Rifiuti in Calabria, un'emergenza infinita

Wed, 20/08/2014 - 22:11
di
Alessia Manzi

In Calabria torna l'incubo dell'emergenza rifiuti. Intanto, alla Regione, è stata approvata la legge di riordino in materia di rifiuti urbani.

A distanza di pochi mesi dal “caos rifiuti” scoppiato nello scorso mese di febbraio, e con un'estate tanto ritardataria nei suoi ritmi quanto inoltrata; insieme al ritornello del sistema di (cattiva) depurazione, tormentone evergreen nelle località turistiche calabresi, si torna a parlare ancora di rifiuti.
Anzi, dell'interminabile emergenza rifiuti.

Circa ustrong>un ventennio di commissariamento sulla questione ambientale non è di certo servito a rispondere concretamente ad una delle necessità più urgenti che unita alla sanità, all'alto tasso di disoccupazione e allo scadente servizio di trasporti rappresenta un'altra delle croci portate in spalla da un territorio, quello calabrese, massacrato da scelte politiche scellerate e volte a sostenere solo gli interessi dei pochi.
Come da tradizione, perciò, dopo aver assistito alla protesta delle comunità della Presila affinchè fosse impedito lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in un'area dichiarata patrimonio Unesco ed all'interno di un impianto non idoneo, creando danni alla salute della popolazione locale; nel mese di Marzo, come sempre, lo strappo è stato rattoppato alla meno peggio. Le discariche di Sambatello (RC) e di Pianopoli (Cz) (quest'ultima chiusa per un guasto tecnico e motivo di blocco allo smaltimento dei rifiuti calabresi) vengono così riaperte, lavorando a ritmi elevati per ripulire le strade del reggino e del catanzarese; province a cui viene data priorità.
Ma un appianamento momentaneo, si sa, a breve riporta a galla tutte le difficoltà e le incompetenze legate al caso.

Senza Pianopoli, la più grande discarica di tutta la Calabria ormai definitivamente disattivata perchè satura, con una raccolta differenziata praticata male o a macchia di leopardo su tutto il territorio e l'arrivo dei turisti non è stato difficile riaccendere i riflettori sulla questione immondizia.

La presenza dei cumuli di rifiuti ha infatti reso critiche soprattutto le condizioni dei paesi del litorale cosentino. Tra fine luglio e gli inizi di agosto non è stato difficile notare spazzatura sulla Statale 18 o sparsa tra le vie interne dei centri urbani, dove l'odore nauseabondo e le alte temperature di questi giorni hanno reso precarie le condizioni igienico sanitarie.
Diamante, Tortora e Scalea sono state le cittadine più colpite.
A Tortora, per esempio, l'assessore Franco Chiappetta si scaglia contro la Regione e la linea politica seguita; interessata soltanto a tassare e penalizzare anche quei comuni che, proprio come l'amministrazione tortorese, si mostrano essere virtuosi nello smaltimento dei rifiuti. Avendo un'isola ecologica ormai colma di spazzatura, a breve si potrebbero veder comparire sacchi di immondizia ad ornare le vie cittadine.
A Scalea, invece, il contenzioso tra la società che gestisce i rifiuti e i tre commissari sostitutivi della giunta comunale aumentano le criticità legate al ciclo dei rifiuti, costringendo i già malpagati operatori ecologici a lavorare il doppio. A Praia a Mare viene invece tenuta sotto controllo l'area della ex Lini e Lane, troppo spesso utilizzata a mo' di discarica abusiva.

“La tradizione di tutte le generazioni passate pesa come un incubo sul cervello dei vivi.” (Marx)
Citazione da poter facilmente declinare alla classe politica calabrese, ottusa e decisa a non voler lasciare la via vecchia per quella nuova. Dal presidente della provincia di Cosenza Mario Oliverio, speranzoso in un intervento della Prefettura per placare le ansie dovute all'imminente bisogno di riportare l'ordine sull'Alto Tirreno, all'assessore all'ambiente Francesco Pugliano e alla vicepresidente della Regione Calabria; affaccendati a realizzare gli interessi malavitosi e ad essere, per quanto riguarda le solite politiche lontane da soluzioni alternative, due cuori e un capannone, più che una capanna.
Ampliamento dei siti di smaltimento dei rifiuti già presenti, possibilità di costruire discariche in mano ai privati, l'aumento della tariffa da 96 euro a 176 euro per ogni tonnellata di rifiuti smaltita sono i medicinali prescritti dalla giunta Scopelliti ad uno dei mali calabresi.
Provvedimenti speculatiti, votati a svuotare ancor di più le tasche dei calabresi ed a punire anche quel 5% di comuni virtuosi operanti la raccolta differenziata ma vessati come le amministrazioni insolventi; secondo Pugliano, causa del malfunzionamento del sistema rifiuti.

Arrampicarsi sugli specchi agendo senza un minimo di coscienza.
Proprio il 31 luglio, infatti, il Dipartimento Ambientale della Regione Calabria ha annullato l'autorizzazione per smaltire e recuperare i rifiuti nell'impianto di Battaglina, frazione del comune di San Floro.
Ma se Battaglina non può accogliere i tir carichi di immondizia, quale sarà l'altro sito di smaltimento individuato dagli “amanti” dell'ambiente seduti al palazzo della Regione?

La discarica di Celico. Alle falde della Sila, bene comune e patrimonio Unesco.
Sebbene lo scorso febbraio la popolazione della Presila abbia fortemente protestato perchè contraria al conferimento dell'indifferenziata proveniente da tutta la regione; nonostante sia stato vietato il trasferimento di 100 tonnellate al dì tra rifiuti di scarto e biodestabilizzanti prodotti negli impianti della Daneco Spa, in cambio giungeranno ben 80 tonnellate di frazione organica realizzata nei siti di Siderno, Gioia Tauro, Crotone e Rossano.

Ancora una volta, l'unica risposta fornita dalle istituzioni calabresi all'ennesimo collasso dei rifiuti è distante anni luce dalle necessità della popolazione e l'approvazione di una nuova legge per il riordino del servizio di gestione rifiuti urbani calabrese.
Separazione dei rifiuti alla fonte e raccolta differenziata spinta porta a porta, invece, sarebbero solo alcuni dei piccoli semplici passi illustrati dalla Strategia Rifiuti Zero, in grado di mostrare, insieme ad una gestione pubblica e partecipata dal basso, la luce in fondo al tunnel da uno stato emergenziale di cui si vuole non vedere la fine.