Siria: sulle origini e lo sviluppo del processo rivoluzionario - 2^ parte

Pubblichiamo la seconda parte di una lunga analisi sulle dinamiche storiche e politiche che hanno portato alla rivolta siriana‭ ‬-‭ ‬tratta da International Viewpoint e scritta da un membro della sinistra rivoluzionaria siriana.‭ La prima parte si trova qui su questo stesso sito

La rivolta siriana è spiegata da fattori interni,‭ ‬dall'assenza di democrazia e la crescente disuguaglianza sociale,‭ ‬oltre che da fattori regionali,‭ ‬nel quadro delle rivolte popolari in Tunisia ed Egitto.

Le dinamiche regionali della rivolta
Il processo rivoluzionario siriano è parte di un movimento regionale che ha scosso l'intera regione araba.‭ ‬Quindi è chiaramente inscritta nel contesto delle altre rivolte che sono il risultato della convergenza e del mutuo rafforzamento di differenti aree di insoddisfazione,‭ ‬lotta e mobilitazione popolare.
Queste battaglie sono intrecciate ed hanno permesso a differenti settori di queste società di unire le forze per ribellarsi contro i regimi corrotti ed autoritari ritenuti inoltre responsabili per il continuo intensificarsi della crisi sociale.

La piega presa dalla dinamica di protesta in un gran numero di paesi della regione,‭ ‬Tunisia,‭ ‬Egitto,‭ ‬Libia,‭ ‬Yemen,‭ ‬Bahrain,‭ ‬Oman,‭ ‬Marocco e così via,‭ ‬deve essere messa in relazione con le mobilitazioni precedenti,‭ ‬come hanno spiegato Mounia Bennani Chraibi ed Olivier Fillieule:‭ ‬le azioni congiunte di sostegno a cause ritenute come‭ “‬arabe‭” ‬od‭ “‬islamiche‭” ‬come la questione palestinese‭; ‬le mobilitazioni operaie nelle miniere tunisine del bacino di Gafsa‭ (‬2008‭) ‬o di Ben Gardane‭ (‬2010‭) ‬o la crescente ondata di scioperi in Egitto dal‭ ‬2004‭; ‬il coordinamento contro il carovita in Marocco‭ (‬fino al‭ ‬2009‭); ‬lo sviluppo di gruppi che trascendono le divisioni ideologiche‭ (‬come Kifaya,‭ ‬il gruppo‭ “‬6‭ ‬aprile‭” ‬e l'Associazione Nazionale per il Cambiamento in Egitto,‭ ‬o le organizzazioni per i diritti umani in numerosi paesi‭)‬.

Queste mobilitazioni hanno permesso un avvicinamento parziale tra i militanti di reti socio-politiche che non posiamo qualificare come rivali bensì differenti:‭ ‬in alcuni momenti hanno saputo come unire le loro rivendicazioni e le loro forze come hanno fatto i movimenti dei lavoratori in Egitto e in Tunisia e gli attivisti più in generale.‭ ‬Inoltre i confini tra le strutture sindacali e gli attivisti politici si sono spesso dimostrati porosi,‭ ‬con quest'ultimi che sono finiti a militare nell'UGTT in Tunisia o nei sindacati indipendenti in Egitto.‭ ‬Tali esperienze insegnano a milioni di persone a lottare insieme e le azioni passate servono sempre da base per le iniziative future.
A nostro avviso ci sono numerose istanze che spiegano le mobilitazioni popolari che hanno scosso la regione.‭ ‬Prima di tutto la richiesta dei diritti democratici di base contro i regimi dittatoriali sostenuti,‭ ‬direttamente od indirettamente‭ (‬almeno all'inizio‭)‬,‭ ‬dai paesi occidentali‭ (‬numerosi accordi politici,‭ ‬economici e sulla sicurezza testimoniano tale collaborazione‭)‬.

L'intensità della questione sociale ed il suo impatto sullo scoppio di queste rivoluzioni sicuramente è l'aspetto più trascurato dai mass media e dalla letteratura disponibile su questi eventi e la loro dinamica.‭ ‬Queste rivolte popolari avvengono dopo decenni di politiche di aggiustamento strutturale e di misure neoliberiste e ovviamente si esprimono come una rivolta contro queste ultime,‭ ‬soprattutto perché sono state imposte da regimi corrotti ed autoritari sostenuti da istituzioni finanziarie come il Fondo Monetario Internazionale‭ (‬IMF‭) ‬e la Banca Mondiale‭ (‬WB‭) ‬che vengono sempre più percepite come le rappresentanti autorizzate delle potenze occidentali e del capitale estero.

Le piaghe che derivano da queste politiche sono molte.‭ ‬Tra queste ci sono l'alta disoccupazione e sottoccupazione,‭ ‬soprattutto tra i giovani laureati che non trovano impiego in un mercato del lavoro che si focalizza su attività a basso valore aggiunto e dove il lavoro qualificato è raro,‭ ‬l'intensificarsi delle disuguaglianze economiche e sociali,‭ ‬il fatto che le classi medie e basse non hanno goduto dei frutti della‭ “‬crescita‭” ‬ed il processo di privatizzazione che ha portato alla formazione di nuovi monopoli nelle mani di coloro che erano vicini al regime.
Infatti questi fenomeni sono parte di un sistema di corruzione che va a diretto beneficio dei circoli dominanti di questi paesi,‭ ‬tra cui le famiglie Mubarak in Egitto,‭ ‬Trabelsi‭ (‬moglie del presidente Ben Ali‭) ‬in Tunisia o Makhlouf‭ (‬cugino di primo grado di Bashar al-Assad‭) ‬in Siria.‭ ‬I movimenti popolari hanno sempre denunciato il nepotismo di queste famiglie.‭ ‬Perciò all'inizio del processo rivoluzionario in Siria i manifestanti hanno definito‭ “‬ladro‭” ‬Rami Makhlouf,‭ ‬un'autentica incarnazione della corruzione e dell'opulenza eccessiva del paese,‭ ‬ed hanno attaccato le filiali della sua compagnia di telecomunicazioni‭ (‬la Syriatel‭) ‬come anche quelle di altre sue imprese.

Quindi le forze sociali di queste rivolte hanno messo insieme differenti gruppi sociali,‭ ‬dalle classi popolari,‭ ‬che desiderano mutare le loro condizioni materiali e vogliono più democrazia,‭ ‬fino a parte della borghesia,‭ ‬che può essere interessato alla promozione di uno stato liberale privo della tutela delle famiglie regnanti che hanno sequestrato il potere politico ed i benefici economici che ne derivano.‭ ‬Questo fenomeno dovrebbe essere analizzato ulteriormente per meglio comprendere le dinamiche dei differenti gruppi dell'opposizione siriana.

Le dinamiche interne della rivolta
A livello interno il ritmo delle settimane che hanno preceduto le prime manifestazioni,‭ ‬a metà marzo‭ ‬2011‭ ‬è lento:‭ ‬le manifestazioni in sostegno delle rivoluzioni egiziana e tunisina erano state proibite e quelle che si erano svolte vennero duramente represse dalle forze di sicurezza.‭ ‬Il‭ ‬14‭ ‬febbraio‭ ‬2011‭ ‬14‭ ‬persone vennero arrestate e parecchie altre picchiate da poliziotti in uniforme ed in borghese durante un sit-in pacifico con‭ ‬200‭ ‬partecipanti di fronte all'ambasciata libica.
Nello stesso periodo numerosi attivisti per i diritti umani hanno dovuto subire intimidazioni,‭ ‬tra cui le visite a casa da parte di agenti dei servizi segreti ed il controllo serrato delle loro email,‭ ‬blog e così via,‭ ‬come anche delle loro conversazioni telefoniche.‭ ‬Ad alcuni di loro venne intimato di non lasciare il paese.

