L'esperimento della lista spagnola Podemos

Sat, 24/05/2014 - 17:25
di
Jacobo Rivero (da diagonalperiodico.net)

Teresa Rodriguez, insegnante di scuola superiore di 32 anni nata a Cadice, è il numero due della candidatura di "Podemos" al Parlamento europeo. Una iniziativa che, guidata dal professore di Scienze Politiche, direttore del programma La Tuerka e assiduo frequentatore di dibattiti televisivi Pablo Iglesias, appare in diversi sondaggi come possibile sorpresa elettorale nelle elezioni del prossimo 25 maggio. Teresa Rodriguez si sente "entusiasmata" circa il processo che stanno vivendo a ridosso delle elezioni e spera che la sua possibile presenza sia il primo sintomo del crollo della "casta politica".

Cos'ha di nuovo "Podemos" e da dove nasce?

La maggiore novità dell'iniziativa è il contesto. La crisi ha aperto una prospettiva nuova, c'è una maggioranza sociale che si identifica con i mali del sistema, al tempo stesso c'è una crisi di legittimità dei partiti politici tradizionali che rende insoddisfatte molte persone. Podemos nasce con la volontà di spaccare questo blocco politico perchè la situazione è drammatica e si cerca qualche tipo di alternativa globale.
Questo clima è quello che facilita il fatto che stiamo raccogliendo molti consensi e che molte persone siano incoraggiate a partecipare a questo nuovo progetto. C'è anche una volontà di "tradurre" i discorsi della sinistra sociale affinchè possano capirli coloro che stanno soffrendo la crisi e che si produca una lista elettorale che cambi davvero le cose.
L'ideale è che fossero stati i movimenti sociali, dopo il 15M, a presentarsi in qualche modo, però non c'è stato un simile passo. Noi, senza voler "patrimonializzare" questa forza, proviamo a darle corpo in qualche modo, perchè è da lì che veniamo.

Proprio nei movimenti sociali c'è stato sempre un certo rifiuto ad essere etichettati in una opzione elettorale o in un'altra. Qual'è la connessione tra i movimenti sociali e Podemos?

Nei Circoli (i gruppi territoriali dell'iniziativa) si incontrano fondamentalmente due profili: il primo sono persone che partecipano ai movimenti sociali da molto tempo e comprendono la necessità di dare una traduzione politica attraverso nuove strutture che non siano bloccate dalla burocrazia, e il secondo è formato da persone che si imegnano per la prima volta in un percorso politico.
Però molte persone hanno anche visto in televisione Pablo Iglesias in qualche dibattito e si identificano in lui. E tutto questo si unisce, siamo un gruppo molto eterogeneo e al tempo stesso molto stimolante, perchè parliamo di politica con persone che non avevano esperienze di militanza in nessuna organizzazione e anche con persone che sono da molto tempo all'interno delle lotte sociali, tutti con l'idea di costruire qualcosa di diverso.
La sfida è unificare questi linguaggi e dare una dinamica costruttiva al gruppo nella quale si possa identificare la maggioranza della popolazione.

Il 15M in un primo momento parlava dello scioglimento delle identità, rifiutava la presenza di bandiere e simboli per essere "più inclusivo". Con una forte antipatia verso la politica istituzionale, che si dimostra in qualche modo con un prevedibile alto tasso di astensione alle prossime elezioni. Credi che una iniziativa come Podemos possa porre fine a questa diffidenza?

L'iniziativa ha quattro mesi di vita, quindi è presto per valutare il suo impatto. Il15M critica la mancanza di legittimità dei progetti collettivi, non solo dei partiti. Da qui l'affermazione per cui le identità ci separavano, "siamo uniti quando non ci sono bandiere" si diceva. Credo che su questo punto Podemos si sia ben posizionato, anche non enfatizzando la differenza sinistra-destra, perchè in verità quello che c'è è un'emergenza vissuta dalla maggioranza della popolazione che deve identificarsi con un progetto di cambiamento che valorizzi i cittadini. Quello che ci muove è il senso comune, che è quello che si sta muovendo per le strade, come il passato 22M e gli slogan delle Marce per la Dignità: tetto, lavoro e pane. Tre richieste molto semplici, ma che in questo momento mettono in discussione quelli che sono i privilegi della classe dominante, il sistema finanziario, le riforme del lavoro, la legge sulle ipoteche... Podemos nasce da questa necessità ed urgenza, per costruire qualcosa di diverso, mentre siamo molto flessibili sulla nostra identità organizzativa.

