Forze del disordine pubblico

Fri, 25/03/2016 - 17:28
di
Rimake - Milano

Due giorni fa c’è stata la sentenza per i fatti del 16 dicembre 2013 a Milano, quando un corteo studentesco è stato caricato mentre tentatva di raggiungere la sede della regione Lombarda (controparte della protesta in corso). Come si legge nell’articolo di Milano in Movimento sono stati “condannati i quattro studenti e attivisti imputati. Le pene vanno dagli 8 mesi all’anno di reclusione. Gli imputati (3 su 4 incensurati) non si sono visti concedere la sospensione della pena. L’ennesima sentenza sproporzionata che fa pensare ad una mattinata di scontri, violenze, distruzioni, ingigantendo un episodio di conflitto sociale come tanti, senza conseguenze particolari.
Ma la tendenza alla penalizzazione del conflitto non finisce mai -⁠ e fortuna che in questo caso non ci sono state le abituali accuse di “devastazione e saccheggio” (per non parlare del delirio dell’aggravante di terrorismo come avrebbe voluto la procura torinese nei confronti di imputati NoTav).
E’ la logica conseguente a quella del “disordine pubblico” come modalità digestione delle piazze.

Pochi giorni fa si è tenuta al Tribunale di Torino anche la prima udienza del processo riguardante gli “scontri” alla stazione di Porta Nuova di quella città nel febbraio 2012. Non vogliamo entrare nel merito degli aspetti penali e processuali, che lasciamo volentieri alla competenza degli avvocati dei compagni imputati. Ci permettiamo solamente alcune considerazioni generali che riguardano le strategie di “ordine pubblico” messe in campo dalla questura di Torino in quell’occasione e quello che ne consegue.
Stiamo parlando del 25 febbraio 2012. Quel giono si è tenuta nella Val di Susa una grande manifestazione contro l’Alta velocità, che ha visto sfilare pacificamente decine di migliaia di donne, uomini, famiglie con bambine/i, collettivi ecologisti e militanti da tutta Italia. Sottolineiamo “pacificamente” non per differenziarla da altre giornate, in cui lo scontro è stato anche diretto e con l’uso della forza, del boicottaggio, della resistenza anche fisica; lo facciamo per evidenziare ancora di più la scempiaggine del comportamente successivo della Questura e delle forze di polizia.
Al termine del corteo, centinaia di partecipanti sono andati verso Torino con treni da Bussoleno, senza particolari prolemi e senza richieste di pagamenti vessatori – che evidentemente in quel frangente sarebbero stati impossibili da gestire e ottenere.
Alla stazione di Porta Nuova tutt’altra musica. Le/i circa 200 manifestanti arrivate/i in treno e diretti alla coincidenza per Milano hanno trovato decine di agenti in tenuta antisommossa ad aspettarli.
Perché? Come hanno candidamente testimoniato i responsabili di Digos e Questura all’udienza, era un servizio offerto a Trenitalia affinché quelle ersone potessero accedere al treno solamente uno ad uno se provvisti di biglietto. Va detto che quelle/i stesse/i manifestanti avevano trattato già la mattina a Milano per un biglietto calmierato, ottendolo – a detta dei responsabili di Trenitalia a Milano – per andata e ritorno.
(Un inciso: perché dovrebbe esserci uno sconto per chi partecipa a manifestazioni da parte di Trenitalia – impresa formalmente privata? Per quanto ci riguarda pensiamo che manifestare sia un diritto della partecipazione democratica che debba essere garantito anche a chi è sprovvisto di mezzi economici. E poi Trenitalia gli sconti li fa eccome, quando vuole: guardate lo scorso “Family day”!).
Insomma, per garantire “l’ordine publico” in stazione e il pagamento del biglietto da parte di quelle/quei 200 manifestanti, le forze di polizia hanno due volte caricato a freddo, provocando teste rotte, qualche ferito e paura nella stazione in cui dovevano garantire l’ordine pubblico; dall’altro lato hanno deciso di fermare e ritardare diversi treni, per garantirsi libertà di manovra senza troppi passeggeri tra le scatole (cosa non del tutto riuscita, visto che un paio di viaggiatori non manifestanti hanno denunciato di aver subito violenze). Trenitalia lamenta un migliaio di euro di danni per ritardi.

Le considerazioni. E’ una strategia intelligente quella di bloccare per oltre due ore una stazione, fermare treni, riempire di botte manifestanti che cercavano di tornare a casa dopo una giornata tranquilla? Ed è intelligente provocare danni a Trenitalia – responsabile e complice per aver voluto quel servizio mercenario per i propri interessi di impresa quasi privata – per far pagare qualche euro a duecento manifestanti? Da un punto di vista puramente commerciale, sarebbe costato meno farli viaggiare gratis che non fermare treni, militarizzare una stazione, pagare ore di straordinario a funzionari e agenti di PS, carabinieri e impiegati di trenitalia e RFI.
A nostro avviso -⁠ ovviamente -⁠ non si tratta di scarsa intelligenza, ma di provocazione e politica dell’ordine pubblico usuale, in particolare quando si tratta delle manifestazioni NoTav. In quell’occasione, come in tante altre, il “disordine pubblico” è stata la conseguenza diretta e in gran parte ricercata delle scelte dei responsabili dell'“ordine pubblico”. Salvo poi trovare 2/3 manifestanti da portare davanti ad una corte per “lesioni, resistenza aggravata e interruzione di pubblico servizio” per aver tirato qualche sasso durante cariche a freddo e pericolose.

Come altre volte, le forze del disordine erano a volto coperto, con armi improprie e atteggiamento violento. E avevano la divisa dei “servitori dello stato”.

La prossima udienza si terrà il 17 maggio a Torino, e dentro e fuori a quel tribunale continueremo a raccontare quella giornata per come si è realmente svolta, difendendo il diritto a manifestare e sostenere il movimento NoTav e denunciando le violenza e gli abusi subiti.
Si parte, si torna, insieme!