Il‭ ‬16‭ ‬marzo i familiari di alcuni prigionieri politici hanno organizzato un presidio di fronte al ministero degli interni per ottenerne il rilascio.‭ ‬34‭ ‬di loro vennero arrestati,‭ ‬di cui‭ ‬32‭ ‬con l'accusa di‭ “‬aver minato il prestigio dello stato‭”‬.‭ ‬Nella stessa settimana nella città meridionale di Deraa,‭ ‬che divenne subito un simbolo della resistenza nazionale,‭ ‬ci fu la vera scintilla che scatenò la rivolta:‭ ‬l'arresto di‭ ‬15‭ ‬bambini che,‭ ‬ispirati dalle rivoluzioni in Tunisia e in Egitto,‭ ‬avevano scritto sui muri della loro scuola‭ “‬il popolo vuole la caduta del regime‭” (“‬Ash-shab yurid iskat year nizam‭”) ‬e gli insulti diretti contro i loro genitori che ne chiedevano il rilascio da parte del capo dei servizi di sicurezza della regione.‭ ‬Successivamente al loro rilascio la scoperta di segni di tortura sui corpi dei bambini ha rafforzato il senso di umiliazione delle popolazioni locali.‭ ‬La storia di questi eventi si stava diffondendo velocemente per tutto il paese.‭ ‬Il‭ ‬18‭ ‬marzo‭ ‬2011‭ ‬è stato il primo giorno della rivolta siriana,‭ ‬chiamato il‭ “‬Venerdì della dignità‭” ‬in risposta alla mancanza di rispetto delle autorità locali ed in tandem con il venerdì che si sarebbe svolto in Yemen con lo stesso nome.‭ ‬Gli eventi di Deraa probabilmente hanno segnato un punto di svolta per la situazione in Siria,‭ ‬come il‭ “‬Venerdì della rabbia‭” ‬del‭ ‬28‭ ‬gennaio in Egitto.

Nel mese successivo la rivolta siriana si sarebbe poi estesa gradualmente a tutte le regioni‭ – ‬malgrado la repressione messa in campo dal regime che ha aperto il fuoco sui manifestanti.‭ ‬Infatti è stata questa repressione violenta e sempre più forte da parte dei servizi di sicurezza che ha portato alla radicalizzazione del movimento popolare,‭ ‬che dalla richiesta di riforme è passato a volere la caduta del regime.‭
La rivolta nella città di Deraa,‭ ‬ritenuta un bastione del Ba'ath,‭ ‬da cui provengono molti dignitari del partito come il vicepresidente Farouk el Shareh,‭ ‬incarna il fallimento dello stato e delle sue élite che per anni hanno abbandonato al loro destino le classi rurali e le città periferiche da cui venivano per beneficiare le classi borghesi di Damasco ed Aleppo.‭ ‬Questa tensione tra il centro e le periferie del paese giustifica pienamente un approccio‭ “‬materialistico‭” ‬che specifica le cause‭ “‬interne‭” ‬della rivoluzione siriana.

I partecipanti del movimento popolare
Passiamo ora ai motivi che mi inducono a definire la mobilitazione del popolo siriano ed i‭ ‬principali eventi che l’hanno caratterizzata come un‭ “‬movimento popolare‭”‬.‭ ‬La provenienza dei protagonisti di questo movimento è estremamente variegata.‭ ‬In primo luogo c'erano gli attivisti coinvolti nelle lotte contro il regime prima della rivolta del‭ ‬2011,‭ ‬soprattutto dalla‭ “‬primavera di Damasco‭” ‬del‭ ‬2001,‭ ‬provenienti dagli strati della classe media,‭ ‬a volte giovani laureati ed utenti dei social network.‭ ‬Le loro attività puntavano principalmente al rispetto dei diritti democratici ed alcuni di loro avevano militato contro la guerra in Iraq e per la causa palestinese.‭ ‬Erano in gran maggioranza dei democratici laici appartenenti a tutte le comunità,‭ ‬incluse le minoranze alawite,‭ ‬i cristiane,‭ ‬i druse e così via.

Gli esempi includono anche vari gruppi di attivisti da differenti parti del paese come i Giovani di Daraya,‭ ‬nei sobborghi di Damasco,‭ ‬attivi socialmente da almeno‭ ‬10‭ ‬anni con il lancio di campagne contro la corruzione e l'organizzazione di manifestazioni dopo la caduta di Baghdad,‭ ‬nell'aprile‭ ‬2003,‭ ‬durante le quali erano stati arrestati col pretesto della‭ “‬formazione di un gruppo politico non registrato e la propaganda del confessionalismo‭”‬.‭ ‬I Giovani di Daraya hanno attinto agli esempi storici dei movimenti non violenti:‭ ‬hanno costruito una biblioteca mobile e distribuito libri alla gente del loro quartiere,‭ ‬ripulivano le strade e proiettavano film su Gandhi in una moschea.

Tutti questi attivisti erano presenti dall'inizio della rivolta del‭ ‬16‭ ‬marzo e finora hanno svolto un ruolo importante nei comitati di base e nella costruzione di azioni pacifiche contro il regime.‭ ‬La Commissione Generale della Rivoluzione Siriana,‭ ‬una coalizione di comitati locali,‭ ‬era guidata da Suhair Atassi,‭ ‬un'attivista dell'opposizione di lungo corso proveniente da una prestigiosa stirpe politica e moderatrice del Forum Jamal Attassi,‭ ‬bandito dal regime nel‭ ‬2000.‭ ‬Nei giorni successivi al‭ ‬16‭ ‬marzo è stata detenuta per dieci giorni perché accusata di essere una delle organizzatrici.‭ ‬Attualmente vive in esilio dopo essere stata latitante per alcuni mesi.‭ ‬Il Coordinamento dei Comitati Locali‭ (‬CLC‭)‬,‭ ‬un altro organismo importante,‭ ‬è guidato da Razan Zaitoune,‭ ‬avvocato ed attivista.

Il regime ha scientificamente colpito questi attivisti,‭ ‬che avevano iniziato manifestazioni,‭ ‬azioni di disobbedienza civile e campagne a favore degli scioperi,‭ ‬a causa delle loro capacità organizzative e per le loro idee democratiche e laiche che minavano la propaganda del regime intenta a denunciare una cospirazione dei gruppi armati estremisti islamisti.‭ ‬Alcuni di loro sono stati imprigionati,‭ ‬uccisi o costretti all'esilio,‭ ‬ciò nonostante sono ancora presenti malgrado la repressione.‭ ‬Svolgono un ruolo importante nel processo rivoluzionario in corso provando a destreggiarsi in varie forme di resistenza popolare al regime.

La seconda,‭ ‬e senza dubbio più importante componente del movimento rivoluzionario,‭ ‬è quella dei lavoratori rurali marginalizzati economicamente,‭ ‬dei lavoratori urbani e dei lavoratori parasubordinati che hanno subito più di tutti l'attuazione delle politiche neoliberiste,‭ ‬soprattutto dopo l'ascesa al potere del presidente Bashar al-Assad.‭ ‬La geografia delle rivolte ad Idlib e a Deraa come anche in tutte le altre aree rurali,‭ ‬tutti bastioni storici del partito Ba'ath che non avevano avuto un ruolo importante nelle insurrezioni dei primi anni‭ '‬80,‭ ‬tra cui le periferie di Damasco ed Aleppo,‭ ‬mostra il coinvolgimento in questa rivoluzione delle vittime del neoliberismo.‭ ‬Da questa componente delle proteste sono emersi alcuni di quelli che si sono uniti ai gruppi armati dell'FSA‭ (‬Esercito Libero Siriano‭)‬,‭ ‬nato in principio per difendere le manifestazioni pacifiche per poi adottare delle tattiche maggiormente offensive.

Possiamo vedere in modo simile i gruppi di manifestanti che si sono opposti al regime al seguito degli sheikh in certi quartieri.‭ ‬Questo è il motivo per cui alcuni di loro sono stati arrestati mentre altri hanno dovuto lasciare il paese.
Infine sono coinvolti nel movimento popolare gli elementi dell'opposizione più‭ “‬tradizionale‭”‬,‭ ‬tra cui alcuni partiti curdi,‭ ‬i gruppi di sinistra,‭ ‬i nazionalisti,‭ ‬i liberali e gli islamisti.

Resistenza armata ed autorganizzazione
Numerosi fattori hanno contribuito a far emergere i gruppi armati dopo più di sette mesi di manifestazioni e di resistenza pacifica.
In primo luogo la violenta repressione del regime contro i manifestanti pacifici e contro i capi del movimento popolare,‭ ‬uccisi,‭ ‬arrestati o costretti all'esilio.‭ ‬Ciò ha radicalizzato il movimento e ha aiutato a far emergere gli attivisti più inclini alla resistenza armata.‭ ‬Un numero sempre maggiore di gruppi di cittadini ha imbracciato le armi per difendere le loro manifestazioni e le loro case dagli shabbiha‭ [‬i miliziani pagati dal regime e responsabili di innumerevoli abusi‭]‬,‭ ‬dai servizi di sicurezza e dall'esercito.

