Dopo il 28 aprile, ostacoli e speranze del movimento contro la Loi Travail

Tue, 03/05/2016 - 10:23
di
Leon Crémieux*

La giornata di mobilitazione del 28 aprile è stata piena di contrasti:
• C’era la metà dei manifestanti del 31 marzo (500.000 secondo la CGT contro più di un milione il 31 marzo)
• Ci sono state molte più azioni combattive e convergenze promettenti
• c'è stato un incremento delle violenze poliziesche e lo sviluppo di una campagna aggressiva da parte della destra e del governo.

Era la quarta giornata di mobilitazione generale contro la legge El Khomri (9 marzo, 31 marzo e 9 aprile) in un periodo di fine delle vacanze scolastiche con cortei di giovani meno partecipati e pochi licei o università in sciopero.
Una delle prime differenze con il 31 marzo è stata la debole partecipazione dei ferrovieri che hanno fatto un appello allo sciopero per il 26… due giorni prima del 28 aprile.
Questa giornata di sciopero della SNCF è stata indetta dall’insieme dei sindacati. Gli stessi che si erano già mobilitati il 31 marzo sulla stessa questione specifica del SNCF: l’applicazione di un accordo del 2014 che consente lo smantellamento dello statuto dei ferrovieri, con un decreto che regola le loro condizioni di lavoro, a partire dal 1° luglio 2016. L’obiettivo è di imporre loro un nuovo decreto di soglia minima e poi un contratto collettivo che allinei i (130.000) ferrovieri del settore pubblico (SNCF) a quelli (6.000) del settore privato con lo scopo di ottenere il 30% di aumento della produttività, con la soppressione di giornate di ferie, tempi di riposo e altri attacchi alle loro condizioni di lavoro.
Seppur uniti contro questo nuovo decreto, i sindacati di categoria non hanno però lo stesso orientamento per quanto riguarda le mobilitazioni: l’UNSA e la CFDT (che non fanno parte dell’Intersindacale nazionale) rifiutano ogni legame con la Loi Travail (Legge sul Lavoro) e si rifiutano quindi di far coincidere i giorni di mobilitazione SNCF con quelli contro la Legge El Khomri. La CGT non si oppone a questa separazione e rifiuta la prospettiva di uno sciopero generale prolungabile della categoria. Sud Rail si pronuncia in favore dello sciopero generale e della convergenza con la battaglia contro la Loi Travail. Però questa divisione del fronte sindacale non permette per il momento di sviluppare una mobilitazione prolungata alla SNCF che sia il motore di una mobilitazione generale contro al Legge El Khomri. Così alla SNCF la giornata di sciopero prolungato del 26 ha visto una partecipazione massiccia ma non il suo proseguimento il 27 e nemmeno il 28 insieme alle altre categorie professionali e ai giovani.

I coordinamenti dei giovani nelle università e nei licei cercano un rilancio dopo un periodo di quattro settimane in cui le strutture sono state chiuse una dopo l’altra per le vacanze. Ma tutti i nuclei combattivi di giovani hanno partecipato agli incontri con i lavoratori e alle Nuit debout (Notte in piedi) in molte città. Ciononostante poche realtà erano in sciopero il 28 (anche tenendo conto delle vacanze nella regione parigina, a Montpellier e a Tolosa).
Nella settimana precedente il 28 aprile la CGT, la più grande confederazione sindacale, ha tenuto il suo congresso a Marsiglia. La direzione di Martinez è riuscita a mantenere una larga maggioranza dietro di sé, surfando sull’onda molto combattiva espressa da molti sindacati che esigevano un impegno chiaro da parte della CGT nel movimento, per uno sciopero prolungato contro la Loi Travail. Il congresso ha addirittura approvato una mozione per convocare, nei fatti se non proprio nei termini precisi, uno sciopero generale prolungato.
Però, nella pratica, la Direzione confederale non si dà i mezzi per orientare il sindacato realmente in questa direzione, e rifiuta un orientamento che produrrebbe uno scontro diretto con il governo di sinistra. Cionostante, questo appello e il clima del congresso danno prova di una forte pressione dalla base.

Nei giorni precedenti il 28 si sono svolti anche i negoziati per l’indennizzo dei precari dello spettacolo; una lotta molto importante che va avanti da anni, in cui il padronato è riuscito ad attaccare fortemente le regole di indennizzo. Dopo un lungo round di discussioni tra padroni e sindacati è stata conclusa un’ipotesi di accordo che fa retromarcia rispetto agli attacchi subiti dai precari dal 2003. Ma questo progetto dev’essere ratificato dal MEDEF (Confindustria francese) e dai sindacati, ratifica problematica perché l’accordo contraddice le posizioni sia del Medef che della CFDT che cercano di ridurre i diritti dei disoccupati. Inoltre questo progetto di accordo positivo, ottenuto sotto pressione, è stato seguito immediatamente dall’evacuazione da parte della polizia del Teatro Odeon a Parigi, occupato dai precari dello spettacolo così come la Comedie française e altri teatri in giro nel Paese.

