Siria: documenti dell'esercito statunitense rivelano come l'Occidente si sia opposto all'alternativa democratica

Mon, 01/10/2018 - 09:21
di
Nafeez Mosaddeq Ahmed*

Alcuni documenti appartenenti all'esercito degli Stati Uniti relativi al periodo 2011-2016, rivelano che, sebbene in teoria gli ufficiali desiderassero un cambiamento del regime siriano, essi pensavano che questo fosse altamente improbabile che avvenisse effettivamente – e speravano che se il presidente Bashar al-Assad fosse stato rovesciato, non sarebbe stato sostituito da un'opposizione guidata dalla democrazia siriana ma, piuttosto, sarebbe sopravvissuta la stressa struttura alawita-baathista dominante. Il risultato finale doveva essere la decimazione dell’opposizione democratica, il consolidamento delle forze islamiste e la conservazione del regime.

“Gli Stati Uniti hanno rinunciato al rovesciamento di Assad in Siria”, ha scritto Robert Fisk questa estate. Infatti, come l’esercito siriano sostenuto dai russi si preparava ad eseguire l’offensiva finale su Idlib, i governi occidentali sembravano segnalare la loro accettazione della sanguinosa vittoria di Assad, nonostante le rituali dichiarazioni di denuncia.

Ma all’ultimo momento, Russia e Turchia hanno concordato una tregua per scongiurare un attacco guidato dalla Russia per almeno un mese, e stabilire una zona cuscinetto per proteggere 3 milioni di civili. L'accordo riguarderà le modalità di rimozione dei ribelli estremisti dalla zona cuscinetto e la Turchia ha annunciato che invierà più truppe verso Idlib.

Mentre incombeva l’offensiva su Idlib, l’Occidente, curiosamente, faceva poco di sostanzioso in una particolare direzione. Secondo due documenti militari statunitensi recentemente scoperti, la reticenza occidentale potrebbe essere dovuta al fatto che gli Stati Uniti non si sono mai veramente impegnati nel rovesciamento di Assad, a causa di una strategia egoistica che è stata ampiamente fraintesa.

I documenti suggeriscono che sia all’inizio che verso la fase successiva del conflitto, i funzionari militari statunitensi non avevano dato credito alle aspirazioni democratiche di manifestanti siriani, ma avevano semplicemente cercato di usarli come strumento per mettere in secondo piano l'espansione dell'influenza iraniana. Il rovesciamento del regime venne liquidato come uno scenario altamente improbabile, dove i funzionari indicavano di credere che la sopravvivenza di una struttura baathista autoritaria – con o senza Assad – fosse inevitabile.

Prevedere il fallimento dell'opposizione

Secondo una bozza di documento militare USA segreto ottenuta dall'archivio di Wikileaks, a partire dall'agosto 2011 (sei mesi dopo l’inizio della rivolta siriana) i funzionari militari statunitensi erano altamente ambivalenti sul “cambio di regime” in Siria, sulla base del fatto che le forze di opposizione non avrebbero mai vinto. Sostenere i ribelli, speravano i funzionari, potrebbe incoraggiare le forze interne al regime di Assad a rimuoverlo mantenendo la struttura di potere autoritario dominata dal potere Alawita. Ma l’intervento militare non era tra le carte.

Il documento, riportato qui per la prima volta, è la bozza di un documento di previsione del dipartimento di intelligence dei US Marine Corps (USMC), prodotto insieme agli analisti dell’azienda di intelligence privata Stratfor e gli alti funzionari dell’UMSC(1).

“Il regime siriano alawita-baathista guidato dal presidente Bashar al Assad si indebolirà in modo significativo nei prossimi tre anni, ma è improbabile che il sui punto di rottura sia imminente”, afferma. “Le forze di opposizione frammentate in Siria difficilmente supereranno i vincoli logistici che impediscono loro di diventare una minaccia significativa contro il regime entro questo lasso di tempo”.

Il documento doveva essere una valutazione interna all’intelligence USMC e non è mai stato formalmente rilasciato al pubblico dall’agenzia. Aspirava al cambiamento di regime come in teoria auspicabile, ma in pratica irraggiungibile, avvertendo che la Siria avrebbe vissuto “un conflitto civile violento e protratto, infiammato dai disordini confessionali... Il potenziale per il collasso del regime non può essere escluso, ma la strada verso il cambio di regime sarà lunga e sanguinosa.”

