Grecia: i termini dell'accordo all'Eurogruppo

Sun, 22/02/2015 - 14:22
di
Romaric Godin

Come contributo alla comprensione dei termini degli accordi tra il nuovo governo greco e l'Eurogruppo, pubblichiamo questi due articoli di analisi dei particolari degli accordi stessi, e delle loro implicazioni, tratti dal sito "La tribune", il primo apparso prima della stipulazione dell'accordo, e il secondo subito dopo

Il governo Greco ha ceduto molto terreno nella sua richiesta di finanziamento di sei mesi. Ma la Germania spinge a proprio vantaggio.

Fatto trenta, facciamo trentuno. Ecco, nella sostanza, la reazione della Germania alla richiesta di finanziamento depositata questo giovedì 19 febbraio dal governo ellenico presso il presidente dell’Eurogruppo, il ministro olandese Jeroen Dijsselbloem.

Quello che Atene ha accettato

In questa richiesta, firmata dal ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, la Grecia aveva fatto delle larghe concessioni, andando oltre il documento proposto lunedì da Pierre Moscovici e sostituito da Jeroen Dijsselbloem. Atene affermava così di “riconoscere il contenuto finanziario e giuridico dell’accordo (Master facility agreement) passato con i Fondi europei di Stabilità finanziaria (FESF)”. Questa disposizione riconosceva di fatto, conformemente all’articolo 10-1 dell’accordo, il diritto dei creditori “di inviare i propri agenti o altri rappresentanti per condurre i controlli finanziari o tecnici che giudicheranno utili da realizzare”. In breve, si trattava di ammettere il perseguimento di un controllo da parte delle “istituzioni”, poiché la lettera non parla più di troika. In realtà, si trattava di far rivivere una nuova forma di troika.

Questa lettera afferma di nuovo la volontà della Grecia di sottomettersi ai controlli dei creditori rinunciando “a ogni azione unilaterale che potrebbe rimettere in causa gli obiettivi di bilancio, la ripresa economica e la stabilità finanziaria”. Questa frase, che era stata finora rifiutata dalla Grecia, limita di fatto la sovranità di bilancio del paese, che dovrà dunque condurre la sua politica di bilancio nel quadro definito in accordo con i suoi creditori. Del resto, Atene s’impegnava a liberare degli “eccedenti appropriati”. Aspettando, il paese si rimette alle “flessibilità” comprese negli accordi, come esigeva la dichiarazione di Jeroen Dijsselbloem lunedì che Atene aveva rifiutato di firmare.

Le richieste della Grecia

Così, la Grecia chiedeva il proseguimento del finanziamento, l’accettazione da parte della BCE della deroga riguardante l’accettazione del debito pronto cassa sospeso il 4 febbraio, ma anche l’apertura della discussione sul debito e la crescita. Yanis Varoufakis chiedeva dunque che si utilizzasse l’estensione del finanziamento per “iniziare il lavoro delle equipe tecniche su un nuovo contratto per la crescita e la ripresa auspicato dalle autorità greche”. Domandava ugualmente che l’Eurogruppo si ricordasse della sua decisione del novembre 2012, nella quale prendeva in considerazione delle “possibili misure sul debito”, dunque che si avviassero delle negoziazioni sulla ristrutturazione del debito.

Guadagnare tempo per Atene

Senza essere una “capitolazione” completa come alcuni hanno suggerito, il governo di Alexis Tsipras ha ceduto su dei punti importanti: il riconoscimento degli impegni passati e il rifiuto di ogni “azione unilaterale”. Rispetto al degrado della situazione economica, rispetto alla mancanza di liquidità dello Stato (mercoledì il governo ha riconosciuto di non sapere come finanziare il mese di marzo), rispetto al debole aumento dell’accesso alla liquidità d’urgenza della BCE mercoledì (solo 3,3 miliardi in più), Atene non ha voluto tentare la carta del Grexit. Il governo si è inchinato di fronte alle principali richieste europee al fine di guadagnare tempo. Si è trattato di lasciar passare il mese di agosto, e dunque le principali scadenze di rimborso dei debiti detenute dalla BCE e il FMI. Era impossibile onorare queste scadenze, di circa 9 miliardi di euro in tutto, senza aiuto esterno. Una volta passate queste scadenze, Atene pensa senza dubbio di avere più libertà d’azione.