In secondo luogo l'aumento costante di diserzioni nell'esercito,‭ ‬specialmente dei soldati che si rifiutavano di sparare sui manifestanti pacifici.‭ ‬La riluttanza dei soldati ad aprire il fuoco ha provocato numerosi ammutinamenti e diserzioni.‭ ‬Bisogna anche tener presente la‭ ‬volontà del regime nel militarizzare la rivoluzione,‭ ‬lasciando,‭ ‬per esempio,‭ ‬delle armi sul campo di battaglia ed aumentando le armi sul mercato e/o abbassandone il prezzo per giustificare la narrazione secondo cui stava combattendo contro dei gruppi di estremisti armati.
Infine c'era la volontà di alcune correnti politiche e/o di alcuni stati,‭ ‬in particolare di alcuni donatori privati delle monarchie del Golfo,‭ ‬di finanziare degli specifici gruppi armati per rafforzare il sostegno che avevano o per istituire dei collegamenti sul campo.

Nell'aprile‭ ‬2013‭ ‬l'FSA ha rivolto una dichiarazione al movimento dei Fratelli Musulmani in Siria denunciandone i tentativi di monopolizzare la rivoluzione e ritenendolo responsabile dei ritardi nella vittoria e della frammentazione dell'opposizione,‭ ‬dato che cercava di‭ ‬controllare‭ ‬i gruppi sul campo in cambio di sostegno materiale e finanziario¹.
Anche la liberazione di un gran numero di jihadisti e di islamisti da parte del regime di Assad con le prime amnistie del maggio-giugno‭ ‬2011,‭ ‬che solitamente avrebbero permesso la liberazione di manifestanti e di prigionieri politici,‭ ‬ha rafforzato il processo di militarizzazione della rivoluzione.‭ ‬La maggior parte degli islamisti e dei jihadisti liberati in quel periodo oggi sono a capo dei principali gruppi armati.
I membri dei gruppi dell'opposizione armata dell'FSA provengono socialmente dalla componente maggioritaria del movimento rivoluzionario:‭ ‬principalmente lavoratori marginalizzati delle città e delle campagne,‭ ‬membri delle classi medie e subalterne che hanno sofferto per l'accelerazione delle politiche neoliberiste dall'arrivo al potere di Bashar al-Assad.‭ ‬Ci sono anche soldati che hanno disertato e civili che hanno deciso di imbracciare le armi.‭ ‬Questi ultimi sono la grande maggioranza.

L'esercito siriano è stato strutturato ai tempi di Hafez al-Assad,‭ ‬il che spiega come mai siano molto difficili le insubordinazioni o gli ammutinamenti.‭ ‬La struttura dell'alto comando è fondata su base clientelare e confessionale.‭ ‬La maggior parte delle unità leali ad Assad sono dominate da ufficiali alawiti,‭ ‬anche se sono inclusi degli ufficiali sunniti.‭ ‬Infatti il comandante del battaglione che nel febbraio‭ ‬2012‭ ‬ha guidato il terribile attacco al quartiere Baba Amr ad Homs era un colonnello sunnita.‭ ‬Il ruolo di queste unità è di proteggere il regime mettendo in atto varie forme di repressione.‭ ‬Di solito coloro che vogliono disertare possono agire da soli od in piccoli gruppi lasciando i ranghi con o senza le loro armi.
Comunque questi problemi non hanno impedito l'aumento delle diserzioni,‭ ‬perciò il regime è stato costretto a difendere le proprie unità integrando nuovi elementi provenienti dagli apparati di sicurezza.‭ ‬Migliaia di soldati ed ufficiali sono stati imprigionati perché sospettati di avere simpatie per la rivoluzione.‭ ‬Secondo alcune fonti circa la metà delle perdite sofferte dall'esercito erano dovute a omicidi commessi da soldati leali al regime.‭ ‬In seguito per farsi aiutare nella repressione il regime ha organizzato dei gruppi di civili armati chiamati comitati per la difesa popolare,‭ ‬oltre ad aver ricevuto un massiccio aiuto militare ed economico dall'Iran e dalla Russia.‭ ‬I gruppi armati shiiti,‭ ‬tra cui Hezbollah e gruppi iracheni,‭ ‬hanno continuato ad accrescere il numero dei loro combattenti in Siria.‭ ‬Hezbollah ha partecipato a numerose operazioni militari con l'esercito siriano,‭ ‬a volte giocando anche un ruolo di guida a livello militare.

In numerose regione del paese sono stati creati dei consigli rivoluzionari ed anche comitati di coordinamento delle azioni politiche e militari.‭ ‬Gran parte dei gruppi armati della resistenza popolare hanno siglato un codice di buona condotta conforme al diritto internazionale e che rifiutava il confessionalismo.‭ ‬Questi provvedimenti sono stati presi in risposta alle torture e agli omicidi commessi dai gruppi dell'opposizione armata,‭ ‬spesso senza alcun legame con l'FSA,‭ ‬e che sono stati condannati dal movimento popolare e dalla grande maggioranza dei battaglioni dell'esercito libero.

L'FSA non è ancora un'istituzione unificata.‭ ‬Piuttosto è il nome collettivo di gruppi armati indipendenti localizzati in varie regioni del paese.‭ ‬Questi gruppi non hanno armi adeguate o finanziamenti.‭ ‬Comprano le armi nel locale mercato nero‭ – ‬da trafficanti che approfittano della situazione‭ – ‬ma anche da contrabbandieri iracheni,‭ ‬libanesi e turchi.‭ ‬I membri dell'FSA recuperano anche le armi abbandonate dalle forze di sicurezza o che sono state lasciate nei loro depositi.

Nel‭ ‬2012‭ ‬il Coordinamento dei Comitati Locali‭ (‬CLC‭) ‬ha analizzato la situazione dell'FSA nel seguente modo:‭ “‬Il destino della nostra Rivoluzione è stato affidato all'Esercito Libero Siriano‭ (‬FSA‭) ‬composto da disertori e da civili che imbracciano le armi per difendersi.‭ ‬Questo gruppo è sprovvisto di qualsiasi centro operativo stabile e non ha un comando unificato.‭ ‬Allo stesso tempo l'FSA ha difeso coraggiosamente ed in modo straordinario i civili disarmati e i loro territori con armi leggere e pochissime munizioni.‭ ‬Come si poteva prevedere il dispositivo militare del regime repressivo è stata in grado di concentrare la propria furia e la propria repressione sui residenti di queste zone dove si è installato l'FSA.‭ ‬Il dispositivo militare del regime ha compiuto delle rappresaglie che hanno raddoppiato il numero delle vittime sfociando in crisi umanitarie e facendo di numerose regioni del paese delle zone disastrate.‭”‬²

Inoltre la mancanza di un sostegno ampio ed organizzato ha condotto alla mancanza di una dirigenza efficace mentre i gruppi islamisti non legati all'FSA e finanziati dalle monarchie del Golfo hanno continuato ad espandersi.‭ ‬Attualmente l'opposizione consiste in più di mille gruppi armati con alleanze multiple e differenti a seconda delle regioni e delle dinamiche locali.‭ ‬Ciò nonostante l'FSA è stato il bersaglio dei jihadisti,‭ ‬in particolare da parte dello Stato Islamico nell'Iraq e nel Levante‭ (‬ISIS‭) ‬ora rinominato Stato Islamico‭ (‬IS‭) ‬ma anche di Jabhat al Nusra‭ (‬la sezione ufficiale di al Qaeda nel paese‭)‬.‭ ‬Alcuni gruppi islamisti hanno assassinato alcuni dei loro ufficiali ed hanno attaccato le loro brigate.

Il Fronte Islamico ha preso le distanze dall'opposizione in esilio della coalizione nazionale in seguito al rifiuto di quest'ultima di concedergli una maggiore presenza all'interno della dirigenza militare comandata dal generale di brigata Salim Idriss.‭ ‬Il Fronte Islamico ha dichiarato di non voler opporsi all'FSA,‭ ‬malgrado abbia attaccato contro vari suoi battaglioni,‭ ‬e ha fatto appello per la costruzione di uno stato islamico in Siria.‭ ‬Questo nuovo Fronte Islamico ha il sostegno finanziario e politico dei regimi monarchici del Golfo.‭ ‬I massicci finanziamenti di questi gruppi hanno aiutato ad attrarre molti combattenti dell'opposizione,‭ ‬non per motivi religiosi ma principalmente per l'equipaggiamento militare,‭ ‬più numeroso ed abbondante,‭ ‬e per i salari più alti di quelli delle brigate dell'FSA,‭ ‬che sono prive di qualsiasi risorsa.
Le monarchie del Golfo ed i donatori privati provenienti da questi paesi hanno finanziato le forze islamiste reazionarie per trasformare la rivoluzione siriana in una guerra settaria.‭ ‬La vittoria della rivoluzione e la sua espansione nella regione avrebbe costituito un pericolo per i loro regimi.