Mentre il documento non esclude rigorosamente il cambio di regime, fornisce prove abbondanti per sostenere che uno sforzo in questa direzione sarebbe inutile. In particolare, il documento conclude che le forze di opposizione non sarebbero in grado di rovesciare Assad: “… l'opposizione in Siria non ha ancora i numeri, l’organizzazione o la capacità complessive di sopraffare le forze del regime. L’opposizione della Siria è estremamente frammentata e opera sotto enormi vincoli all'interno del paese”.

Sperando che l'élite alawita intervenga

Invece, il rapporto dell'USMC afferma: “La minaccia più probabile che il regime dovrà affrontare verrà dall'interno” - nella forma di “un tentativo da parte dell'élite militare e imprenditoriale di alto rango del regime di organizzare un colpo di stato” contro Assad, necessario per paura della sua debolezza.

Il documento mette in relazione le email di Stratfor precedentemente segnalate, datate dicembre 2011 (quattro mesi dopo la stesura della bozza dell'USMC), in riferimento al resoconto di un incontro con i funzionari dell'intelligence militare statunitense. Nel testo si esclude una grande campagna aerea e si prende atto del ruolo delle squadre di operazione speciali presenti sul terreno nell'“addestramento delle forze di opposizione” siriane per “tentare di spezzare il retro delle forze alawite, suscitarne il collasso dall'interno”.

Considerando il contesto in cui il Dipartimento di Intelligence dell'USMC ha realizzato la bozza del documento di previsione dall'agosto 2011, è chiaro che gli alti strateghi della difesa degli Stati Uniti non speravano in una vittoria democratica dell'opposizione, ma piuttosto speravano di creare una pressione sufficiente ad inaugurare il collasso delle forze alawite.. dall'interno”, innescando un colpo di stato alawita contro Assad. In altre parole, l'opposizione era vista come uno strumento temporaneo, da scartare via una volta che l'obiettivo di garantire una struttura baathista autocratica più “amichevole” fosse stato in atto.

Il documento dell'intelligence dell'USMC rivela che, nonostante il crescente appetito tra gli alleati degli Stati Uniti per un'alternativa ad Assad, nessuno voleva davvero sporcarsi le mani per rovesciarlo.

Ammettendo che il “sostegno esterno ad un'alternativa siriana al regime di Assad crescerà col tempo”, il documento considera che “nessuno dei principali soggetti con interessi nella regione, compresi Israele, Turchia, Arabia Saudita e Stati Uniti, sembra interessato ad affrontare gli effetti destabilizzanti del cambio di regime siriano nella regione”.

Preparato nell'agosto 2011 come parte di una serie di documenti dell'intelligence dell'USMC redatti con il supporto di Stratfor, il documento è stato sepolto tra l'enorme corpus di email di Stratfor che trapelarono e furono originariamente pubblicate da Wikileaks tra il 2012 al 2014.

All'interno del corpus di 5 milioni di email di Stratfor è uno scambio di corrispondenza del 2011 tra gli analisti di Stratfor e gli alti ufficiali del Corpo della Marina degli Stati Uniti. Le email mostrano che il Dipartimento di Intelligence dell'USMC aveva incaricato Stratfor di collaborare con i funzionari dell'USMC nella stesura di questo documento di previsione dell'intelligence, insieme a numerosi altri report. I funzionari dell'USMC che hanno istituito la partnership con Stratfor hanno incluso il campo dell'intelligence dell'USMC, il tenente colonnello Drew Cukor, il maggiore William Osborne del Future Assessments Branch dell'USMC e il direttore della stessa intelligence, il generale brigadiere Vincent Stewart.

Alcune avvertenze: il documento è solo una bozza e non possiamo dire come appaia la versione finale, sebbene il processo di stesura di USMC-Stratfor possa essere effettivamente tracciato attraverso la corrispondenza trapelata – e questo documento sembra essere vicino alla versione definitiva. Inoltre, il documento non è ovviamente un riflesso diretto della politica scelta dal governo degli Stati Uniti, ma piuttosto ci da un'idea della valutazione interna degli altri funzionari dei servizi segreti militari statunitensi. In questo senso, mentre il contenuto del documento non dovrebbe essere automaticamente confuso con la politica della Casa Bianca, non dovremmo liquidare la sua importanza nel concedere approfondimenti su come i pianificatori militari statunitensi sembrano aver guardato al conflitto siriano, sin dall'inizio.

