Una strategia spartiacque: dieci tesi sul futuro greco.

Thu, 05/02/2015 - 18:52
di
Panagiotis Sotiris

I

Il 25 gennaio rappresenta un importante punto di svolta nella storia recente della Grecia. Dopo cinque anni di austerità devastante, una crisi sociale senza precedenti in Europa ed una serie di lotte che in certi momenti, soprattutto nel 2010-2012, hanno quasi assunto una forma insurrezionale, c'è stato un fondamentale spartiacque politico: i partiti responsabili di aver messo la società greca sotto il controllo disciplinare della cosiddetta Troika (UE-BCE-FMI) hanno subito una sconfitta umiliante. Il PASOK, che nel 2009 aveva ottenuto quasi il 44% dei voti, ora ne riceve solo il 4,68% mentre la sua scissione guidata da Giorgos Papandreou, il primo ministro del PASOK che ha avviato i programmi di austerità, ha ricevuto il 2,46%. Nuova Democrazia arriva al 27,81%, quasi 9 punti sotto a SYRIZA. L'ascesa elettorale di Alba Dorata è stata fermata sebbene detenga ancora un preoccupante 6% dei voti. Un altro partito pro-austerità, il FIUME, che rappresenta l'agenda neoliberista (anche se proviene dal centrosinistra), ha preso solo il 6,05% malgrado una forte campagna pubblicitaria e mediatica.

Per certi versi è stata la vendetta elettorale di una società che ha sofferto e che ha lottato contro coloro che erano responsabili di questa sofferenza. Non dobbiamo dimenticare che la Grecia ha visto la disoccupazione ufficiale schizzare al 27% - con quella giovanile salita al 50% - ha sofferto una contrazione cumulativa del PIL di quasi il 25%, ha visto una massiccia riduzione dei salari e delle pensioni ed ha assistito all'approvazione di numerosissime leggi orientate alle privatizzazioni, alla liberalizzazione del mercato del lavoro e alle riforme neliberiste dell'università.

II

SYRIZA ha ottenuto un'importante vittoria elettorale con il 36,36% dei voti e 149 deputati (aveva bisogno di altri due seggi per avere una maggioranza parlamentare assoluta). Simbolicamente è una vittoria storica: per la prima volta nella storia moderna europea un partito della Sinistra non socialdemocratica formerà un governo. In un paese dove la Sinistra è stata perseguitata per gran parte del ventesimo secolo, l'immagine di un primo ministro, il cui primo atto dopo aver prestato giuramento è stato visitare il luogo dove il 1 maggio del 1944 vennero fucilati 200 comunisti, sembra una rivalsa simbolica dopo un'intera storia di lotte. Questa svolta politica a sinistra è il frutto dei profondi mutamenti dei rapporti politici ed elettorali della rappresentanza indotti non solo dalla crisi economica e sociale, ma anche dal lungo ciclo di lotte contro le misure di austerità che hanno funzionato da catalizzatore per nuove identità politiche radicali e per nuove forme di appartenenza. Come tale invia un messaggio importante di cambiamento e resistenza all'Europa intera ed è già divenuta una fonte di ispirazione, un fatto evidente nelle reazioni entusiaste manifestate dal resto della sinistra europea.

