Gufi No Expo

Tue, 28/04/2015 - 15:56
di
Thomas Müntzer

Expo 2015 è alle porte, sta per inaugurarsi il Grande Evento, come ormai sanno anche i bimbi delle scuole materne milanesi. Un evento all'insegna del "nutrire il pianeta" come ci raccontano tutti i media e i grandi sostenitori dell’Esposizione Universale. In realtà, più che nutrire il pianeta, per ora si sono riempite le tasche i comitati d’affari che hanno fortissimamente voluto l’Expo, mentre la grande narrazione è un po’ incrinata dalla sponsorizzazione di Mc Donald, Coca Cola, Nestlè… oltrechè Monsanto e Dupont, non proprio alfieri del “cibo di qualità”, rispettoso dei produttori agricoli, dei contadini del cosidetto Sud del mondo, dei consumatori e degli equilibri ecologici…

Per fortuna anche nella città dell’Expo - e nel Paese del “miracolo”(?) renziano - c’è da tempo chi si batte contro la logica, la realtà e la propaganda del Grande Evento, del Nuovo Rinascimento, delle Meraviglie della Ripresa e della Crescita. Dal 2008, da quando grazie alla cordata Moratti-Penati-Formigoni-Prodi l’Expo 2015 piomba su Milano, si costituisce una rete di collettivi, associazioni, precari e precarie, lavoratori e lavoratrici, giovani e studenti, insegnanti e ricercatori sociali; uomini e donne che si incaricano di demistificare la narrazione e la realtà dell'evento, mettendone in luce quello che certamente avrebbe prodotto: debito, cemento e precarietà. Questa rete - che si definisce Attitudine No Expo - è stata al centro di tutte le iniziative che nell'area metropolitana milanese e oltre hanno provato (e ancora provano) a contrastare gli effetti concreti della “sindrome da Expo 2015”. Dalla partecipazione alle mobilitazioni contro le Vie D’Acqua insieme ai Comitati No Canal della zona a Nord di Milano a quelle contro le inutili autostrade che spaccano campi, pianure e montagne di questa regione, alle battaglie contro il vergognoso accordo del luglio 2013 sul “lavoro ai tempi di Expo” siglato da Cgil Cisl e Uil con gli Enti Locali e la società Expo, accordo che anticipa i contenuti del Jobs Act del ministro Poletti e introduce il “volontariato” gratuito e obbligatorio al posto del lavoro regolarmente retribuito per far funzionare la macchina dell’Esposizione Universale.
Una rete che ha sollevato dall’inizio il velo sull’intreccio di mazzette, corruzione, appalti truccati e affari per i soliti noti che sono poi stati "illuminati” dalle diverse inchieste giudiziarie su tutto il sistema della Grandi Opere: dalla Tav in Val di Susa a quella fiorentina, dal Mose di Venezia all’Expo di Milano, via via fino a Mafia Capitale.
Grandi opere e grandi eventi che hanno prodotto movimenti e mobilitazioni che spesso sono riusciti a intrecciarsi e che oggi si stanno costituendo contro il decreto “Sblocca Italia” voluto dal Governo Renzi per dare continuità e finanziamenti miliardari a quel sistema, una piccola "shock economy" come leva, illusoria e devastante, della ripresa del capitalismo italiano. Una rete che si è intrecciata con il percorso di quanti e quante nel mondo dei produttori agricoli e dei “consumatori consapevoli” hanno cominciato a sottoporre a critica la narrazione sul tema “Nutrire il Pianeta”, mettendo a nudo la realtà del dominio, nel cuore di Expo, degli interessi delle multinazionali delle sementi, dell’agrobusiness, della grande distribuzione che ammazza i piccoli produttori e schiavizza i braccianti migranti. Una realtà che si intreccia a quella delle nuove imprese del mangiare "sano, pulito, giusto", dalla Coop, a Slow Food a Eataly del grande elettore di Renzi, Oscar Farinetti - che ha ottenuto un appalto appetitoso senza gara e senza critiche da alcuna parte politica.

Con questa rete, con Attitudine No Expo, con Genuino Clandestino, con i lavoratori e le lavoratrici della Rimaflow autogestita e che vuole praticare mutuo soccorso e riconversione ecologica delle produzioni, con i militanti dei movimenti ambientalisti e i protagonisti delle lotte sociali che attraversano i territori di questo Paese, noi saremo alla MayDay che quest’anno si consacrerà alla contestazione dell‘Expo 2015 e del modello sociale predatorio e “turbocapitalistico” che vuole rappresentare.
Insieme a tutti i movimenti sociali che daranno vita all’appuntamento milanese del Primo Maggio, porteremo le nostre idee e le nostre pratiche: riappropriazione, mutuo soccorso e autogestione conflittuale come strumenti di lotta per costruire una nuova stagione del conflitto sociale.
Rivendichiamo il nostro essere "Gufi No Expo" di fronte all'arroganza falsamente progressista di chi vuole far passare l'idea di un evento di tutte e tutti, di uno spazio aperto dove possono trovare cittadinanza i padroni del mondo e le loro vittime, assistite da caritative e innocue Ong di Sua Maestà.
Con la consapevolezza che la partita vera tra noi e i padroni di Expo non si chiude con la tre giorni di Maggio, ma comincia da lì per svilupparsi nei sei mesi successivi e oltre.