Il movimento popolare e l'autorganizzazione
Dall'inizio della rivoluzione le principali forme di organizzazione sono stati i comitati del popolo costituiti a livello di villaggio,‭ ‬di quartiere,‭ ‬di città e di regione.‭ ‬Questi comitati popolari erano la vera punta di lancia del movimento,‭ ‬mobilitando le persone per le manifestazioni nelle strade.‭ ‬In seguito nelle aree liberate dal giogo del regime hanno sviluppato forme di autorganizzazione fondate sull'organizzazione delle masse.‭ ‬Sono nati dei consigli popolari eletti per gestire queste regioni liberate cercando di dimostrare che è stato il regime che ha causato l'anarchia e non il popolo.

In alcune regioni liberate dalle forze armate dal regime sono state istituite delle amministrazioni civili per rimediare all'assenza dello stato e per svolgerne il ruolo in numerosi ambiti,‭ ‬come l'educazione,‭ ‬la sanità,‭ ‬le infrastrutture ed i servizi idrici,‭ ‬elettrici e di comunicazione.‭ ‬Queste amministrazioni civili sono nominate con delle elezioni ed hanno come compito principale quello di fornire dei servizi come l'amministrazione,‭ ‬la legge e l'ordine.

Per la prima volta in‭ ‬40‭ ‬anni in alcuni villaggi,‭ ‬regioni e quartieri‭ “‬liberati‭” ‬si sono svolte le elezioni locali libere.‭ ‬Questo è il caso della città di Deir Ezzor nel febbraio‭ ‬2013,‭ ‬dove un votante chiamato Ahmad Mohammad ha detto:‭ “‬vogliamo uno stato democratico,‭ ‬non uno stato islamico.‭ ‬Vogliamo uno stato laico gestito dai civili e non dai mullah.‭” ‬Questi consigli locali promuovono il senso di responsabilità e la capacità dei cittadini di prendere iniziative per gestire i propri affari facendo affidamento sulle proprie strutture,‭ ‬esperienze ed energie.‭ ‬Esistono in varie forme sia nelle aree liberate che in quelle ancora sotto il dominio del regime.

Un altro esempio concreto di questa dinamica di autorganizzazione è l'incontro fondativo della Coalizione della Gioventù Rivoluzionaria in Siria,‭ ‬che ha avuto luogo ad Aleppo nel giugno‭ ‬2013.‭ ‬L'incontro ha messo insieme vari attivisti e comitati di coordinamento che hanno svolto un ruolo importante sul campo sin dallo scoppio della rivoluzione e che provengono da differenti regioni del paese in rappresentanza di ampi settori della società.‭ ‬La conferenza è stata presentata come un momento chiave per rappresentare la gioventù rivoluzionaria di tutte le comunità.‭ ‬Degna di nota è anche la formazione dell'Unione Libera Siriana il‭ ‬13‭ ‬ottobre‭ ‬2013‭ ‬in seguito ad un incontro tenutosi a Rihania,‭ ‬una città al confine tra Siria e Turchia.‭ ‬Questa struttura è composta da circa‭ ‬106‭ ‬gruppi e collettivi comprendenti brigate militari,‭ ‬gruppi d'informazione ed altre formazioni civili.‭ ‬Il suo documento di fondazione parla in particolare della formazione di una Siria libera e democratica in cui tutte le comunità religiose ed i gruppi etnici siano trattate in maniera eguale.‭ ‬Ciò non significa che questi consigli popolari a volte non abbiano dei limiti,‭ ‬come la scarsa rappresentanza delle donne o di certe minoranze.‭ ‬Non si tratta di abbellire la realtà ma di stabilire la verità.
Un altro elemento importante nella dinamica popolare della rivoluzione è l'esplosione di giornali indipendenti prodotti dalle organizzazioni popolari,‭ ‬il cui numero è triplicato arrivando a più di‭ ‬60‭ ‬in tutto il paese.

L'esempio di Raqqa
Un esempio molto suggestivo di autorganizzazione delle masse è la città di Raqqa,‭ ‬l'unico capoluogo di provincia liberata dalle forze del regime‭ (‬dal marzo‭ ‬2013‭)‬.‭ ‬Ancora oggetto di bombardamenti,‭ ‬Raqqa è completamente indipendente ed è la popolazione locale che gestisce tutti i servizi della comunità.
Le organizzazioni popolari sono spesso guidate dai giovani e si sono moltiplicate fino ad avere alla fine di maggio più di‭ ‬42‭ ‬movimenti sociali ufficialmente registrati.‭ ‬I comitati popolari hanno organizzato varie campagne,‭ ‬ad esempio‭ “‬La bandiera rivoluzionaria siriana mi rappresenta‭” ‬che consisteva nel dipingere la bandiera rivoluzionaria nei quartieri e nelle strade della città in opposizione alla campagna degli islamisti che volevano imporre la loro bandiera nera.‭ ‬Sul piano culturale è stata messa in scena nel centro della città una commedia che prendeva in giro il regime di Assad e ai primi di giugno le organizzazioni popolari hanno organizzato una mostra di artigianato locale.‭ ‬Sono stati istituiti dei centri che trattassero con i giovani e con i disturbi psicologici causati dalle conseguenze della guerra.‭ ‬Gli esami di maturità sono stati organizzati dai volontari.

Questo tipo di esperienze di autorganizzazione si riflettono in molte regioni liberate e bisogna notare che le donne svolgono un ruolo importante in questi movimenti e nelle manifestazioni in generale.‭ ‬Ad esempio il‭ ‬18‭ ‬giugno‭ ‬2013‭ ‬a Raqqa si è svolta una manifestazione di massa guidata dalle donne di fronte al quartier generale di Jabhat al-Nusra,‭ ‬un gruppo islamista,‭ ‬durante la quale le manifestanti hanno chiesto il rilascio dei detenuti.‭ ‬I manifestanti hanno intonato degli slogan contro Jabhat al-Nusra e ne hanno denunciato le malefatte.‭ ‬Uno degli slogan era quello utilizzato a Damasco nel febbraio‭ ‬2011:‭ “‬Il popolo siriano si rifiuta di essere umiliato‭”‬.‭ ‬Il gruppo‭ “‬Haquna‭” (‬che significa‭ “‬il nostro diritto‭”)‬,‭ ‬in cui sono presenti molte donne,‭ ‬ha anche organizzato numerosi raduni contro i gruppi islamisti nella città utilizzando‭ “‬Raqqa è libera,‭ ‬via Jabhat al-Nusra‭” ‬come parola d'ordine.
Molte altre manifestazioni si sono svolte in città contro lo Stato Islamico.
A giugno nella città di Deiz Zor gli attivisti locali hanno lanciato una campagna che puntava ad incoraggiare i cittadini a partecipare ai processi di controllo e documentazione dei locali consigli del popolo,‭ ‬tra cui la promozione dei propri loro diritti e della cultura dei diritti umani nella società.‭ ‬Durante questa campagna l'accento è stato posto sull'idea di legge e giustizia per tutti.

Contro gli islamisti e i jihadisti
Mentre in Europa e negli Stati Uniti la necessità di opporsi ai jihadisti è solo una questione di dibattito,‭ ‬il popolo rivoluzionario siriano vi si è opposto per più di un anno.‭ ‬Sono le stesse organizzazioni popolari citate prima che più di tutte si oppongono ai gruppi islamici che vogliono prendere con la forza il controllo delle aree liberate quando non hanno radicamento nel movimento popolare e non hanno nulla a che fare con la rivoluzione.

Per esempio Raqqa ha visto una resistenza continua e risoluta contro i gruppi islamisti.‭ ‬Da quando la città è stata liberata dalle truppe del regime si sono svolte molte manifestazioni contro la loro l'ideologia e le loro pratiche autoritarie.‭ ‬Ci sono stati raduni in solidarietà con gli attivisti che ne chiedevano il rilascio dalle carceri islamiste e che hanno condotto alla liberazione di alcuni di loro,‭ ‬ma molti altri restano ancora oggi imprigionati come padre Paolo ed altri,‭ ‬come il figlio dell'intellettuale Yassin Hajj Saleh,‭ ‬Firas.

