Un’aria fresca agita la società francese

Tue, 05/04/2016 - 12:25
di
Olivier Besancenot e Francois Sabado*

Un milione di persone si è riversato nelle strade il 31 marzo per esprimere il rigetto a la “legge sul lavoro” del governo Hollande. Già il 9 marzo, circa 500mila perosne avevano marciato per le strade di più di 250 città. Si tratta di una mobilitazione popolare nazionale, in fase di costruzione e crescita, dei giovani, degli anziani, dei lavoratori dipendenti, degli studenti delle scuole superiori, degli univesitari, delle disoccupate e dei disoccupati. Ma soprattutto, ed è la cosa più importante, si vede l’emergere di una nuova generazione, non solo negli scioperi e nelle manifestazioni di scuole e università, ma anche nei cortei dei lavoratori dipendenti e dei sindacati. Anche se in ogni paese i movimenti hanno le loro caratteristiche specifiche, come non ricordare le migliaia di giovani che occuparono le piazze delle grandi città nello Stato Spagnolo, degli “indignati/e” senza i quali non si può spiegare la nascita di Podemos, o delle lotte dei giovani di “Occupy Wall Street” negli USA? Questa nuova ondata di radicalizzazione dei giovani già si era espressa anche qualche tempo fa nella manifestazione del dicembre scorso, durante la COP21 organizzata dall’ONU, esigendo soluzioni da parte dei governi contro gli effetti e le minacce del cambiamento climatico.

Ciò che unisce tutti questi settori è innanzitutto il rifiuto della “Legge sul lavoro” del governo, una “bomba atomica" contro i diritti e le conquiste sociali. La sinistra di governo ha osato fare ciò che la destra reazionaria mai aveva fatto. Si tratta, di fatto, della distruzione del Codice del lavoro (leggi, diritti, regolamenti) che sono stati conquistati dopo decenni di lotte e conflitti sociali e che proteggono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici contro lo sfruttamento capitalista.
Se fino ad ora le disposizioni del Codice del lavoro erano di grado superiore agli accordi aziendali, ai contratti di lavoro privati e alla loro deroghe, la “Legge sul lavoro” o “Legge El Khomri” – nome dell’attuale ministra del Lavoro, Impiego, Formazione Professionale e Dialogo Sociale francese – inverte la gerarchia della normativa sociale: subordina i dirittti sociali al “buon funzionamento dell’impresa”. In questa maniera, e secondo la volontà dei padroni, che ha sempre a disposizione la carta del ricatto dell’impiego, si potrà arrivare in ogni impresa a accordi su giornata lavorativa, salario e possibilità di licenziare, senza essere soggetti a determinate disposizioni regolamentari. Si abbandonano le 35 ore, si potrà lavorare di più guadagnando di meno e se i profitti si riducono, il datore di lavoro potrà rivedere al rialzo l’orario di lavoro e al ribasso la remunerazione annuale. E’ la precarizzazione a vita di tutte le condizioni di lavoro. E' facile comprendere la reazione energica che ha provocato nel mondo del lavoro e nei giovani.

Il governo sarebbe potuto essere più prudente, dato che i sondaggi indicavano che il 70% delle gente si opponeva al disegno di legge e che un manifesto a favore del suo ritiro, pubblicato su internet da alcune reti sociali, era riuscito a raccogliere più di 1.200.000 firme; però non lo è stato e, a partire da lì, il movimento è iniziato. E non si tratta più solo di opinioni e firme, ma di riunioni, assemblee generali e manifestazioni. Migliaia di giovani si impegnano, si politicizzano. Perché ora non si tratta più solo di esigere il ritio della Legge sul lavoro, ma di ribellarsi contro gli effetti della crisi capitalista di questi ultimi anni, l’esplosione delle disuguaglianze, le ingiustizie sociali, le politiche di austerità, la forma di organizzazione dell’economia in funzione della rendita capitalista, la competizione e il produttivismo distruttore dell’ambiente. Questi elementi socioeconomici si combinano con le esigenze democratiche contro una riforma costituzionale che, instaurando la perdita della nazionalità per chi ce l'ha doppia, va contro ad una parte della popolazione di origne straniera. Inasprimento delle politiche di austerità, discriminazione e razzizmo: trop est trop (quando è troppo è troppo); è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e la gente si è riversata in strada!

Questa insofferenza si esprime in nuove forme di lotta, come l’occupazione delle piazze o dei luoghi simbolo nelle manifestazioni. Miliaia di giovani hanno partecipato all’iniziativa #nuitdebout nella Place de la Republique a Parigi. Un buon modo di dichiarare le proprie intenzioni: notte in piedi, notte a lume di candela.. per lottare e dibattere. Rispondendo alla convocazione di un collettivo, giornalisti, intellettuali, attivisti sociali e migliaia di persone non inscritte ad alcun sindacato o organizzazione politica, hanno partecipato a dibattiti e si sono scambiati opinioni per molte ore dopo le manifestazioni. Queste migliaia di giovani hanno deciso di continuare, dandosi appuntamento nei giorni successivi.

Questo movimento può acquisire una nuova dimensione, perché si colloca in una congiuntura segnata dalla combinazione di una crisi sociale e di una crisi politica. I giovani e il mondo del lavoro irrompono in un momento in cuiil presidente della Repubblica e il Governo sono deboli. Non sono mai stati così deboli. Hollande si è visto obbligato a fare marcia indietro e a cancellare la sua riforma elettorale. Improvvisamente, migliaia di giovani e lavoratori possono leggere questa cancellazione come il primo passo indietro dei piani del governo e come il primo passo avanti per il popolo, che ne può rendere possibili ulteriori.

Si tratta di un impulso che in questo momento fa scontrare il governo con i giovani, i lavoratori dipendenti e i sindacati che rifiutano il disegno di legge. Il governo è riuscito a dividere il fronte sindacale, perché ha ottenuto l’appoggio della CFDT, però la maggioranza delle organizzazioni sindacali (CGT, FO, FSU, Solidaires) appoggiati da una ampia maggioranza dei lavoratori dipendenti, continua a chiedere il ritiro del disegno di legge. Il dibattito parlamentate sul progetto di legge durerà fino al mese di giugno. Non si può escludere un “incidente” parlamentare che faccia sì che il governo non abbia la maggioranza per approvare il suo progetto e che si apra quindi una crisi politica nazionale.

Sono previste nuove mobilitazioni per il 5 e 9 di aprile di questa settimana. Questo movimento si allargherà, metterà radici e si rafforzerà. Stiamo assistendo a una prova di forza contro il governo. Come articolare la preparazione di una mobilitazione comune, che mobiliti la maggioranza della popolazione, con nuove forme di lotta, come l’occupazione delle piazze o i blocchi di determinate zone? Come combinare l’unità dell’azione sindacale e le forme di autorganizzazione dei giovani e dei lavoratori? Come restaurare la forza e la credibilità dello sciopero nazionale, non solo di una giornata, ma con la prospettiva di uno sciopero prolungato, qualora il governo non ritirasse il progetto? Ecco le questioni che in questo momento sul tavolo di discussione del movimento e delle forze politiche e sindacali di sinistra.

*Militanti del Npa (Nouveau Parti Anticapitaliste). Fonte articolo: http://www.vientosur.info/spip.php?article11152
Traduzione di Marta Autore.