Contestare Salvini genera connessioni

Thu, 04/06/2015 - 13:23
di
Favilla – CommuniaMantova

Riflessioni a margine della giornata MantovaMaiConSalvini del 22 maggio.

Venerdì 22 maggio siamo stati tra i principali organizzatori del presidio “Mai Con Salvini” a Mantova.
Per due ore si sono susseguiti interventi sulle politiche migratorie e sulle discriminazioni alle minoranze alternati a performance artistiche e musicali.
La piazza che si è riempita fino a più di 100 persone ha messo insieme associazioni antirazziste, organizzazioni di sinistra, artisti, migranti, Sinti e singoli cittadini che non sopportano il becero razzismo con cui Salvini prova a costruirsi come nuovo riferimento della destra radicale in Italia.

All’indomani della vittoria di Podemos a Madrid e Barcellona, ci interessa raccontare questo evento in relazione ad alcune dinamiche interne ed esterne che possono riguardare il possibile spazio politico di chi si muove contro la privatizzazione della ricchezza e delle istituzioni e per un’estensione dei diritti.

Per quanto riguarda la dialettica interna ai soggetti che hanno costruito la mobilitazione, abbiamo proposto qualcosa che sembrerebbe banale, ma è raro nei contesti di provincia, un’assemblea aperta introdotta da un appello.
Inutile lamentarsi della mancanza di una sinistra politica o provare a costruirne un’allegoria elettorale se poi nella lotta quotidiana sui singoli temi si fatica a creare luoghi comuni in cui organizzarsi socialmente e dibattere sulle sfumature interpretative.
Se vogliamo dare continuità alle resistenze e alle alternative sociali che si muovono sul territorio dobbiamo saper utilizzare al meglio lo strumento del comitato e dell’assemblea aperta. Questo non vale in termini di mero ottenimento del risultato politico su singole vertenze (che già sarebbe qualcosa), ma anche rispetto i canali di partecipazione, che sono tanto più aperti e coinvolgenti negli ambiti sociali e composti da una pluralità di soggetti.

Nei giorni precedenti al presidio e durante la stessa assemblea di costruzione dell’iniziativa #MaiConSalvini è tornato più volte il tema sull’opportunità o meno di contestarlo. Da un lato sembrava fosse obbligatorio “fare quello che fanno nelle altre città”, dall’altro è tornato più volte il frame che dice che “se li contesti direttamente gli dai visibilità”.
Rispetto alla prima ipotesi pensiamo che in questa fase i movimenti di opposizione devono scegliere cosa fare in relazione ad un rafforzamento dell’insediamento nei territori e delle relazione tra i soggetti che li compongono. Se in parti d’Italia dove la lega è storicamente meno presente, l’opposizione diretta a Salvini ha coagulato non solo attivisti antirazzisti, ma anche cittadini indignati dall’opportunismo leghista nel progetto nazionalista “noi con Salvini”. Da noi si sarebbe tradotta in un aziona avanguardista, che pur strappando diversi apprezzamenti, poco avrebbe impattato su un rafforzamento del lavoro antirazzista nel territorio.

Allo stesso tempo però vogliamo intervenire rispetto all’associazione diretta, che molti a sinistra fanno, tra la contestazione a Salvini e la sua crescita mediatica ed elettorale.
Il leader leghista ha avuto una copertura televisiva tra le più alte del circo mediatico della politica italiana, arrivando a 73 presenze televisive in poco più di 50 giorni. L’operazione di trasformazione in senso nazionalista della Lega Nord trova spazio in una destra orfana di Berlusconi, in cui è facile trovare alleanze (Casa Pound e Fratelli d’Italia) e dettare tempi e temi del discorso. Salvini trova spazio mediatico indipendentemente dalle contestazioni perché potrebbe essere la migliore (se non l’unica) marionetta che la classe imprenditoriale ha tra le mani nel caso in cui calasse il consenso verso Renzi e fosse necessaria un’ipotesi autoritaria per approvare le riforme di privatizzazione della ricchezza.
Anzi di fronte questa prospettiva, contrastare anticipatamente Salvini e mostrarne le contraddizioni, scardina la narrazione omogenea dei media e fa sapere che c’è anche chi pensa che opzioni politiche escludenti non debbano trovare spazio per costruirsi e crescere.

Sacrificare un percorso ricompositivo attorno alle alternative alle false soluzioni leghiste, per paura di far vibrare eccessivamente il termometro del consenso, ci pare un’inutile premura in un momento in cui a sinistra ci sembra sia necessario non tanto un adesione virtuale o una “simpatia”, ma un concreto attivismo materiale, spalla a spalla, sui temi sociali.
La lotta al costituente partito nazionalista di “Noi con Salvini” non è da intendere secondo noi come un’occasione di visibilità “di riflesso” o per rimarcare un’identità antifascista, ma perché consideriamo l’antirazzismo come uno dei pilastri su cui ragionare una possibile nuova sinistra.
Le migrazioni infatti, aldilà dei temi umanistici e umanitari, sollevano delle fortissime questioni di politica economica mondiale che a più livelli riguardano la classe degli sfruttati.
Oltre a contribuire ulteriormente alla scomposizione dell’identità di classe in Europa e ad occupare contemporaneamente le peggiori situazioni lavorative dall’agricoltura ai servivi, i migranti mettono in discussione la struttura della cittadinanza e dei diritti garantiti da questa, la relazione tra stato e cittadino. Le migrazioni sono la più tangibile forma di lotta ad una globalizzazione capitalistica che ogni anno ci lascia con un mondo sempre più diseguale e divaricato tra parti ricche e parti povere.

In conclusione potremmo affermare che la trasformazione della Lega Nord è pienamente in atto.
Il comizio padano, a detta degli stessi giornali cittadini, ha confermato gli scarsi numeri che storicamente hanno avuto nel capoluogo virgiliano (meno di 150 persone con delegazioni da Parma e Brescia hanno assistito al comizio) presentava una composizione meno popolare e più “da Mantova bene”.
Il partito nazionalista anti-invasione che ha in testa Salvini ha conquistato i cuori della destra Mantovana. Dopo l’implosione della leadership berlusconiana e gli scandali dei diamanti in Tanzania che hanno coinvolto i membri del cerchio magico di Bossi, sembra che l’opzione autoritaria nel nostro paese possa ricostruirsi attorno al polo di “noi con Salvini”.