Tutti questi elementi disparati hanno pesato nelle manifestazioni del 28 aprile. Ci sono state molte azioni di blocco nelle città, seguendo l’esempio di quello che era stato realizzato nel 2010: il blocco del porto di Le Havre, il blocco della RN (strada nazionale) a Angoulème, il blocco del porto di Gennevilliers vicino a Saint Denis… E ogni volta queste azioni di blocco sono state il risultato di un lavoro sul territorio di assemblee generali interprofessionali, di collegamento con i sindacati combattivi e i militanti delle Nuit Debout.
Poiché il fatto nuovo di questi giorni è la convergenza dei militanti della Nuit Debout e dei sindacalisti combattivi, coloro che militano in favore dello sciopero generale. E’ questa convergenza che si traduce nelle piazze di numerose città che ha dato il suo carattere combattivo alle manifestazioni del 28, malgrado la partecipazione in genere minore rispetto al 31 marzo.
Convergenza simbolizzata dagli appelli incrociati dei sindacati e della Nuit Debout e da una numerosa assemblea generale, in Place de la Republique a Parigi, la sera del 28, dove sono intervenuti militanti ferrovieri, postini, favorevoli allo sciopero generale e portavoce della CNT, di Solidaires e…Philippe Martinez, segretario confederale della CGT. Una partecipazione abbastanza inedita che comunque la dice lunga sui rapporti di forza creati in queste ultime settimane in seno al movimento. Il segretario generale, il cui intervento è stato intervallato dalle grida “sciopero generale” da parte della platea, ha cercato di zigzagare tra la linea confederale e le richieste dell’Assemblea generale.

Di fronte a questa radicalizzazione e a questa convergenza reale, il governo e la destra, impauriti, giocano la carta della repressione e della criminalizzazione.
Si può dire francamente che le forze di polizia si sono scatenate contro i manifestanti il 28 aprile.
I partecipanti al blocco del porto di Gennevilliers sono stati bloccati dalla polizia, manganellati e intossicati con i gas; 140 arresti, due sindacalisti processati per direttissima al Tribunale di Bobigny. A Marsiglia il corteo di Solidaires ha ricevuto dei colpi diretti di lacrimogeni. A Rennes un giovane ha perso un occhio colpito da un proiettile di gomma Flash-Ball.
Saldo del 28: 214 fermati, 250 manifestanti feriti.

Visibilmente il governo ha adottato una strategia molto semplice: schiacciare il movimento giocando sulla paura, l’intimidazione e la criminalizzazione. Non sono né Valls, né El Khomri, né Macron che intervengono a nome del governo, bensì Cazeneuve, il ministro dell’Interno e primo sbirro di Francia. Il governo cerca di far dissociare dal movimento le direzioni della CGT e dell’UNEF (sindacato studentesco) per mettere il movimento in minoranza.
Da parte loro i portavoce dell’UMP (partito di Sarkozy) e del Front National esigono il divieto dei raduni di Nuit Debout, in particolare in Place de la Republique. Questa strategia della tensione resta per il momento senza effetto.
Ma le settimane venture saranno difficili da gestire per coloro che lottano per l’intensificazione dello scontro e per lo sciopero generale.

Il Primo Maggio sè stata la successiva tappa di mobilitazione. Il 3 sarà un’altra giornata di manifestazione coincidente con l’inizio del dibattito parlamentare sulla Legge El Khomri. Il governo dovrà subire le contraddizioni interne al PS, che è sotto pressione, ed aprire un dibattito pubblico sulla legge che ha cercato di evitare nelle ultime tre settimane.
In seguito, il 10 e il 17 maggio vi saranno nuove giornate di sciopero alla SNCF durante le quali la CGT farà fatica a frenare la richiesta dello sciopero generale prolungato.
Un mese di maggio irto di ostacoli ma anche di speranze di far finalmente convergere le lotte e imporre un movimento congiunto. Oggi decine di migliaia di attivisti stanno cercando di superare gli ostacoli per costruire dei rapporti di forza sufficienti per mettere in ginocchio questo governo.

*Fonte articolo: http://www.europe-solidaire.org/spip.php?article37825
Traduzione di Nadia De Mond