#OnVautMieuxQueÇa: il movimento contro il "Jobs Act francese"

Thu, 17/03/2016 - 17:00
di
Brune Seban

“C’erano 60 persone in assemblea, nella mia facoltà. Non saranno tante, ma il corteo era due giorni dopo, da noi 60 persone prima di un corteo, non s’erano mai viste. Di solito iniziamo in 5...”. Di voci simili ne sono arrivate a decine, da tutte le parti della Francia, man mano che si avvicinava il corteo del 9 marzo. E davano subito l’idea che qualcosa stesse cambiando, che forse questo clima di paura e depressione stesse finalmente finendo. Chissà poi perché arriva un momento in cui ad un tratto il troppo è troppo, e di fronte alle leggi umilianti accumulate nessuno ne può più di stare zitto. Una legge diventa una scintilla.

Fatto sta che il disegno di legge presentato il mese scorso dalla neo ministra Myriam El Khomri ha prodotto subito una rabbia diffusa. Il concetto base è semplice: rovesciamento completo della logica del diritto del lavoro. Se la legge passa, un accordo locale varrà di più degli accordi di settore e del codice del lavoro. A questo si aggiungono semplificazioni enormi per i licenziamenti, l’aumento dell’orario di lavoro e altri trabocchetti per lavorare di più e guadagnare di meno, oltre ad attacchi alla democrazia dentro le imprese.

Perché tutto questo? Per aumentare le assunzioni, dicono. Secondo una logica che non tacciono nemmeno, anzi, che ripetono Tg dopo Tg: i datori di lavoro hanno paura di assumere perché licenziare è troppo difficile, quindi bisogna rendere il licenziamento più semplice. La legge sarebbe fatta “per i giovani”, per farli entrare nel mercato del lavoro, e chi si oppone sono i vecchi garantiti. Mmmhhh... Lì in Italia non vi ricorda niente?

Comunque, in pochi giorni un milione di persone ha messo una firma su change.org per il ritiro della legge. Un gruppo di youtuber e blogger ha lanciato un video contro la legge, per dire a tutti di raccontare la propria realtà lavorativa con l’hashtag #Onvautmieuxqueça: il tag è stato ripreso da decine di migliaia di persone che hanno mandato testimonianze di precarietà eterna, mobbing, ma anche sessismo e razzismo sul posto di lavoro (ad oggi il video è stato visto da 250.000 persone). Tutte le organizzazioni studentesche di sinistra hanno firmato insieme un testo per il ritiro della legge.
La legge non era stata ancora approvata, ancora non era stato indetto il corteo, e già si parlava di molto altro: di lavoro, di sogni, di futuro. Subito molte assemblee nelle scuole, e nessuno sa più bene chi abbia proposto di scendere in piazza il 9 marzo. I sindacati sono rimasti spiazzati: avevano previsto uno sciopero il 31...

Alla fine il 9 marzo ci sono stati cortei in tutta la Francia. Anche in alcuni paesini sperduti, perché oggi c’è internet, e anche se sei in dieci e mandi una foto ti senti collegato alla mobilitazione. Forse 500.000 persone in totale. Non tantissime ma tante, e soprattutto molte di più di quelle presenti nei primi cortei contro il CPE nel 2006, l’ultimo movimento giovanile di massa. I sindacati sono presenti in modo massiccio, forse più numerosi degli studenti di scuole e università, che in tanti casi non si sono ancora ben organizzati. Ma già si annunciano assemblee e arrivano altre date di mobilitazione: 17, 24 e 31 marzo, in pratica ogni settimana.

Le persone che stanno scendendo in piazza in questi giorni sono in gran parte anche i giovani protagonisti degli scorsi movimenti: tanti degli autisti super sfruttati di Uber in piazza qualche mese fa erano i "ragazzacci delle banlieue" che nel 2005 incendiavano macchinine e fermate degli autobus; molti giovani precari di oggi sono gli studenti che nel 2006 hanno combattuto e ottenuto il ritiro del CPE. E tutti hanno ricevuto l'eco e le energie del movimento degli indignados spagnoli. Il sapere accumulato sembra condensarsi. Tutto diventa più rapido: lo abbiamo già fatto, e se siamo stati dispersi dalle disfatte dei partiti e dalla frammentazione delle organizzazioni, le azioni comuni ci possono ricompattare facilmente.
A Toulouse si discute già di ripetere l'esperimento di bloccare autostrade e centri postali, ossia fermare l'attività economica per giorni interi, tramite questi snodi economici vitali, cosa diversa e con un impatto maggiore delle singole "fabbriche bloccate" del 2006. Per il 31 marzo la parola d'ordine è “non torniamo a casa”: "Notte sveglia", "Notte rossa", circolano diversi appelli per restare dopo il corteo e occupare posti, proiettare film, stare insieme trasgredendo il rituale corteo-passeggiata-casa.

Il fronte sindacale è diviso tra chi vuole modificare la legge (“i riformatori”, tra cui CFDT) e chi ne vuole il ritiro (CGT, FO, FSU, Union syndicale Solidaires), e sostiene le azioni del 17 e del 24 marzo. Il Partito Socialista è diviso con la sinistra del partito che pensa che Vals e Hollande siano andati ben oltre l’accettabile. A fine febbraio, qualche giorno dopo l’annuncio del disegno di legge, Pierre Jacquemain, collaboratore della ministra, si è dimesso sbattendo la porta e dichiarando ai giornali che “La legge era stata scritta dal MEDEF” (la Confindustria francese).

Dopo la mobilitazione del 9 marzo il governo ha annunciato piccole modifiche al testo, ma irrisorie. Nel frattempo minaccia di attuare quello che in Francia è il celeberrimo “49/3” (meccanismo parlamentare per cui la legge passa senza che ci sia una discussione dell’assemblea) e Valls ha pure dichiarato che se la legge non passerà darà le dimissioni. Il 21 marzo presenteranno il nuovo disegno di legge modificato. Alcuni sindacati aspettano di leggerlo per far sapere cosa faranno ma altri (CGT, FO, FSU, Union syndicale Solidaires, e i sindacati studenteschi: UNEF, UNL, FIDL) annunciano già una mobilitazione a tempo indeterminato.
I giovani invece non sono divisi. In fondo hanno dato loro il via al movimento, e ne sono consapevoli. Non danno l’impressione di lottare solo contro una legge, ma contro un presente grigio e un futuro squallido.

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Per approfondire:
- Il sito con la petizione e le misure man mano corrette o soppresse
- Le pagine FB e youtube di #OnVautMieuxQueÇa
- Il sito del sindacato CGT che spiega bene tutto