III

Durante la campagna elettorale è diventata molto più evidente la svolta “realista” e di destra della dirigenza di SYRIZA: hanno abbandonato la richiesta dell'abrogazione immediata del memorandum (le condizioni legate ai prestiti), che era il nocciolo della campagna del 2012, si sono allontanati dalla posizione del “nessun sacrificio per l'euro” e la nazionalizzazione del sistema bancario non è più una delle richieste immediate. La posizione programmatica principale è un tentativo di porre fine all'austerità rimanendo all'interno dell'infrastruttura istituzionale, monetaria e finanziaria dell'Eurozona e dell'UE. Hanno insistito sulla possibilità di negoziare con i nostri creditori, cioè l'UE e l'FMI, una ristrutturazione ed una possibile riduzione del debito greco e allo stesso tempo puntano ad utilizzare in chiave antiausterità la versione europea del “quantitative easing” appena avviata dalla BCE. Inoltre hanno insistito sulla possibilità di un cambiamento di direzione dell'UE dettato dall'ascesa dei movimenti di sinistra nell'Europa meridionale o in Irlanda e dalle divergenze tra il governo tedesco e la BCE, o tra Angela Merkel e Matteo Renzi. Secondo le dichiarazioni preelettorali il nucleo principale delle politiche di SYRIZA, una volta in carica, sarà la creazione di qualcosa di simile ad una rete di sicurezza sociale facendo tornare il salario minimo a 751 euro, reintroducendo i diritti di base come la contrattazione collettiva, il blocco dei licenziamenti dei dipendenti pubblici, l'assistenza immediata a 300.000 famiglie sotto la soglia di povertà, la creazione di posti di lavoro e l'aumento delle pensioni. Non c'è nessuno che dica che queste non siano delle misure urgenti e necessarie.

Comunque con gli attuali rapporti di forze nell'UE potrebbe essere impossibile anche un tale debole allentamento dell'austerità. La ragione sta nel fatto che la profonda crisi dell'Eurozona, dovuta principalmente al neoliberismo innato ed istituzionalizzato della “Integrazione Europea”, induce la classe dirigente europea a temere tutto ciò che possa assomigliare ad un “cambio di paradigma”. Ciò è vero soprattutto se prendiamo in considerazione la crisi del debito in Italia e l'aumento del deficit francese. Così è più probabile che durante i negoziati l'UE tenterà di proseguire con alcune forme di politiche di austerità per mandare il messaggio che nessuno può sottrarsi alle regole. Non dobbiamo dimenticare che la Grecia dipende ancora dai finanziamenti dell'UE e dalla liquidità della BCE, mentre il nuovo governo affronterà una situazione in cui le casse statali saranno vuote e ci saranno delle necessità di spesa urgenti. Gestire queste necessità urgenti mentre si affrontano le pressioni dell'UE sarà una delle prime sfide che il nuovo governo dovrà affrontare. Inoltre dobbiamo ricordare che un elemento dei programmi di austerità consiste nel fatto che le linee di credito dell'Europa non dipendono solo da obiettivi di carattere fiscale, come gli avanzi di bilancio primario (che sono essi stessi una forma di austerità), ma anche dall'attuazione di leggi e riforme neoliberiste. Proveranno ad applicare le stesse pressioni contro ogni limitata forma di riduzione del debito. Secondo le parole del Financial Times: “Nessuna proposta del sig. Tsipras per la riduzione del debito verrà ascoltata a meno che non prometta di continuare con le radicali riforme dell'economia e dell'amministrazione pubblica in Grecia.”

IV

Alla luce di queste sfide la necessità di rompere con il debito, l'euro ed i trattati europei acquista una nuova urgenza: è ovvio che solo l'interruzione o una moratoria dei pagamenti del debito ed un processo di riduzione possono dare al governo greco la capacità di aumentare la spesa pubblica per iniziare ad invertire le conseguenze dell'austerità. È anche ovvio che solo attraverso il rifiuto del pacchetto di riforme neoliberiste imposte negli ultimi anni sarà possibile avere qualche politica un po' più progressista. Un tale processo porterà inevitabilmente al confronto con tutto il meccanismo europeo di supervisione e con le disposizioni inscritte nell'infrastruttura dell'Eurozona. In questo senso rompere con l'euro e tornare così alla sovranità monetaria resta una necessità urgente – il punto d'inizio per qualsiasi politica realmente progressista.

