Le condanne per la morte in carcere di Daniele Franceschi

Fri, 31/10/2014 - 11:13
di
Osservatorio su carcere e repressione "Daniele Franceschi"

Alla fine la determinazione e il coraggio di mamma Cira hanno ottenuto un primo risultato nella ricerca di verità e giustizia per la morte del figlio. Un medico e un'infermiera sono stati condannati ad un anno di carcere, pena sospesa, e ad un anno di interdizione dai pubblici uffici e sospensione sempre di un anno dall'esercizio della professione. Si tratta di pene lievi ma storiche per l'ordinamento giuridico francese che ci dicono sostanzialmente una cosa: la lotta paga.
Daniele Franceschi, infatti, non è stata l'unica vittima nel carcere francese di Grasse. Altri tra francesi e italiani vi hanno trovato la morte. Per Daniele siamo giunti ad una condanna grazie anche alla mobilitazione che si è creata da subito intorno al suo caso. Cira non è mai stata lasciata sola. Nel corso degli anni presso il centro sociale SARS, Il circolo Partigiani Sempre e il Cantiere Sociale sono stati organizzati dibattiti, cene di autofinanziamento e iniziative. Non sono mancate, inoltre, proteste davanti al consolato francese a Firenze piuttosto che all'ambasciata francese a Roma ma soprattutto i militanti viareggini si sono spostati in Francia durante il processo il 17 e 18 settembre.
Una delegazione di circa una ventina di viareggini composta dai famigliari delle vittime del 29 giugno e da militanti dell'osservatorio su carcere e repressione gestito dal coordinamento anticapitalista che porta proprio il nome di Daniele Franceschi si sono recati a Grasse anche il 29 ottobre per sentire la sentenza. La sentenza è stata accolta con moderata soddisfazione da mamma Cira e dagli avvocati Maria Grazia Menozzi e Aldo Lasagna che hanno ricordato le impervie difficoltà giuridiche attraversate per giungere a questa condanna. Rimane l'amarezza per il fatto che nessun dirigente del carcere sia stato non solo condannato ma nemmeno rinviato a giudizio. In Francia come in Italia lo stato tutela gli uomini dei suoi apparati repressivi. La lotta di Cira e con lei la nostra, però, non si ferma. Torneremo a Grasse il 2 marzo 2015 quando si pronunceranno per il risarcimento civile e soprattutto continueremo a batterci perché gli organi misteriosamente scomparsi siano restituiti alla famiglia.
L'osservatorio continuerà a seguire e denunciare quanto di distorto avviene nelle carceri. Non dimentichiamo che la settimana scorsa nel carcere lucchese di San Giorgio un giovane detenuto, arrestato il giorno precedente, s'è impiccato. Sulla vicenda c'è in corso un'interrogazione parlamentare. Solo nel carcere di San Giorgio nel 2012 ci furono 51 tentativi di suicidio.