Casoria, giornata di stra-ordinaria mobilitazione

Thu, 10/11/2016 - 10:59
di
Terranostra - Casoria

I primi ad arrivare in piazza hanno il segno del cuscino in faccia: quando un sogno ti solletica veramente dentro, è capace di buttarti dal letto. Solo trentasei ore scarse di comunicazione sono bastate per intasare la casa comunale e porre all’attenzione dell’amministrazione la nostra vertenza.
Mentre il presidio si fa sempre più gremito, una delegazione è stata ricevuta dal vice-sindaco e dal presidente del consiglio comunale. Non siamo venuti qui solo per Terranostra e i suoi quattro ettari: un dossier presentato alle istituzioni parla di partecipazione, di beni comuni da liberare grazie all’autogoverno popolare, di spazi che possono essere della collettività e fuggire alle speculazioni del privato e ai rallentamenti del pubblico.
“Bene comune” è un concetto innovativo e rivoluzionario, che è anche difficile far capire in un contesto di periferia, ma sarà questa la nostra lotta per i prossimi mesi, affinché il Comune riconosca le esperienze di mutuo soccorso e di autogoverno che nascono dal basso.

In questi giorni, ci siamo scontrati ancora una volta con la cecità della repressione, con le intimidazioni di chi questo spazio lo vorrebbe chiuso, tabula rasa per costruirci castelli e intercettare fondi, per gettarci ancora i rifiuti, per strumentalizzare politicamente. Di fronte a persone così piccole, a denunce anonime che parlano di “coltivazioni abusive” ed “eventi musicali”, non serve neppure sforzarsi per rispondere.
Da sedici mesi Terranostra vive di tanta partecipazione e progettualità, vive di musica, di cura del verde, di arte, di cultura, di lotta. Questo pullulare di scambi umani e di idee, l’ampliarsi di una grande comunità fino a diventare una parte sociale inattaccabile, perché comprensiva e rappresentativa di migliaia di abitanti di questa città e di tutta l’area nord di Napoli, sono i migliori anticorpi per ogni ingerenza di forze dell’ordine, politici, mafiosi o imprenditori.

È in corso una bonifica popolare, per fito-depurare il terreno e far nascere, un giorno non lontano, degli orti sociali e coltivazioni fuori mercato; si lavora per rendere questo posto sempre più accogliente e per intercettare i bisogni della popolazione tramite attività, corsi e laboratori gratuiti; si sperimenta nelle assemblee un modello di gestione orizzontale che mira ad espandersi in città per parlare di assemblee popolari e democrazia reale.
E quando questo ideale esce dalle mura di cemento armato del verde di via Boccaccio, incontra per strada tanti e tante abitanti, studenti, studentesse, lavoratori, immigrati, e da questo incontro nasce ciò che conta veramente: un fronte popolare che si unisca sulle questioni politiche, che dica NO alle imposizioni del capitalismo, a questo sistema di corruzione, all’impianto culturale di questa società.

Nella stessa giornata di mobilitazione contro la repressione e per i beni comuni, s’è riunito anche il comitato per il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. È stata un’occasione importante mettere a sistema realtà e singoli cittadini con cui costruire il NO sociale al governo Renzi, alle sue politiche di austerity, al Jobs Act, alla buona scuola. Questo referendum è per il nascente comitato referendario, soltanto un passaggio verso un reale protagonismo della popolazione, per tessere nuova socialità e lanciare in città un nuovo percorso che sappia parlare a tutt* e che porti con sé tanti altri contenuti oltre alla data del 4 dicembre.
Uno di questi temi sarà sicuramente l’anti-sessismo e una seria campagna contro il femminicidio e verso il #26novembre, manifestazione nazionale a Roma #NonUnaDiMeno.

In una giornata di stra-ordinaria mobilitazione, possono cambiare le prospettive o possono accelerare i processi sociali. Così è stato: più forti di prima e con più consapevolezze, affronteremo questo inverno ricco, con tutti e tutte le abitanti che come noi desiderano difendere i beni comuni, migliorare la propria vita e il proprio territorio, desiderano dire NO e lo faranno non solo alle urne, ma tutti i giorni nelle strade, nelle scuole, nei quartieri di questa città.