LGBT*I: i nostri desideri creano disordine – il governo Macron un anno dopo

Mon, 09/07/2018 - 18:03
di
Lisa Derradji, Mimosa Effe

A distanza di un anno, il governo Macron ha mostrato di non essere realmente dalla parte delle soggettività LGBT*I (lesbiche, gay, bis, trans, intersex): le promesse sulla PMA (procreazione medicalmente assistita) sono rinviate alle calende greche e vediamo ancora, quotidianamente, un aumento della violenza contro le persone LGBT*I.
In questo mese di marce dell'orgoglio, che di anno in anno perdono sempre di più il contenuto politico, è tempo non soltanto di riprendersi le strade, ma anche di trovare il modo di vincere...

PMA: lotteremo finché sarà necessario

Già 5 anni fa, l'estensione dell'accesso alla PMA alle coppie di donne e alle donne single era una promessa del governo Hollande: con il “Mariage pour tous” (matrimonio per tutti), si doveva garantire per legge una parità tra le persone eterosessuali e omosessuali. Ma, di fronte all'ondata omofoba guidata dalla destra e dall'estrema destra, il governo ha fatto marcia indietro. Ad oggi, malgrado le promesse fatte in campagna elettorale, Macron si dimostra altrettanto timoroso all'idea di legiferare sulla questione...

L'accesso alla PMA oggi

Nella legislazione attuale, la PMA è riservata alle coppie eterosessuali “in età di procreare” e che possano giustificare una relazione comune della durata di almeno due anni. Se la PMA non è concessa alle donne celibi e/o lesbiche, queste vi hanno comunque fatto ricorso, lottando sistematicamente in una vera e propria corsa a ostacoli.

Nei paesi limitrofi dove è autorizzata (Spagna, Belgio e Regno Unito), una PMA costa almeno 10mila euro. Questo metodo estremamente costoso non è accessibile per la maggior parte delle donne lavoratrici, disoccupate o precarie: l'accesso alla PMA è quindi una questione di classe. Ma questo non significa per forza che le donne degli ambienti popolari vi rinuncino. Il ricorso alle tecniche “artigianali” (come una siringa senza ago contenente lo sperma di un donatore inserita nella vagina) può essere un'alternativa, ma espone ugualmente le donne a seri rischi sanitari, in particolare alle malattie sessualmente trasmissibili.

Nei due casi, è difficile – o impossibile – ottenere un'assistenza medica adatta. Da un lato perché i ginecologi sono restii ad accettare di seguire delle pazienti in totale illegalità. Ma anche perché la sanità pubblica ha subito in pieno le politiche di austerità della destra e del PS, politiche che toccano in primo luogo le donne.

IVG/PMA: stessa battaglia

Rifiutandosi di garantire la PMA a tutte le donne, il governo ci invia un messaggio chiaro. Non abbiamo voce in capitolo, perché è lo Stato che controlla e regola la riproduzione. In quanto donne, siamo espropriate della gestione della nostra stessa fertilità.

Da questo punto di vista, la rivendicazione del diritto alla PMA si incrocia ad una delle conquiste maggiori del movimento femminista francese: il diritto all'aborto. Al fine di disporre liberamente del proprio corpo e della propria fertilità, dobbiamo poter scegliere se avere un bambino e se non averlo. Al di là dell'uguaglianza tra tutte nella legge, è centrale la capacità di ciascuna di conservare il controllo su ciò che accade al proprio corpo.

In altri termini, rivendicare il diritto alla PMA per tutte significa posizionarsi in favore di un'autonomia aumentata per le donne. Significa consentirci di avere un bambino evitando l'eterosessualità obbligatoria: un bisogno estremo delle donne che desiderano di rimanere incinte, che siano single o in coppia lesbica, senza subire un rapporto sessuale con un uomo.

Organizziamoci per conquistare i nostri diritti!

Il governo Macron ci ha fatto credere che finirà per accordarci la PMA. Ma noi non ci lasciamo ingannare! Lo abbiamo visto nel 2012 nel corso del dibattito per il “Mariage pour tous”: che c'era bisogno di un movimento LGBT*I molto ampio per riuscire ad ottenere i diritti che ci spettano, di fronte all'ondata omofoba e reazionaria.

Bisogna ricordare che alcuni degli attuali ministri erano o si sono recentemente posizionati contro l'estensione della PMA alle coppie di donne e alle donne single, come Édouard Philippe, Gérald Darmanin o Bruno Le Maire. In quanto a Gérard Collomb, ha recentemente dichiarato di aver paura che con la PMA “ci ritroveremo tutti cugini”. Questo governo popolato di omofobi è tutt'altro che pronto a concederci i nostri diritti senza che noi ci battiamo per ottenerli!

