9 settembre, difendiamo Labàs, dalla parte del mutuo soccorso e dei beni comuni

Fri, 08/09/2017 - 16:40
di
Communia Network

Bologna è da sempre una realtà centrale per i movimenti sociali, i percorsi di critica dell’esistente e la produzione di conflitto e alternative. Bologna la rossa (ultimamente solo di vergogna come cantavano i Ghetto’84) è stato luogo di contaminazione politica per migliaia di fuorisede provenienti da tutta Italia.
Le esperienze bolognesi hanno ispirato tanti percorsi di opposizione dal basso non solo nelle città di provincia della pianura padana, ma di tutta Italia.
Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la politica del PD di attacco a tutte le lotte sociali, ha avuto un occhio particolarmente zelante su Bologna.
Proprio in questa città a metà tra metropoli e cittadina, composta da un rapporto bilanciato tra cittadini e giovani universitari, dove nonostante il riflusso del movimento universitario e studentesco le lotte sociali promettevano di creare saldature tra soggetti sociali differenti, ma comunemente attaccati dall’austerità, si è verificato l’attacco repressivo più duro degli ultimi anni.
Dopo aver man mano “ripulito la città” dalle diverse esperienze di occupazione abitativa, su tutte la comunità autogestita dell’occupazione ex-Telecom che aveva provato ad unire la questione del diritto all’abitare con i lavoratori Granarolo e i migranti dei programmi d’accoglienza, sindaco e questura sono passati agli spazi sociali.
Dallo storico Atlantide in porta Santo Stefano, passando per i reiterati attacchi ad XM24 e lo sgombero con devastazione delle forze dell’ordine del circolo Arci Guernelli, siamo arrivati a due delle esperienze più attive sulla politica cittadina: Labàs e Crash.
Sarebbe doveroso partecipare al corteo di domani solo per opporsi a questo disegno politico repressivo che, con diversa intensità in tutta Italia, il partito della nazione sta attivando per marginalizzare chi resiste alle ricette di una politica unicamente neoliberista. Però ciò che ci muove a Bologna non è solamente questo o l’appartenenza ad un "campo", per quanto eterogeneo, ma proprio perché condividiamo ciò che ha provato a fare il collettivo di Labàs con le strutture occupate 5 anni fa e sgomberate codardamente in una mattina d’agosto.
La nostra partecipazione al corteo bolognese deriva dal riconoscere nell’esperienza di Labàs un valore politico sociale che è in grado di parlare immediatamente a quei settori della cittadinanza che subiscono gli effetti della crisi economica.
In una fase politica in cui il razzismo e la contrapposizione tra poveri alimentata dalle destre di chiara matrice neofascista – con il beneplacito del Pd – diventa sempre più “patrimonio” della narrazione politica nazionale, è necessario difendere con ogni mezzo necessario quelle esperienze politico sociali che sono luoghi di solidarietà, di resistenza, che attraverso strumenti di mutuo soccorso sono in grado di ricucire i legami di classe che le politiche neoliberiste quotidianamente lacerano.
Di fronte alla continua espropriazione di diritti e risorse nei confronti dei settori più deboli della cittadinanza, da qualche anno spesso non riusciamo a parlare un “linguaggio” che possa essere facilmente compreso da questi settori della popolazione, che trovano i loro punti di riferimento nel m5s (quando va bene) se non nelle varie formazioni di destra. La sinistra, antagonista o meno, ormai parla ad una sparuta minoranza della popolazione, ed in particolare, chi ha deciso di fare politica attraverso lo strumento “spazio sociale” - nei modi variegati che ci caratterizzano - viene guardato con diffidenza se non con vera e propria idiosincrasia.
L’ampia solidarietà espressa da variegati settori della cittadinanza bolognese nei confronti degli attivisti e delle attiviste di Labàs, ci raccontano di come, in una fase politica così complessa, se ci si qualifica nei confronti dei settori subalterni per l’utilità sociale di ciò che possiamo produrre a partire dalla messa a valore di spazi abbandonati, in disuso, o sottratti alla speculazione, e quindi a farci riconoscere per ciò che facciamo piuttosto che per le proprie identità, si può essere “connettori” di lotte e conflitti attraverso la pratica dell’autorganizzazione.
Il mutuo soccorso, l'autorganizzazione e la soddisfazione dei bisogni immediati come agire politico è ciò che ha reso l’esperienza di Labàs un valore che vale la pena difendere. Per questo sabato saremo a fianco alle compagne e ai compagni di Bologna insieme, siamo convinti, a migliaia di persone.