Verso lo Strike Meeting#1 Garanzia Giovani e business della disoccupazione

Mon, 09/02/2015 - 23:32
di
Big Bill Haywood

La Garanzia Giovani (Youth Guarantee), avviato nel 2014, è un programma europeo per favorire la cosiddetta occupabilità e l’avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro nei paesi membri con tassi di disoccupazione giovanile superiore al 25%.
L’obiettivo esplicito consiste nell’attuazione di una serie di misure, a livello nazionale e territoriale, volte a facilitare la presa in carico di giovani tra i 15 e i 25 anni (in Italia fino al 29° anno) per offrire loro opportunità di orientamento, formazione ed inserimento al lavoro. Non si prefigge lo scopo di creare occupazione (cioè posti di lavoro) bensì occupabilità delle persone: aumentare la possibilità per i cosiddetti Neet (not employment, not education, not training) di essere assorbiti nel mercato del lavoro, quindi disponibili come potenziale forza-lavoro ad accettare dinamiche di placement: orientamento, formazione, inserimento. Come? Attraverso misure di potenziamento e di maggiore efficienza delle funzioni di intermediazione coinvolgendo: agenzie di lavoro, enti di formazione, parti sociali-sindacali, associazioni di categorie, enti di formazione. In osservanza alle linee guida nazionali redatte dal Governo, ogni Regione decide la copertura finanziaria e la modalità di attuazione delle misure sul proprio territorio.
La prima fase della GG è iniziata il 1° maggio 2014 e consiste nel dare:
- accoglienza e informazione sul programma attraverso un sistema universale di orientamento a cui il giovane accede registrandosi attraverso vari punti di contatto: www.garanziagiovani.it (portale Cliclavoro), portali regionali, i Servizi per l'impiego (Youth Corner), sportelli ad hoc;
- orientamento: entro 60 giorni dalla registrazione sul portale, il giovane viene convocato per il colloquio di orientamento individuale con l’operatore del Centro per l’Impiego scelto per definire un progetto personalizzato di formazione o lavorativo/professionale, anche con il mondo dell'educazione (istituti scolastici, istruzione e formazione professionale ed università) e scegliere una delle misure attive al momento. Il giovane potrà scegliere se farsi seguire dal Centro per l’Impiego o farsi prendere in carico da un ente accreditato all’erogazione dei servizi di GG, pubblico o privato che sia.
Durante il colloquio di orientamento è richiesta la firma del Patto di servizio con relativo PAI (Piano di Azione Individuale nel quale è indicata la misura scelta) e della DID (Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro), con la quale il giovane si ‘obbliga’ col Centro per l’impiego a svolgere eventualmente qualsiasi attività lavorativa proposta secondo il principio della condizionalità . Ed ecco che anche nelle politiche attive giovanili, di cui la GG ne rappresenta il ‘cavallo di Troia’, si accede all’offerta di qualsiasi opportunità o beneficio previo obbligo a rendersi disponibile a farsi formare, ricollocare, ad accettare un eventuale posto di lavoro anche demansionato rispetto alla propria formazione e quant’altro, pena la perdita dell’opportunità stessa ad essere inserito nel mercato del lavoro, quindi ad essere occupabile. Il programma GG non fa altro che anticipare a livello giovanile quanto oggi è in fase di stesura con i decreti attuativi del Jobs Act, che si muove precisamente su questi binari: passaggio dalle politiche di welfare a quelle cosiddette di workfare.