Nel settembre‭ ‬2013,‭ ‬in seguito all'occupazione della città da parte dell'ISIS e l'attacco condotto contro la Chiesa della Nostra Signora dell'Annunciazione,‭ ‬gruppi di giovani attivisti hanno organizzato una manifestazione impugnando una grossa croce come segno di solidarietà con la comunità cristiana.‭ ‬Hanno anche pubblicato una dichiarazione:‭ “‬Chiediamo il rispetto di tutte le religioni:‭ ‬cristiani e musulmani sono uniti,‭ ‬abbiamo vissuto e vivremo come fratelli.‭ ‬Le persone che hanno compiuto questo genere di azioni rappresentano unicamente loro stesse e la religione islamica non è responsabile di questi atti.‭”

Le donne hanno svolto un ruolo di primo piano nella resistenza della popolazione all'ISIS,‭ ‬nella città di Raqqa e in altri luoghi.‭ ‬Ad esempio Suad Nofal,‭ ‬un'insegnante,‭ ‬ha protestato quasi ogni giorno per diversi mesi contro le pratiche autoritarie dell'ISIS e per la liberazione dei prigionieri politici.‭ ‬Manifestazioni simili delle masse popolari che sfidavano gli islamisti reazionari si sono svolte ad Aleppo,‭ ‬Mayadin,‭ ‬Al-Qusayr e in altre città come Kafranbel.‭ ‬Queste lotte continuano ancora oggi.

Il CLC ha anche denunciato l'appello del leader di Al Qaeda,‭ ‬Ayman Zawihiri,‭ ‬per la creazione in Siria di uno stato islamico.‭ ‬Hanno condannato questa‭ “‬flagrante intromissione negli affari interni della Siria‭” ‬ed hanno ribadito‭ “‬il fatto che solo i siriani decideranno il futuro del loro paese‭”‬.‭ ‬Con questa dichiarazione il CLC ha riaffermato che‭ “‬la rivoluzione siriana è iniziata per ottenere libertà,‭ ‬giustizia ed una condizione civile,‭ ‬pluralistica e democratica...‭ ‬l'istituzione in Siria di uno stato per tutti i suoi cittadini‭”‬.³

Nel distretto di Bustan Qasr ad Aleppo la popolazione locale ha manifestato molte volte per denunciare le azioni del locale Consiglio della Sharia,‭ ‬composto da numerosi gruppi islamisti.‭ ‬Ad esempio il‭ ‬23‭ ‬agosto‭ ‬2013‭ ‬i manifestanti,‭ ‬mentre condannavano il massacro compiuto con armi chimiche a Ghouta,‭ ‬hanno anche chiesto la liberazione del noto attivista Abu Maryam,‭ ‬nuovamente imprigionato dal Consiglio della Sharia.‭ ‬C'è stata anche un'esplosione popolare in seguito all'omicidio compiuto da jihadisti stranieri dell'ISIS di un giovane ragazzo di‭ ‬14‭ ‬anni per cosiddetta blasfemia dopo aver fatto una battuta sul profeta Maometto.‭ ‬Il consiglio del popolo di Bustan Qasr ha quindi organizzato una manifestazione contro il Consiglio Islamico ed i gruppi islamisti intonando questo slogan:‭ “‬Che vergogna,‭ ‬che vergogna,‭ ‬i rivoluzionari sono diventati shabbiha‭” [‬riferendosi ai gruppi armati pro-Assad‭] ‬o si sono riferiti al Consiglio Islamico citando i servizi di sicurezza del regime,‭ ‬una chiara allusione alle sue pratiche autoritarie.

Il‭ ‬2‭ ‬agosto‭ ‬2013‭ ‬durante una delle manifestazioni del venerdì il CLC,‭ ‬che svolge un ruolo importante sia nel fornire informazioni sulla rivoluzione ma anche nell'aiutare e nel fornire servizi alla gente e ai rifugiati,‭ ‬ha diramato questo comunicato stampa:‭ “‬in un messaggio unificato della rivoluzione al mondo intero possiamo confermare che i rapimenti degli attivisti e degli attori chiave della rivoluzione oltre a servire gli interessi della tirannia sono dannosi per la libertà e la dignità della rivoluzione.‭” ‬Questo messaggio è stato indirizzato direttamente a quei gruppi islamisti reazionari.‭ ‬Con lo stesso spirito il‭ ‬28‭ ‬luglio‭ ‬2013‭ ‬il CLC ha dichiarato:‭ “‬La tirannia è una sola,‭ ‬che sia esercitata nel nome della religione o nel nome della laicità‭” ‬paragonando gli islamisti al regime.‭ ‬Il‭ ‬20‭ ‬settembre‭ ‬2013‭ ‬sempre il CLC ha diramato una dichiarazione intitolata‭ “‬Solo i siriani libereranno la Siria‭”‬,‭ ‬riaffermando il loro rifiuto della sostituzione di una tirannia con un'altra e lamentandosi delle pratiche dell'ISIS che‭ “‬non sono differenti da quelle del regime siriano per quanto riguarda la repressione della libertà d'espressione‭”‬.

Il‭ ‬27‭ ‬settembre‭ ‬2013‭ ‬durante una manifestazione il consiglio del popolo del distretto di Salah El-Din ad Aleppo ha agitato un cartello contro l'ISIS su cui era scritto‭ “‬Prendete il vostro Islame e lasciateci il nostro Islam‭ – ‬L'Islam ha conquistato i cuori prima dei territori‭”‬.‭ ‬Comitati di coordinamento come il Comitato Curdo per la Fratellanza hanno accusato l'ISIS di‭ “‬occupare le città e terrorizzare i cittadini‭”‬,‭ ‬mettendolo sullo stesso piano di gruppi pro-regime come Hezbollah,‭ ‬che hanno come bersaglio i civili.‭ ‬Il‭ ‬20‭ ‬settembre‭ ‬2013‭ ‬durante una manifestazione nel quartiere di Ashrafiya ad Aleppo i cartelli recitavano‭ “‬La Siria sarà libera,‭ ‬via l'ISIS‭” ‬e‭ “‬La nostra Siria è colorata.‭ ‬No all'ISIS e alla sua bandiera nera‭”‬.

Nel settembre dello stesso anno‭ ‬11‭ ‬organizzazioni civili che rappresentavano la struttura rivoluzionaria organizzata nella regione della Ghouta,‭ ‬una zona fuori Damasco,‭ ‬hanno fortemente difeso l'attivista Razan Zaitouneh,‭ ‬una figura rivoluzionaria molto popolare,‭ ‬in seguito alle minacce che aveva ricevuto dai membri delle fazioni islamiste armate.

A metà ottobre dopo le dichiarazioni di Zahran Alloush,‭ ‬comandante dell'Esercito dell'Islam,‭ ‬il Movimento Civile in Siria ha rilasciato una dichiarazione in cui i gruppi e i membri del processo rivoluzionario siriano esprimevano il rifiuto‭ “‬di qualsiasi tentativo di qualsiasi partito di imporre nuove forme di autoritarismo sulla popolazione siriana e sull'operato degli attivisti‭”‬.
Questa dichiarazione è stata pubblicata dopo che Alloush ha cercato di imporre la sua autorità sul consiglio civile della città di Duma,‭ ‬nei sobborghi di Damasco.‭ ‬L'opposizione popolare armata e pacifica non ha cessato di opporsi all'ISIS,‭ ‬ora IS,‭ ‬fino ad oggi.

Arabi e Curdi uniti
Nel nordest della Siria,‭ ‬abitata prevalentemente dalla popolazione curda,‭ ‬i recenti scontri tra gli islamisti e le milizie curde del PYD‭ (‬legate al PKK‭) ‬sono stati l'occasione per delle iniziative popolari da parte degli attivisti e delle popolazioni locali.‭ ‬Queste iniziative puntavano a manifestare la fratellanza tra curdi e arabi in questa regione e per riaffermare che la rivoluzione popolare escludeva il razzismo ed il fanatismo.‭ ‬Nella provincia di Raqqa la città di Tall Abyad ha visto la formazione del battaglione‭ “‬Shirko Ayoubi‭” ‬che il‭ ‬22‭ ‬luglio‭ ‬2013‭ ‬si è unito alla brigata del fronte curdo.‭ ‬Ora il battaglione è composto sia da arabi che da curdi che hanno diramato una dichiarazione congiunta per denunciare gli abusi commessi dai gruppi islamisti ed i tentativi di dividere il popolo siriano in etnie e comunità.‭ ‬Comunque le diverse fazione dell'FSA sono divise:‭ ‬alcune lottano con gli islamisti,‭ ‬ma altre si sono unite alle milizie curde ed hanno denunciato le atrocità commesse dai gruppi islamisti.
Nella città di Aleppo,‭ ‬più precisamente nel quartiere di Ashrafiah abitato prevalentemente da curdi,‭ ‬il‭ ‬1‭ ‬agosto‭ ‬2013‭ ‬è stata organizzata una manifestazione cui hanno partecipato diverse centinaia di persone a sostegno della solidarietà tra gli arabi ed i curdi e per condannare gli atti commessi dai gruppi estremisti islamici contro la popolazione curda.
A Tell Abyad,‭ ‬teatro di scontri molto intensi,‭ ‬gli attivisti hanno provato a lanciare diverse iniziative per porre fine al conflitto militare tra i due gruppi,‭ ‬per fermare l'esodo forzato dei civili,‭ ‬per fondare un comitato popolare per il governo e la gestione quotidiana della città e per promuovere iniziative ed azioni congiunte tra arabi e curdi per raggiungere un accordo con mezzi pacifici.‭ ‬I tentativi continuano ancora oggi‭ ‬malgrado gli scontri continuino.