Porte aperte alla negoziazione

D’altronde, la lettera di Yanis Varoufakis lascia molte porte aperte alla negoziazione in futuro: essa porta i creditori del paese a negoziare sul debito e la crescita del paese. Atene lascia anche in sospeso la questione centrale delle eccedenze primarie. Non accetta esplicitamente gli obiettivi fissati nel 2012. Detto altrimenti, li costringe a negoziare. D'altronde, Atene legge l’uso della flessibilità “offerta dall’accordo attuale(…) sulla base delle proposte della parte greca e delle istituzioni”. Detto altrimenti, Atene tenta di modificare il funzionamento della troika facendone un luogo di discussione e di cooperazione, non di ingiunzione. Ciò è coerente con il programma di Syriza.

Il significato del movimento greco

Tuttavia, cedendo su questi punti, la Grecia si è posta nettamente in una posizione di debolezza. È stata la prima a cedere nel braccio di ferro. La posizione emersa prima delle elezioni del 25 gennaio da parte di Yanis Varoufakis in un’intervista a La Tribune secondo la quale “la Grecia non aveva più niente da perdere” è stata ormai smentita. Di fronte all’emergenza , Atene è pronta a cedere su dei punti essenziali. Ha dunque molto da perdere. Il messaggio inviato ai creditori è questo: temiamo il Grexit più di voi. La Germania, che aveva imposto lunedì una posizione molto ferma, ha vinto una partita essenziale.
Ha dunque tutte le ragioni del mondo per spingere ancora a suo vantaggio rigettando questa lettera. Il governo tedesco ha subito fatto sapere che questa lettera non poteva “costituire una soluzione”. Ciò che chiede Berlino è chiaramente l’applicazione dell’accordo del 2012 per esteso. Non cambiare niente, dunque. La flessibilità deve essere lasciata alla valutazione della troika e la negoziazione sul debito non è scontata. Berlino vuole anche mantenere esplicitamente gli obiettivi degli eccedenti primari.

Quello che vuole la Germania

La posizione della Germania è logica: il suo colpo di forza di lunedì ha funzionato, Atene ha ceduto per prima. Vuole che la sua vittoria sia completa. Alexis Tsipras ha cominciato ad annodarsi al collo la cravatta regalatagli da Matteo Renzi il 3 febbraio e Berlino insiste che il nodo sia ben stretto. La posta in gioco per il ministro tedesco alle finanze è centrale: si tratta di provare che un’elezione non può modificare le regole fissate in precedenza e che la zona euro è pronta su questo ad andare fino in fondo. Così gli elettori spagnoli tentati da Podemos o gli irlandesi tentati dal Sinn Fein dovranno rifletterci due volte prima di porre la scheda nell’urna. Il risultato sarà che la democrazia nella zona euro diventerà una democrazia incardinata su regole destinate ad applicare alcune politiche economiche piuttosto che altre. Wolfgang Schauble è sul punto di vincere la sua scommessa.
Nella riunione dell’Eurogruppo di questo venerdì 20 febbraio, Atene sta per decidere se rifiutare di andare oltre nelle concessioni, o se porre l’emergenza finanziaria prima di ogni altra cosa. Nel secondo caso, dovrà cedere alla logica tedesca. Ma avendo ceduto per primi, ristabilire l’equilibrio sarà difficile. A meno che l’Eurogruppo decida di reagire contro il massimalismo di Wolfgang Schaeuble. Cosa che i ministri delle finanze della zona euro hanno rifiutato di fare lunedì… Oppure - e ciò sarebbe un colpo da teatro, a meno che i greci abbiano ceduto per far vedere l’intransigenza tedesca e potere rifiutare ogni responsabilità in caso di peggioramento della crisi, come ha lasciato intendere un responsabile greco, a Reuters affermando che la proposta ellenica era “ da prendere o lasciare”.

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Accordo sulla Grecia all’Eurogruppo su un finanziamento di 4 mesi

La Grecia ha ottenuto un finanziamento per i prossimi quattro mesi. Potrà stabilire un suo proprio programma di riforme, ma la sorveglianza resta stretta. Dopo quattro riunioni, tre settimane di intense discussioni e alcuni melodrammi e colpi di teatro, è stato infine trovato un accordo all’interno dell’Eurogruppo, l’istanza che raggruppa i 19 ministri delle Finanze della zona Euro.. Tutti hanno finito per siglare un testo di due pagine. Niente era da considerarsi definito una volta per tutte dato che, dopo le concessioni greche e il rifiuto tedesco che ad esse aveva fatto seguito giovedì 19 febbraio, le posizioni di ciascun campo sembravano bloccate.