In che misura l'iniziativa dipende dalla sua "faccia" più visibile e mediatica costruita intorno a Pablo Iglesias?
Stiamo sperimentando. La verità è che siamo arrivati ad un pubblico al quale era impossibile arrivare grazie alla proiezione mediatica di Pablo Iglesias. Le circostanze hanno dato questo, inoltre in campo elettorale funziona così, con una certa dinamica dello spettacolo. Fare buon uso di questa cosa ci fa avere più visibilità. Il problema è fare di necessità virtù, la dinamica dal basso è la gente, ma serve anche una rappresentazione pubblica, attraente e con un lingaggio comprensibile. Pablo riesce a tradurre il linguaggio di indignazione quotidiano contro chi difende il linguaggio del nemico. Molti cittadini vedono Pablo Iglesias in televisione e si sentono identificati, se questo serve a creare più gruppi di persone nei Circoli, va bene così.

Sorprende la "risposta" di Podemos in città dove la politica non si esprimeva con tanta forza da molto tempo...
C'è un entusiasmo collettivo perchè è un processo molto decentrato. Ci sono molti Circoli in città dove non c'era quasi neppure la presenza politica dei grandi partiti ed in questo senso abbiamo raccolto una certa aspettativa in molti luoghi che non avevano molta eco, come succede in Avilés, Cartagena, Cazorla, Cudillero...

Podemos condivide lo spazio politico di Izquierda Unida, Partido X, EQUO... Non sottrae forza ellettorale questa dispersione di opzioni?

Izquierda Unida ha una storia molto importante, come anche le sue basi, però l'organizzazione ha avuto poca permeabilità ai movimenti emersi negli ultimi anni e non ha saputo aprirsi a dinamiche partecipative che andassero oltre la propria struttura, sebbene molti cittadini vogliano solamente qualcosa di nuovo. Le liste aperte, in questo senso, sono qualcosa di diverso, anche se non perfetto, e noi abbiamo fatto un lavoro di trasparenza molto partecipato per scegliere i nostri candidati al parlamento europeo.
Rispetto al Partido X o Equo ci sono similitudini, però diciamo che l'unica differenza è nel livello di partecipazione che abbiamo raggiunto nelle primarie di Podemos, con 33.000 cittadini che hanno votato per le diverse candidature. Dopo le elezioni vedremo in che chiave è possibile parlare di raggruppare l'indignazione per costruire un'alternativa politica.

Il messaggio che arriva da Podemos è piuttosto euforico, non c'è un eccesso di orgoglio?
E' un rischio, senza dubbio. I risultati elettorali non possono condizionare l'iniziativa. Gli spazi istituzionali ed elettorali non sono gli unici attraverso i quali cambiare le cose, però le elezioni si vedono come una grande battaglia e l'entusiasmo che c'è non è bene limitarlo poichè nasce dalla speranza. Dopo le elezioni ci sarà molto da lavorare, fare una riflessione sul risultato elettorale e su ciò che significa per una forza come Podemos, perchè la battaglia è più a lungo termine rispetto a ciò che può verificarsi il 25M.

Cosa vuol dire Podemos nel Parlamento Europeo?
La prima cosa che vogliamo è sbloccare la situazione attuale, apparire nella mappa politica e istituzionale. Far paura alla Troika e generare speranze nei cittadini. Secondo, con la nostra presenza nel Parlamento Europeo, vogliamo denunciare ciò che si decide lì, denunciare ciò che sta succedendo, per esempio, con il Patto Transatlantico, avvicinare i centri di potere ai cittadini che stanno soffrendo le politiche di austerity. Inoltre vogliamo tessere alleanze con forze politiche con i paesi del sud d'Europa che stanno denunciando l'attuale situazione, raccogliere alternative comuni alla Troika, perchè c'è una urgente necessità di ristrutturare il debito e questo lo chiedono anche forze politiche in Grecia, Portogallo e Italia.

Se Podemos non ottiene almeno un seggio, sarà un fallimento?
Se Podemos fallisce in termini elettorali si dovrà ripianificare tutto, perchè questa iniziativa nasce con questa volontà, però è vero che questa campagna ha ottenuto che molta gente si sia organizzata per la prima volta, e questo è molto importante. La mia speranza sta lì, stiamo imparando a mettere in marcia un metodo partecipativo, non privo di difficoltà. C'è la materia prima per poter continuare dopo le elezioni, riflettere insieme, vedere dove vogliamo andare, analizzare quali sono stati gli errori e verso dove vogliamo continuare a costruire. Quando la gente si mette in movimento, in termini politici, non è facile che se ne torni a casa ma continuerà a voler costruire alternative politiche e ad esserne protagonista.

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Traduzione di Sarah Mancini