Il‭ ‬5‭ ‬agosto‭ ‬2013‭ ‬ad Amouda circa trenta attivisti si sono incontrati con le bandiere curde e le bandiere rivoluzionarie siriane dietro uno striscione che recitava‭ “‬Homs ti amo‭” ‬per dimostrare la loro solidarietà con la città assediata dall'esercito del regime.
Più di recente nella città di Qamishli,‭ ‬dove vivono arabi‭ (‬musulmani e cristiani‭)‬,‭ ‬curdi ed assiri,‭ ‬gli attivisti locali hanno lanciato numerosi progetti per assicurare la coesistenza e la gestione di certi quartieri con dei comitati congiunti.‭ ‬Nella stessa città la sezione dell'Unione dei Liberi Studenti Curdi ha lanciato una campagna telematica per la libertà,‭ ‬la pace e la fratellanza,‭ ‬la tolleranza e l'uguaglianza per il futuro della Siria.

All'epoca degli attacchi contro la città di Kobani,‭ ‬a maggioranza curda,‭ ‬da parte delle forze dello Stato Islamico,‭ ‬la resistenza è stata organizzata dal PYD e dalle sue forze militari,‭ ‬le Unità per la Protezione del Popolo‭ (‬YPG‭)‬,‭ ‬anche con la partecipazione attiva di almeno tre battaglioni di combattenti arabi presenti in città:‭ “‬il battaglione rivoluzionario di Al Raqqa‭”‬,‭ “‬Il battaglione Sole del Nord‭” ‬ed il battaglione‭ “‬Jirablis‭”‬.‭ ‬Inoltre il‭ ‬4‭ ‬ottobre l'esercito libero siriano ha deciso di inviare un migliaio di combattenti per difendere la città.‭ ‬Molte manifestazioni in sostegno di Kobane si sono svolte nei villaggi e nei distretti‭ “‬liberi‭” ‬organizzate dai rivoluzionari.

Nella sua stragrande maggioranza il movimento popolare siriano ha ripetutamente espresso il rifiuto del confessionalismo,‭ ‬malgrado i tentativi del regime e dei gruppi islamisti di alimentare questo incendio pericoloso.‭ ‬Gli slogan dei manifestanti come‭ “‬Siamo tutti siriani,‭ ‬siamo uniti‭” ‬e‭ “‬No al confessionalismo‭” ‬sono stati ripetuti continuamente fino ad oggi.
È importante comprendere il ruolo cruciale svolto dai comitati del popolo e dalle organizzazioni nelle attività del movimento rivoluzionario perché sono gli attori essenziali che permettono la resistenza del movimento popolare.‭ ‬Ciò non significa sminuire il ruolo svolto dalla resistenza armata,‭ ‬ma quest'ultima dipende dalla capacità del movimento popolare di continuare la lotta.‭ ‬Senza di esso non avremmo speranza.
È difficile determinare il rapporto di forze tra i differenti comitati popolari,‭ ‬che sono radicati in modo significativo in questa rivoluzione,‭ ‬ed i gruppi jihadisti ed islamisti reazionari.‭ ‬Ciò che è sicuro è che il movimento popolare non abbandonerà gli obiettivi della rivoluzione:‭ ‬democrazia,‭ ‬giustizia sociale e rifiuto del settarismo,‭ ‬malgrado le minacce rappresentate dai gruppi islamisti e dal regime di Assad.

2014:‎ ‏un persistente movimento popolare e la lotta contro il regime e l'ISIS
Il movimento popolare continua a far sentire la sua voce contro tutti coloro che si oppongono agli obiettivi della rivoluzione.
Nel gennaio‭ ‬2014‭ ‬un'esplosione popolare i molte zone liberate ha cacciato ISIS e spinto molti altri gruppi armati a combatterlo,‭ ‬tra cui certi gruppi islamisti che all'inizio erano riluttanti ma si sono convinti in seguito alla pressione popolare.‭ ‬Per una gran parte della gente dei territori liberati l'ISIS era diventato l'altra faccia del regime di Assad per via delle sue pratiche autoritarie,‭ ‬cosa ben sintetizzata dallo slogan‭ “‬Assad ed ISIS sono una cosa sola‭”‬.

Nel marzo‭ ‬2014‭ ‬ci sono stati numerosi eventi ed azioni per ricordare il terzo anniversario della rivoluzione e per richiamarne gli obiettivi,‭ ‬con mostre fotografiche e spettacoli teatrali nelle zone liberate come Aleppo e la regione di Idlib.
Anche ad aprile e a maggio sono state organizzate delle azioni contro i gruppi jihadisti ed islamisti.‭ ‬A maggio nella città di Minbej,‭ ‬vicino ad Aleppo,‭ ‬è stato indetto dagli abitanti uno sciopero generale per protestare contro l'occupazione.‭ ‬Inoltre un gruppo di attivisti ha lanciato una campagna per la liberazione di quattro rivoluzionari compresa Razan Zeituneh,‭ ‬simbolo della rivolta popolare e della lotta contro il regime rapita nel dicembre‭ ‬2013,‭ ‬molto probabilmente dal Fronte Islamico che in passato aveva già minacciato gli attivisti.‭ ‬Ci sono state manifestazioni ad esempio nella città di Duma,‭ ‬vicino Damasco,‭ ‬e nel distretto di Salah el-Din ad Aleppo con lo slogan‭ “‬Chiunque abbia rapito i rivoluzionari è un traditore‭”‬.

Durante le fasulle elezioni democratiche del giugno‭ ‬2014,‭ ‬che hanno visto la rielezione del dittatore Bashar al-Assad,‭ ‬gruppi di attivisti nelle zone sotto il dominio del regime,‭ ‬come Damasco,‭ ‬Aleppo ed Hama,‭ ‬hanno distribuito in gran segreto dei volantini e degli opuscoli condannandone i crimini e ribadendo la loro determinazione a continuare la rivoluzione fino alla vittoria.‭ ‬Ci sono anche state delle manifestazioni nelle aree liberate per denunciare queste‭ “‬elezioni di sangue‭”‬.‭ ‬Abbiamo anche visto alcuni rivoluzionari delle aree liberate mentre trasformavano i cassonetti in urne elettorali su cui era scritto‭ “‬Puoi votare qui‭”‬,‭ “‬Ti abbiamo buttato via,‭ ‬Bashar‭” ‬e‭ “‬Bashar,‭ ‬questa è la tua casa‭”‬.‭ ‬Nella città di Qamishli i giovani curdi hanno organizzato una manifestazione per condannare l'elezione come una farsa orchestrata da Assad e chiedendone il boicottaggio.

Durante l'aggressione militare israeliana contro la Striscia di Gaza,‭ ‬nei‭ “‬territori liberati‭”‬,‭ ‬soprattutto in vari quartieri di Aleppo,‭ ‬nella città di Qabun vicino Damasco,‭ ‬a Deraa ed altre città ancora,‭ ‬ci sono state manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese sin dall'inizio dell'operazione.
Nel distretto di Salah el Din i manifestanti hanno mandato al popolo palestinese questo messaggio:‭ “‬dalla popolazione di Salah el Din ad Aleppo alla popolazione di Gaza:‭ ‬siamo una cosa sola come la nostra lotta contro il nostro nemico‭”‬.‭ ‬C'è stata anche una fiaccolata ad Aleppo mentre i bambini della città di Qabun hanno fatto una manifestazione di massa.‭ ‬Ci sono state anche manifestazioni di solidarietà nel campo profughi di Yarmouk.‭ ‬Nelle alture del Golan,‭ ‬occupate da Israele,‭ ‬dei manifestanti che sostengono la rivoluzione siriana hanno denunciato l'attacco militare dell'esercito d'occupazione israeliano contro Gaza,‭ ‬con dei cartelli che chiedevano la fine del massacro in Siria e nella Striscia.