Sebbene il documento non faccia esplicitamente raccomandazioni per le politiche dirette, indica le opzioni, le preferenze e gli scenari possibili. Il dipartimento dell'intelligence USMC, per il quale è stata redatta la valutazione della previsione, è un'agenzia altamente influente che si nutre direttamente dell'esecuzione di operazioni speciali. Secondo la sua dichiarazione di missione: “il Dipartimento dell'Intelligence è responsabile per la politica, i piani, i programmi, i costi e la supervisione dello staff dell'Intelligence e del supporto di attività interne del Corpo della Marina degli Stati Uniti. Il Dipartimento supporta il Comandante del Corpo dei Marines (CMC) nel suo ruolo di membro del Joint Chiefs of Staff (JCS), rappresenta il servizio in materia della Comunità di Joint e Intelligence ed esercita la supervisione sull'attività di intelligence del Corpo dei Marines (MCIA).”

Questo rende tanto più significativo il fatto che il progetto di valutazione dell'intelligence USMC avesse concluso che fosse altamente improbabile che il regime crollasse.

Sostenere gli islamisti sunniti per indebolire l’Iran sciita

La più grande paura dei funzionari militari statunitensi era la prospettiva che l'Iran espandesse la sua influenza geopolitica. Il documento raccomandava che gli Stati Uniti lavorassero con i loro alleati regionali nel sostenere gruppi islamici per contrastare questo: "... la Turchia, gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita, l'Egitto e gli altri hanno un interesse comune nel cercare di minare gravemente il punto d'appoggio dell’Iran in Medio Oriente e di moderare l'influenza politica e militare di Hezbollah in Libano. La Turchia, in particolare, è il paese con la maggiore influenza sulla Siria a lungo termine e ha interesse nel vedere questo territorio tornare nel dominio sunnita."

Pur riconoscendo che i gruppi di opposizione probabilmente sarebbero riusciti a rovesciare Assad, il documento valuta ancora che potrebbero essere mobilitati per contrastare l'invasione iraniana. È stato accettato che è questo che avrebbe legittimato forze islamiste dentro l'opposizione siriana, piuttosto che le forze democratiche e laiche: "La Turchia non ha buone opzioni, né la capacità di produrre un cambiamento in Siria in qualunque momento vicino, ma cercherà gradualmente di costruire legami con gruppi all'interno della Siria, concentrandosi in particolare sui ciò che resta degli degli islamisti dei Fratelli musulmani, nel tentativo di modellare una forza politica islamista praticabile in Siria che dovrebbe operare sotto l'ombrello di Ankara. Ci vorrà del tempo perché ciò si sviluppi, ma la dinamica geopolitica della regione indica un progressivo [sic] indebolimento della stretta al potere alawita in Siria".

La natura antidemocratica della strategia era chiara. A prescindere dalle aspirazioni democratiche che hanno guidato la rivolta siriana, i funzionari militari degli Stati Uniti si sono accontentati dell'opzione di incoraggiare potenze straniere per nutrire le forze islamiste in Siria, che avrebbero operato sotto l'"ombrello" di quelle stesse potenze straniere: tutto per cercare di indebolire il punto d'appoggio dell'Iran.

Il documento afferma inoltre che gli Stati Uniti non pianificarono un intervento militare per un cambio di regime in quel momento. Il verdetto generale era "meglio il diavolo che conosci". "Non prevediamo che l'USMC intervenga militarmente in Siria o in Libano o con una missione per stabilizzare la situazione", dice il documento: "Le dinamiche settarie sono troppo complesse per gli Stati Uniti per permettersi di impelagarcisi. Piuttosto, questa sarà una crisi regionale per la Turchia da gestire. Dal momento che la Turchia è ancora nelle prime fasi della sua ascesa regionale, avrà bisogno di supporto e un sostegno sostanziale da parte dei suoi alleati, ma anche in questo caso, è improbabile che sia in grado di affrontare efficacemente una crisi entro i prossimi tre anni."