Secondo l’iter istituzionale, dopo la fase di orientamento e la firma del Patto di Servizio, partono i quattro mesi entro i quali deve essere offerta al giovane disoccupato una politica attiva connessa alla misura scelta in fase di colloquio (programmazione attuativa). Il governo con decreti e le singole Regioni, attraverso la pubblicazione di avvisi e bandi, devono offrire ai NEET i cosiddetti dispositivi/misure. Questo avviene con lo stanziamento di risorse economiche per il Programma Operativo “Iniziativa Occupazione Giovani”.
Hanno inizio così le varie misure attuative, tra cui spicca la (i) Formazione: finalizzata al reinserimento sia dei giovani drop-out 15-18 anni in percorsi di istruzione e formazione professionale allo scopo di consolidare le conoscenze di base e favorire il successivo inserimento nel mondo del lavoro, sia dei giovani tra i 19 e 29 anni (già diplomati e/o laureati) mirata all’inserimento lavorativo sulla base della analisi degli obiettivi di crescita professionale e delle potenzialità del giovane rilevate nell’ambito della azioni di orientamento; in alternativa (ii) l’accompagnamento al lavoro: gran parte delle Regioni emanano avvisi aperti a soggetti pubblici e privati per sostenere il giovane nelle fase di avvio ed ingresso alle esperienze di lavoro, ossia l’offerta del servizio di matching D/O erogato al giovane. Altri dispositivi sono il tirocinio, il servizio civile nazionale, il sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, il bonus occupazionale e l’apprendistato ai suoi vari livelli.
La vera novità del programma consiste nell’utilizzo del c.d. profiling (profilazione): al giovane Neet ‘preso in carico’ viene attribuito un indice (classe di profilazione o indice di svantaggio), che sulla base delle informazioni fornite (genere, età, titolo di studio, condizione occupazionale dell’anno precedente) stima il grado di difficoltà nella ricerca di un’occupazione (indice di distanza dal mercato del lavoro). Sono previste 4 classi di profilazione: dalla classe bassa a quella molto alta. Al momento tra i giovani presi in carico il 34% risulta di indice basso, il 36% di indice medio-basso, il 22% di indice medio-alto, 8% di indice alto. Al giovane viene attribuita un’etichetta: quella della probabilità in % che arrivi la manna dal cielo. A questo indice è subordinata la quantificazione dell’importo del bonus occupazionale da erogare alle imprese in caso di assunzione del giovane con contratto standard (più l’indice indica svantaggio, maggiore è l’entità del bonus) e il “rimborso” che gli enti accreditati (soprattutto privati) percepiscono all’attivazione di un contratto di lavoro o di un percorso di tirocinio, rendendo il giovane “contendibile” sul mercato del lavoro.
Alla luce di questa categorizzazione, ecco che entrano in gioco i soggetti che realmente ci guadagnano con quello che possiamo definire il ‘business della disoccupazione’. Il futuro è garantito ai grandi profitti per i maggiori fornitori di lavoro somministrato, come Adecco e Manpower, per le associazioni imprenditoriali; per gli enti di formazione professionale, per le camere di commercio, in cui anche i sindacati confederali fanno e ricevono la loro parte. La gestione e la presa in carico della forza-lavoro di riserva non viene privatizzata, risulterebbe troppo onerosa per i privati, ma si avvia un’inedita sinergia tra pubblico e privato, in cui quest’ultimo accede alla miniera d’oro dei finanziamenti pubblici. Si tratta di più di 1,5 miliardi di euro, a questo ammonta la dotazione finanziaria solo per l’Italia per la GG: 1,134 miliardi dall’Europa + 380 milioni di co-finanziamento nazionale. La miniera d’oro da cui attingere lauti guadagni sta sia nei numeri del bacino potenziale di giovani NEET sui quali arricchirsi sia nella distribuzione delle risorse di GG per misura/dispositivo.

I giovani registrati alla GG al 15 gennaio sono stati 374.842 (361 mila al netto delle cancellazioni d’ufficio) tra i 15 e 29 anni. Rappresentano solo il 21,8% del cosiddetto “bacino potenziale”. Nella miniera il potenziale d’oro è da 1 milione e 723 mila giovani NEET: disoccupati ed inattivi ma disponibili a lavorare stimati dalla ‘Rilevazione continua sulle Forze di Lavoro’. Al momento i presi in carico sono 133.316, il 40% dei registrati; i partecipanti che hanno ricevuto una proposta di politica attiva sono meno di 7.000, il solo 5,5% dei giovani presi in carico.
La gran parte degli 1,5 miliardi di euro disponibili, secondo alcuni monitoraggi indipendenti, si concentra nella formazione, tirocini, bonus occupazionali. Emerge così come l’obiettivo del Piano di investimenti non sia solo quello di creare un sistema di “assunzioni agevolate” per le imprese, inserendo forza-lavoro di riserva all’interno di un mercato del lavoro liberista (disciplinato e senza tutele), ma anche quello di assicurare una redistribuzione di ricchezza e di equilibri di potere tra i diversi attori istituzionali, bacini di consenso elettorale e non solo.