Agli inizi di agosto gli attivisti dei comitati e dei consigli popolari di alcuni quartieri di Aleppo hanno lanciato una campagna per dare nuova linfa al movimento di protesta pacifica contro il regime e contro lo Stato Islamico e sul pericolo rappresentato da quest'ultimo,‭ ‬mentre era quasi alle porte della città.‭ ‬La campagna vuole far tornare le manifestazioni per le strade con l'utilizzo dei social media.‭ ‬La campagna si chiama‭ “‬l'attivismo pacifico è la forza vitale della rivoluzione‭”‬.
La campagna era stata lanciata dai consigli rivoluzionari dei quartieri Salah al-Din,‭ ‬Bustan al-Qasr,‭ ‬Kalasa e della città vecchia,‭ ‬il Comitato di Coordinamento del distretto di Mashhad e dai gruppi di protezione civile.‭ ‬Inoltre si sono uniti alla mobilitazione il consiglio comunale dell'Aleppo libera,‭ ‬l'Associazione Siriana delle Donne e vari attivisti indipendenti.
Nel primo giorno della campagna il consiglio rivoluzionario di Salah al-Din ha organizzato una veglia.‭ ‬I partecipanti avevano dei cartelli che rispondevano ad un articolo pubblicato sulla rivista americana‭ “‬Live Wire‭” ‬in cui si descriveva Aleppo come‭ “‬la città più pericolosa del mondo‭”‬.‭ ‬I manifestanti volevano ribadire che la loro città è viva e si merita il loro affetto malgrado fosse rischioso viverci.‭ ‬Nella parte orientale di Aleppo i manifestanti hanno preso parte ad un corteo che è partito da Salah al-Din ed è finito ad Ansari passando per il quartiere di Mashhad.‭ ‬Gli studenti presenti avevano dei cartelli che chiedevano il ritorno ai valori difesi all'inizio della rivoluzione nel‭ ‬2011‭ ‬e per l'unificazione dell'Esercito Libero Siriano.‭

I fatti più degni di nota sono due scioperi avvenuti nelle aree libere di Aleppo.‭ ‬Il primo,‭ ‬del‭ ‬20‭ ‬settembre,‭ ‬organizzato dai netturbini contro il‭ “‬governo provvisorio‭”‬,‭ ‬ente della coalizione dell'opposizione nazionale,‭ ‬ed il giorno dopo quello dei pompieri sulle stesse parole d'ordine.‭ ‬Il‭ ‬3‭ ‬ottobre c'è stata anche la creazione di una campagna indipendente per denunciare la corruzione nelle strutture dell'opposizione...
A settembre ci sono state molte manifestazioni contro l'intervento della coalizione guidata dagli Stati Uniti.‭ ‬Ad esempio il‭ ‬26‭ ‬sotto lo slogan‭ “‬I civili non hanno bisogno di nuovi assassini internazionali‭!”‬,‭ ‬esprimendo così i loro sentimenti riguardo l'inutilità dei bombardamenti e soprattutto la loro contrarietà.‭ ‬Uno striscione ad Aleppo recitava:‭ “‬Follia:‭ ‬fare la stessa cosa aspettandosi ogni volta un risultato differente.‭ (‬Albert Einstein‭)” ‬e sotto:‭ “‬Afghanistan‭ ‬2001,‭ ‬Iraq‭ ‬2003,‭ ‬Syria‭ ‬2014‭”‬.
Il‭ ‬16‭ ‬ottobre gli abitanti della città‭ “‬liberata‭” ‬di Kafranbel hanno manifestato affermando di voler tornare allo spirito della rivoluzione.
Nelle regioni sotto il controllo del regime l'opposizione non ha smesso di insorgere anche tra i‭ “‬sostenitori leali‭”‬.

A luglio e ad agosto le aree sotto il controllo del regime sono state sommerse da una valanga di volantini con su scritto‭ “‬Vogliamo vivere:‭ ‬i tuoi figli sono coricati nel palazzo mentre i nostri nelle tombe‭”‬.‭ ‬Allo stesso modo,‭ ‬a metà agosto gli attivisti della comunità alawita hanno lanciato la campagna‭ “‬Grida la tua opposizione ad Assad‭”‬.‭ ‬Il gruppo prova a mostrare i pericoli ed i sacrifici compiuti dalla comunità alawita per difendere il regime.‭ ‬Ad esempio hanno lanciato le campagne sui social network oppure‭ (‬in numerose occasioni‭) ‬distribuendo in segreto dei volantini nella città di Tartous dichiarando‭ “‬La strada vuole la vita‭” ‬e‭ “‬La poltrona è per te‭ [‬Assad‭]‬,‭ ‬le tombe sono per i nostri figli‭” ‬riferendosi all'elevato numero di soldati alawiti morti nell'esercito del regime.‭ ‬La poltrona fa riferimento alla presidenza.‭

Il‭ ‬2‭ ‬ottobre nei quartieri‭ “‬lealisti‭” ‬di Homs si è tenuta un'importante manifestazione contro i capi al governo in seguito ad un'esplosione che ha ucciso decine di bambini.‭ ‬I manifestanti hanno urlato lo slogan‭ “‬Il popolo vuole la caduta di Barazi‭”‬,‭ ‬riferendosi al governatore della città Tala Barazi,‭ ‬un sostenitore del regime.
Lo stesso giorno nei quartieri‭ “‬ribelli‭” ‬di Homs si è tenuta una manifestazione di solidarietà con i familiari delle vittime.‭ ‬Ciò è avvenuto un mese dopo l'arresto di attivisti‭ “‬lealisti‭” ‬ideatori di una campagna di protesta chiamata‭ “‬Dove sono‭?”‬,‭ ‬contro l'abbandono da parte del regime di una base militare nel nord della provincia di Raqqa ed il massacro di centinaia di soldati da parte dello Stato Islamico.

A metà ottobre nella città di Tartous,‭ ‬considerata un bastione del regime,‭ ‬si è tenuta la prima manifestazione che chiedeva la caduta del regime e di tutti i suoi simboli.
Nello stesso periodo l'apertura a Tartous di un grande centro commerciale con sette ristoranti ed una sala giochi per bambini costata più di‭ ‬50‭ ‬milioni di dollari ha esasperato i partigiani di Bashar al-Assad,‭ ‬che la considerano una cosa indecente mentre il paese è devastato dalla guerra.‭ ‬Queste critiche esprimono un'amarezza sempre più palpabile nei media pro-regime,‭ ‬in particolare dopo le considerevoli perdite tra i soldati ed il dramma causato dalla morte di circa cinquanta bambini nei recenti attacchi contro Homs.‭ ‬La promozione di altri progetti turistici ha semplicemente aggiunto il carico da undici.‭ ‬I lealisti accusano il regime di abbandono‭ “‬mentre approssimativamente il‭ ‬60%‭ ‬della popolazione di Tartous non può permettersi di andarci a fare compere‭”‬,‭ ‬come recita un messaggio indignato su una pagina Facebook pro regime.

Dobbiamo anche notare la formazione a novembre‭ ‬2013‭ ‬di un governo autonomo dominato dal Partito d'Unione Democratica‭ (‬PYD‭)‬,‭ ‬che è l'equivalente siriano del Partito dei Lavoratori del Kurdistan‭ (‬PKK‭)‬,‭ ‬in numerose regioni a maggioranza curda nel nord-est della Siria.‭ ‬Le forze di Assad si sono ritirate nel luglio‭ ‬2012‭ ‬da nove città a maggioranza curda.‭ ‬Il PYD controlla la maggior parte delle regioni curde eccetto la città di Qamishli,‭ ‬ancora sotto occupazione da parte del regime,‭ ‬e di alcune città miste nelle province di Hasaka e di Aleppo.
Sono state create delle amministrazioni autonome transitorie in tre zone:‭ ‬Afrine,‭ ‬a nord-ovest di Aleppo,‭ ‬Kobani,‭ ‬Kobani,‭ ‬confinante a nord con il confine turco e ad ovest con l'Eufrate,‭ ‬e Al-Jazira,‭ ‬la zona più grande e popolosa che è situata nell'estremo nord-est del paese.

In attesa delle elezioni previste per il‭ ‬2014‭ ‬attualmente ogni entità ha un'assemblea legislativa transitoria guidata da un presidente ed un governo regionale provvisorio composto da ventidue membri,‭ ‬dei ministri nominati,‭ ‬che gestiscono all'interno di un consiglio dei ministri gli affari correnti della vita politica,‭ ‬sociale,‭ ‬legale ed economica.‭ ‬Questi tre governi regionali sono ognuno guidato da un primo ministro curdo e da due vice-premier spesso provenienti da altre comunità religiose od etniche‭ (‬curde,‭ ‬arabe,‭ ‬cristiane od altre‭)‬.

