficiali o di parte. Da questo termine sono derivati anche greenwashing e pinkwashing.