Spezzare la Siria

La bozza della valutazione USMC è ampiamente confermata da uno studio della Joint Special Operations University (JSOU) poco noto, pubblicato cinque anni dopo, non segnalato fino ad ora, che offre allo stesso modo una visione sulle idee dei pianificatori della difesa degli Stati Uniti.

Nel 2016, il conflitto aveva apparentemente raggiunto una situazione di stallo. L'anno precedente, il capo dell'intelligence del Pentagono, tenente generale Vincent Stewart, si aspettava che la Siria si dividesse in "due o tre parti". Analogamente, l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, aveva osservato che la Siria stava vivendo una divisione de facto che avrebbe potuto dover essere formalmente accettata dalla comunità internazionale. La Russia e l'Iran si muovevano lungo le stesse linee. Era emerso un consenso internazionale sul fatto che Assad sarebbe rimasto al potere in un mini-stato a conduzione alawita, lasciando il resto della Siria nelle mani dell'ISIS, di altri ribelli islamici e dei curdi.

Lo studio JSOU, intitolato The Collapse of Iraq and Syria: The End of the Colonial Construct in the Large Levant, è stato creato dal dott. Roby Barrett, senior fellow del JSOU dove ha istruito ufficiali militari statunitensi in intelligence applicata e consiglia il Pentagono, Dipartimento di Stato e comunità di intelligence. Il JSOU è l'agenzia designata dal Comando Operazioni Speciali USA per istruire e consigliare gli ufficiali delle operazioni speciali, con sede nella base MacDill Air Force in Florida.

Il messaggio di base di Barrett conferma: "La soluzione al caos non può essere trovata nel cambio di regime in Siria (anche se ciò potrebbe aiutare) ... Il vecchio paradigma coloniale degli stati artificiali è stato sostituito da una nuova struttura che riflette un tempo che precede quello del controllo dell’Impero ottomano. Iraq e Siria non esistono più."

Ciò significava che le forze speciali americane (SOF) avrebbero dovuto accogliere una "nuova realtà": un regime alawita ristretto in Siria, circondato da un mosaico di gruppi di opposizione dominati dalle forze islamiste. Mentre le valutazioni di Barrett non possono essere prese automaticamente come riflesso della politica del governo degli Stati Uniti, appaiono in linea di massima coerenti con le decisioni politiche prese in quel momento.

Il documento suggerisce che due anni fa gli strateghi della difesa degli Stati Uniti erano soddisfatti nell’accettare lo status quo della divisione della Siria secondo linee etniche e settarie, con un ruolo costante sia di Assad sia delle le varie forze islamiste: "Esiste già una divisione di fatto del Il grande Levante in un'enclave minoritaria ancora controllata dal regime di Assad in Siria, le regioni curde sempre più indipendenti, l'emergere di un Sunnistan ora dominato dall'ISIS [Stato islamico o IS] e uno stato sciita da Baghdad a Bassora."

Tutto ciò conferma che gli obiettivi occidentali in Siria non sono mai stati di supporto alla rivolta democratica. La ragione principale per cui l'Occidente ha evitato una strategia di cambiamento di regime è stata la paura di non essere in grado di determinarne le conseguenze: "In breve, l'Occidente ed i suoi alleati volevano che gli Assad se ne andassero, ma non la sottostante struttura del governo, compreso l'esercito siriano e i servizi di sicurezza dominati dagli Alawiti."

E il coinvolgimento della Russia ha "assicurato la minima sopravvivenza di uno stato alawita nel nord e potenzialmente da Damasco a Latakia" - un'osservazione che sottovalutava chiaramente la portata della vittoria finale di Assad.

Tagliare fuori la democrazia

Barrett spiega che la strategia dell'Occidente è continuare a sostenere le forze islamiche antidemocratiche dentro l'opposizione siriana, ignorando ogni possibilità di una democrazia basata sull'opposizione: "Uno Stato laico gestito da un gruppo devoto alla democrazia e alla società civile occidentale non emergerà in Sunnistan . La politica deve iniziare a scartare le etichette e decidere quale gruppo o gruppi islamici salafiti sosterrà... preservare gli interessi statunitensi e occidentali sarà una ricerca dei mali minori ".

