Sahara occidentale, ultima colonia o Stato fantasma?

Mon, 02/05/2016 - 15:37
di
P53

Quarant'anni di lotta, quarant'anni di campi profughi, quarant'anni di desolazione, sradicamento e limbo nel deserto del Sahara. E' da così tanto tempo che va avanti il grido d'indipendenza del popolo Saharawi.
Malgrado l'immobilità che contraddistingue la loro condizione i Saharawi mantengono viva e forte la speranza, rappresentano un'eccezione nel processo di decolonizzazione africano. Originariamente il “SAHARA SPAGNOLO” comprendeva i territori dell'attuale Marocco e quelli a sud di questo, il Sahara Occidentale, il cui confine è indicato sulle mappe con una linea tratteggiata.
E' dal 1966 che il popolo Saharawi aspetta di vedere realizzata la propria autodeterminazione, tramite un referendum che gli permetta di esprimere il loro diritto. Nonostante siano stati tra i primi popoli africani a cercare di attivare un processo di indipendenza non-violento e pacifico dai coloni spagnoli, con i tentativi di Muhammad Bassiri. Nonostante l'Onu abbia riconosciuto il loro diritto all'indipendenza e alla loro autodeterminazione (rispettivamente nel 1963 e nel 1966). Nonostante la nascita del Fronte Polisario nel 1973 (Frente Popular de Liberacìion de Saguìa el Hamra y Rio de Oro), organizzazione politica e militare che persegue il raggiungimento dell'autodeterminazione, i saharawi giacciono ancora in un limbo ormai non solo geografico, ma sempre più sociale e storico. Un limbo sottile e malleabile come l'orizzonte sabbioso del deserto lavorato dai venti forti e potenti! Forti e potenti come le influenze e gli interessi da cui scaturisce il perpetuarsi della loro condizione.

Infatti malgrado il benestare iniziale dell'Onu, il 31 ottobre 1975 il Marocco, per volontà di Re Hassan II, entra con 25.000 uomini nelle aree di confine con il Sahara occidentale, mentre l'esercito spagnolo cominciava a sgomberare le aree sotto il proprio controllo, ed inizia a preparare la Marcia verde con cui 350.000 soldati marocchini il 6 novembre 1975 invasero il Sahara Occ. per ostacolare e vanificare i tentativi referendari. La Marcia rimane un esempio di come l'ipocrisia, l'interesse, la speculazione ed il potere si può infiltrare nei meccanismi di governance globale. Infatti, anche se il 2 novembre dello stesso anno la Spagna aveva espresso il proprio impegno a rispettare l'autodeterminazione del popolo saharawi, segretamente lo stato iberico giunse ad un accordo con marocchini e mauritani per la spartizione del paese. La guerra che ne scaturì portò all'uso di bombe al Napalm e al Fosforo, alla costruzione di un muro marocchino di 2.720 km “protetto” da 5 km di mine antiuomo, ad un'emergenza umanitaria che coinvolge circa 200.000 persone nei campi profughi di Tindouf, ancora esistenti. L'anno seguente (1976) la resistenza diede vita alla Repubblica Democratica dei Saharawi, RASD.
Da allora il fronte Polisario e la RASD hanno proseguito nella guerriglia con il Marocco e la Mauritania , sostenuti da Algeria e Gheddafi, arrivando ad un accordo di pace con lo stato mauritano (1979) che prevedeva il ritiro delle truppe, mentre la lotta violenta con il Marocco, fiancheggiato da Francia e Stati Uniti cessò nel 1991 anno in cui l'Onu fece partire la Missione ”MINURSO” per vigilare sulla tregua e organizzare il referendum, che ancora non ha avuto luogo!

I vari tavoli di mediazione aperti dall'Onu, hanno prodotto differenti proposte che non hanno mai portato ad una effettiva risoluzione rimpallandosi tra i rifiuti ora dello stato marocchino, ora della RASD. L'ultima di queste prevedeva una convivenza all'interno dello stato marocchino di una regione a Statuto autonomo dedicata al popolo Saharawi, per alcune fonti assimilabile allo statuto speciale del Trentino-Alto Adige, per altri ad una situazione molto più costrittiva.


Donne saharawi protestano contro le aziende petrolifere che chiedono al governo marocchino le concessioni per trivellare in Sahara Occ.

