14 dicembre, un processo contro tutti noi

Sun, 08/03/2015 - 11:13
di
Communia Roma

Il 14 Dicembre 2010 in una piazza del Popolo piena di decine di migliaia di giovani, studenti, precari, lavoratori, esplodeva la rabbia di chi aveva ben compreso che l'intero prezzo della crisi economica globale sarebbe stato scaricato sulle sue spalle. Dopo settimane di occupazioni delle università, cortei studenteschi oceanici contro la riforma Gelmini ed i suoi tagli, una composizione sociale ampia e variegata arrivava in quella piazza proprio mentre in parlamento il governo di Berlusconi e della Lega riusciva ad ottenere la fiducia tramite una conclamata compravendita di parlamentari.

Quel che è accaduto quel giorno non è riconducibile a dinamiche avanguardiste, a fantomatici gruppi organizzati di "spaccavetrine" evocati in continuazione dai media. Mentre in migliaia si riversavano nelle strade che portano al parlamento, altre decine di migliaia occupavano la piazza, formavano cordoni, assistevano chi tornava indietro dopo una carica, intossicato dai gas cs. Ancora ci rimbomba nella testa il boato di gioia che si è alzato da una piazza numerosa, unita e determinata, quando finalmente sembrava che ci fosse la possibilità di procedere verso i palazzi di un potere corrotto, oppressivo, ormai ampiamente delegittimato. In quel boato si mescolavano le voci di tutti noi, che già avevamo compreso, com'è poi successo nelle piazze di tutt'Europa, che solo a partire da noi stessi avremmo potuto riprenderci la possibilità di determinare il nostro futuro, sottrattaci dalla troika e dalle logiche del mercato, in un contesto in cui la distanza tra la politica istituzionale e la realtà sociale è abissale.

E' per queste ragioni che le vergognose richieste di condanna per chi ha preso parte a quella giornata (3 anni e 8 mesi) avanzate dal Pm Tescaroli, tra i più solerti persecutori dei movimenti sociali, sembrano un tentativo di riscrivere nelle aule di tribunale una storia che è invece stata scritta da centinaia di migliaia di persone nelle piazze, nelle facoltà, nei luoghi di lavoro.
Un tentativo di ridurre una complessa storia collettiva fatta di discussioni, azioni, condivisione, emozioni, scritta da un pezzo rilevante del nostro paese, ad un banale raccontino di un episodio di criminalità perpetrato da una minoranza di individui alieni rispetto alla società che nella narrazione dominante dev'essere per forza di cose omogenea, apatica, insensibile, impermeabile a qualsiasi pulsione di rivolta.

Quel giorno non è stato così. Abbiamo osato metterci insieme, condividere la nostra rabbia. E questo ha fatto molta paura a chi necessita, per poter portare avanti i suoi progetti di austerità e privazione dei diritti, di una società divisa, atomizzata, fatta di singoli individui isolati e pertanto mansueti.

Attraverso questo processo vorrebbero provare nuovamente a fare dei distinguo, a dividerci ancora una volta. Ma noi non ci caschiamo. Questo processo è un processo contro tutti e tutte noi.

Solidarietà e complicita coi processati del 14 Dicembre