Sono esperimenti molto interessanti di autoamministrazione,‭ ‬soprattutto sul piano dei diritti delle donne e delle minoranze,‭ ‬ma anche con molte contraddizioni,‭ ‬in particolare l'autoritarismo delle forze del PYD che non hanno esitato a reprimere gli attivisti o a chiudere fondazioni ed istituzioni critiche.‭ ‬Allo stesso modo agli inizi di ottobre il PYD ha decretato ed attuato la coscrizione obbligatoria in tutte le aree sotto il suo controllo,‭ ‬provocando la fuga di un sempre crescente numero di giovani di tutte le comunità,‭ ‬mentre chi si rifiutava di servire nelle YPG veniva imprigionato.‭ ‬Anche questa campagna è stata oggetto di critiche e proteste e delle donne hanno anche manifestato nelle strade di Amuda il‭ ‬14‭ ‬ottobre‭ ‬2014.

Infatti non bisogna dimenticare che il PYD,‭ ‬come la sua organizzazione gemella,‭ ‬il PKK,‭ ‬difetta di credenziali democratiche sia nel funzionamento interno che in quello esterno quando si relaziona con i suoi rivali o con dei semplici gruppi.‭ ‬Dovremmo ricordare i movimenti di protesta tenutisi alla fine di giugno‭ ‬2013‭ ‬in alcune città del Rojava come Amuda e Derabissyat contro la repressione e l'arresto di attivisti rivoluzionari curdi da parte delle forze del PYD.
Ciò non ci impedisce di fornire il nostro totale sostegno al movimento nazionale curdo di liberazione nella sua lotta per l'autodeterminazione in Iraq,‭ ‬Siria,‭ ‬Turchia ed Iran contro quei governi autoritari che lo opprimono o che gli impediscono di esercitare tale diritto.‭ ‬Questo è anche il motivo per cui è necessario chiedere la rimozione del PKK da tutte le liste delle organizzazioni terroristiche in Europa e in ogni dove.
Infatti possiamo criticare la dirigenza del PKK o del PYD per alcune delle loro politiche ma,‭ ‬come ho detto prima,‭ ‬un principio di base dei rivoluzionari è che in primis dobbiamo sostenere tutte le forme di lotta per la liberazione e l'emancipazione in modo incondizionato prima di avere il diritto di criticare il modo in cui sono condotte.

Conclusione
In conclusione il movimento popolare siriano affronta numerose minacce controrivoluzionarie,‭ ‬prima fra tutte il regime di Assad aiutato dai suoi alleati,‭ ‬Russia,‭ ‬Iran ed Hezbollah,‭ ‬che ha registrato delle vittorie militari significative come la riconquista della città di Homs nel maggio‭ ‬2014.‭ ‬La propaganda del regime sulla‭ “‬guerra contro il terrorismo‭”‬,‭ ‬ripresa anche dal dittatore Sisi in Egitto e dalle monarchie reazionarie del Golfo,‭ ‬trova maggior risonanza nei paesi occidentali nelle loro misure repressive che apparentemente dovrebbero lottare contro la minaccia jihadista in Europa.

L'altra faccia della controrivoluzione sono i gruppi islamisti e jihadisti che si oppongono agli obiettivi della rivoluzione siriana‭ (‬democrazia,‭ ‬giustizia sociale e rifiuto del settarismo‭) ‬ed attaccano i rivoluzionari all'interno delle regioni cosiddette liberate.‭ ‬Questi gruppi hanno beneficiato in primo luogo dell'amnistia concessa dal regime all'inizio della rivoluzione mentre i democratici e gli altri rivoluzionari hanno continuato a marcire in prigione o a venire massacrati dal regime.‭ ‬Inoltre il regime di Assad non li combatte sistematicamente,‭ ‬come a Raqqa,‭ ‬la città occupata dall'IS,‭ ‬che è stata risparmiata dai bombardamenti a partire dalla sua occupazione fino alla campagna militare statunitense contro gli avanzamenti militari dell'IS dell'agosto‭ ‬2014.

In secondo luogo questi gruppi jihadisti hanno beneficiato del sostegno finanziario,‭ ‬soprattutto all'inizio della rivoluzione ma oggi in misura inferiore,‭ ‬proveniente dai donatori privati nelle monarchie del Golfo per trasformare la rivoluzione popolare in una guerra religiosa.‭ ‬Oltretutto i gruppi jihadisti come l'IS e Jabhat al Nusra hanno per lo più raggiunto l'autonomia finanziaria grazie all'attività commerciale generata dall'occupazione dei pozzi di petrolio e allo sviluppo di un'economia di guerra.

Nonostante le difficoltà e le minacce è importante considerare la rivoluzione siriana come una parte integrale del processo rivoluzionario nella regione e della sua dinamica.‭ ‬Bisogna opporsi ad ogni tentativo di separarli.‭ ‬I rivoluzionari in Siria stanno lottando come gli altri attivisti nei paesi della regione per la libertà e la dignità ed anche contro i regimi autoritari ed i gruppi islamici e jihadisti che si oppongono ai loro obiettivi.
In modo simile le cosiddette contrapposizioni geopolitiche non spiegano la dinamica della rivoluzione siriana.‭ ‬Questa analisi conduce alcuni commentatori politici a posizioni che rendono le dinamiche del processo rivoluzionario incomprensibili e sorvolano in silenzio il fatto che le maggiori potenze,‭ ‬che secondo quanto si dice sono contrapposte,‭ ‬collaborano insieme su differenti questioni,‭ ‬come ultimamente in Iraq o nella‭ “‬lotta contro il terrorismo‭”‬.

Il riavvicinamento tra Iran e Stati Uniti nell'anno passato è un esempio perfetto ed ha dimostrato,‭ ‬casomai fosse ancora necessario,‭ ‬l'inutilità della posizione di quei settori della sinistra che considerano Russia ed Iran come parte di un blocco antimperialista.‭ ‬Le differenti potenze imperialiste mondiali ed i regimi borghesi regionali malgrado la loro rivalità hanno l'interesse comune nello sconfiggere le rivoluzioni popolari della regione e l'esempio più ovvio è quello della Siria.‭ ‬La conferenza di Ginvera‭ ‬2‭ ‬del maggio scorso,‭ ‬che è stata sostenuta da tutte potenze globali e regionali senza eccezione alcuna,‭ ‬aveva gli stessi obiettivi delle conferenze di‭ “‬pace‭” ‬precedenti:‭ ‬raggiungere un accordo tra il regime di Assad ed una fazione opportunista dell'opposizione‭ – ‬legata agli stati occidentali e alle monarchie del Golfo‭ – ‬riunita nella Coalizione Siriana.

Non dobbiamo immaginare che le rivalità imperialiste a livello globale tra gli Stati Uniti,‭ ‬la Cina e la Russia sarebbero insormontabili per queste potenze,‭ ‬nella misura in cui tali potenze sono,‭ ‬in realtà,‭ ‬in relazione di interdipendenza su molte questioni.‭ ‬Tutti questi regimi sono regimi borghesi che sono e saranno sempre nemici delle rivoluzioni popolari e stanno cercando di imporre o rafforzare un contesto politico stabile che gli permetta di accumulare e sviluppare il loro capitale politico ed economico a scapito delle classi popolari.‭ ‬Nessuna potenza regionale o internazionale è un'amica della rivoluzione siriana,‭ ‬solo le classi popolari in lotta in tutto il mondo.‭ ‬In Siria come altrove,‭ ‬nessuna soluzione può essere trovata fino a quando le questioni democratiche e sociali non verranno trattate insieme.
Infine,‭ ‬come dicono i rivoluzionari siriani:‭ “‬I nemici sono molteplici...la rivoluzione è una...e continua‭”‬.‭ ‬Certamente il movimento popolare siriano non ha detto l'ultima parola.

Traduzione di Emanuele Calitri

Note
‎[‏1‎] ‏Blog Syria Freedom Forever‭ ‬Al qiada el muchtarakah liljeich sury el hur:‭ ‬rissalah maftouha lil jama3a el ikhwan el muslimun fi surya,‭ ‬April‭ ‬2013:.‭
[2‎] ‏The Local Coordination Committees in Syria,‭ ‬A year to the revolution of freedom and dignity,‭ ‬March‭ ‬2012:‭ ‬leggi.‭
[3‎] ‏Blog Syria Freedom Forever,‭ ‬Condemnation of Zawahri’s Statements Regarding his intervention‭ ‬in the Internal Affairs of Syria,‭ ‬April‭ ‬4,‭ ‬2013.