Celico, la discarica e un popolo che non si arrende

Mon, 17/03/2014 - 19:45
di
Alessia Manzi

Da quasi un mese il Comitato Presilano si oppone allo sversamento dei rifiuti solidi urbani, disposto da un'ordinanza regionale per porre rimedio alla situazione emergenziale senza tener conto dei bisogni della popolazione e dei danni che arrecherebbe al territorio.

In Calabria non c'è alcun riflettore puntato come in Campania con la "Terra dei fuochi", eppure quì, da quasi vent'anni, si vive in uno stato di emergenza dovuto al caos generato dallo smaltimento dei rifiuti.
Anni di commissariamento in cui è stato investito un miliardo di euro, speso giocando a trovare una soluzione all'ennesimo problema che affligge il territorio calabrese.

Nelle ultime due settimane, da quando la discarica di Pianopoli (Cz), la più grande di tutta la regione, è stata chiusa sia per lo smottamento del terreno sia perchè ormai satura, la situazione ha raggiunto un punto di non ritorno. Sui bordi di qualunque strada calabrese sono state abbandonate tra le 25 mila e le 30 mila tonnellate di rifiuti perchè il sistema di smaltimento è collassato, e per anni nessuno dei governi di vario colore, che si sono alternati nella farsa di amministrare un'intera regione, si è mai preso la briga di cercare una soluzione concreta all'emblematico smaltimento dei rifiuti.

Un passo in avanti mai compiuto. Figuriamoci ora, che la giunta regionale è composta da una larga maggioranza appartenente a partiti come Forza Italia, principale responsabile del collasso economico italiano e, in questo caso, anche regionale. Il presidente Scopelliti insieme al gruppo dei suoi "fidati" assessori e consiglieri, in quasi cinque anni di governo, chiudendo ospedali e permettendo la devastazione dell'ambiente, è riuscito solo ad affondare ancora di più le sorti del nostro territorio. Francesco Pugliano, assessore all'ambiente, crede che la scellerata scelta di aprire le porte delle discariche ai privati sia una soluzione alla condizione emergenziale vissuta dall'intera Calabria. La realizzazione di siti adatti alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti da parte dei privati non equivale a risolvere la fase di "emergenzialità", ma corrisponde all'ennesima mossa speculativa, lontana dalle necessità della cittadinanza. Di quanto diminuirebbero i controlli degli impianti, già di per sè scadenti? Meno vincolata ai controlli, la 'Ndrangheta troverebber un terreno ancora più fertile per lo smaltimento illecito dei rifiuti.
Per non parlare dei costi: smaltire una tonnellata di rifiuti ha un valore che si aggira tra le 150 e le 180 euro; prezzo destinato ad aumentare se si trattano rifiuti speciali. Una discarica privata quindi, economicamente graverebbe ancora di più sulle casse delle amministrazioni comunali, le cui uscite verrebbero sanate dalle cittadine e dai cittadini già duramente vessati da quasi dieci anni di crisi.

Un provvedimento, quello della Regione Calabria, che incorniciato in un simile contesto suona essere una grave minaccia anche per il diritto alla salute, in difesa del quale diversi sono i comitati, le associazioni e le reti nate per chiedere il rispetto verso se stessi e per l'ambiente.
Dopo Bucita, Battaglina, i movimenti contro il deposito delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro, tra le realtà che difendono il territorio e il diritto alla salute c'è anche il Comitato Ambientale Pre Silano,costituito dagli abitanti della comunità montana, che lottano senza arrendersi contro gli scempi compiuti ai loro occhi e frutto delle decisioni affatto legittime prese sull'impianto di smaltimento che sorge in località San Nicola, contrada di Celico e molto vicina anche al comune di Rovito.

La storia della discarica di Celico comincia nel 1997 quando, all'unità socio sanitaria di Cosenza viene presentata la richiesta per la costruzione dell'impianto di smaltimento da parte della società MIGA, a cui è raccomandato di prevenire qualunque tipo di evento dannoso. Nel 2002 ha inizio la lavorazione del compost e in poco tempo l'aria diventa irrespirabile: le vasche per la lavorazione del materiale sono scoperte, contrariamente a quanto è invece di norma previsto. Lamentele e preoccupazione si destano nella popolazione e viene allertata anche l'ASP di Cosenza che, nella persona del direttore dell'U.O. Igiene Pubblica Medicina Dott. Fabiano, sottolinea la presenza di impianti di nebulizzazione per i cattivi odori e l'utilizzo di un telone per coprire le vasche. Soluzioni ridicole, perchè nè i profumi nè una copertura mobile possono servire a ridurre i rischi provenienti da un'errata utilizzazione del sistema di compostaggio. La società MIGA allora promette di realizzare una copertura con telone cerato entro il 2011, termine poi slittato al 2012 e a distanza di pochi mesi dalla presentazione della stessa per un progetto ancora più costoso.