I suoi commenti rivelano quanto distanti i pianificatori della politica americana fossero dalle aspirazioni dei rivoluzionari di base siriani - esemplificati nei Comitati di coordinamento locale (LLC). Le LLC sono una rete trans-settaria di giovani siriani che si è battuta vigorosamente per forme altamente partecipative di democrazia diretta. Ma, come rilevato dal gruppo di sviluppo con sede nei Paesi Bassi, Hivos, le LLC sono state "considerevolmente indebolite a causa della repressione da parte sia del regime che dei gruppi jihadisti".

Piuttosto che supportare le LLC, la politica americana sembra aver oscillato tra l'indebolimento e la tolleranza di Assad, mentre sosteneva in gran parte i gruppi islamisti tra le opposizioni - una strategia il cui risultato era quello di aumentare la violenza settaria mentre estingueva il potenziale democratico della rivolta del 2011.

Per discutere i documenti, ho incontrato il professor Nader Hashemi, direttore del Center for Middle East Studies presso la Scuola di studi internazionali Josef Korbel dell'Università di Denver; e Danny Postel, Assistant Director del Northwestern University's Middle East e North African Studies Program.

"Con centinaia di agenzie nel governo degli Stati Uniti, dovremmo ovviamente stare attenti a interpretare tutti i documenti interni e in che modo riflettono la reale politica del governo USA", mi ha detto Hashemi. "Ma questi documenti sono del tutto coerenti con la reale esperienza della politica statunitense non solo in Siria, ma più ampiamente nella regione, che ha sempre avuto un'ansia profonda e costante nei riguardi ogni forma di democratizzazione, cercando invece di lavorare con partner autocratici e autoritari."

Secondo Postel, questa ambivalenza ha significato che la strategia americana in Siria non è mai stata impegnata in un serio sforzo per rimuovere Assad: "Se si guarda attentamente a quale sia l'attuale politica americana in Siria, si può chiaramente vedere che il governo USA non solo ha coerentemente evitato il cambio di regime, ma ha in effetti perseguito una politica di conservazione del regime."

I documenti confermano che l'indebolimento delle LLC è stata una conseguenza diretta di un’egoista strategia statunitense. L'idea era di manipolare l'opposizione per ottenere un nuovo status quo autoritario adatto agli interessi occidentali, dominato da baathisti o islamisti.

Anand Gopal, che ha riferito direttamente dall'interno della Siria, ha precedentemente sostenuto che mentre gli Stati Uniti speravano che Assad sarebbe uscito di scena, il suo governo continuava a essere considerato preferibile a una rivoluzione democratica. "Fin dall'inizio, gli Stati Uniti hanno cercato di controllare la rivoluzione siriana e la guerra civile per garantire che non ci sarebbero stati esiti direttamente contrari agli interessi americani", ha affermato. "Una rivoluzione di successo in Siria, in particolare quella al di fuori del controllo americano, avrebbe effetti profondi in tutta la regione, compresi gli stati-clienti degli americani. Quindi, anche se agli Stati Uniti non piace Assad e vorrebbero vederlo dimettersi, preferiscono la continuazione del regime di Assad a qualsiasi potenziale alternativa rivoluzionaria dal basso. In altre parole, vorrebbe una soluzione tipo Yemen alla crisi siriana."

Quindi l'attuale politica dell'Occidente in Siria non è una sorpresa. La decisione di Trump di tenere le truppe Usa in Siria fino alla partenza delle forze iraniane è coerente con le motivazioni che hanno guidato i funzionari militari sotto la precedente amministrazione Obama in Siria. Quella visione ristretta ha portato i funzionari a permettere il sostegno della Turchia ai gruppi islamici sunniti nel 2011, indipendentemente dall'impatto sul nucleo democratico dell'opposizione siriana; e lo stesso pensiero ristretto spiega la decisione di accettare oggi una Siria frammentata, dominata dagli Assad, mentre continua ad esercitare pressioni per mettere in secondo piano l'influenza dell'Iran.

Non c'è da stupirsi, quindi, che quando l'esercito siriano ha ammassato le sue forze in preparazione dell'offensiva Idlib, l'Occidente ha praticamente abbandonato l'opposizione - islamisti, jihadisti, democratici assediati e civili siriani - lasciando la Turchia a decidere come ripulire il caos.

*Fonte articolo: https://mondediplo.com/outside-in/syria-democracy-documents
Traduzione a cura di Marta Autore e Federica Maiucci.