Alla fabbrica recuperata Vio.Me di Salonicco l'assemblea euromediterranea dell'economia dei lavoratori

Tue, 01/11/2016 - 11:05
di
Massimo Lettieri (RiMaflow)

Molte realtà di lavoratori di fabbriche recuperate provenienti da Grecia, Italia, Francia, Croazia, Bosnia, Slovenia e Turchia, unitamente a lavoratori e disoccupati che con forme associative differenti si riconoscono nel percorso dell’autogestione, si sono incontrate nella sede della Vio.me di Salonicco per affrontare le problematiche che accomunano le realtà presenti ed organizzare un percorso condiviso per la realizzazione di un economia di base, gestita democraticamente dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Le assemblee e i workshop sono stati numerosi e molto partecipati, con un ruolo delle fabbriche recuperate: Vio.me - Workers cooperative di Salonicco, Dita di Tuzla (Bosnia Herzegovina), Itas di Ivanec (Croazia), Jugorremedija di ZrenJanin (Serbia); Kazova di Istanbul (Turchia), Officine Zero di Roma (Italia), ScopTi –ex Fralib di Marsiglia (Francia), RiMaflow di Milano (Italia) e ’la voce’ delle fabbriche recuperate dell’America Latina attraverso la presenza di Andrés Ruggeri della Università di Buenos Aires, oltre a lavoratori di realtà messicane e argentine.
Le domande che i vari workshop si sono posti:
• Che definizione usare? lavoratori in autogestione o cooperative in autogestione?
• Quali interventi economici adottare per realizzare la rete economica dei lavoratori?
• Quali ideali politici legano le nostre esperienze?

Le prime risposte le hanno date diverse/i ricercatrici/tori che hanno studiato il fenomeno nei diversi aspetti: storico, economico, filosofico, sociologico, con esperienze reali. Interventi italiani di Marie Moise di Rimake, di Francesca Gabbriellini di Pisa e di Franca Marsh di ContadinAzioni di Palermo, che ha illustrato l'attività e il progetto della rete Fuorimercato.
Successivamente sono state discusse nei gruppi di lavoro.
Si è partiti da un punto comune, il fatto che tutti i presenti si sono dichiarati vittime della crisi economica e la necessità di uscirne con scelte anticapitalistiche attraverso il controllo diretto della produzione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
Con questa premessa unitaria si è parlato delle caratteristiche che deve avere un lavoratore di una fabbrica recuperata organizzato in cooperativa. Questo punto ha registrato due diverse condizioni, in quanto molti soggetti provengono da percorsi associativi e non da cooperative (per esempio Officine Zero e Micropolis), mentre la proposta di RiMaflow ha unito tutti descrivendo il lavoro in autogestione essenzialmente su 5 punti:
1. Lavorare con principi antifascisti, antisessisti, e antirazzisti.
2. L’assemblea è sovrana, elegge i delegati, li revoca e li sostituisce; la partecipazione all’assemblea è obbligatoria per tutti.
3. Si discute di progetti ecologicamente sostenibili, rispettando le esigenze dei soci lavoratori
4. Rispetto per le categorie che vivono un disagio come le donne con bambini, i migranti, gli invalidi.
5. Percorso di formazione politica, professionale per i nuovi soci che entrano nel gruppo di lavoratori in autogestione.

In altri workshop si è parlato della possibilità di adottare linee comuni che possano sostenere le realtà in lotta e in autogestione. Le proposte sono state: la costruzione di un fondo comune di mutualità economica, la costruzione di una logistica che agevoli gli scambi tra le realtà aderenti.
Su entrambe le questioni si è partiti da un punto comune in cui tutti si sono dichiarati d’accordo, mentre nella definizione della gestione non sono nate risposte unitarie. Il workshop si è concluso con una soluzione di mediazione in cui si sperimentano scambi con accordi bilaterali tra i soggetti: ad esempio RiMaflow compra i saponi da Vio.me e li distribuisce. L’accordo che definisce i margini e i costi dell’’operazione va condiviso in rete su una piattaforma internet al fine di promuovere relazioni simili o migliorative tra altri soggetti, presenti nel network.
Il modello proposto riprende un punto fermo di RiMaflow, che prima si sperimenta poi si teorizza.
Sul fondo mutualistico si è pensato di dare il mandato a degli economisti che potrebbero studiare un modello che tenga presente la legislazione dei paesi del Mediterraneo. Le caratteristiche che devono contraddistinguere questo modello sono la democrazia diretta e le condizioni economiche favorevoli e solidali delle transazioni.
Oltre a RiMaflow e a Officine Zero, molte sono state le realtà italiane presenti con cui lavoriamo, da ContadinAzioni di Palermo a Ri-Make, ai gruppi artistici di Michelon e di Isola art center di Milano.
La tre giorni si è conclusa con un assemblea generale con report collettivi di tutte le discussioni avvenute nel meeting.

Salonicco 30 Ottobre 2016