E i problemi non finiscono qui.

Dopo anni di polemiche l'impianto di compostaggio torna al centro dell'attenzione dei comuni di Rovito e Celico che, negli intensi lavori svolti nella discarica, avvertono un campanello di allarme: come la possibilità che si stiano eliminando dei rifiuti solidi urbani in un impianto non adatto allo smaltimento dei rifiuti tal quale e che, dunque, provocherebbe gravi danni alla salute.
La criminale gestione dei rifiuti portata avanti dalla giunta Scopelliti prosegue nella sua "missione impossibile", e con l'ordinanza n° 146 dell'11/11/2013 prevede di smaltire, per altri sei mesi, i rifiuti solidi urbani nelle discariche regionali, senza prima averli trattati preventivamente.

Nessun interesse a tutelare un paesaggio che si trova alle falde del Parco Nazionale della Sila, bellezza naturale candidata ad essere inserita nel patrimonio Unesco.
Nessuna preoccupazione per la salute della popolazione, anche se la discarica si trova a soli 900 m sul livello del mare e questo significherebbe inquinare facilmente le falde acquifere.
Nessuna inquietudine, sebbene la percentuale di persone malate di tumore sia sempre più alta nell'area circostante.

La popolazione presilana, però, non ha voluto piegare la testa davanti ad un provvedimento cosi grave, indifferente a qualsiasi loro bisogno ma fin troppo sensibile alle necessità della malavita e della speculazione, sempre pronte a fare profitti sulla nostra pelle.
Circa un mese fa, nella giornata del 16 febbraio, più di 200 persone gettano le basi per quella che poi diventerà battaglia contro chi ha deciso di avvelenare un territorio piuttosto che farsi carico delle proprie responsabilità e trovare una soluzione reale.
Un presidio di protesta spontaneo, sorto contro l'apertura del sito per il compostaggio ai privati su volere della Regione, che vorrebbe sversare i rifiuti indifferenziati per rimediare all'emergenza rifiuti. In poche ore si riescono a bloccare i primi cinquanta camion provenienti dall'intera provincia di Cosenza; un episodio che si ripete fino all'alba del 20 febbraio, quando un numero abbastanza rilevante di carabinieri e guardia di finanza in assetto anti sommossa viene inviato per rimuovere il presidio, nel frattempo raddoppiato nel numero di presenze: uomini, donne, bambini, anziani e disabili erano i potenziali terroristi da cacciare via per fare largo a quintali di immondizia. Insomma, come risolvere trasformandolo in un problema di "ordine pubblico" e militarizzando il territorio.

Ma la Presila paura non ne ha.

Manganelli, caschi e scudi, minacce di denuncia non sono serviti a far indietreggiare nemmeno di un passo gli abitanti di Celico e di Rovito, i quali hanno esercitato una resistenza passiva all'ordine di sgombero della celere. Solo in tarda mattinata si è riusciti a raggiungere un accordo: i camion sarebbero potuti entrare a patto che membri qualificati del comitato pre silano e polizia potessero visionare lo sversamento dei rifiuti e il contenuto dei tir, alcuni rimandati indietro per la perdita del percolato.
Per smaltire i rifiuti nell'impianto di Celico manca l'autorizzazione da parte dell'Arpacal (centro funzionale multirischi della Calabria) e nel frattempo è stata aperta anche un'inchiesta, per indagare su presunte irregolarità e funzioni illegali dell'impianto. Comune e Regione hanno mediato lasciando che, per un termine massimo di dieci giorni, per porre una tregua allo stato di emergenzialità, potranno essere conferiti rifiuti tal quale nella discarica di Celico.
Ma l'accordo non è stato rispettato, e allo scoccare dell'unidicesimo giorno è nuovamente ripreso il blocco dei tir carichi di immondizia e privi di autorizzazione.
L'ordinanza della vergogna insomma, che al posto di incentivare la virtuosità dei comuni della Pre Sila e delle Serre Cosentine (invece autorizzate a conferire i propri rifiuti nell'impianto citato), operanti per il 60% la raccolta differenziata, pare invece voglia "metterli in punizione".
Ciò che in questi giorni si sta verificando sul territorio di Celico conferma come sempre più facilmente le istituzioni, perennemente assenti, siano invece presenti per barattare il diritto alla salute e il rispetto verso l'ambiente contro gli interessi e i guadagni di chi cura solo i propri profitti, ottenuti sulle spalle e sui sacrifici di chi quei territori li abita.

