Brasile: in pericolo le libertà democratiche

Wed, 07/11/2018 - 11:24
di
Guilherme Boulos*

Jair Bolsonaro ha ottenuto la maggioranza alle elezioni ed è stato eletto presidente del paese. Questo non significa che il popolo brasiliano gli abbia dato un assegno in bianco per esercitare una forma di pensiero unico o per negare il dissenso. Il suffragio si esercita alle urne. Ma la democrazia è una pratica quotidiana che presuppone il rispetto per chi la pensa in modo diverso e, soprattutto, per le libertà costituzionali.

Le dichiarazioni del presidente eletto sono, al contempo, preoccupanti: le denunce giornalistiche si trasformano in presunte "fake news", i movimenti sociali diventano "organizzazioni terroristiche" e le manifestazioni popolari sono catalogate come "attacchi alla democrazia".

Una settimana prima delle elezioni, l'allora candidato del Partito sociale liberale assicurava ai suoi seguaci che "i rossi marginali saranno banditi dalla nostra patria". In un'intervista, rilasciata appena dopo essere stato eletto al principale telegiornale brasiliano, il telegiornale nazionale della rete Red Globo, Bolsonaro ha cercato di moderare i toni, ma ha riaffermato la sua proposta, indicando la leadership dei due principali partiti di sinistra, il Partito dei Lavoratori (PT) e il Partito Socialismo e Libertà (PSOL), come obiettivo della sua persecuzione.

Sono stato citato direttamente perché, secondo lui, avevo "minacciato di invadere" casa sua, un fatto falso. Ha strumentalizzato una frase ironica che ho pronunciato in una manifestazione per accusarmi. Tutti coloro che erano presenti a quella manifestazione la avevano colta. Anche Bolsonaro l’ha fatto. Ma ha preferito usare questa scusa per legittimare il suo discorso di intolleranza.

Il nuovo presidente è impaziente. I 45 giorni rimanenti alla transizione al nuovo Governo già iniziano ad essere usati per promuovere una frettolosa agenda di passi indietro in termini di diritti sociali e libertà democratiche.

In meno di una settimana è stato annunciato il tentativo di accelerare l'approvazione di una riforma del welfare state che è stata respinta dal 71% dei brasiliani (secondo l'agenzia Datafolha). Inoltre, la fretta nel cercare di approvare alle commissioni del Senato e della Camera dei Deputati i progetti di criminalizzazione dei movimenti sociali, identificati oggi come "terroristi", e il progetto della "Scuola senza partito", che istituisce il controllo censorio degli insegnanti nelle scuole e nelle università.

Gli attacchi ai movimenti sociali si sono concentrati contro il Movimento dei Lavoratori Senza Casa (MTST) e sul Movimento dei Lavoratori rurali Senza Terra (MST). Bolsonaro sembra ignorare che questi due movimenti di massa non esistono per la semplice volontà dei loro leader, ma per la storica negazione del diritto alla casa e alla terra. Il Brasile ha il settore agrario con una struttura tra le più concentrate al mondo e oltre 6 milioni di famiglie senza accesso ad una casa dignitosa.

Inoltre, è un'invenzione assurda quella per cui il MTST "invade le case della gente comune". C'è un'enorme quantità di immobili abbandonati, altri di cui gli occupanti hanno falsificato i loro titoli di proprietà o hanno debiti non sanabili. Queste sono pratiche che violano la Costituzione del Paese e lo Statuto delle città. Questi edifici edifici infatti non sono stati espropriati per essere utilizzati per i programmi di edilizia sociale, perché molto spesso in Brasile la legge non viene eseguita quando si trova di fronte a grandi interessi economici.

Questi sono gli edifici che vengono occupati dai movimenti per il diritto a una casa dignitosa. Trattarci come organizzazioni terroristiche è un attacco alla democrazia.

La lotta per il rispetto e l'espansione dei diritti sociali, così come l'esercizio dell'opposizione, sono regole basilari di qualsiasi sistema repubblicano e democratico e non "azioni da criminali". Cercare di mettere a tacere opinioni e opposizione, imponendo un'agenda fatta di paura, imponendo censure alla libertà di stampa e di manifestazione, non è un percorso accettabile. Pertanto, più che mai, siamo di fronte alla sfida di costruire un ampio fronte per la democrazia, con la partecipazione di partiti politici, movimenti sociali, leader, giuristi e tutti coloro che sono preoccupati per il destino del nostro paese.

Ai movimenti sociali spetta continuare a lottare per i diritti. Alla stampa spetta mantenere il proprio lavoro indipendente e critico, senza censure o minacce. E, infine, spetta agli altri poteri della repubblica, al Parlamento e alla Corte Suprema di Giustizia, frenare gli eccessi dell'esecutivo, preservando il rispetto per la diversità, per la democrazia e condannando qualsiasi tipo di persecuzione politica.

*Fonte articolo: https://elpais.com/elpais/2018/11/05/contrapuntos/1541419256_531114.html
Traduzione a cura di Marta Autore.