Europa dell’austerità e diritti lgbti

Wed, 19/02/2014 - 03:07
di
Mauro Muscio

Il 4 febbraio il Parlamento Europeo ha approvato con 394 voti a favore, 176 contrari e 72 astensioni, il “Rapporto Lunacek”, un documento che raccomanda gli stati membri dell’UE a lavorare congiuntamente per una politica volta a proteggere i diritti fondamentali delle persone LGBTI. Il testo, che prende il nome dall’eurodeputata Ulrike Lunacek, segnala le diverse materie in cui gli Stati membri si impegnano a collaborare per combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nei settori dell’occupazione, della sanità, dell’istruzione e pone la necessità di adeguare le normative dei singoli stati circa il diritto di famiglia.

La versione proposta a votazione in realtà è un testo “moderato”, nato dalla volontà dei gruppi di centro sinistra dell’Europarlamento di imporre una politica laica dopo la bocciatura del “rapporto Estrela”, testo proposto a ottobre 2013 che, in caso di approvazione, avrebbe imposto delle normative circa fecondazione assistita per single e coppie lesbiche, educazione sessuale pro lgbti nelle scuole e limitazione delle possibilità di obiezione di coscienza per i medici di fronte alla richiesta di interruzioni di gravidanza. Il documento Lunacek non impone invece vincoli agli stati membri ma propone una politica unitaria da adottare, fatta per lo più di consigli e suggerimenti. Se da una parte infatti evidenzia l’urgenza di superare le disuguaglianze legislative circa le coppie omosessuali e omogenitoriali tra i diversi stati, offrendosi come ennesimo utile strumento da utilizzare per le battaglie nazionali per l’uguaglianza dei diritti, dall’altra in merito ai diritti delle/dei trans*, interesessuali e migranti lgbti richiedenti asilo, delinea solamente la necessità di una maggiore informazione agli organismi degli stati membri, senza però delinearne contenuti concreti.
Non ci saremmo aspettati/e molto di più dall’Unione Europea questo è chiaro, convinti/e che una vera cultura contro l’omofobia, la transfobia, il maschilismo e le discriminazione non possa essere frutto di una dibattito parlamentare, ma rimaniamo ancor più sorpresi che in questa dichiarazione di impegni non venga fatto alcun riferimento al lavoro, reale, che organizzazioni e associazioni lgbti svolgono da anni nei territori, e che non si identifichi nel loro impegno una necessaria collaborazione.
Il mondo politico e dell’associazionismo italiano ha salutato felicemente l’approvazione del “Rapporto Lunacek”, interpretandolo come un segnale forte da parte dell’Unione Europea nei confronti di quegli stati che, come l’Italia, rimangono legati ad una visione medievale e conservatrice.

Dal nostro punto di vista crediamo che il segnale che questo testo rappresenta vada letto senza feticismi anti-istituzionali, senza però decontestualizzarlo dal resto della politica dell’UE. Le battaglie del movimento lgbti ci insegnano che l’atteggiamento delle istituzioni può rivelarsi, in alcuni momenti, utile e strumentale per il raggiungimento degli obiettivi. Nel caso specifico, l’importanza del “Rapporto Lunacek” risiede non tanto nel suo contenuto, molto generico e poco vincolante appunto, ma piuttosto nel fatto della vittoria della sua approvazione: da una parte infatti abbiamo assistito ad una netta sconfitta delle forze europee parlamentari cattoliche e xenofobe, e quindi dei soggetti che a queste fanno riferimento, dall’altra l’approvazione del testo ci consegna un ennesimo strumento da utilizzare nelle nostre lotte contro le forze parlamentari e istituzionali locali, bigotte e fasciste. In altri termini, con uno sguardo rivolto alla situazione italiana, un’ulteriore opportunità per denunciare le contraddizioni di uno Stato, difensore della politica e dei valori dell’Unione Europa e cieco di fronte alla realtà interna al paese.
Nella nota a piè pagina abbiamo pubblicato i nomi degli eurodeputati italiani che hanno preso parte alle votazioni. Non sorprendono i nomi dei contrari, tra cui Salvini, Bizzotto, Casini, Mastella e il premio nobel per la cultura Borghezio, mentre più interessanti sono quelli dei favorevoli. Deputati/e del centro destra e del centrosinistra, la maggior parte dei quali aveva votato contro nell’ottobre del 2013 alla proposta più radicale del “Rapporto Estrela”, si sono espressi favorevoli invece al testo Lunacek. Il loro atteggiamento riconferma l’atteggiamento ipocrita dei due partiti italiani di appartenenza, soprattutto del PD; difensori dei diritti civili tra Bruxelles e Strasburgo o durante le campagne elettorali, si mostrano poi costantemente incapaci o non interessati ad aprire un serio dibattito in Italia verso l’uguaglianza dei diritti per i soggetti LGBTI. Senza ricordare episodi troppo lontani nel tempo, la modifica della legge Mancino, avvenuta a settembre 2013, rammenta chiaramente quale sia la politica reale del PD per la lotta contro l’omofobia e la transfobia. L’uso che dovremmo fare del “rapporto Lunacek” sarebbe quello prima di tutto di smascherare e non legittimare l’utilizzo a fini propagandistici delle identità LGBTI.