V

Inoltre è ovvio che ciò per cui la gente ha lottato negli anni passati è molto di più di una “rete di sicurezza sociale”. Ovviamente il rovesciamento del disastro sociale causato dall'austerità è il primo passo necessario, comunque la profonda crisi sociale e politica in Grecia, come un momento “catartico”, offre anche la possibilità di intraprendere una nuova strada sociale e politica lontana dal neoliberismo e dal consumismo indotto dal debito. Ciò significa che l'uscita dall'austerità non deve essere vista semplicemente come un ritorno alla “crescita”, ma come l'inizio di un processo di sperimentazione di un paradigma alternativo dello sviluppo fondato sull'autogestione, nuove forme di pianificazione democratiche e partecipative ed il beneficio dell'esperienza collettiva e dell'ingegnosità del popolo in lotta.

VI

Mancando la maggioranza parlamentare necessaria SYRIZA ha formato un governo con il partito dei Greci Indipendenti (ANEL), un ibrido particolare di populismo e valori tradizionali di destra legato con settori della classe affaristica e con la Chiesa Ortodossa. Sono stati contro l'austerità da quando si sono scissi da Nuova Democrazia. La dirigenza di SYRIZA ha dichiarato che potrebbero formare piuttosto in fretta un governo con i Greci Indipendenti, anche se avrebbero preferito avere una maggioranza piena. Ciò era parte di un cambio della retorica politica dalla posizione di “un governo di sinistra” a quella di un “governo di salvataggio sociale intorno a SYRIZA” contro l'austerità. Inoltre il capo dei Greci Indipendenti e nuovo ministro della difesa, Panos Kammenos, ha fatto campagna elettorale con lo slogan “mandatemi in parlamento così potrò controllare SYRIZA ed impedire che divenga troppo di sinistra”.

Allo stesso tempo bisognerebbe porre l'accento sul fatto che non si è mai discussa un'alleanza con il Partito Comunista (KKE) perché ciò avrebbe comportato la possibilità di una coalizione radicale anti-UE e ciò è qualcosa che nessuno dei due vuole: SYRIZA a causa della propria posizione pro-UE e pro-euro, il KKE a causa del proprio disfattismo settario e del rifiuto di vedere qualsiasi possibilità di cambiamento. Sull'economia sarà possibile trovare un compromesso nel nuovo governo: infatti si potrebbe dire che sotto alcuni aspetti i Greci Indipendenti sono più “populisti” della dirigenza di SYRIZA. I Greci Indipendenti non sono anti-UE od anti-euro quindi non ci saranno divergenze su questo fronte. Per quanto riguarda i diritti (ad esempio quelli dei soggetti LGBTQI), i rapporti con la Chiesa, le politiche migratorie ecc. potrebbero esserci alcune tensioni, ma nel complesso sembra che almeno all'inizio la coalizione funzionerà, tenendo conto della svolta “realista” della dirigenza di SYRIZA. Aiuta anche il tentativo della dirigenza di SYRIZA di presentare il nuovo governo sul piano interno ed internazionale come una coalizione nazionale contro l'austerità piuttosto che come un governo della Sinistra.

VII

In merito alle altre tendenze della Sinistra bisogna evidenziare che il Partito Comunista ha avuto un piccolo incremento di voti (5,47% rispetto al 4,5% del giugno 2012) e durante la campagna elettorale ha mantenuto un tono abbastanza settario raffigurando SYRIZA come un'alternativa sistemica e ponendo come unica via d'uscita il rafforzamento del Partito. Comunque il tratto caratteristico della linea politica del KKE è stato l'insistere sul fatto che non ci può essere un mutamento sociale senza prima sconfiggere “l'opportunismo”. Questa posizione piuttosto disfattista è la base della tattica settaria del partito. La Sinistra radicale antieuropeista, rappresentata da ANTARSYA-MARS, è migliorata (0,64% rispetto allo 0,33% del giugno 2012) ma è stata molto sotto pressione all'interno di una campagna elettorale fortemente polarizzata. Malgrado il tentativo di presentarsi come la necessaria opposizione non settaria di Sinistra alla svolta a destra di SYRIZA non è riuscita ad avere un risultato elettorale corrispondente al suo gradimento all'interno dei movimenti sociali.

