Otto riflessioni sul voto francese

Mon, 24/04/2017 - 15:50
di
Salvatore Cannavò (da il Fatto quotidiano)*

1) Il fatto più eclatante è la sconfitta pesante dei partiti storici, di quelli che hanno fatto la V Repubblica: gollisti, socialisti ma anche il Pcf il quale, certamente, si riconosce in Melenchon ma non è stato decisivo né sul piano del voto né su quello della struttura. La crisi riguarda anche i piccoli partiti a sinistra che restano sostanzialmente dove sono da sempre costretti a ripensare l'intera strategia elettorale. Siamo sicuri, infatti, che serva sempre la campagna elettorale di testimonianza fine a se stessa?

2) Questa sconfitta parla fondamentalmente dello stesso tema: l'erosione delle strutture democratiche e costituzionali nate nel dopoguerra (in questo senso parla anche all'Italia) e, soprattutto, l'erosione dei soggetti che quelle strutture hanno edificato, sostenuto e mantenuto in vita, i partiti tradizionali. Ovviamente, siccome non si può celebrare un funerale senza il morto e in questo caso l'unico cadavere sul campo è quello socialista, i gollisti conservano ancora ampio margine per recuperare alle legislative. Però la tendenza è contrassegnata da un dato politico e istituzionale: al ballottaggio vanno due formazioni estranee alla V Repubblica, sul piano formale, meno sul piano dei valori, e questo avrà conseguenza sulla riorganizzazione.

3) Non significa, però, che scompaiano forme organizzate della politica: i partiti tradizionali non possono sussumere qualsiasi struttura organizzata e infatti sia Macron che Melenchon, i veri vincitori, hanno vinto grazie a una operazione politica di aggiramento dei partiti tradizionali, con la costruzione di un movimento politico attorno alla figura di un leader. Questa è la tendenza fondamentale che si afferma anche in Francia dopo le vicende preliminari viste in Italia con Berlusconi prima e poi con Renzi e Grillo. E' una tendenza negativa? In generale sì, perché non si intravede mai quale forma di partecipazione effettiva venga garantita. Se i partiti, infatti, possono anche essere superati, devono esserlo garantendo strumenti di democrazia anche superiori a quelli contestati e precedenti. Il problema, almeno per quanto riguarda le sorti di Melenchon, quelle che potrebbero riguardarci da vicino, è tutto in piedi.

4) Il Front national non va per nulla sottovalutato anche se non ottiene il risultato sperato. Non lo ottiene anche per le caratteristiche appena descritte: movimenti nuovi, leaderistici, personalistici, con argomenti forti contro il vecchio establishment, hanno drenato consensi che, in caso contrario, si sarebbero potuti riversare su Marine Le Pen. Ma il Fn ottiene il suo record storico quanto a voti e se anche dovesse perdere al secondo turno, ma con un risultato prossimo al 40%, sarebbe la voce inaggirabile del "popolo" contro le elites. Siccome non ha mollato di un centimetro il proprio orientamento razzista e nazionalista esasperato, sarebbe opportuno che perdesse più nettamente.

5) Che aspettarsi e augurarsi da Melenchon? Non c'è dubbio che le sorti della sinistra francese ora dipendano dalle sue mosse. Melenchon e Macron si sono divisi le spoglie della sinistra come era strutturata precedentemente e, in sostanza, ripropongono lo schema delle "due sinistre". Solo che, in questo caso, è molto difficile che possano collaborare. Macron completa l'approdo centrista del socialismo francese il quale tenterà l'abbraccio con il probabile futuro presidente ma ne verrà definitamente risucchiato.

6) L'altra sinistra guarda a Melenchon il quale può giocare la carta di un nuovo rassemblement che, però, viste le premesse di queste presidenziali, si giocherà sulla sua ambizione, sul personalismo e sulla sua centralità. E questo potrà rendere molto difficile l'accordo o la fluidificazione con gli altri partiti che vorranno lavorare insieme a lui. Certamente, però, lo spazio politico di questa possibile nuova sinistra francese non è quello classicamente conosciuto della sinistra radicale, ma piuttosto un mix di neo-riformismo e neo-radicalismo con tinte populiste e movimentistiche. Non è detto che sia disprezzabile ma nemmeno che possa riuscire a rappresentare alla lunga l'alternativa necessaria.

7) Quello che sembra ancora mancare, in Francia come in Italia e nel resto dell'Europa (si pensi alle difficoltà di Podemos) è una "forza materiale" che sostanzi il progetto di una nuova sinistra. Come in Spagna anche in Francia la sinistra che si afferma elettoralmente sembra possedere solo due ingredienti: un leader e molti voti. Non è poco, ovvio, ma manca tutto quello che sta in mezzo (un partito per alcuni, tanti, un insieme di "istituzioni sociali" per chi scrive, etc.). Questo schema è quello che oggi alimenta l'idea che un "populismo di sinistra" sia già in atto e quindi possibile. Ma lo schema non è convincente perché, come già accennato, non solo non consente la prova di forza che, per affermare una politica alternativa, servirà, prima o poi, contro i poteri costituiti ma non regge nemmeno la prova della democrazia e della partecipazione attiva. Che poi rappresenta, davvero, il connotato di quella "forza materiale".

8) Per quanto riguarda il secondo turno si sente in giro molta voglia di astensione di fronte a quelle che sono considerate le "due destre". L'affermazione è molto confusa perché le "due destre", in chiave europea sono i partiti dell'establishment, i conservatori e i socialdemocratici. Quindi i socialisti e i gollisti. Il Front nazionale è la destra potenzialmente fascista, un'altra cosa quindi. Eppure Melenchon, nel suo discorso serale, ha lasciato presagire una certa equidistanza e lo stesso si sente da molte parti della sinistra italiana. Il problema, però, è che nel sistema costituzionale francese il secondo turno non richiede il voto per adesione ma per minore o maggiore affinità, fino al voto chiaramente contrario. E' successo già nel 2002 con il ballottaggio tra Chirac e Le Pen (padre) con tutta la sinistra schierata con il vecchio "imbroglione" (così lo definì gran parte della stampa). Non si tratta perciò di andare a votare "per" Macron ma di votare "contro" Le Pen nella convinzione che in questi casi la strada più giusta è quella di scegliersi il governo a cui fare opposizione.

*http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/24/elezioni-francia-otto-rifless...