Lo scorso 23 maggio, una cena tenuta a lungo segreta è stata organizzata all'Eliseo affinché Macron si consultasse con degli “specialisti” della PMA: rappresentanti di culti religiosi, di organizzazioni reazionarie, dei medici e altri “esperti” sono stati invitati a tavola per dare la loro opinione di raffinati conoscitori della questione. Che cosa sperano di farci credere? Che otterremo delle soddisfazioni dall'interno dei saloni del governo?

Per noi, la risposta è molto semplice: un movimento sociale ampio per esigere l'applicazione della PMA. Come al momento della lotta per il “Mariage pour tous”, si tratta di far crescere, in seno alla comunità LGBT*I, la coscienza che solo essa stessa potrà conquistare i diritti che gli spettano. Per il diritto a disporre liberamente dei propri corpi: vogliamo la PMA subito, non quando avremo 50 anni!

(Lisa Derradji)

LBGT*I: estorcere diritti e mandare via questo governo!

Dell'elezione di Emmanuel Macron, continuiamo a segnalare il fatto che, sotto copertura di una campagna “gay-friendly”, il governo formato da Macron è popolato di omofobi, a cominciare da Édouard Philippe e Gérald Darmanin. Non riuscivamo capire bene cosa aspettarci da Macron, dopo che si era lamentato che avevamo umiliato la "Manif pour tous"... e non siamo rimasti/e delusi/e.

Aumento delle violenze e promesse non mantenute

Il governo Macron è complice dell'aumento della violenza contro le persone LBGT*I di cui sono testimoni le ultime cifre fornite dall'SOS Homophobie, con un salto allarmante di aggressioni del 15%. In un contesto in cui i discorsi omofobi si riproducono in libertà e l'estrema destra avanza in tutta Europa, Macron ha mantenuto un discorso non solo reazionario, come ha fatto durante un intervento di fronte alla conferenza episcopale lo scorso aprile, ma non ha nemmeno stanziato alcuna strategia finanziaria di fronte a questi numeri per contrastare l'omo-lesbo-transfobia.

Il suo ultimo discorso sugli aiuti sociali ci dimostra ancora una volta che egli non è affatto dalla nostra parte. Le persone LGBT*I sono particolarmente colpite dalle politiche austerità, in particolare le persone trans che sono le più precarie: che si tratti dell'abbassamento del numero di posti di accoglienza nei rifugi per le persone LGBT*I in rottura con la famiglia, di tagli al budget per la sanità che affliggono le politiche di prevenzione e di cura del HIV/Aids, o ancora dei finanziamenti alle associazioni che lottano contro l'omo-lesbo-transfobia.

In quanto al diritto alla PMA, promesso alle coppie di lesbiche, anche in quel caso potremmo aspettare per sempre! Se nulla era stato promesso alle persone trans, le quali vengono sempre dimenticate nelle campagne elettorali, per i loro diritti niente si è mosso: è sempre un percorso ad ostacoli per riuscire a cambiare lo stato civile. Il passaggio in tribunale, che si può fare senza avvocato dopo la riforma della giustizia, resta un procedura complessa e spesso costosa per le persone sempre più precarie.

Siamo disoccupati/e, migranti e studenti

Ma, soprattutto, le persone LGBT*I sono anche per la grande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici, dei/delle disoccupati/e, dei/delle funzionari/e e dei/delle studenti. Questo governo, come quelli che lo hanno preceduto, va ancora a precarizzare la nostra classe, in primo luogo le donne e le persone LGBT*I.

Da febbraio i/le giovani sono in mobilitazione contro la legge Vidal e difendono un'università aperta a tutti/e. La legge sull'asilo/immigrazione prevede un indurimento della procedura di asilo per facilitare le espulsioni: le persone LGBT*I fanno parte dei richiedenti asilo più vulnerabili. Nel mondo del lavoro, gli scioperi si moltiplicano in numerosi settori (poste, catacombe, terzo settore, sanità) di cui il più emblematico è quello dei ferrovieri.

È una strategia di combattimento quella di cui noi abbiamo bisogno per conquistare diritti e destituire questo governo: di uno sciopero riconducibile all'insieme di tutti i settori coinvolti, di un movimento d'insieme.

Ma abbiamo anche bisogno di organizzarci specificatamente all'interno e all'esterno di questi movimenti, in modo che le nostre rivendicazioni in quanto donne e in quanto persone LGBT*I non siano dimenticate, come spesso accade.

(Mimosa Effe)

*Fonte articolo: http://www.europe-solidaire.org/spip.php?article45112
Traduzione a cura di Federica Maiucci.