Un ulteriore considerazione consiste nell’interpretare questo documento all’interno della politica complessiva dell’Unione Europea. Luca Volontè, Presidente del Gruppo Popolari-Cristiano Democratici (EPP-CC) al Parlamento Europeo, in un intervista rilasciata a Radio Vaticana poco prima della votazione del 4 febbraio, esprimeva la propria fiducia verso quei parlamentari che, dal suo punto di vista, come si erano dichiarati contrari alla proposta Estrela, allo stesso modo, avrebbero votato contro al “rapporto Lunacek”. La pia speranza del ciellino Volontè non teneva però in considerazione alcuni fattori fondamentali che notiamo essersi riproposti nella recente votazione.
Ne consideriamo, per questioni di spazio, solamente tre: il primo consiste nella relazione che i gruppi parlamentari e i partiti nazionali mantengono con il proprio elettorato. Mentre il testo proposto ad ottobre avrebbe obbligatoriamente introdotto delle novità forti, il secondo presenta solamente una linea formale da seguire, e per questo partiti liberali con componenti cattoliche e progressiste hanno potuto permettersi di accontentare questa volta il loro elettorato lgbt e laico, bilanciando il loro operato.
Secondariamente, bocciare il testo Estrela ha significato confermare un ennesima volta l’importanza dell’autonomia degli stati nazionali: mentre il documento Lunacek prevede, come abbiamo detto, delle linee guida non vincolanti, quello di ottobre avrebbe imposto un’omogeneità etica e politica in contrasto sia con le diverse culture sia con l’interesse dei diversi governi. Con l’approvazione del rapporto Estrela la Spagna, per esempio, non avrebbe potuto legiferare contro il diritto all’aborto, e l’Italia si sarebbe vista costretta ad inserire un’educazione alla sessualità e alla contraccezione nelle scuole. La politica europea nel campo dei diritti si è confermata di nuovo solo come una politica di facciata.
E da questa la terza considerazione, ossia la necessità di rafforzare in un periodo di crisi politica antieuropeista, un senso di Europa buona, umanitaria e utile, che difende i diritti degli individui e delle minoranze.

Attraverso la strumentalizzazione dei diritti, in questo caso dei soggetti LGBTI, si rafforza e legittima quella politica necessaria all’Europa per proseguire le misure di austerità e antimigratorie. I parlamentari e gli europarlamentari del centro sinistra e del centro destra laici che hanno votato a favore del testo Lunacek, sono gli stessi che legittimano le politiche di austerità e di smantellamento dei servizi pubblici nei diversi paesi. Il caso Lunacek ci riconferma, ancora una volta, la necessità di uno sguardo e di una lettura ampia di fronte alle mosse della politica istituzionale, per non cadere in valutazioni che possono solamente indebolire le nostre battaglie. L’errore non sta nel relazionarsi con le istituzioni, che anzi in alcuni momenti risulta essere necessario, ma piuttosto risiede nel tipo di rapporto che si instaura e nel valore che a questo si dà. La necessità reale di colmare vuoti legislativi spinge necessariamente il movimento lgbti ad un rapporto con lo Stato, ma la relazione, per mantenere un suo valore radicale, può funzionare qualora le richieste si trasformino in rivendicazioni, qualora la rappresentanza muti in partecipazione, qualora si creino alleanze stratetiche con altri settori della popolazione oppressi, con l’obiettivo di modificare la situazione attuale e aprire possibili spazi per un altro tipo di società.
Parlamentari europei italiani che hanno votato a favore del “rapporto Lunacek”:
S&D: Pino Arlacchi, Marino Baldini, Salvatore Caronna, Sergio Cofferati, Silvia Costa, Francesco De Angelis, Paolo De Castro, Leonardo Domenici, Roberto Gualtieri, Guido Milana, Pier Antonio Panzeri, Mario Pirillo, Gianni Pittella, Vittorio Prodi, Patrizia Toia.
PPE: Aldo Patriciello, Barbara Matera, Licia Ronzulli, Iva Zanicchi
ALDE: Niccolò Rinaldi, Giommaria Uggias, Gianni Vattimo, Andrea Zanoni
Indipendenti: Franco Bonanini

Parlamentari europei italiani che hanno votato contro il “rapporto Lunacek”
EFD:Bizzotto, Fontana, Salvini, Scottà, Speroni
NI:Borghezio
PPE: Angelilli, Baldassarre, Bartolozzi, Berlato, Cancian, Casini, Fidanza, Franco,Gardini, Gargani, La Via, Mastella, Mazzoni, Pallone, Rossi, Scurria, Trematerra
Fonte