L'Europa di Letta e Hollande

Thu, 13/02/2014 - 11:43
di
Communia - Roma

La giornata di ieri ci consegna l'ennesima farsa messa in campo da una classe politica sempre più piegata ai voleri di banche e multinazionali, e sempre più sorda nei confronti delle istanze sociali urlate da tempo nelle piazze di tutto il paese.

Una giornata surreale, fatta di un vertice blindato presso villa Madama a Roma tra Francia e Italia, in cui il Presidente francese Hollande e il Primo ministro delle “larghe intese” Letta hanno sostenuto l'importanza strategica della Tav - il cui 40% (24 miliardi di euro) sarà finanziato dall'Ue - e della gestione dei confini esterni e interni dell'Unione tramite l'Agenzia Frontex, mentre nelle stesse ore il nostro Parlamento, grazie all'alzata di scudi del Partito democratico, confermava la fiducia al ministro della giustizia Cancellieri.

Durante questi eventi, le strade di Roma hanno vissuto un momento di lotta in continuità con quelli delle settimane passate. Rivendicando un utilizzo delle risorse per la tutela dei diritti e non dei profitti, contro le devastazioni ambientali, per un nuovo welfare. Migliaia di persone, dopo un corteo selvaggio che ha toccato la sede del Pd e del Comitato interministeriale per la programmazione economica, entrambi responsabili delle scelte di spesa pubblica che si stanno attuando nel paese, si sono trovate asserragliate in piazza Campo dei Fiori da un imponente dispiegamento di 3.000 agenti e, solo dopo violenti cariche e grazie alla determinazione della piazza, si sono mosse in corteo.

La giornata di ieri ha messo in risalto le responsabilità che i governi nazionali e i partiti che li sostengono hanno nell'attuazione delle politiche imposte dall'Unione Europea.
Mentre un tempo la politica istituzionale era permeabile alle lotte, rendendo possibili delle conquiste anche sul piano istituzionale, questo ruolo di mediazione è sempre più chiuso. Le peggiori manovre di austerity sono passate con l'assenso sostanziale di tutte le forze parlamentari, mentre le istanze sociali che vi si opponevano sono state derubricate a teppismo se non delinquenza, e lasciate alle cure della forza pubblica. Le tristi vicende parlamentari di questi anni ci dimostrano che i partiti che si propongono di governare la crisi sono uniti nella volontà di rispettare i dettami della Troika e degli interessi privati; per questo, poco importa se gli ospedali chiudono o l'università va in rovina; ma se vengono messi in dubbio i profitti di chi vuole il Tav, occorre parlarne nei vertici internazionali. Gli unici temi degni di discussione sono quelli che interessano ai potenti.
Profitti per speculatori, mafiosi e politici; insulti, inquinamento e manganelli per tutti gli altri.
Questa è l'Europa degli Hollande e dei Letta, e quello che succede in giro per il Continente lo conferma.

Per noi invece l'unica Europa possibile è nel segno della solidarietà, dell'autorganizzazione e del rispetto per l'ambiente e della dignità delle persone.

Non bisogna illudersi: per far valere questa posizione non esistono scorciatoie, l'unico mezzo possibile è una lotta serrata e intelligente su tutti i campi in cui il profitto e la speculazione portano il loro attacco. Serve un protagonismo dei settori sociali su cui si vogliono scaricare i costi della crisi. Precari, migranti, occupanti di case, studenti, territori in lotta contro la devastazione ambientale; sono questi soggetti in carne e ossa che mettono in discussione la distribuzione iniqua delle ricchezze e tutto l'apparato che la rende possibile.
Abbiamo visto il 19 ottobre e il 16 novembre scorsi l'intelligenza e la potenzialità del protagonismo di questi soggetti. Bisogna essere in grado di mettere in rete esperienze e lotte sociali che esistono nel paese e che spesso sono isolate e parziali.
Siamo ancora all'inizio, ma se vogliamo assediare la fortezza Europa non esistono formule alternative!