Viareggio contesta Salvini

Arroganza, demagogia, xenofobia, luoghi comuni, banalità, insulti e provocazioni questo il mix che caratterizza i comizi di Matteo Salvini. Abbandonata ogni velleità federalista, del resto in tutta Europa, i partiti indipendentisti non vogliono avere rapporti con la lega e scelta l'alleanza strategica con la razzista Marine Le Pen, il leader del carroccio continua nella sua impresa di trasformare il suo partito in una forza nazionale e nazionalista. I suoi viaggi su e giù per l'Italia però rappresentano delle vere e proprie provocazioni a cui gli antirazzisti rispondono contestandolo.

Il 16 maggio il tour di Salvini in Toscana prevedeva alcune tappe: Massa. Viareggio e Pisa. A Massa i manifestanti si sono presentati con i gommoni e uno striscione con su scritto: “sui gommoni ci mettiamo i padroni.” La polizia ha caricato pesantemente spaccando delle teste e alcune persone sono dovute ricorrere a cure mediche il clima di repressione è stato, inoltre, caratterizzato anche da dei fermi di polizia. A Viareggio Salvini si è presentato nel centro del mercato ed è stato subito accolto da grida e fischi. Ha quindi deciso di abbandonare il mercato sfrecciando a gran velocità, con la sua auto, per le strade della città dove trovava alta gente a contestarlo. Il suo autista scendeva dall'auto e lanciava una bottiglia contro un manifestante. Intanto in piazza Margherita, dove era previsto il comizio per le 18.00 il numero dei contestatori aumentava di fatto divenendo padroni della piazza.

A lato Nord centri sociali e partiti della sinistra; a lato Sud ARCI, associazioni di immigrati e i movimenti LGBTQ. Solo alle 19.30 la polizia riusciva a fatica a far salire sul palco prima il candidato alle elezioni regionali Borghi che insultava i contestatori e poi Matteo Salvini, che con oltre un'ora e mezzo di ritardo, parlava solo per dieci minuti riscuotendo una marea di fischi. Il dato che salta subito all'occhio è come il numero dei contestatori fosse almeno il doppio dei manifestanti.

La terza tappa di Salvini avrebbe dovuto essere Pisa dove un corteo antirazzista di 400 persone lo stava aspettando ma a quel punto ha preferito andare a tenere il suo comizio in una deserta Calambrone.

La Toscana ha dato un chiaro segnale di resistenza alle politiche razziste e xenofobe propagate dalla Lega Nord. Questo non significa come afferma falsamente Salvini che sia appiattita sulle politiche del PD di Matteo Renzi ed Enrico Rossi. Proprio Enrico Rossi, nuovamente candidato alla regione Toscana per il PD, è stato contestato alcuni giorni fa all'ospedale unico della Versilia a Lido di Camaiore. Il tentativo strumentale è quello di polarizzare l'offerta politica tra i due Matteo. Si tratta, però, di due opzioni entrambi funzionali al capitale. Per questo è giusto che le contestazioni siano figlie di processi di autorganizzazione. Lo striscione che apriva il corteo a Pisa diceva proprio “Né con Salvini né con Renzi!”