Infatti i soggetti che si avvantaggeranno del programma di GG e quindi coloro che si suddivideranno le fette di torta più sostanziose a discapito delle speranze, illusioni e vite precarie di centinaia di migliaia di giovani sono:
- le agenzie interinali, soggette ad una assenza sostanziale di controllo rispetto alla qualità e congruità delle offerte di lavoro da parte delle imprese rispetto alle competenze e conoscenze dei giovani profilati;
- gli enti di formazione professionale e orientamento. Promotrici e gestori di corsi di formazione da 500/700/900 ore, divise in lezioni in classe e stage in azienda con rimborso di 2euro all’ora per giovane allievo.
- le imprese. Oltre agli stage all’interno dei corsi di formazione, si possono avvalere di massicci sgravi fiscali o contributivi e/o tirocinanti rimborsati dall’Inps (ovviamente senza nessun vincolo di assunzione);
- gli enti bilaterali, parti datoriali, sindacati, scuole superiori, università come soggetti di intermediazione che offrono servizi per rendere più efficiente il matching tra imprese, enti di formazione e giovani NEET

Nel mese di febbraio è partita la cosiddetta “fase II” del programma che, come recita il sito, prevede “la piena attuazione dei protocolli con le associazioni imprenditoriali; l’attivazione completa degli intermediari privati; sviluppo del rapporto con soggetti in grado di incrociare la relazione con i giovani (es. le università)”. In realtà le uniche disposizioni prese sono: l’ampliamento della platea degli aventi diritto al bonus occupazionale, attraverso un “ritocchino” al calcolo dell’indice di profiling; l’inclusione dell’apprendistato professionalizzante tra i contratti incentivabili dal programma; la cumulabilità del bonus previsto da GG con altri incentivi all’assunzione (ad esempio quelli previsti per il contratto a “tutele crescenti” nella Legge di Stabilità 2015). Questo allargamento della platea di beneficiari è dovuto all’attuale irrisoria disponibilità delle imprese all’assunzione dei giovani nonostante il massiccio sistema incentivante. Il governo, in barba al credo europeo del diritto Comunitario della concorrenza, rischierà così contenziosi e richieste di restituzione dei soldi da parte dei tribunali. In altre parole finanziamenti pubblici per garantire alle imprese lavoro gratis, per il quale il giovane è rimborsato (e non retribuito) con qualche briciola di euro. Con questo sistema viene totalmente meno la scambio (ormai possiamo dire classico) tra prestazione e salario tipico del lavoro nel sistema capitalistico moderno, generando così una sorta di interventismo dello Stato al contrario, dove a guadagnare sono solo i privati e a farne le spese è una generazione intera..

Al momento il meccanismo della Garanzia Giovani sulla carta sembra reggere (del resto sono i numeri a contare!): in tutta Italia quasi tutti gli iscritti al programma al 31/12/2014 sono stati contattati per il colloquio di orientamento e profiling. Ma quali opportunità di inserimento lavorativo il Servizio pubblico per l’Impiego potrà proporre al ragazzo entro 4 mesi dall’iscrizione? Il rischio che si sta delineando è una massiccia migrazione degli iscritti verso gli enti accreditati (agenzie per il lavoro ed enti di formazione) che seguono una logica di profitto e l’utilizzo distorto da parte delle imprese dello strumento del tirocinio. E’ evidente che il lancio del programma a maggio è stata una vera e propria operazione d’immagine per il governo Renzi più che una concreta opportunità di soluzione al problema della disoccupazione giovanile. Infatti il programma è stato lanciato in gran fretta senza una strategia, come ha commentato il ministro Poletti “si modifica e corregge in itinere”. Non è stato messo in conto che gli operatori dei Centri per l’Impiego (già di gran lunga sotto organico rispetto agli altri stati europei) andassero prima formati e organizzati per offrire un servizio di qualità. Che il mondo imprenditoriale fosse maggiormente responsabilizzato (assumere, non speculare), che gli enti locali, realtà no-profit, cooperative sane, l’associazionismo ed i soggetti giovanili organizzati fossero coinvolti realmente nei processi e che infine le Regioni fossero pronte ad emanare i bandi pubblici per le misure previste dal programma.

In questo caos i giovani disoccupati sono sempre più disorientati, il servizio pubblico sempre più in affanno e le agenzie per il lavoro iniziano ad affilare i coltelli. Sembra fondamentale a questo punto costruire una campagna contro il lavoro gratuito ed il business della disoccupazione a partire dai percorsi di lotta che si stanno costruendo nei diversi territori. La campagna ‘garantiamoci un futuro’ indetta dalle realtà che hanno organizzato lo Sciopero Sociale ad esempio, o le varie iniziative di denuncia e controinformazione davanti ai Centri per l’impiego, nelle università e spazi sociali e di mutuo soccorso. In più si iniziano a promuovere anche vertenze su piattaforme rivendicative, come quella avviata con la Regione Lazio, che ha iniziato non solo a scoperchiare il vaso di pandora, ma anche a strappare dei risultati. Seppur parziali, indubbiamente segnano degli avanzamenti importanti per accumulare energie e soprattutto dimostrare che non tutto è immodificabile!