"Non nasciamo, né moriamo: ci trasformiamo"

Sun, 01/02/2015 - 16:24
di
Brais Fernández e Raul Camargo

Un articolo di due attivisti del movimento «Anticapitalistas», tratto da Viento Sur spiega la trasformazione di Izquierda anticapitalista in associazione che partecipa al progetto Podemos

Izquierda anticapitalista ha tenuto il suo congresso il 17 e 18 gennaio scorsi. Al terime del congresso abbiamo rinunciato alla forma giuridica del partito per trasformarci in movimento, con il sostegno del 82% delle/dei delegate/i.
Non è stata una decisione facile. Da una parte è chiaro che non è stata presa in completa libertà, per quanto con piena coscienza del suo significato. Un settore di Podemos, oggi alla direzione, ha generato una situazione paradossale: mentre «perseguiva» Izquierda anticapitalista per il suo essere partito, costruiva un partito fortemente verticale, con un proprio segretario generale, con una frazione maggioritaria negli organi dirigenti chiamata Claro que podemos. Così, Podemos finisce per costituirsi in una struttura classica di partito, mentre il «partito originario», Izquierda anticapitalista, si trasforma in movimento, cercando di adattare la sua forma organizzativa ai nuovi tempi.
Un'ironia hegeliana: quello che appare come nuovo invecchia rapidamente, mentre quello che sembra presumibilmente vecchio si rinnova.
Un chiarimento, prima di proseguire. Abbandonare la forma giuridica del partito non significa abbandonare il raggruppamento collettivo sulla base di idee comuni. Continuiamo, siamo sempre di più e vogliamo organizzare un movimento più ampio, aperto, per il socialismo e la democrazia.

In questo ultimo e allo stesso tempo primo congresso, il dibattito fondamentale ha riguardato la strategia rivoluzionaria e le forme che assume il movimento reale di quelle/i "dal basso". Come possiamo contribuire a costruire rotture, possibilmente nella direzione di cambiamenti radicali, nella situazione concreta? La nostra ipotesi si costruisce partendo dai processi reali della lotta di classe. In questo senso, a nostro avviso due esperienze appaiono particolarmente significative: l'esperienza greca, con la sua dialettica tra lotte sociali nelle strade e nel mondo del lavoro combinata con l'assalto elettorale di Syriza, e l'esperienza del 15M nello stato spagnolo, con le sue innovative forme di autorganizzazione e mobilitazione popolare, che sono le struttura alla quale si ispirano i circoli di Podemos.

Per riassumere: il nostro compito è quello di contribuire alla vittoria elettorale di Podemos costruendo potere popolare, che significa spazi di base che permettano di democratizzare la società, far passi avanti nella gestione sociale del comune, ridistribuendo la ricchezza tra coloro che la generano. Questo è un momento storico eccezionale, nel quale parlare di cambiamento non è un'astrazione quanto una necessità latente. Sappiamo anche che le potenzialità non si realizzano da sole: senza militanza impegnata, organizzata, formata, radicata nei quartieri e nelle realtà della classe popolare non esiste trasformazione possibile; al massimo un rinnovamento delle classi dirigenti. Per questo il nostro è un movimento attivo, militante, che cerca di costruire egemonia, non una corrente di partito o una struttura elettorale.

Abbiamo anche sviluppato un'analisi sui limiti che abbiamo mostrato in questi anni. E' evidente che il modello di partito anticapitalista largo che abbiamo costruito si è scontrato con alcuni limiti che ci hanno fatto cambiare la nostra prospettiva. In primo luogo perché il 15M ha generato forme di politicizzazione nuove, che non guardavano come riferimento alle organizzazioni della sinistra radicale ( e ancora meno a quelle della sinistra istituzionale).
Inoltre, la brutale acutizzazione della crisi capitalista ci obbliga a ripensare le relazioni tra anti-liberismo e anticapitalismo, nel senso che i processi di rottura che coinvolgono gli strati maggioritari della società, quelli decisivi per cambiare la storia, partono dal rifiuto dell'austerità e della mancanza di democrazia. Riattualizzare il movimento per adattarlo al programma politico che oggi può aprire fratture inconciliabili con il capitale: un'ipotesi che deve essere verificata, rettificata, ripresa dentro la pratica.

Dovremo vivere molte discussioni e molte lotte per spiegare. Continuiamo ad essere di sinistra, non in senso simbolico o identitario (una parola senza la sua pratica non significa nulla) quanto perché abbiamo imparato e rivendichiamo una tradizione politica che è stata abbracciata da milioni di persone, le stesse che hanno conquistato i diritti che oggi ci tolgono, coscienti allo stesso tempo che «sinistra», come «comunismo» (senza dubbio la parola che meglio ci definisce, se le parole non fossero contaminate dalla storia) sono parole troppo spesso usate per interessi indegni; ieri, di volta in volta, giustificavano dittature, qualche volta oggi sminuite dalla stessa sinistra.

Usciamo da questo congresso più forti e con impegni più grandi. Questo è un dislivello caratteristico dell'epoca nella quale viviamo: i nostri compiti e le nostre possibilità sono più grandi che mai, le nostre risorse rimangono proporzionalmente scarse per affrontarli. Questi prossimi anni saranno decisivi per verificare se saremo capaci di superare quel dislivello. Per il momento, andiamo avanti.

Brais Fernández y Raul Camargo fanno parte del movimento “Anticapitalistas” e partecipano a Podemos.