Un’estensione di quattro mesi

Cosa contiene questo testo? Il governo greco chiede un’estensione di quattro mesi del programma di finanziamento nato dall’accordo del 2012. Questo porterebbe dunque Atene ad avere una copertura fino alla fine di giugno. Si tratta in questo caso di una concessione importante da parte del ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, dato che in luglio e in agosto il paese deve rimborsare due prestiti detenuti dalla BCE e che arrivano a scadenza per un ammontare accumulato di 6,7 miliardi di euro. Occorrerà perciò assolutamente trovare un nuovo accordo prima della fine di giugno. Il conto alla rovescia è già ricominciato.

Flessibilità nelle condizioni attuali

Questa estensione sarà fondata, come precisa per ben due volte il testo dell’accordo, « sulla base delle condizioni dell’accordo attuale». È un modo contorto per riprendere l’esigenza tedesca riguardo al proseguimento del «programma attuale» che stava alla base del rifiuto da parte di Berlino della richiesta greca formulata giovedì. In realtà, non è nient’altro che il programma del 2012 che va avanti « utilizzando la flessibilità che vi è contenuta», termine presente nel testo rifiutato da Atene lunedì. Il nuovo governo greco accetta dunque il principio di lasciare al giudizio dei suoi creditori la flessibilità di cui beneficerà. È una sconfitta di principio importante.

Un programma di riforme lunedì

Resta da capire se è anche una sconfitta di fatto. A partire da lunedì, il governo greco dovrà sottoporre ai suoi creditori un piano di riforme che dovranno essere convalidate perché sia dato luogo, in seguito, all’inizio del procedimento di versamento dei finanziamenti. Questo progetto di riforme dovrà essere completato prima della fine di aprile. Sarà evidentemente necessario osservare attentamente questa lista. Infatti è lì che si vedrà se il vecchio programma si applica ancora o no. L’impressione è che la Grecia abbia ottenuto dei cambiamenti in relazione alle esigenze del vecchio programma. Le esigenze della troika formulate a dicembre non sono più attuali e questo è un punto importante. Yanis Varoufakis ha dichiarato che se il suo piano di riforme sarà respinto, "l'accordo sarà morto ". Ma la tutela della troika, ribattezzata come «le istituzioni», resta in campo, anche se questa volta è a posteriori.

Obiettivi di eccedenza corretti

D’altronde, Atene ha ottenuto che l’obiettivo di eccedenza primaria per il 2015 (inizialmente del 3% del PIL) sia «rivalutato» in funzione delle «circostanze economiche». Queste ultime attualmente sono negative, l’inizio dell’anno è stato difficile, dunque si può immaginare la difficoltà di uno sforzo per il 2015. Ma l’Eurogruppo ha ribadito che l’obiettivo del 2012 in vista di un’eccedenza primaria del 4,5 % del PIL nel 2016 restava in vigore. Il governo greco non ha tuttavia realmente ottenuto su quel punto alcun margine di manovra supplementare, ma solo un riadattamento degli obiettivi del 2015 in considerazione delle circostanze. E un obiettivo per il 2016 che presuppone un importante sforzo finanziario. La Grecia voleva mantenere un obiettivo del 1,5 % del PIL anche nel 2016.

Atene potrà respirare

Con queste concessioni essenziali, il governo greco potrà far fronte ai suoi obblighi, a partire dai 4,1 miliardi di euro che la Grecia deve rimborsare al FMI. L'altro elemento importante riguarda il fatto che, poiché è stato trovato un accordo, la BCE potrà reintrodurre la deroga che permetteva alle banche greche di rifinanziarsi normalmente allo sportello utilizzando i debiti statali come collaterali, ovvero come garanzia. Infine, ciò permetterà infine allo Stato di finanziare una parte dei suoi bisogni attraverso l’emissione di buoni a breve termine. In conclusione, questo accordo permetterà forse di arrestare il ritiro dei depositi nelle banche greche. Ma Atene ha dovuto rinunciare a poter utilizzare i 10,9 miliardi di euro destinati a ricapitalizzare le banche. Questa somma, che Berlino voleva recuperare integralmente partendo dal principio per cui le banche avevano superato con successo gli stress test, sarà riservata alle esigenze di capitalizzazione delle banche.

Tsipras potrà applicare il suo programma?

