Cosa succede in Ucraina

Thu, 13/02/2014 - 12:14
di
A.A.V.V.

Nelle ultime settimane l’Ucraina è scossa da manifestazioni di massa, le cui
ragioni spesso rimangono confuse o in maniera semplificata ricondotte
allo scontro pro Russia contro pro Unione europea. I due articoli che
pubblichiamo provano a dare una spiegazione di queste proteste, sia sul
pino dello scontro tra ceti politici che dal punto di vista – complesso –
delle piazze.

Ucraina, le ragioni delle
proteste

di Petro Pustota
Le recenti agitazioni sociali di massa nelle città e tra la diaspora
ucraina sono strutturalmente comparabili alla "rivoluzione arancione"
del 2004. Le proteste dell'alba del millennio erano dovute
all’alternanza delle élite politiche. In quella occasione le
dichiarazioni pre-elettorali di entrambi i candidati presidenziali
rispecchiavano specifici orientamenti di politica estera; fattori
politici di lunga durata aprivano l’opportunità di un cambiamento
esterno che andasse in direzione contraria ai vecchi principi della
nomenclatura. La vecchia burocrazia perseguiva le riforme liberali di
tipo occidentale in maniera decisamente moderata. I motivi di questo
comportamento possono essere rintracciati sia nella sfera politica che
in quella economica: i motivi politici possono essere ricondotti
all’eredità della convivenza con la Russia e gli altri partner
strategici orientali all’interno dell’Urss; i fattori economici possono
di conseguenza essere spiegati con l’inteso scambio di merci tra gli
stati post-sovietici confinanti.
Se guardiamo alla situazione attuale, il recente movimento sociale
chiamato EuroMaidan è dovuto ad un altro dilemma di politica estera, che
tuttavia è frutto della stessa battaglia geopolitica.
Da marzo 2012, cioè dall’avvio delle trattative per l'accordo di
associazione tra Ucraina e Unione europea, la scelta di posizionamento
estero dell’Ucraina è diventata un gioco a somma zero tra Occidente e
Russia. Dal punto di vista economico, questa scelta non ha una base
solida dal momento che secondo una logica classica, è preferibile prima
di tutto commerciare con i vicini. D’altra parte, una scelta che
privilegi le relazioni economiche con i vicini a spese degli altri
partner entrerebbe in contraddizione con il principio del vantaggio
comparativo dell'Ucraina.
Anche in un contesto più ampio le tensioni geopolitiche sono state
parzialmente attutite. Nel marzo 2013 sono cominciati i colloqui
russo-tedeschi riguardo la semplificazione delle modalità di concessione
dei visti per l’Ue. Va inoltre citato anche l'ingresso della Russia nel
Wto nel mese di agosto 2012 sostenuto dalla stessa Germania. I fatti
testimoniano quindi il vantaggio per la comunità economica
internazionale di scegliere un dialogo aperto con la Russia. Aderendo a
una tale linea, l'Ucraina non sarebbe stata la posta in gioco della
lotta tra le parti. Tuttavia, resta il fatto che è l’Ucraina a dovere
fare una scelta definitiva tra il processo di associazione all’Unione
europea e l’Unione doganale con Bielorussia, Kazakistan e Russia.
Tenuto conto di tutti i vincoli descritti, questa scelta deve basarsi su
fattori non solo economici, ma anche geopolitici.

I mass-media in genere si concentrano sulla dimensione politica interna
dei cambiamenti che si producono tra le élite, che mostra sempre
caratteristiche tipiche della società dello spettacolo (nell’accezione
data da Guy Debord). Tuttavia, ogni trasformazione geopolitica
presuppone innanzitutto il rispetto di determinate esigenze economiche.
Sia la "rivoluzione arancione" che EuroMaidan rappresentano progetti di
modernizzazione basati sul modello occidentale. EuroMaidan si aspetta
che un cambiamento orientato al mercato infranga il modello della
pianificazione centralizzata e di un aumento della produttività
attraverso gli input di materia prima e forza lavoro a favore
dell’innovazione tecnologica e dell’apertura agli Ied (investimenti
esteri diretti). Si tratta di un tipo di trasformazioni che aderisce al
cosiddetto Washington Consensus del 1989, il cui obiettivo originale
erano gli stati latinoamericani.
La facciata ideologica del (neo)liberismo e la "società aperta" hanno
sempre implicato una conversione strutturale radicale della sfera
economica. I suoi pilastri sono una politica fiscale rigida e una
politica di allentamento monetario - in linea con gli impegni del
thatcherismo e della reaganomics di imporre un'economia basata
sull'offerta (supply-side) nei loro paesi. Va da sè che queste scelte
sono state perseguite a scapito temporaneo delle prestazioni
micro-economiche.
Le devastanti conseguenze prodottesi nelle economie anglosassoni per i
nuclei famigliari sono state parzialmente compensate dalle nuove
opportunità finanziarie emerse dalla deregolamentazione economica. Un
altro aspetto è che l'allentamento dei mercati finanziari si verifica
quando il capitalismo esaurisce i modi per estrarre plusvalore dalle
forze produttive: a quel punto l’unica fonte di redditi liquidi che
rimane è quella della speculazione finanziaria, con la conseguente
creazione di bolle.

