#Cosmopolitica, ma sembra sempre #LaStessaPolitica

Mon, 22/02/2016 - 19:37
di
Thomas Müntzer

Dei palloncini rossi prendono il volo, ma una rete montata sopra la testa del pubblico li blocca.
È questa l’immagine simbolo della tre giorni di “Cosmopolitica” che si è svolta a Roma lo scorso fine settimana. Qualche energia c’era, qualche palloncino rosso voleva effettivamente prendere il volo. Ma era preventivamente irretito.

L’hanno chiamata #Cosmopolitica, ma sembrava #SempreLaStessaPolitica. E' la fusione di Sel con gli ex Pd capitanati da Fassina, per provare a costruire un nuovo partito, in realtà già formato in parlamento con il gruppo Sinistra Italiana, che è anche il nome – provvisorio – del nuovo soggetto.
Un soggetto nuovo. Sul palco però si avvicendano l’ex sottosegretario del Governo Monti Fassina, l’ex sindaco sceriffo di Bologna Sergio Cofferati, l’ex Presidente della Puglia Vendola, l’ex miglior amico di D’Alema Fabio Mussi, l’ex Pd D’Attorre e l’ex Tuta bianca Casarini. In modo critico, senza aderire al partito, è salito sul palco anche l’ex Ministro del Governo Prodi, Paolo Ferrero.
Nuovi i protagonisti, e nuovi anche i temi che li appassionano: “Allearsi o meno con il Pd?”. Roba forte, davvero all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Il sindaco di Milano Pisapia di rompere davvero con Renzi non ne vuol sapere, e appoggia la candidatura a Sindaco di Milano dell’uomo di Expo Giuseppe Sala. Zedda, il sindaco di Cagliari, è categorico: lui si ricandiderà con la coalizione di Centrosinistra. Poi ci sono i più duri, i “Che Guevara” del gruppo, che son Fassina, D’Attorre e Cofferati: per loro con Il Pd mai poi mai, anche a Milano serve un candidato alternativo. “Ma non stavano nel Pd fino a qualche settimana fa?”, si domanda spaesato all’assemblea Massimilano Smeriglio, Sel, vicepresidente della Regione Lazio, tra coloro che proprio non ne vuol sapere di lasciare l’alleanza di Centrosinistra in Regione.

Qualche volto nuovo però c’è, sono i giovani di Act e del Centro sociale Tpo di Bologna, delusi dall’empasse della Coalizione sociale di Landini e accorsi qui, come altri tra i 2mila partecipanti, nella comprensibile urgenza di ricercare un’alternativa politica. L’età media della sala però rimane altina, tanto da far dire in modo autoironico a Luciana Castellina – di gran lunga la più applaudita – che nel nuovo partito proporrà di sostituire la “Federazione giovanile” con la “Federazione senile”.
Di nuovo ci sarebbe anche “Commo”, una sorta di social network in cui i militanti del nuovo partito potranno discutere lontani dalle tristi sedi di partito. È un’innovazione ritenuta decisiva, tanto che Sel ci ha investito almeno 60mila euro. Su “Commo” Fratoianni e Cofferati potranno battersi per l’autonomia “dura e pura” dal Pd, Casarini per una “leadership quarantenne che sia stata protagonista delle giornate di Genova”, Act e il Tpo per una maggiore innovazione e rapporto con i movimenti. Nel frattempo però il nome e il simbolo del soggetto è stato già deciso dai gruppi parlamentari e i membri del suo coordinamento nazionale non vengono né votati né discussi dall’assemblea. Qualcuno poi li comunicherà.

Ad ogni modo Nicola Fratoianni, Coordinatore di Sel, ne è convinto: Renzi tollera solo le annessioni, il nuovo partito invece deve svoltare a sinistra occupando così il campo dell’alternativa.
Il problema è che quel campo nel frattempo è stato distrutto, mentre partecipavano ai Governi Prodi, Monti e Letta, nonché alle privatizzazioni e ai grandi eventi dannosi e inutili di molte amministrazioni locali, proprio i tanti ex di cui sopra. Adesso l’alternativa al liberismo di Renzi è rappresentata da un lato da chi soffia sul fuoco della guerra tra poveri e dall’altro dal legalismo senza prospettiva dei grillini. Prima di essere occupato, nel nostro paese il campo dell’alternativa andrebbe ricostruito. Va ricostruita una solidarietà di classe, e un’idea convincente e credibile della realtà. Servono esperienze in grado di far riconoscere tra loro i soggetti sociali e di ridare credibilità alla politica. Serve una democrazia radicale basata sull’autorganizzazione, e servono conflitti sociali in grado di travolgere le organizzazioni esistenti.
Per ricostruire l’alternativa si dovrebbero concentrare sforzi ed energie in questa direzione, ma è un compito molto difficile di questi tempi, e non in grado di garantire di vivere di politica a chi ci è da tempo abituato.

Per fortuna in Europa, alla tre giorni di Madrid del “Plan B”, qualcosa di più interessante si muove, qualcosa che ha a che fare con movimenti concreti, con rotture politiche dolorose ma coraggiose come quella con il Governo Tsipras, con esperienze esemplari come quelle delle fabbriche recuperate e degli audit sul debito pubblico. Per questo nel fine settimana siamo stati a Madrid e non siamo stati a Roma, e sono proprio i percorsi fuorisciuti dalla tre giorni spagnola che proponiamo anche a chi invece era a Cosmopolitica.
Si tratta solo di tagliare quelle reti e far volare i palloncini, mettendo le energie nei percorsi necessari per tentare di trafsormare la realtà.