Applicare il programma sociale di Syriza non sarà facile per Atene, dato che a questo scopo i margini di manovra di bilancio saranno deboli. La questione del mantenimento dell’obiettivo dell’innalzamento del salario minimo e delle misure sociali votate questa settimana si pone immediatamente. Questi punti dovrebbero essere mantenuti in ragione del loro debole impatto finanziario sul bilancio. Atene si è impegnata a non adottare «misure unilaterali» che destabilizzerebbero il suo bilancio (ma non può farlo, in ogni caso). Il cambiamento più rilevante è che, contrariamente a quello che è accaduto in precedenza, l’iniziativa delle riforme è lasciata alla Grecia, con l’approvazione della troika in seguito.
Si tratta di un punto essenziale ed è senza dubbio sulla base di questa conquista che Alexis Tsipras cercherà di trasformare questo accordo in vittoria, malgrado le concessioni fatte dal suo paese. La Grecia ha ritrovato la capacità, pur sotto la sorveglianza stretta dei suoi creditori, di dirigere la sua politica economica. Ma il quadro resta rigido. E il rischio potrebbe essere che l’Europa lasci alla Grecia solo la libertà di costruire la propria austerità… Del resto, Atene non ha ottenuto il riconoscimento della «crisi umanitaria» che figurava nel suo programma. L’idea è senza dubbio quella di trovare una soluzione alle questioni più pressanti. Una volta fatte le riforme fiscali, i margini di manovra saranno più ampi.

La seconda fase dei negoziati sta per cominciare

Resta il fatto che questo accordo è provvisorio. Si può ipotizzare che, nella seconda fase della negoziazione, i contatori siano di nuovo azzerati? Non è molto realistico. Nelle negoziazioni che si aprono, il governo greco si trova chiaramente in una posizione debole. Effettivamente ha lasciato cadere una carta importante cedendo per primo e dimostrando così che non era pronto a correre il rischio di un Grexit. Ormai Berlino, la BCE e gli altri europei sanno di essere in posizione di forza. Sono loro i finanziatori e Atene non è pronta a correre il rischio finale. Rovesciare una simile situazione non sarà semplice nei negoziati. Infatti, chi crederà davvero alla volontà del governo Tsipras di andare fino in fondo?

La spada di Damocle dell’estate

Intanto Atene sarà costretta a vivere questi quattro mesi con la prospettiva di 6,7 miliardi di euro da rimborsare alla BCE in luglio e in agosto. Per pagarli, bisognerà ottenere da parte della BCE un gesto che sembra oggi impensabile, ovvero l’accettazione di un nuovo debito che sostituisca quello precedente. In altri termini, accettare un nuovo prestito da parte dell’Europa. E le discussioni sulle condizioni di questo nuovo prestito e sul suo ammontare dovranno allora riprendere. Anche in questo caso il problema a breve termine, cioè la necessità di versare 6,7 miliardi di euro alla BCE, rischia di passare avanti alle questioni di lungo termine. Per ottenere un nuovo finanziamento, Atene potrebbe dover rinunciare alle sue esigenze di ristrutturazione di un debito i cui primi rimborsi saranno nel 2022. Potrebbe doversi accontentare di un intervento sugli interessi.

Le ingiunzioni contraddittorie

Resta da capire se questo prestito del mese di giugno sarà l’ultimo o no. Le esigenze di finanziamento della Grecia saranno ancora di 5 e 7 miliardi di euro nel 2016 e 2017, con delle scadenze di 11 miliardi di euro nel 2019. Sarà dunque necessario trovare finanziamenti, sia liberandosi di eccedenze primarie elevate, sia domandando nuovi prestiti. In ciascuno dei due casi, Syriza dovrà rinunciare a molte delle sue promesse, come quelle di ridurre gli sforzi di bilancio e smettere di prendere prestiti per rimborsare le scadenze.
In questo quadro, Alexis Tsipras rischia di essere sottoposto a esigenze contraddittorie. Da un lato, mostrare buona volontà nei confronti delle «istituzioni» (nuovo nome della troika) per sperare di beneficiare di un prolungamento del prestito fino all’estate. Dall’altro avviare, malgrado il controllo di quelle stesse «istituzioni», una parte del suo programma sociale. Per semplificare, deve soddisfare i partner europei ma anche la sua coalizione, il suo partito e gli elettori. Compito enorme…
La situazione prova ancora una volta in modo lampante il fatto che, in questo genere di gioco, il primo che cede è colui che ha perso. Alexis Tsipras non ha ancora perso. Ma la sua posizione è evidentemente difficile. La sera dello scorso venerdì 20 febbraio il campo di Wolfgang Schäuble sembra aver riportato una vittoria.

(traduzioni di Giovanni Peta e Rosalba Volpi)