L'esperienza di Celico però, ci insegna anche cose positive: una popolazione unita e combattiva che non si da per vinta e sperimenta forme di autorganizzazione e di resistenza rispetto all'oppressione dei "poteri forti", resistendo alle intimidazioni della questura, pronta a sventolare provvedimenti penali per incutere timore.
Insieme al sindaco Corrado, a cui si esprime piena solidarietà per essere stato denunciato dopo l'accusa di aver bloccato la strada di accesso all'impianto, invece chiusa per il maltempo, la popolazione presilana non si è arresa neanche un attimo davanti agli ordini della giunta Scopelliti.
Al blocco dei camion provenienti dalla città di Cosenza, non autorizzata a conferire nella discarica, sono seguite riunioni e assemblee dove vengono elaborate proposte concrete, alternative alle sciagurate strategie messe in campo da una politica incapace e corrotta. Il comitato ha presentato delle istanze ai primi cittadini dei comuni presilani come una partecipazione politica e diretta nella gestione dei rifiuti secondo la strategia del piano Rifiuti Zero, l'aumento delle isole ecologiche zonali dove raccogliere rifiuti riciclabili e riutilizzabili per creare anche occupazione sul territorio. Tra queste spicca la proposta che la discarica di proprietà della MIGA possa accogliere solo i rifiuti del Presilano che attuano per il 65% la raccolta differenziata porta a porta e l'indizione di un referendum che possa allargare il Parco della Sila anche alla Presila, così da poter valorizzare l'intera area.

Nonostante questo però, durante la giornata di sabato 8 marzo, la polizia e la celere hanno nuovamente tentato di sgomberare il presidio.. All'arrivo dei camion di spazzatura provenienti dal capoluogo cosentino e da San Giovanni in Fiore, i cittadini e le cittadine hanno nuovamente formato un blocco.
Ci sono stati alcuni momenti di tensione sebbene i manifestanti avessero alzato le mani in alto ed avevano dei fiori, mentre venivano spintonati e minacciati dai manganelli. Ancora una volta, quando si vede la popolazione unita e compatta, l'unica risposta che giunge dalle istituzioni è l'uso della forza.
Ma il presidio, questa volta, non ha voluto trovare alcun accordo: è rimasto fermo, compatto e unito perchè è consapevole che questa lotta è molto più importante di qualsiasi manganellata o di una denuncia. E' in gioco il diritto alla propria salute. Si stanno toccando interessi che valgono molto più di milioni di euro. Molto più della mafia.
La Regione pare non arrendersi, e stamattina si è verificato l'ennesimo tentativo di rimozione del presidio in modo da far passare i camion. Ci sono stati altri momenti di tensione con le forze dell'ordine, durante i quali un ragazzo è rimasto ferito mentre tentava di bloccare l'accesso di un tir carico di spazzatura, che ha invece forzato il blocco. E' stato poi ricoverato in ospedale con 10 giorni di prognosi. La situazione diventa sempre più bollente.
Durante la giornata si sono avviate delle trattative sia in Prefettura che con la Regione, permettendo così di bloccare almeno momentaneamente lo sversamento dei rifiuti.
Sempre oggi i sindaci della comunità presilana hanno proposto di inviare i rifiuti tal quale alla Calabria Maceri e Servizi S.p.a., azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di diversi paesi separando l'organico da inviare all'impianto di compostaggio di Celico, e il resto al termovalorizzatore di Gioia Tauro.
Il Comitato Presilano non è per niente soddisfatto: al posto di promuovere la raccolta spinta porta a porta, non si fa altro che rimandare ad inceneritori e discariche; strategia adottata dalla Regione.
Pertanto, si tratta di spostare l’asse dello scontro alla regione confrontandosi con le altre realtà di movimento sui rifiuti e riuscire a organizzare una manifestazione centrale regionale con una proposta alternativa che investa per creare le condizioni per una raccolta differenziata per l’intera regione.

"Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere", diceva Brecht.

Perchè quella di Celico è una resistenza forte e decisa, nutrita da un forte senso di giustizia sociale e di riscatto per i soprusi subiti in tanti anni da un intero territorio.
Una battaglia da sostenere e vincere affinchè ci sia una gestione diretta dei rifiuti non solo nella Presila, ma in tutta la Calabria. Intanto sono già state programmate varie iniziative che condurranno alla costruzione di una grande manifestazione regionale, dove verrà rivendicato un piano alternativo all'attuale proposto dall'assessore Pugliano.

La Presila non si arrende!
La Presila resiste!
No alla discarica!