Se si traspongono queste dinamiche nella realtà ucraina, è naturale
chiedersi in quale modo si possa porre rimedio alle perdite subite dai
nuclei famigliari in conseguenza delle politiche neoliberiste in
un'economia con uno sviluppo significativamente in ritardo rispetto agli
standard dei paesi Ocse. Una domanda che si fa ancora più pressante
alla luce del recente rapporto del Fmi che richiede una stretta fiscale e
un allentamento monetario come condizione per la ratifica dell'accordo
di associazione Ue-Ucraina. Dal punto di vista fiscale si richiede in
particolare un "aumento significativo delle tariffe del gas e del
riscaldamento per le famiglie," e in campo monetario un basso tasso di
interesse favorevole all'attrazione degli Ied, nonché un livello di
inflazione in grado di stimolare le esportazioni. Il contesto in cui ciò
dovrebbe avvenire appare però precario, visto che la depressione della
domanda frena la performance micro-economica. Se il sostegno alle
imprese e agli investimenti non dovesse riuscire a contribuire alla
competitività delle industrie nazionali attraverso un aumento della
produttività, con il conseguente aumento dei salari, si potrebbe
verificare una macro-recessione. Questo timore è basato anche sugli alti
livelli di corruzione locale (144-esima posizione nella classifica
mondiale), che possono diventare un serio ostacolo per la trasparenza
degli appalti e per gli introiti pubblici generati dal pagamento delle
tasse da parte delle imprese.

Nemmeno l'altra alternativa per l'Ucraina - l'adesione all'Unione
doganale - promette un consistente miglioramento. L'economia russa
basata sulle materie prime e con un tasso di crescita della produttività
relativamente basso, non potrà aiutare la crescita dei salari e
l'aumento delle performance macro-economiche dell'Ucraina. Inoltre, come
sanno tutti, la Russia gonfia artificiosamente i prezzi del gas venduto
all'Ucraina, con la conseguenza che quest’ultima recentemente ha
cominciato a importare gas anche dalla Germania e dall'Austria.
Considerando che nuovi sviluppi nella politica estera potrebbero portare
a un cambiamento politico in occasione delle elezioni presidenziali
ucraine del 2015, la tendenza filo-russa risulta un’opzione decisamente
anacronistica per la maggior parte degli elettori locali, visto che non
prevede alcun programma strutturale per il miglioramento degli standard
sociali ucraini.

Questo ha probabilmente convinto gran parte dei manifestanti EuroMaidan a
credere nelle opportunità offerte da un'integrazione europea di lunga
durata, delle quali sono stati privati ​​temporaneamente dopo che le
autorità di Kiev hanno sospeso i negoziati per l'accordo di
associazione. In questo momento i manifestanti non stanno valutando a
fondo le condizioni economiche di una scelta geopolitica orientata
all'Europa, e sono invece attratti dall'immagine astratta dei suoi
standard di vita più elevati o, nella migliore delle ipotesi, dagli
esempi dei progressi compiuti da Estonia e Polonia in campo economico.
La sospensione dell'accordo di associazione apre inoltre la strada a
tutti i partiti di opposizione che danno priorità agli interessi dello
stato rispetto a quelli più angusti di partito. Di conseguenza, non è
chiaro come l'attuale governo riuscirà a far valere le proprie
posizioni, tenendo conto tra l’altro che la questione del rilascio
dell'ex premier Tymoshenko non è più il principale ostacolo alla
ratifica del trattato.

L'Ucraina si è trovata legata a doppio filo alla necessità di condurre
un dialogo contemporaneamente con l'occidente e con la Russia, con il
rischio che queste opzioni si rivelassero in reciproco conflitto, ma
alla vigilia del vertice del partenariato orientale a Vilnius le
circostanze sono improvvisamente cambiate. Naturalmente, le richieste
del Fmi non fanno altro che riproporre i «successi» delle misure di
austerità imposte a Grecia e Spagna nello sforzo di combattere la crisi
dell'euro. Ma almeno queste politiche neoliberiste sono chiare e note a
tutti; al contrario, i colloqui tra il presidente ucraino Yanukovich e
il suo collega russo Putin sono stati coperti da un velo di mistero. E’
naturale che, di fronte alle accuse di di avere ricattato Kiev che l’Ue e
la Russia si scambiano, molti diano la preferenza alla parte che sembra
affermare le proprie intenzioni in modo esplicito, per quanto insidiose
possano essere nella realtà.
Inoltre, la potenziale alleanza tra Ue e Ucraina potrebbe fare da leva
per un'ulteriore cambiamento di élite. I partecipanti a EuroMaidan
sembrano finora accontentarsi di queste ragioni.

http://www.criticatac.ro/lefteast/euromaidan-protests-in-ukraine-01/
Si ringrazia Andrea Ferrario per la revisione della
traduzione

