Jobs act: passo dopo passo verso lo sciopero del 14 novembre

Tue, 14/10/2014 - 16:29
di
Laboratorio per lo sciopero sociale - Roma

All’una di notte del 9 ottobre è stato approvato il Jobs Act in Senato attraverso un maxi emendamento, una delega “in bianco” al governo per riformare e precarizzare per l’ennesima volta negli ultimi 2 decenni il mercato del lavoro nel nostro paese. La fiducia arriva qualche ora più tardi rispetto all’operazione spot organizzata in tutta fretta a Milano, un’inutile summit europeo sul lavoro, con il solo scopo di raccogliere il consenso di Merkel, Barroso, Schulz e Van Rompuy.

A completare i plausi sul provvedimento sono arrivate dopo poche ore le parole di Draghi che promuove il Jobs Act affermando che faciliterà le assunzioni. Tutto ciò rende evidente quanto il lavoro di formulazione del testo realizzato dalla coppia Sacconi/Ichino sia in verità inquadrato nella strategia europea sull’occupazione e nelle ricette della Troika. La formulazione assolutamente generica della norma di delega in materia di licenziamento individuale, contratto a tutele crescenti e riforma degli ammortizzatori sociali prospettano che la reale riforma sarà effettuata attraverso i decreti delegati. Il rimando alla flexsecurity e ad un sussidio universalistico di disoccupazione per tutti i precari sono una menzogna vista l’inconsistenza delle coperture, per ora solo annunciate di 1.5 miliardi. Nessuna innovazione o politica redistributiva, abbiamo scritto nella prima dichiarazione degli strikers “Naspi, No reddito e welfare per tutti”.

Il governo ponendo la fiducia sul provvedimento, accelerandone l’approvazione senza nessun dibattito parlamentare, ha reso ancora una volta evidente la grave crisi, se non l’assenza totale, di qualsiasi spazio di democrazia in Italia. La retorica del 41% ottenuto alle elezioni europee è diventato lo strumento per cancellare ulteriormente diritti e tutele dei lavoratori e istituire la precarietà a vita come paradigma contemporaneo per milioni di persone. Il Partito Democratico ha dimostrato coerenza e fedeltà al suo segretario nonostante i sussulti e le roboanti dichiarazioni in difesa dei diritti dei lavoratori. Ma in questo contesto la governance non ha fatto i conti con la variabile indipendente che vive nelle lotte contro austerity e precarietà. Il punto di vista di precari e precarizzati sta cominciando ad emergere attraverso azioni, sperimentazioni di media sociali che valorizzano e connettono l’intelligenza collettiva. Jobs Act “non in mio nome” vuole essere un presa di parola comune, la riappropriazione di uno spazio pubblico di dibattito, per rompere il muro dell’’isolamento e del silenzio in cui sono costretti milioni di precari.

La partecipata mobilitazione del 2 ottobre a Napoli contro la BCE, i cortei degli studenti, dei lavoratori/trici della scuola ("stabili" e precari”) e lo sciopero contro il Piano Scuola del 10 ottobre che ha visto protagoniste decine di città, l’importante manifestazione NoExpo dell’11 ottobre a Milano contro il lavoro gratuito, la precarietà e le grandi opere sono un forte segnale di cooperazione tra le lotte. A questi percorsi si sono intrecciati i presidi e le numerose azioni di comunicazione realizzate in tante città il 12 ottobre negli store di Eataly. I diversi momenti di contestazione hanno denunciato le condizioni di lavoro del modello Farinetti ispiratore della riforma Renzi-Poletti.

Lo sciopero sociale sta diventando un processo di costruzione collettiva che sperimenta anche nella rete nuove forme di complicità, attivazione e conflitto. Il 10 ottobre lo sciopero digitale ha preso la forma del tweet storm, riuscendo a far circolare contenuti e possibili pratiche del #socialstrike tra migliaia di persone.

Passo dopo passo tutte queste iniziative hanno amplificato e rilanciato lo sciopero generale e sociale del 14 novembre.

Il laboratorio dello sciopero sociale di Roma riunitosi l’8 ottobre nella facoltà di Lettere all’Università la Sapienza ha discusso e condiviso il piano di azione comune verso lo sciopero, questa la road map degli strikers:

- “Blocca lo sblocca Italia”> 15 e 16 ottobre in mattinata (ore 10-14) sit-in a Roma in Piazza Montecitorio per respingere l’attacco all’ambiente e ai beni comuni rappresentato dal cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso;

- “Stop Jobs Act”> 22 ottobre (ore 16) a Roma in Piazza Montecitorio costruiamo l’agorà dei diritti e del welfare universale, una grande assemblea pubblica, uno spazio di confronto tra studenti, precari, disoccupati, lavoratori autonomi, sindacati di base. Il 16 Ottobre la legge delega entrerà in Commissione Lavoro alla Camera, nelle settimana successiva inizierà la discussione con probabile ennesima fiducia da parte del governo, per questo è il momento di prendere parola e di costruire la “maratona precaria” contro il Jobs Act. Se non ora quando! Proponiamo a tutti i laboratori che si stanno attivando nelle varie città di connettersi all’iniziativa con azioni di informazione e agitazione contro il Jobs Act dislocate nei territori;

- “Assemblea nazionale dei laboratori cittadini dello sciopero sociale”> 2 Novembre a Roma (luogo ed orario da definire) proponiamo un momento di confronto tra i laboratori avviati per definire il percorso, le iniziative di convergenza ed entrare nel vivo nell’organizzazione dello sciopero sociale e generale del 14 novembre

- “Ma quale Garanzia Giovani, vogliamo reddito e diritti” > 7 novembre giornata di azioni dislocate in tutte le città contro il programma Youth Guarantee e più in particolare contro gli enti pubblici e privati (centri per l'impiego, Regioni, agenzie interinali, università/fondazioni) accreditati per gestire il programma.