Anche se costretti ad un isolamento forzato i Saharawi sono riusciti a intessere una robusta rete di solidarietà, grazie a delle buone relazioni diplomatiche con paesi come Cuba e poi, tramite la cooperazione internazionale, Spagna, Italia ed altri paesi europei.
Queste relazioni hanno avuto un forte impatto sulla cultura saharawi e sull'apertura che contraddistingue questo popolo. La cultura arabo-berbera si è sempre più confrontata con altre realtà, principalmente Cuba, dove, tramite uno speciale salvacondotto, i giovani saharawi potevano proseguire gli studi superiori ed universitari gratuitamente, vivendo anche per 20 anni in una realtà differente da quella del rifugiato, imparando un'altra lingua e ricevendo una formazione superiore ed universitaria. Anche le relazioni con l'Algeria, paese ospitante i campi profughi, si sono fortificate, lo stanziamento nell'hammada di Tindouf ha portato molti saharawi a cercare lavoro o a studiare in Algeria, così come i rapporti con associazioni di Solidarietà spagnole, italiane ed europee garantiscono oltre alle classiche forme di aiuto alimentari, dei programmi didattici o sanitari rivolti ai bambini, progetti volti all'implementazione della salute e della cultura della salute nei campi profughi, progetti educativi relativi all'artigianato, alla musica, e alle varie forme di cultura a cui i saharawi non hanno mai smesso di dedicarsi. Questo fiorire di relazioni di aiuto ma anche di scambio e conoscenza hanno permesso e permettono ai saharawi di giovare di un'apertura alle altre culture eleggendoli, anche in virtù della loro conoscenza del deserto, a mediatori, come nel caso delle primavere arabe e della guerra in Mali.

Questa forza derivata dalle relazioni d'aiuto si scontra però con la condizione persistente dell'essere per la maggior parte un popolo di rifugiati. Intere generazioni sono nate e cresciute nei campi profughi senza nemmeno conoscere la madre patria, tenuti lontani da stimoli ed opportunità per svilupparsi, subiscono il meccanismo assistenzialistico dell'aiuto. Laureati e lavoratori specializzati spesso formati a Cuba, in Spagna o in Algeria una volta ritornati nei campi profughi hanno molte difficoltà nel trovare soddisfatte le aspettative lavorative all'infuori dell'emigrazione, intravedendo pochi stimoli nello spendersi in progetti a lungo termine nei campi.
In questo limbo della globalità, qui dove anche gli anziani usano i social network mentre bevono il tè ma nessuno ha accesso ad acqua corrente e potabile, dove le insolite ma sempre più frequenti alluvioni autunnali distruggono la maggior parte delle case e strutture costruite in sabbia, i saharawi sono costretti, legati all'incertezza dell'attesa de referendum, alla prigionia del sogno.

Nella prima metà del marzo scorso il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha visitato i campi profughi Saharawi per mediare il riscaldarsi del conflitto tra i due contendenti che si affacciano sull'Oceano Atlantico. Gli effetti della visita non sono state all'altezza dei suoi propositi. Nella sua permanenza Ban-ki si è riferito alla presenza marocchina nei territori del Sahara occ. nei termini di “occupazione”, marcando un netto cambio di toni (l'Onu non ha mai definito il Sahara occ. come territorio occupato). La diplomazia marocchina ha denunciato questo cambio di terminologia, come “un insulto al governo ed al popolo marocchino” accusando il segretario generale dell'Onu in scadenza di mandato di essere venuto meno all'imparzialità e neutralità dell'Onu.
Di fatto non c'è stato nessun passo avanti per uscire da questa logorante trincea.

Di seguito i link di alcuni progetti di solidarietà verso il popolo Saharawi, felici di accogliere nuove proposte e collaborazioni per aiutare i nostri amici ad alleviare una condizione abitativa di cui non sono responsabili!

Associazione Tregiriditè

https://www.facebook.com/tregiridite/?fref=ts

https://piccolisaharawitranoi.wordpress.com/tag/tregiridite/

http://www.tregiridite.com/

Associazione Rio de Oro:

http://www.riodeoro.it/

https://www.facebook.com/riodeoro.onlus

Associazione ZIG:

http://zig-organization.tumblr.com/

https://www.facebook.com/desertsessionpuglia/info/?tab=overview