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L’Europa

come pretesto
di Vitaliï Atanasov

La mobilitazione più massiccia che l’Ucraina abbia conosciuto da 8 anni a
questa parte non ha portato a nessun risultato tangibile. Il fatto che
folle di persone stiano scendendo in strada è importante di per sé: è il
sintomo che l’insoddisfazione verso il regime cresce in tutti gli
strati della società. L’azione più consistente ha avuto luogo a Kiev in
risposta all’appello dei tre partiti di opposizione. Leitmotiv: il
sostegno all’integrazione europea. Negli ultimi due anni il numero dei
sostenitori della ratifica di un accordo con l’Unione europea è
aumentato in modo considerevole – e non è tanto il risultato degli
sforzi dell’opposizione e della sua tradizionale retorica filoeuropeista
quanto di quelli del partito al potere, il Partito delle Regioni, e
dell’entourage del presidente Viktor Ianoukovitch.
Sebbene si sia sviluppata una vasta campagna di mobilitazione in favore
dell’ingresso in Europa, il contenuto e le conseguenze reali di tale
posizione non sembrano essere veramente al centro dell’interesse
dell’opinione pubblica. Per la stragrande maggioranza dei suoi
sostenitori, il processo d’integrazione rappresenta il simbolo
dell’orientamento filoccidentale del paese e di una sua modernizzazione
più o meno astratta e, contemporaneamente, la realizzazione di quella
rottura tanto attesa con il capitalismo
post-sovietico.

L’ampiezza impressionante delle manifestazioni riflette il livello di
insofferenza nei confronti del regime incarnato da Ianoukovitch.
Corruzione diffusa nelle alte sfere della burocrazia statale,
arricchimento massiccio di esponenti dell’entourage del presidente,
intensificazione del controllo sui media e sui tribunali, economia in
caduta libera e ritardi cronici nei pagamenti degli stipendi pubblici… e
la lista sarebbe ancora lunga.
Benché la popolazione abbia deciso di scendere in piazza rispondendo
all’appello dell’opposizione, appare evidente che il sistema dei
partiti, nella sua configurazione attuale, non è in grado di soddisfare
nessuno. Come ci si poteva attendere, i partiti di opposizione non erano
preparati ad un movimento di massa ed hanno condotto le loro azioni
solo in funzione elettoralistica in vista delle politiche del 2015. I
leaders Iatsenouk, Tiagnibok e Klitchko stanno esprimendo le loro
ambizioni presidenziali senza alcuna ambiguità e continuano a martellare
con i soliti slogan: «Libertà per Ioulia (Timochenko, oligarca e donna
politica avversaria dell’attuale presidente Ianoukovitch, condannata a
sette anni di carcere per abuso di potere nel 2011 – ndt)! dimissioni
del governo! fuori la cricca! l’Ucraina è l’Europa!».
La retorica vuota di contenuti e l’impotenza dei partiti di opposizione
irrita sempre di più coloro che stanno partecipando alle mobilitazioni.
Non è certo la prima volta che la stanchezza verso l’opposizione
tradizionale si fa sentire. Ma questa volta si è manifestata con la
realizzazione di piattaforme alternative, come «Euromaïdan» (maïdan
significa «piazza» in ucraino – ndt), un’azione apartitica parallela che
si è svolta sulla Piazza dell’Indipendenza a Kiev.
Questa Maïdan alternativa è, per ampiezza, inferiore alle «piazze»
chiamate dall’opposizione. Tuttavia, essa non è portatrice di alcun
simbolo di partito e il principio del microfono aperto funziona in modo
diverso.
Uno dei membri dell’opposizione più sensibili alle sfumature della
politica di piazza, il leader del partito nazionalista di destra
«Libertà» (che fino al 2004 portava nel nome l’aggettivo
«nazionalsocialista»), Oleg Tiagnibok, ha compreso molto bene il
pericolo rappresentato da questo genere di piattaforme alternative. Per
inciso, il nazionalista sta tacciando i sostenitori della linea
«anti-partito» di essere agenti dell’amministrazione presidenziale.

Alla vigilia di questi sviluppi era stato lanciato dai nazionalisti di
Lvov, dove il potere è di fatto nelle mani di «Libertà», un segnale
d’allarme. Al culmine dell’«euromanifestazione», la deputata
nazionalista Mikhaltchichina era stata cacciata e privata del suo
diritto di parola. Gli organizzatori dell’azione – appartenenti alle
realtà studentesche di Lvov – avevano capito che non intendevano stare
ad ascoltare i discorsi di politicanti di professione.
La mancanza di fiducia nei partiti parlamentari esistenti non genera di
per sé delle alternative. Tuttavia, se l’onda di contestazione attuale
riuscirà, per il futuro, a dare vita ad una reale alternativa di
politica democratica, quest’esperienza non potrà che andare ad occupare
gli spazi liberati dalla presenza corrotta dell’opposizione ufficiale.

http://www.npa2009.org/node/39833