VIII

Il prossimo futuro ci pone delle sfide importanti, soprattutto per la Sinistra radicale. La prima è la ricostruzione di un movimento nel senso più profondo. Il cambiamento politico ed il nuovo senso di ottimismo delle classi subalterne deve essere anche trasformato in una nuova ondata di lotte. Per fare pressione al governo di SYRIZA, fargli rispettare le sue promesse e migliorare la situazione sociale, per assicurare che i dipendenti pubblici licenziati ritornino ai loro posti di lavoro e la riapertura dell'ERT (la televisione pubblica) e per lotta per l'abrogazione delle riforme neoliberiste sono più che mai necessari dei forti movimenti sociali e delle mobilitazioni. Ciò ricostruirà la fiducia del popolo nella sua capacità di cambiare le proprie vite spingendo verso una politica più radicale per fare da contrappeso necessario alla pressione e al ricatto delle organizzazioni internazionali.

Senza una società impegnata nella lotta, cioè una società impegnata in pratiche collettive di resistenza e trasformazione, non si può iniziare nessun cambiamento sociale. L'impressionante ciclo di lotte degli anni passati è stato il catalizzatore degli spostamenti elettorali e della svolta a Sinistra dell'elettorato. In un certo senso i risultati elettorali sono anche stati le traduzioni politiche delle dinamiche di protesta e di contestazione. Nella congiuntura attuale abbiamo bisogno di una ripresa del movimento, una ripresa in termini di lotta ma anche di ambizione – un surplus necessario di forza sociale sia come pressione sul governo che come contrappeso al ricatto dell'UE, ma anche come catalizzatore per nuove forme di radicalizzazione.

IX

Infine deve continuare il dibattito sulla strategia. La sfida di fronte a noi non è semplicemente di avere qualche forma di governo progressista all'interno dei vincoli proibitivi imposti dall'UE e dall'Eurozona: la sfida è di articolare una nuova discussione sulle richieste immediate e sui cambiamenti radicali, non solo riguardo una rottura necessaria con il fardello del debito e con l'euro, ma anche – e soprattutto – sulla sperimentazione di nuove configurazioni sociali. Per ANTARSYA e per la più ampia Sinistra radicale greca anti-UE, la sfida non è semplicemente – e non soprattutto – essere “un'opposizione di Sinistra” a SYRIZA, per quanto ciò possa essere utile in un panorama politico dove tutte le opposizioni vengono da Destra. La sfida è come elaborare un'alternativa di sinistra, una strategia di rotture (con il neoliberismo insito nell'euro, il debito eccetera...). Questo è proprio il tipo di alternativa di cui ci sarà urgentemente bisogno quando la strategia di SYRIZA si schianterà contro il muro del ricatto dell'UE e dei contrattacchi delle forze del capitale.

X

Siamo entrati in una fase storica: abbiamo la possibilità di scrivere collettivamente una nuova pagina della storia. La Grecia è stata il terreno di prova per l'esperimento neoliberista più aggressivo dai tempi del Cile di Pinochet, abbiamo ancora la possibilità di trasformarlo in un laboratorio di speranza! Ciò richiede fiducia nel potenziale inscritto nelle lotte popolari ed un'abilità nel riflettere oltre gli schemi di pensiero dominanti, ma non è proprio questa l'essenza della politica radicale? Ora la vera sfida è che il popolo mantenga la propria speranza – la speranza di persone che ora stanno cambiando le loro vite.

*Panagiotis Sotiris ha insegnato filosofia politica e sociale come professore associato presso l'Università di Creta, l'Università Panteion, l'Università dell'Egeo e l'Università di Atene. Le sue ricerche trattano la filosofia marxista, le opere di Louis Althusser ed i movimenti sociali e politici in Grecia.