Migration Compact: cinismo sulla pelle dei migranti

Wed, 06/07/2016 - 12:56
di
#libertàdimovimento

Flashmob in centro a Roma, davanti al Parlamento, per protestare contro il Migration Compact voluto dal governo Renzi. Contro ogni frontiera e la volontà di finanziare le dittature dell'Africa o del Medio Oriente al fine di bloccare le migrazioni, rivendichiamo libertà di movimento.

Siamo qui oggi, davanti al Parlamento italiano, come attivisti di movimenti e associazioni, antirazzisti, cittadini, per denunciare la brutalità delle politiche europee in merito alla gestione della cosiddetta “crisi dei migranti”. Riteniamo il Presidente del Consiglio ed il suo Governo responsabili di aver elaborato una proposta, il Migration compact, che tornerà in discussione a settembre davanti al Consiglio europeo, che contribuisce a violare i diritti di migliaia di persone in fuga da fame e guerre.

La proposta del governo italiano facilita, infatti, senza mezzi termini, la produzione di una nuova ondata di dispositivi economici, politici e militari di natura neocoloniale, da distribuire nei paesi “di origine” e “di transito” coinvolti. La gestione e il contrasto dei flussi migratori diventano una leva attraverso cui aprire mercati per i capitali europei, esportare e distribuire tecnologie militari, spingere i Paesi africani a integrarsi sempre più massicciamente nei mercati finanziari internazionali. I flussi potrebbero diminuire solo a patto di dispositivi polizieschi di controllo sempre più crudeli, perché all’interno di una simile strategia le cause che costringono tante persone a partire potranno solo aumentare ed acuirsi. In risposta alla portata dei flussi migratori, che nello spazio europeo sono comunque limitati rispetto ai Paesi limitrofi ai conflitti in corso, la strategia condivisa dai governi europei è chiara: applicare politiche storicamente sostenute dalle destre europee, “aiutiamoli a casa loro”, a costo di forzare il diritto internazionale, o addirittura di riscrivere sostanzialmente il diritto d’asilo. Il Migration Compact, incassato il consenso delle principali figure istituzionali comunitarie, è diventato centrale per il piano per un nuovo partenariato con i Paesi terzi in tema di migrazioni, che prevede accordi con Paesi africani (insieme a Giordania e Libano) e la stabilizzazione della Libia. Come nel caso della Turchia, che riceverà 6 miliardi di euro di finanziamenti per accogliere i profughi, si prevede un piano di investimenti pubblico-privati che dovrebbe generare un volume complessivo di 62 milioni di euro, subordinando l’uso della cooperazione internazionale ad una collaborazione nelle politiche di blocco delle partenze e di riammissione di coloro che, da quei Paesi, ritenuti al pari della Turchia come Paesi terzi sicuri, provano ad arrivare in Europa.

Con il Migration Compact il governo Renzi propone all’UE di implementare in altri Paesi, e con una cornice più strutturata, l’accordo con la Turchia, fondato sul riconoscimento di quest’ultima come Paese di transito sicuro e considerato compatibile per il re-invio di potenziali richiedenti asilo provenienti dall'interno del Paese, escludendoli (siriani inclusi) dall’ingresso nell’area Schengen.

L’Agenda europea sulle migrazioni, se intesa a botte di compact con Paesi africani e mediorientali, determinerà un’ulteriore restrizione delle possibilità di riconoscimento del diritto di asilo in Europa, già distrutta dall’approccio hotspot, generatore di "illegali", in maggioranza destinatari di provvedimenti di respingimento differito, con l'ordine di lasciare il territorio nazionale in 7 giorni. "Illegali", costretti a scegliere tra il rimanere irregolarmente sul territorio italiano lavorando in condizioni invisibili e precarie o tentare la prosecuzione del proprio viaggio, pur se già identificati, ancora più vulnerabili di fronte alle limitazioni imposte dallo spazio europeo.

Uomini e donne (spesso con bambini ed anziani al seguito), ma anche minori soli, in cammino, come in questi giorni a Ventimiglia.

Uomini e donne che ci insegnano determinazione e dignità, “a casa nostra”.